FEDELE, Cassandra

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)

FEDELE (Fedeli), Cassandra

Franco Pignatti

Nacque a Venezia probabilmente nel 1465 da Angelo e Barbara Leoni, veneziana.

La famiglia paterna, originaria di Milano, era stata tra i seguaci dei Visconti; nel corso delle lotte civili con il partito rivale dei Torriani tra Duecento e Trecento era stata costretta all'esilio e si era dispersa nelle città dell'Italia settentrionale. Un parente della F., Baldassarre, era arciprete nella diocesi di Monza. Ebbe un fratello, Alessandro, e tre sorelle: Cristina, Maddalena e Polissena.

Il padre, citato sempre nelle fonti accanto alla figlia come dotto di filosofia e cultore delle lettere greche e latine, avviò presto la fanciulla agli studi letterari in cui la F. rivelò eccezionali doti di apprendimento. A dodici anni dominava già le lingue classiche e passò alla dialettica e alla filosofia, in cui ebbe maestro il servita veneziano Gasparino Borro, dottore in teologia. In una lettera a un ignoto destinatario (Cassandra Fidelis Veneta, Epistolae et orationes posthumae, nunquam ante hac editae, a cura di G. F. Tommasini, Patavii 1636, p. 7), con una sensibilità e una delicatezza che contraddistinguono le pagine migliori dei suo epistolario, la F. descrive le asprezze in cui si imbatteva negli scritti di Aristotele, lei semplice "femella", "virguncula" che aveva osato "vastum philosophiae pelagum ingredi". A proposito di una produzione poetica giovanile e sulle sue doti di improvvisatrice le fonti sono discordi. La F. avrebbe composto versi latini all'impronta, accompagnandosi con la chitarra, ovvero avrebbe scritto poesie latine e volgari per poi cantarle. Di queste liriche non resta comunque traccia; un epigramma augurale a Paolo III composto nel 1547 è un frutto isolato e tardivo motivato da tutt'altre esigenze. La poesia rappresentò dunque per lei uno svago occasionale rispetto ai più importanti studi filosofici.

L'opportunità di mettere in mostra le proprie doti dinanzi ad un pubblico vasto e qualificato fu offerta dalla laurea in arti liberali conseguita a Padova nel 1487 da un parente, Bertuccio Lamberti, canonico di Concordia e protonotaro apostolico. La F. fu incaricata di ricevere le insegne dottorali al suo posto e pronunciò davanti al Senato accademico un'orazione in lode delle scienze e delle arti. L'eccezionale evento ebbe un'eco notevolissima procurando alla giovane veneziana enorme popolarità in Italia e all'estero. La Oratio pro Bertucio Lamberto fu pubblicata nel gennaio 1488 (Venetiis, I. L. Santritter; una seconda edizione, s.n.t. ma presso lo stesso editore, seguì di poco la prima) accompagnata dalle epistole laudative di Ludovico da Schio, rettore della facoltà di medicina e filosofia, e di Angelo Tancredi Lucano nonché da un'ode saffica del letterato veneziano Francesco Negri, anch'egli addottoratosi a Padova.

Da questa stampa dipendono un'edizione modenese (D. Rocociola, 1494) e una impressa a Norimberga nel 1489. Quest'ultima fu promossa dall'umanista tedesco Peter Danhauser ("Petrus Abietiscola Nerimontanus"), studioso di Aristotele e autore di una perduta crestomazia di oratori, poeti e storici latini. Egli corredò la ristampa dell'edizione veneziana, ricevuta da un amico residente a Padova, con una lettera in cui prorompe in lodi enfatiche dell'eloquenza della F. e la invita a inviargli sue lettere da pubblicare in Germania. Nel libro è inclusa anche un'ode In Apollinem dell'umanista Konrad Celtis, che tra il 1487 e il 1489 soggiornò in Italia.

Mancano le prove di un insegnamento della F. allo Studio patavino, ma la fama conseguita in quest'occasione le permise di stringere rapporti epistolari con letterati e sovrani di cui offre ampia documentazione l'epistolario (123 lettere datate tra il 1487 e il 1498, e una, in data 1521, diretta a Leone X). Tra i corrispondenti vanno ricordati Niccolò Leonico Tomeo, professore di greco a Padova, M.A. Sabellico (M.A. Coccio), che le mandò le sue Enneades, P. Sasso, Eleonora d'Aragona duchessa di Ferrara, Ferdinando II d'Aragona, Luigi XII di Francia. Quando si recò a Venezia in cerca di codici in compagnia di G. Pico all'inizio dell'estate 1491, il Poliziano le fece visita e, colpito, riferì le sue impressioni a Lorenzo de' Medici in una lettera del 20 giugno 1491 ("è cosa, Lorenzo, mirabile, né meno in volgare che in latino; discretissima et meis oculis etiam bella. Partimi stupito", Prose volgari inedite e poesie latine e greche, a cura di I. Del Lungo, Firenze 1867, pp. 81 s.). Tornato a Firenze, fece leggere una lettera ricevuta dalla F. a Bartolomeo Scala e a M. Ficino e le scrisse a sua volta con espressioni di stima affettuosa ("0 decus Italiae virgo quas dicere grates quasve referre pares ...!": C. Fedele, Epistolae et orationes, p. 155; cfr. Virgilio, Aen., XI508) cui la F. rispose piena di rispetto ("Decus Italiae nostrae...", Epistolae..., p. 158). Alla figlia di Bartolomeo, Alessandra, che le aveva chiesto consiglio se dedicarsi completamente agli studi o sposarsi, la F. rispose il 18 genn. 1492: segua la sua indole - scrive - facendo ciò che più le è gradito, senza costringersi contro la sua volontà ad intraprendere una via che coi tempo diventerebbe un'imposizione perpetua.

Nel 1487 scambiò diverse lettere con Isabella di Castiglia (ibid., pp. 16-22), che la invitò a trasferirsi alla sua corte, progetto che la F. dovette accarezzare (anche per incoraggiamento di G. A. Augurelli: cfr. il suo carme, ibid., pp. 13 ss.) se nel 1492 le fu formalmente vietato dal doge A. Barbarigo di allontanarsi da Venezia: la giovane letterata era diventata una celebrità da esibire nelle occasioni ufficiali, dalla quale derivava alla città fama e prestigio. In occasione dell'arrivo di una legazione bergamasca pronunciò davanti al Senato e al doge A. Barbarigo un discorso De laudibus literarum (ibid., pp. 201-207), che resta il suo lascito più interessante. L'orazione, mutila nella parte finale, verte sul tema caro agli umanisti, in primo luogo al Poliziano delle Sylvae, delle lettere che distinguono gli esseri umani dai bruti e rappresentano un veicolo di civiltà: le lettere - scrive la F. - schiariscono il cammino degli uomini attraverso il mondo i quali altrimenti brancolerebbero nell'oscurità, sottomessi alle leggi imponderabili della fortuna.

Nonostante queste benemerenze e l'apparente favore da parte delle autorità della Repubblica le condizioni di vita della F., afflitta da ristrettezze economiche e circondata da diffidenza e invidia, . ra o tutt'altro che floride. All'inizio del 1493, in nome dei legami d'origine con Milano, si rivolse a Ludovico il Moro perché intervenisse presso il Senato veneto "in commendatione sua" e il duca fece perorare la causa di "Cassandra philosopha" dal suo oratore a Venezia Taddeo da Vimercate. La sovvenzione concessa dal governo della Repubblica dovette essere tuttavia poca cosa, dato che il successivo carteggio con il Moro e con sua moglie Beatrice d'Este lascia intuire il persistere di una situazione economica difficile.

Forse furono queste ristrettezze a convincerla, probabilmente però non prima del 1500, al matrimonio con il medico vicentino Giammaria Mapelli, che seguì dopo il 1515 a Creta, dove questi doveva esercitare la professione con salario pubblico. Durante il viaggio di ritorno sembra che i due perdessero in un naufragio tutti i loro effetti salvando a stento la vita. Il Mapelli morì nel 1520 lasciando la F. in difficoltà tali da costringerla a rivolgere il 27 apr. 1521 una supplica a Leone X ("cuitis obitu factum est ut mortua ipsa inter vivos degam. ... ut eiusmodi viro orbata nullam vitam mihi relictam putem. In qua calamitate mihi tuo praesidio necesse est ..." ibid, p. 191), che non trovò ascolto. Le sue condizioni rimasero di estrema indigenza: nella lettera inviata a Paolo III il 19 marzo 1547 insieme all'epigramma augurale non si perita di descriverle in toni crudi: "Aetas et necessitas, Beatissime Pater, maximo me angore afficiunt, miseriae me undique premunt, vitam per extrema omnia duco ..." (Petrettini, pp. 40 s.). Accolta in convento a seguito di questa supplica, fu creata superiora dello spedale di S. Domenico in Castello; lo resse fino alla morte.

Gli studi, che ciononostante non erano stati abbandonati, sfociarono nella composizione di un'opera, De scientiarum ordine, in latino, composta intorno agli ottant'anni e andata malauguratamente smarrita per l'incuria del tipografo cui era stata affidata (cfr. Petrettini; di un'orazione sulla Natività di Cristo si sono perse ugualmente le tracce). Dall'isolamento la F. uscì in occasione della visita a Venezia nel 1556 di Bona Sforza, diretta ai bagni di Monte Ortona nel Padovano, quando, ormai vegliarda, fu incaricata di pronunciare un'orazione di benvenuto che la regina madre di Polonia (edita in Epistolae et orationes, pp. 207-210) ricompensò estemporaneamente con una collana presa dal collo di una dama del seguito. Il giorno dopo, secondo i biografi, la F. consegnò il gioiello al doge F. Venier, giudicandosi indegna di tanto omaggio.

Morì a Venezia il 24 marzo 1558. Fu sepolta con solenni funerali a S. Domenico e sulla tomba venne eretto un monumento funebre con una effigie ricavata da un ritratto a sedici anni (oggi perduto), opera di Giovanni Bellini. Da esso deriva il ritratto pubblicato nell'edizione cit. negli scritti della F. curata dal Tommasini che è anche l'autore della biografia.

L'orazione a Bona Sforza è anche in S. Rumor, Antologia femminile vicentina, Vicenza 1907, pp. 348-53.

Fonti e Bibl.: G. Pesenti, Lettere inedite del Poliziano, in Athenaeum, III (1915), pp. 229-31; M. Petrettini, C. F., Venezia 1815; G. Tiraboschi, St. della lett. it., III, Milano 1833, pp. 171 s.; H. Simonsfeld, Zur Geschichte der C. F., in Studien zur Literaturgeschichte M. Bernays gewidmet, Hamburg-Leipzig 1893, pp. 97-108; A. Cappelli, C. F. in relazione con Ludovico il Moro, in Arch. stor. lomb., s. 3, IV (1895), pp. 386-94; C. Cavazzana, C. F. erudita veneziana del Rinascimento, in Ateneo veneto, XXIX (1906), 2, pp. 74-91, 249-75, 361-97; V. Branca, Poliziano e l'umanesimo della parola, Torino 1983, pp. 146 s.; P. O Kristeller, Iter Italicum, I-IV, ad Indices.

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