Catanzaro

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Comune della Calabria (112,72 km2 con 87.397 ab. nel 2020), capoluogo della provincia omonima e della regione. Il nucleo originario della città è situato a 320 m s.l.m., sul terrazzo sommitale di uno stretto rilievo allungato in direzione NNO-SSE, delimitato dalle profonde valli dei torrenti Fiumarella (a O) e Musofalo (a E), e digradante verso la costa dello Ionio (a 10 km). La moderna espansione urbana si è verificata a partire dal 1870, su una direttrice principale con andamento longitudinale (Corso Mazzini). Nei primi decenni del 20° sec., nuovi quartieri residenziali sorgevano a N, oltre il nodo dell’attuale Piazza Matteotti. Verso S la stazione delle ferrovie statali (C.-Sila), collegata da un lato a Sant’Eufemia Lamezia (sulla linea Napoli-Reggio di Calabria) e dall’altro alla più recente gemmazione urbana, con funzione balneare, di C. Marina (sulla linea Reggio di Calabria-Taranto), determina la saldatura della zona industriale, lungo la valle del Fiumarella. Quest’ultima è sorpassata, a O del centro principale, dal viadotto di innesto nella Strada dei Due Mari (che collega C. all’Autostrada Napoli-Reggio Calabria), con la conseguente espansione della città anche in tale direzione. Le attività secondarie sono prevalentemente connesse all’agricoltura e all’edilizia. Il settore terziario domina l’economia urbana.

Sorta nel 9° sec. d.C., come borgo fortificato costruito dai Bizantini a difesa della Calabria, con la conquista normanna C. fu eretta a contea (1059) e con Guglielmo I passò al demanio regio (1160 ca.). Sede di diocesi dal 12° sec., nel 1252 venne infeudata a Pietro Ruffo, ai cui discendenti rimase sino al 1444. Passata di nuovo al demanio regio con Alfonso il Magnanimo, durante la dinastia aragonese vide favorita l’industria serica, scomparsa però nel 18° sec. in seguito alla decadenza economica della città causata dal fiscalismo spagnolo. La rinascita di C. iniziò in età napoleonica e proseguì in regime borbonico; partecipò attivamente ai moti carbonari del 1820-21 e a quelli unitari del ’48 e del ’60.

Provincia di C. Il territorio (2415 km2 con 349.344 ab. nel 2020) suddiviso in 80 Comuni, comprende a N una parte della Sila Piccola e a S una porzione dell’altopiano delle Serre. Tra queste regioni montuose s’interpone la depressione dell’istmo catanzarese, sul cui lato occidentale si apre la Piana di Sant’Eufemia. Le condizioni climatiche sono tipicamente mediterranee lungo la costa e assumono caratteri in parte continentali man mano che si procede verso l’interno, pur risentendo comunque dell’influenza marittima, con abbondanti piogge di natura orografica. La rete idrografica è frammentaria, con regime torrentizio. Notevole estensione ha la copertura boschiva. La dinamica demografica, sempre sostenuta dall’incremento naturale, ha attraversato fasi alterne per l’incidenza – fino agli anni 1970 – dei movimenti migratori. Le più importanti funzioni urbane sono concentrate nel capoluogo e nel Comune di Lamezia Terme, in vivace crescita. Il reddito complessivo della provincia è prodotto per oltre metà da un terziario, ancora non abbastanza razionalizzato, in buona misura connesso con il turismo balneare; l’apporto dell’agricoltura (frumento, vite, olivo, ortaggi) è in diminuzione e quello dell’industria, dopo il distacco di Crotone e Vibo Valentia, decisamente modesto salvo che nella Piana di Sant’Eufemia.

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