CATALOGO

Enciclopedia Italiana (1931)

CATALOGO (dal gr. κατάλογος, da καταλέγω "scelgo, enumero"; fr. catalogue; sp. catálogo; ted. Katalog; ingl. catalogue)

Anita MONDOLFO

È elenco, più o meno descrittivo, di cose congeneri che formano raccolta, con indicazione, quasi sempre numerica, che le individua; spesso relativo a libri o ad oggetti d'arte, di scienza e d'industria. Dal campo bibliografico dove se ne fa l'uso più largo, consuetudini e norme di redazione passano al campo artistico, scientifico, ecc.

Per il catalogo delle stelle v. stellare, catalogo.

Differisce da "inventario" che è elenco sommario per semplice identificazione; e da "bibliografia", che è elenco d'una serie di libri, non raccolta materialmente. Ma l'inventario d'una serie di libri disposti in ordine, p. es., di materie, serve da catalogo; il catalogo di una collezione specializzata, e ricca nella specializzazione, serve da bibliografia.

Cenni storici. - I cataloghi nacquero insieme con le raccolte dei libri. Quali fossero nelle biblioteche dell'antichità non sappiamo bene: ché non lo dicono sufficientemente i frammenti di quello della biblioteca di Ninive (sec. VII a. C.) in tavolette d'argilla, conservati nel British Museum; né quelli del catalogo della biblioteca di Menfi in un papiro del sec. III, e di quello recentemente ritrovato a Rodi, in una stele non posteriore forse al 100 circa a. C., relativo a scrittori politici. Ma si può argomentare non inusata la partizione per materie e l'ordine alfabetico; il che confermano i Quadri (Πίνακες) di Callimaco (v., e v. anche biblioteca: Storia). Ben noti sono invece i cataloghi medievali di biblioteche monastiche e laiche, quasi sempre a tipo inventariale, fatti a dare la consistenza patrimoniale, a salvaguardare i diritti del proprietario, non a scopo di orientamento allo studio. Il catalogo medievale dà notizia del contenuto dei singoli codici, della materia onde essi sono composti, della scrittura, dell'ornamentazione, della collocazione, talvolta anche della provenienza e dello stato di conservazione. Riflette quasi sempre l'ordine che i manoscritti tengono negli armarî e nei plutei, e quindi risulta distribuito per materie; di rado appare in ordine alfabetico; qualche volta è in forma metrica, forse per aiuto della memoria. In progresso di tempo va elaborandosi; e gli si aggiunge l'indice alfabetico degli autori: modello insigne il catalogo della Biblioteca Vaticana, compilato dal Platina e da Demetrio Lucense nel 1481. Esempî cospicui, per antichità, di cataloghi medievali italiani sono quelli delle biblioteche del duomo di Cremona (984) e dei monasteri di Bobbio (sec. X-XI), Pomposa (1093), Nonantola (1166), Montecassino (sec. XII).

Per l'invenzione e per la diffusione del libro a stampa, cresciuti e ognor crescenti i depositi librarî, si riavverte la necessità di ordinati cataloghi quali strumento di orientazione; e tanto più nel Seicento, quando la biblioteca diventa d'uso pubblico. Allora ha inizio l'arte di compilarli: dapprima in modo affatto empirico e personale, poi con norme consuetudinarie.

Nella prima metà dell'Ottocento s'inizia una vera e propria dottrina della catalogazione, alla quale si deve una codificazione delle regole per la schedatura e l'ordinamento razionale e lessicografico delle schede; codificazione di carattere nazionale, ma con intese e rispondenze tra i varî paesi, e con norme di abbreviazioni e di segni convenzionali d'universale accettazione.

Smessa la forma a volume o a registro un tempo in uso, si è sostituito il catalogo a schede dalla illimitata espansibilità, dalla possibilità di costante ordinamento e di ordinamenti varî, di facili correzioni, nonché di lavoro cooperativo facilmente divisibile. Per l'uniformità esteriore si tende ad adottare, almeno in ogni paese, una scheda tipo; e si ha anche un tipo di schede internazionale adottato da molte biblioteche e da fiorenti istituzioni bibliografiche (v. anche biblioteca: Ordinamento).

Catalogo alfabetico. - È ordinato alfabeticamente secondo il nome degli autori, e, per gli scritti anonimi e per le opere collettive, secondo la cosiddetta "parola d'ordine", che può essere la prima del titolo dopo l'articolo, oppure la prima significativa. Ne dettò per primo le regole A. Panizzi nel 1839 per la Biblioteca del British Museum; e dal codice del Panizzi è derivato, attraverso modificazioni e aggiunte, quello preparato d'intesa, nel 1908, dalla Associazione americana e dall'Associazione inglese dei bibliotecarî, il quale ha assunto carattere internazionale. L'Italia ha dal 1922 il suo codice del catalogo alfabetico.

Catalogo per materie. - Le opere vi sono disposte con riguardo solo all'argomento, seguendo o una preordinata classificazione dello scibile (schema bibliografico) o l'ordine alfabetico della parola che esprime il contenuto del libro, come in un dizionario; nel primo caso si ha il catalogo sistematico o metodico, nel secondo il catalogo a soggetto (v. bibliografia; biblioteca: Ordinamento). Per il catalogo sistematico (il primo di cui si fece uso) si preparò un gran numero di schemi bibliografici o quadri di classificazione; dei quali i più largamente adottati furono e sono lo schema detto del Brunet (1842) e, specie nelle biblioteche americane e inglesi, quello del Devey (1873-76), che si esprime con il sistema decimale (v. classificazione decimale), e i quadri della classificazione espansiva di Ch. A. Cutter (1891) e di J. D. Brown (1906). Molto notevoli i quadri di classificazione della Biblioteca del Congresso di Washington (1902), in continua rielaborazione.

Di recente sviluppo, per quanto anche per esso le origini risalgano al sec. XVII, e precisamente al Giustiniani autore dell'Index universalis (Roma 1612) e al Marucelli autore del Mare magnum, è il catalogo a soggetto, per cui l'American Library Association ha dettato le regole. Bell'esempio è il Subject index of modern works della biblioteca del British Museum (in continuazione dal 1886). Accanto si ha il catalogo a soggetto classato, cioè a grandi rubriche predisposte su un quadro di classificazione, ordinate alfabeticamente; e i cataloghi misti, tra cui il più diffuso, specie nelle biblioteche americane, è il catalogo dizionario, che offre in unica serie alfabetica autori, soggetti, titoli e indicazioni per generi, cioè romanzo, dramma, ecc.; da noi quasi affatto inusato. Ch. A. Cutter (1876), ne ha dettate le regole, sulle quali è condotto il catalogo esemplare della Biblioteca medica dell'esercito degli Stati Uniti, a Washington (in continuazione dal 1880).

Un catalogo per materie è molto utile agli studî, indispensabile anzi all'uso scientifico del materiale librario; di difficile attuazione in quanto esige conformità di criterî le cui norme sfuggono spesso al disciplinamento. Nei secoli XVIII e XIX fu largamente adottato, specie nelle biblioteche tedesche, il catalogo sistematico; oggi cede un po' il campo dovunque al catalogo a soggetto: giacché, mentre gli schemi di classificazione non sempre s'adattano al progredire della scienza, soccorre invece con prontezza, nella produzione libraria moderna, un indice alfabetico dei soggetti. In genere il catalogo sistematico bene si applica nelle biblioteche specializzate e alle bibliografie limitate; mentre quello a soggetto è preferito nelle biblioteche di cultura generale, di media cultura, e nelle popolari; e, nel campo bibliografico, bene si applica agli spogli della letteratura periodica e delle opere collettive.

Catalogo topografico. - Ordinato secondo la collocazione delle opere, è di solo interesse amministrativo.

Alle ricerche degli studiosi locali, e a quelle degli studiosi lontani, di grande utilità è la stampa dei cataloghi, frequente un tempo, fattasi poi rara, specialmente per il rapido incremento delle raccolte. Si ricordano il gigantesco catalogo della biblioteca del British Museum in 83 volumi, comprendente 3½ milioni di titoli, chiuso col 1899 (1881-1906), di cui è oggi in progetto la ristampa che lo aggiorni; e il catalogo della Biblioteca Nazionale di Parigi, in corso di pubblicazione dal 1897.

Molto si è discusso per la catalogazione cooperativa e collettiva, intesa a dare una visione larga dei mezzi di studio e, se per nazioni, il prospetto generale delle ricchezze bibliografiche di un paese. Sin dal 1852 Ch. C. Jewett proponeva la compilazione d'un catalogo collettivo delle raccolte americane, da stampare su lastre stereotipate; e da noi, sin dal 1867, E. Narducci scriveva e pubblicava saggi d'un catalogo generale delle biblioteche italiane. Le proposte allora caddero; ma furono feconde di risultati in seguito. Oggi nel campo della letteratura periodica è fatta larghissima parte alla catalogazione centrale; nel campo librario, limitatamente alle opere edite dallo stato, e alle straniere acquistate dalle biblioteche governative, ne dà esempio l'Italia; ancora più ampiamente la Svizzera; e già prossima è la stampa del catalogo collettivo delle biblioteche prussiane, comprendente 2½ milioni di titoli, concentrato nella Biblioteca di stato di Berlino. Anche per i libri di nuova accessione la catalogazione centrale è oggi diffusa, specie mediante i bollettini delle biblioteche a carattere nazionale. Tipica fra tutte, perché accoppiata a un sistema di distribuzione di schede che risparmia il lavoro alle biblioteche riceventi, è la catalogazione triplice, per autori, per materie e per soggetti, che la Library of Congress di Washington fa dal 1899 per il copyright degli Stati Uniti.

Nel campo bibliografico più largamente inteso usufruisce di catalogazione collettiva e centrale la letteratura scientifica: la Royal Society di Londra pubblica dal 1867 il Cat. of scientific papers (del sec. XIX); il Concilium bibliographicum di Zurigo dal 1896 la bibliografia biologica; il Comitato internazionale, di cui faceva parte l'Italia, ha pubblicato il grande International Cat. of scientific literature (annuale, 1911-1913); e da noi il Consiglio nazionale delle ricerche dal 1928 la Bibliografia scientifico-tecnica italiana; mentre è nel programma dell'Institut international de bibliographie di Bruxelles il repertorio bibliografico universale che deve raccogliere tutta la produzione del pensiero. Si compilano anche cataloghi speciali; utilissimi agli studî quelli dei manoscritti e degli incunaboli, regolati da norme particolari (v. manoscritto; incunabolo). Si compilano inoltre cataloghi di stampe di famose editorie, di libri illustrati, di carte geografiche, di tesi universitarie, di musica e di qualunque altro gruppo omogeneo di libri; e cataloghi speciali personali, tra cui è p. es. di primaria importanza il catalogo della collezione dantesca Fiske dell'Università Cornell di Ithaca (New York), che risulta la più ricca delle bibliografie dantesche.

Le stesse norme che regolano i cataloghi bibliografici regolano quelli del commercio librario: forma abituale la distribuzione per materie in poche grandi classi, con ordine interno alfabetico, e in fine indici alfabetici per autori e per soggetti. Aldo Manuzio fu il primo a pubblicare un catalogo editoriale (Libri graeci impressi, 1498); e lo imitarono Plantin, gli Estienne e altri. Incremento a questa forma di propaganda del libro diedero i cataloghi ufficiali delle fiere librarie di Francoforte e di Lipsia, sino dalla prima metà del sec. XVI.

In forma generalmente alfabetica, con indici per materie, appaiono i grandi cataloghi generali di libreria, che sono vere e proprie bibliografie nazionali, di cui è provvisto ogni paese di notevole sviluppo culturale. Singolare importanza hanno i cataloghi degli antiquarî, editi sovente (specie se per aste) con lusso di tipi e d'illustrazioni; di grande interesse quando perpetuano la fisionomia di raccolte che vanno disperse, quali da noi i cataloghi della collezione del conte G. Manzoni e della collezione del principe P. Borghese; nonché i cataloghi dei bibliofili, redatti spesso con molta perizia, quali quelli della Biblioteca spenceriana, Rothschild, Morgan; e, da noi, della biblioteca del principe Buoncompagni, del conte d'Elci, di A. Bertarelli (v. bibliofilia).

Bibl.: Bibliografie e opere generali: H. G. T. Cannons, Bibliography of library economy 1876-1920 (dai periodici tecnici scritti in inglese), Londra 1927, pp. 452-88; e le bibliografie pubblicate nei periodici tecnici italiani e stranieri, segnatamente in Zentralblatt für Bibliothekswesen (dal 1904); V. Gardthausen, handbuch der wissenschaftlichen Bibliothekskunde, Lipsia 1920, voll. 2 (II, pp. 35-66); G. Schneider, handbuch der Bibliographie, 4ª ed., Lipsia 1930.

Cataloghi medievali: G. Becker, Catalogi bibliothecarum antiqui, Bonn 1885; Th. Gottlieb, Über mittelalterliche Bibliotheken, Lipsia 1890, pp. 17-273; P. Lehmann, Mittelalterliche Bibliothekstat. Deutschlands u. der Schweiz, Monaco 1918, 1928 (I e II); Mittelalterliche Bibliothekskat. Österreichs, I: Niederösterreich, a cura di Th. Gottlieb, Vienna 1915.

Trattati speciali: G. Fumagalli, Cat. di biblioteche e indici bibliografici, Firenze 1887; J. D. Brown, Library classification and cataloguing, Londra 1912; J. H. Quinn, Library cataloguing, Londra 1913; W. W. Bishop, Practical handbook of modern library cataloguing, Baltimora 1914.

Regole per catalogo alfabetico: American Library Association and Library Association, Cataloguing ruels: author and ticle entries, ed. ingl., Londra 1908; Biblioteche governative ital., Regole per la compilazione del cat. alfabetico, Roma 1922. Per cat. a soggetto e per cat. dizionario: American Library Association, List of subject headings for use in dictionary cat., 3ª ed., Chicago 1911; Ch. A. Cutter, Rules for a dictionary catalogue, Washington 1914.

Catalogazione cooperativa: T. Jahr e A. J. Strom, Bibliography of cooperative cataloguing and the printing of cat. cards (1850-1902), Washington 1903.

Catalogo della bibl. italiana: G. Ottino e G. Fumagalli, Bibliotheca bibliographica italica, Roma 1889-1902, voll. 2 e 4 suppl., a cura anche di E. Calvi; I cataloghi delle biblioteche italiane (manoscritti e a stampa) in continuaz. dal 1927, in Accademie e biblioteche d'Italia e Elenco delle Biblioteche italiane, Milano 1926.

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