CASSIO SEVERO

Enciclopedia Italiana (1931)

CASSIO SEVERO (Cassius Severus)

Vincenzo Ussani

Oratore latino dell'epoca di Augusto; mutate ormai le condizioni ambienti e i gusti, egli pensò che il tempo dell'oratoria classica fosse tramontato (Tac., De orat., 19) e quindi si foggiò una nuova forma di eloquenza. Fu, sebbene non declamasse che malvolentieri e di rado, l'iniziatore di quella eloquenza dei declamatori che tenne il campo nell'età imperiale. Di bassa estrazione, di torbida vita, mise in giro sotto Augusto scritti diffamatorî (procacia scripta) nei quali bistrattava membri di grandi famiglie. Per tal mania veniva colpito dalla legge di maestà, estesa, la prima volta nel caso suo, dice Tacito (Annali, I, 72) a processi di diffamazione (de libellis famosis). Relegato a Creta, anche allora non smise. Così sotto Tiberio gli furono confiscati i beni, e fu mandato da Creta a Serifo, dove (S. Girolamo, Chronicon, a. 2048 di Abramo, 32 d. C.) nel venticinquesimo anno del suo esilio sarebbe molto nell'estrema miseria. Poiché la relegazione, come sembra da Dione (LVI, 27), fu nel 12 d. C., i venticinque anni di esilio, se furono veramente tanti, porterebbero invece la morte al 37.

Nel luogo citato raccolta anche Dione che quegli scritti furono ricercati dall'autorità, sequestrati e bruciati; ma più tardi, secondo ci narra Svetonio (Cal., 16), furono rimessi in circolazione insieme con quelli di T. Labieno e di Cremuzio Cordo dall'imperatore Caligola. Secondo gli scolî a Orazio e alcuni manoscritti del poeta, sarebbe stato scritto contro di lui l'epodo sesto. Non può essere, perchè la composizione degli Epodi viene a cadere nel quarto decennio a. C., quando C. era bambino. I frammenti di Cassio furono editi in Meyer, Oratorum Romanorum Fragmenta, 2ª ed., Zurigo 1842, pp. 545-551. Ma il Meyer non ha raccolto i frammenti e gli estratti delle declamazioni conservatici da Seneca il Vecchio.

Bibl.: P. Robert, De Cassi Severi eloquentia, Parigi 1890, p. 157 segg.; H. Bornecque, Les déclamations et les déclamateurs d'après Sénèque le père, Lilla 1902.

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