CASSINO

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

CASSINO (IX, p. 334)

Elio MIGLIORINI
Mario TORSIELLO

L'antica città volsca, situata presso le estreme propaggini del M. Cairo, sul fiume Rapido, è stata ridotta durante gli scontri avvenuti nell'inverno 1943-44 (in modo particolare a causa del bombardamento del 15 marzo 1944) a un cumulo di rovine e di macerie. Della vecchia città, posta sul fianco roccioso della montagna, e di quella più moderna, che si era estesa nella pianura ai due lati della Casilina, non è rimasta in piedi nemmeno una casa. Dove si svolgeva la vita operosa di oltre 10 mila persone, il terreno è stato occupato da profondi crateri, da buche, da fortini, da appostamenti, da cumuli di macerie e resti d'ogni specie. La chiesa di S. Maria delle Cinque Torri è andata distrutta e così la Cattedrale (col bel campanile, la cui base risaliva al Medioevo), la cui piazza è stata invasa dalle acque.

Il fiume Rapido, che dopo aver percorso il bacino montano scorre in un'ampia pianura prima di affluire nel Liri, essendo nei dintorni di Cassino contenuto in argini, per la rottura di questi determinò l'allagamento di vaste estensioni di terreno (a protezione delle difese tedesche), con fosse che nelle parti più depresse raggiunsero l'altezza di 2 m. Inoltre il gruppo di sorgenti che affioravano nell'abitato, scorrendo entro un sistema di canali coperti che servivano anche da fognatura, subì a sua volta una profonda trasformazione Distrutta la canalizzazione coperta, le acque si alzarono notevolmente di livello e allagarono i crateri e le depressioni che si erano formate in mezzo alle macerie. Per di più salirono di livello anche le acque freatiche causando il riempimento di tutte le buche, che vennero trasformate in minuscoli laghi, divenuti focolai di malaria, che scoppiò infatti violenta nell'estate 1945 in tutta la regione.

Spostato il fronte di battaglia, alcuni gruppi degli abitanti, che si erano rifugiati, per una parte, nei boschi e nelle montagne vicine, fecero ritorno ai ruderi delle loro case e la vita cominciò lentamente a riprendere. L'opera di ricostruzione dovette in primo luogo provvedere alla lotta contro la malaria, alla riparazione delle strade e delle ferrovie, allo sminamento dei campi, alla bonifica del territorio. Venne pure provveduto ai lavori per la costruzione d'un gruppo di alloggi in muratura e a un solo piano per un centinaio di famiglie in una località più elevata della città lungo la Casilina, nei pressi del cosiddetto Colosseo. Si è iniziata poi la costruzione d'un gruppo di case popolari e per impiegati e dei principali edifici pubblici, accanto ai quali sorsero molte baracche e costruzioni di carattere provvisorio.

La proposta di ricostruire la città in altra località più opportuna dal punto di vista urbanistico, lasciando le rovine a ricordo della guerra, non incontrò favore e venne stabilito di far risorgere la città ampliata e rimodernata, là dove si era sviluppata nei secoli, abbandonando solo la parte più vecchia, addossata alla montagna. Tracciato il nuovo piano regolatore, Cassino lentamente risorge.

Per le vicende subite dal sovrastante monastero benedettino, v. montecassino, in questa App.

La battaglia di Cassino.

Si designa così l'offensiva svolta nella seconda Guerra mondiale dalla 5a armata americana (gen. M. W. Clark), col concorso dell'8a armata britannica (gen. B. Montgomery, poi gen. O. W. H. Leese), durante la campagna d'Italia, con obiettivo Roma.

Avvenuto (16 settembre 1943) nella regione di Salerno il congiungimento della 5a armata, sbarcata a sud della città il 9 settembre, con l'8a proveniente dalla Calabria, e forzati il 13 ottobre i passaggi sul Volturno, le truppe angloamericane (gen. H. G. Alexander) giunsero nella seconda quindicina di novembre 1943 a contatto con la linea invernale tedesca, saldamente organizzata a difesa e svolgentesi lungo i fiumi Sangro, Rapido, Gari, Garigliano, suddivisa in due settori dal massiccio della Maiella. Nel settore meridionale vennero a trovarsi di fronte la 10a armata tedesca (6 divisioni), la 5a e l'8a alleate (11 divisioni). Gli Alleati avevano in loro favore la superiorità aerea, il dominio del mare e perciò la possibilità di effettuare sbarchi tattici. Essi spostarono poi in Corsica il comando della 7a armata americana con la minaccia di uno sbarco sulle coste liguri o dell'alto Tirreno, costringendo così i Tedeschi a mantenere nel nord una riserva di 14 divisioni. A loro volta i Tedeschi (gen. A. Kesselring) potevano avvalersi delle ottime condizioni offerte dal terreno per una resistenza tenace e prolungata, che accentuarono con molteplici lavori in caverna e in calcestruzzo. Sorse così la linea Gustav, che ebbe un raddoppio nella linea Hitler o Senger. Scopo degli Alleati: azione risolutiva per puntare su Roma, ricorrendo anche a sbarchi. I Tedeschi si prefissero di resistere ad oltranza profittando delle favorevoli condizioni offerte dal terreno, costituito da due zone montuose (M. Cairo a nord e M. Aurunci a sud) a cavallo del solco Liri-Sacco. Ebbe così svolgimento la battaglia di Cassino (o del Garigliano) suddivisa in due fasi da una sosta.

Prima fase: comprende le azioni svolte dal 26 novembre 1943 al 23 marzo 1944, in 4 periodi successivi. Partendo dalla linea di contatto le azioni ebbero inizio il 26 novembre (8a armata) e il 1° dicembre (5a armata): scarsi progressi e forti perdite. Le operazioni furono sospese il 20 dicembre e il progettato sbarco ad Anzio, subordinato all'esito favorevole degli attacchi, fu differito.

Per dare diverso indirizzo alle operazioni ebbe luogo a Tunisi il 25 dicembre una conferenza nella quale, riconosciuta la necessità di occupare al più presto Roma data la grande importanza dell'obiettivo, e di dare respiro e sicurezza alle basi di Napoli e di Foggia, fu stabilito di imprimere all'offensiva maggior vigore: l'8a armata doveva puntare su Pescara per concorrere dalla stretta di Popoli all'attacco su Roma, e la 5a armata doveva puntare su Cassino e Frosinone col concorso di uno sbarco nella zona di Anzio. La ripresa ebbe inizio il 12 gennaio 1944: si ebbero successi locali (conquista di M. Trocchio, 15 gennaio; costituzione di una modesta testa di ponte sul Garigliano, 17 gennaio), ma le azioni íallirono ai loro scopi strategici e riuscirono solo ad attirare riserve tedesche, lacilitando così lo sbarco ad Anzio che fu effettuato il 22 gennaio e che sorprese i Tedeschi.

Organizzato quindi il coordinamento delle azioni sui fronti di Cassino e di Anzio, nuovi attacchi furono sferrati, ma sempre con risultati locali: conquista di M. Belvedere (26 gennaio) e dell'abitato di Cairo (fine gennaio). Il II corpo americano iniziò la lotta, casa per casa, per l'occupazione di Cassino, mentre fallivano i tentativi delle truppe partenti da Anzio per l'attacco dei colli Albani. L'offensiva si arrestò, imponendosi un riesame della situazione, dovuto anche al fatto che i Tedeschi, compiuti ingenti lavori di rafforzamento, avevano complessivamente a sud di Roma 17 divisioni ed erano da prevedersi tentativi per l'eliminazione della testa di sbarco. I contrattacchi tendenti a tale scopo (3-20 febbraio) fallirono.

Le operazioni furono riprese il 15 febbraio col bombardamento aereo dell'Abbazia di Montecassino e con nuovi, violenti attacchi: i successi conseguiti sul Rapido non furono mantenuti. Il gen. M. Wilson decise perciò di rinnovare l'azione su fronte ristretto e con impiego di aviazione a massa, che cominciò il 15 marzo col violento bombardamento aereo "a tappeto" di Cassino, sussidiato dal fuoco di oltre 900 cannoni: l'attacco ebbe un primo successo parziale, ma fu impossibile fare avanzare le forze corazzate e, a bombardamento ultimato, i Tedeschi rimisero saldo piede nell'abitato. Risultato vano ogni ulteriore sforzo, il 23 marzo fu decisa la sosta delle operazioni, dopo aver subìto gravi perdite.

La prima fase dell'offensiva era dunque fallita (gli Alleati avevano solo occupato metà dell'abitato di Cassino, le alture a nord della città e avevano costituito una testa di ponte sul Garigliano) e se ne individuarono le ragioni: accanita resistenza resa possibile dalla razionale utilizzazione del terreno; mancanza di una fanteria addestrata e idonea alla guerra di montagna; assenza di cooperazione tra fanteria e carri; assenza di salmerie per i rifornimenti su mulattiera.

Seconda fase: cominciò l'11 maggio 1944. Durante la sosta erano state riordinate le forze, attuate molte disposizioni di ordine tattico e logistico, spostato al Liri il limite fra le 2 armate, deciso di affiddare l'azione a sud del Liri al corpo francese (gen. A. P. Juin, 4 divisioni) e al II corpo americano (gen. G. Keyes, 2 divisioni) e a nord del Liri al corpo polacco (gen. L. Anders, 2 divisionii e al XIII corpo britannico, schierando poi sulla sinistra del Garigliano la massa delle artiglierie. La organizzazione rispondeva al criterio di fare svolgere l'azione a truppe addestrate e bene attrezzate per la guerra di montagna. Le truppe della testa di sbarco di Anzio avrebbero concorso con un attacco verso i Collí Albani. I Tedeschi opposero circa 3 divisioni (da nord: prima paracadutisti, 71a e 94a e tennero circa 1 divisione di riserva a Itri; 5 divisioni fronteggiarono la testa di sbarco. Nelle grandi linee l'azione prevedeva il forzamento delle linee Gustav e Hitler (aggiramento da N. e da S.) e l'avanzata a cavallo del Liri-Sacco; il concorso di un attacco sulla direttrice Cisterna-Cori-Valmontone; l'inseguimento del nemico.

L'attacco violentissimo riuscì ad opera delle truppe francesi e polacche che, nonostante le gravi perdite e furiosi contrattacchi, ruppero la linea Gustav e aggirarono la linea Hitler con largo concorso di aerei, mezzi corazzati e artiglierie. Il 20 maggio le posizioni contro cui, per oltre 5 mesi, si erano infranti tutti gli attacchi, furono superate; oltrepassati i rilievi montani accanitamente contesi, la 5a armata proseguì verso Pico, S. Giovanni, vallecorsa, Amaseno, M. Rotondo, Priverno, Sonnino, Terracina. Il 23 maggio le truppe di Anzio muovevano all'attacco sulle direttrici dei Colli Albani e di Cori-Valmontone; il 25 maggio la 5a armata occupava Littoria e avveniva così, nelle vicinanze di Borgo Grappa, il congiungimento con le forze partite da Anzio.

La battaglia si era conclusa con gravi perdite e con ammaestramenti notevoli in ogni campo. Essa fu soprattutto una vittoria dell'arma di fanteria in stretta cooperazione con l'aviazione e le altre armi, in una regione in cui era riuscito vano l'impiego di forze corazzate e motorizzate; dimostrandosi così la necessità di una fanteria bene attrezzata e addestrata alla guerra di montagna. Notevole la resistenza delle truppe tedeeche valorosamente aggrappate al terreno fino all'ultimo, agevolate da ostacoli naturali assai bene sfruttati e dal razionale impiego delle riserve.

Bibl.: P. Lyautey, La Campagne d'Italie 1944 (Souvenirs d'un goumier), Parigi 1945; G. C. Marshall, Biennal report of the Chief of Staff of the U. S. Army, July I, 1943 to June 30, 1945, to the Secretary of War, Washington 1946; M. Puddu, Il Corpo di spedizione francese nell'azione decisiva della battaglia del Garigliano (dattiloscritto), Roma 1947; T. Calise, La battaglia del Garigliano (dattiloscritto), Roma 1947.

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