CATTARO

Enciclopedia Italiana (1931)

CATTARO (A. T., 77-78; Kotor in serbocroato)

Antonio Renato TONIOLO
Gastone DEGLI ALBERTI
Giuseppe Praga.

Città marittima della Dalmazia, con 2379 ab. (1921). Prima della guerra importante piazzaforte austriaca (3178 ab. nel 1910) situata in fondo alle Bocche omonime, ai piedi del Lovćen montenegrino.

Chiusa entro le mura veneziane, tra la Fiumara, la Marina e l'incombente montagna, ha strade strettissime e una breve piazza (Piazza d'armi) con la Torre dell'orologio. Il duomo cattolico di S. Trifone, già antico edificio romano, fu distrutto dal terremoto del 1563 e ricostruito con due campanili barocchi. La cattedrale ortodossa di San Nicola è invece del 1909.

Storia. - Al finire dell'evo antico al posto della classica Risinium (ora Risano), subentra come centro principale delle Bocche, Cattaro (lat. Catharum; gr. biz. τὰ Δεκάτερα), sorta nel sec. VII, forse sul luogo della romana Acruvium. Nell'809, all'ombra del suo patrono S. Trifone, Cattaro si presenta come centro già saldamente formato, di netto carattere neolatino, appartenente al tema bizantino della Dalmazia. Si risollevò facilmente da un'incursione dei Saraceni, che nell'840 ne espugnarono la parte inferiore e distrussero Budua e Portorose. Nei secoli X-XII progredì e rinsaldò le sue istituzioni: ebbe commercio e navigazione vivissimi, comune retto da un priore, vescovado suffraganeo di Bari, molti monasteri benedettini. Morto Emanuele Comneno (1180), dopo una breve signoria locale (come Triphon), passò al dominio dei Nemagna, re di Serbia (1186): dominio molesto dapprima, ma subito dopo assai benevolo. Grande fioritura ebbe durante i secoli XIII-XIV; ma, estinti i Nemagna (1366), cominciò un cinquantennio di lotte: mire di conquista dei signorotti limitrofi; intrighi di Ragusai concorrenza dei centri slavi delle Bocche (v. castelnuovo); progressiva formazione e conati di distacco di comunelli minori. Cattaro si destreggiò invocando Venezia, l'Ungheria, Napoli. Ma il suo gioco non riuscì sempre: nel 1378 Vettor Pisani la prese e la saccheggiò; nel 1385 fu ceduta al re di Bosnia; nel 1392 era indipendente, ma sempre in pericolo. Si offrì allora a Venezia, che, respintene le commoventi dedizioni del 1395, 1404, 1405 e 1414, finì col prenderne possesso il 25 luglio 1420. Sotto Venezia, Cattaro godette libertà amplissime: mantenne lo statuto, non pagò imposte, continuò fino al 1640 a battere moneta. Fu governata fino al 1480 da un "conte e provveditore", poi da un rettore e provveditore". Insediatisi i Turchi a Risano e a Castelnuovo (1482), le Bocche diventarono teatro di guerre lunghe e logoranti, nelle quali i Bocchesi a lato dei Veneziani compirono prodigi di valore, celebrati da tutta l'Europa. Memorandi i fatti d'arme del 1539, 1569, 1571 e 1657. Sul finire del secolo XVII, conquistate tutte le Bocche, Venezia le chiamò "Albania Veneta" e vi inviò al governo un "provveditore estraordinario". Ma forte ne è la decadenza: i commerci scemati, le città rovinanti (anche per i terremoti del 1563 e del 1667), la popolazione diminuita da 10.000 a 4000 abitanti, non ostante un continuo afflusso di Slavi dall'interno. Caduta Venezia (1797), le Bocche toccarono all'Austria. Nel 1801 vi furono deportati 38 patrioti cisalpini. Il 5 marzo 1806 se ne impadronirono i Russo-Montenegrini; il 16 agosto 1807 le occuparono i Francesi; il 4 gennaio 1814 tornarono ad occuparle gli Anglo-Montenegrini, e il 12 giugno 1814 l'Austria. L'Austria ne fece una potentissima base militare, dalla quale nel 1869 e 1881 dominò le insurrezioni del Crivoscia, e nel 1914-18 diresse le operazioni di guerra nel basso Adriatico, nel Montenegro e in Albania. Nel novembre 1918 furono occupate da forze dell'Intesa, partite le quali, vi rimase la Iugoslavia.

Vivissima fu la partecipazione di Cattaro e delle Bocche alla storia e alla cultura italiana. Da ricordare a titolo d'onore: il tipografo Andrea Paltassich (attivo 1476-92), gli umanisti Bernando Pima e Trifone Bisanti (morti nel 1520 circa), il petrarchista Ludovico Pasquali (1500-1550), il drammaturgo e poeta Cristoforo Ivanovich (morto nel 1688), il giureconsulto Trifone Vrachien (1693-1783) e il garibaldino Spiridione Sirovich. Alla Serbia Cattaro diede, nel Trecento, parecchi uomini politici e il minorita fra Vitale, architetto del monastero di Deciani.

Bibl.: Statuta et leges civitatis Cathari, Venezia 1616; G. Gelcich, Memorie storiche sulle Bocche di Cattaro, Zara 1880; id., storia documentata della Marinerezza Bocchese, Ragusa 1889; L. Tomanović, Dogadjaij u Boki Kotorskoj od god. 1797 do 1814 (Gli avvenimenti nelle Bocche di Cattaro dal 1797 al 1814), Ragusa 1922; P. Butorac, Boka Kotorska od najstarijh vremena do Nemanjića (Le Bocche di Cattaro dai tempi più antichi sino ai Nemagna), supplemento al Vjesnik za arheologiju i historiju dalmatinsku, XLIX (1927).

Durante la guerra mondiale il golfo di Cattaro, data la sua favorevole posizione geografica, fu base di operazione per il naviglio leggiero austriaco. Nel 1914 e nei primi mesi dell'anno seguente le sue difese furono più volte attaccate da forze alleate; mentre il fronte a mare era attaccato da forze navali francesi, quello a terra era sottoposto al tiro delle artiglierie situate sul monte Lovćen. Un attacco in grande stile non fu però mai tentato, per molte ragioni. Nel corso della guerra Cattaro fu poi soggetta a numerosi bombardamenti aerei da parte di squadriglie italiane e inglesi.

Bocche di Cattaro (A. T., 77-78). - Chiamate Ριξονικὸν κόλπος dai Greci, Sinus Rhizonicus dai Romani; il nome attuale è dato più propriamente all'apertura di un diramato golfo quasi un fiordo che intacca profondamente la costa all'estremità meridionale della Dalmazia. Il nome si estende però anche al complesso dei tre bacini interni che costituiscono questa insenatura, uno dei più caratteristici valloni dalmati. Esso si apre nell'unico punto della costa dalmata, dove è potentemente sviluppata la formazione del flysch, che, con le sue alternanze di strati di diversa consistenza, ha preparato la struttura geologici a questa tripartita forma costiera. Essa è costituita infatti di tre bacini successivi, scavati nelle sinclinali ristrette di marne e argille scistose - dove si sviluppa una breve idrografia superficiale - racchiuse fra le anticlinali compresse di calcari e arenarie tenaci; mentre una frattura trasversale ha deviato verso oriente le pieghe più esterne.

Le Bocche di Cattaro si aprono al mare con un canale, largo 3 km. e profondo m. 53, fra la penisoletta di P. d'Ostro e P. d'Arza, diviso quasi a metà dallo Scoglio Rondoni. L'avangolo che segue è una fossa di frattura profonda 46 m., fra la penisola del M. Gomilla a NO. e quella della Lustizza a SE., chiusa a sua volta da una stretta larga km. 1.250 e profonda 28 m.

Oltre la stretta si apre il bacino intermedio, allineato quasi in direzione E.-O., che si sprofonda nella sinclinale di marne e argille tenere eoceniche. Questa depressione è divisa in due bacini, quello occidentale di Castelnuovo profondo 44 m., che termina da un lato nella Baia di Topla, e l'altro più ampio costituito dalla triangolare Baia di Teodo, con una profondità massima di m. 42. I due bacini sono uniti dal Canale di Combùr, lungo km. 2,100 e profondo m. 46.

Al vertice N. della baia di Teodo si apre la stretta più angusta delle Bocche, detta "le Catene", perché già chiusa da Venezia con robuste catene (lunghezza km. 2,200, larghezza m. 350, profondità m. 36).

L'ultimo bacino, sotto la muraglia calcarea della frattura-faglia periferica delle Dinariche, che s'innalza quasi a picco fra gli 800 e i 1000 m. d'altezza, è diviso in due golfi: quello minore di Risano, con 32 m. di profondità, ai piedi delle brulle scarpate dell'altipiano carsico di Crivoscia (fra gli 800 e i 1000 m. d'altezza), e l'altro più allungato di Cattaro, profondo 32 m., su cui incombono le propaggini dirupate del M. Leone (Lovćen, m. 1759).

Il paesaggio delle Bocche è fra i più variati di tutta la costa dalmata, soprattutto per il contrasto fra il brullo e scosceso gradino incombente dell'alta zona carsica e le molli sottoposte alture marnose, ricche di vegetazione e colture.

Le Bocche di Cattaro, chiuse sul retroterra dalla muraglia carsica, hanno i massimi di pioggia della regione dalmata, con mm. 2400 annui nella parte più interna e fino a mm. 4500 sull'altipiano di Crivoscia, una delle aree di massime precipitazioni europee. Il riparo dei venti permette invece miti temperature invernali (gennaio 70 e 80) con una flora nettamente mediterranea.

I pendii che degradano alle Bocche, sono sparsi di piccoli centri abitati, in mezzo a fertili coltivazioni, dove numerosi erano fino a pochi anni fa i nuclei italiani, fra una popolazione in prevalenza serba. Fra le maggiori cittadine costiere è Castelnuovo, che guarda con le sue torri veneziane l'ingresso dal mare; all'angolo estremo del golfo settentrionale del più interno bacino, Risano, la romana Risinium, fondata nel sec. II a. C.; Perasto, il fedele borgo veneziano di fronte alle Catene, che seppellì sotto l'altar maggiore della sua chiesa, dinanzi a tutto il popolo piangente, il gonfalone veneto, quando la Dalmazia fu occupata dall'Austria; infine, nel più interno dei meandri delle Bocche, Cattaro.

Una strada militare da Castelnuovo - dove giunge la ferrovia per Ragusa e Mostar - gira attorno a tutto il lato settentrionale delle Bocche, mentre da Risano sale una strada per l'altipiano di Crivoscia e da Cattaro quella che porta a Cettigne in Montenegro.

Senza retroterra naturale, queste ben riparate Bocche non ebbero mai importanza commerciale, bensì grandissima militare, come punto d'appoggio e base sicura delle flotte, sia romane che veneziane. Venuta la Dalmazia in mano all'Austria (1814), essa ne fece una base navale sicura per il dominio del basso Adriatico.

Oggi le Bocche di Cattaro, insieme con tutta la Dalmazia e col Montenegro, appartengono alla Iugoslavia e si trovano nel Zupanato di Cettigne. (V. tavv. CXLV e CXLVI).

Bibl.: Ed. Brückner, Dalmatien und das österreichische Küstenland, Vienna 1911; L. Sawicki, Sulla morfologia delle Bocche di Cattaro, in Riv. geogr. italiana, XIX, Firenze 1912; La Dalmatie, in Guides illustrés Hartleben, n. 64, Vienna 1912; G. Dainelli, La Dalmazia. Cenni geografici e statistici, Novara 1918; id., Fiume e Dalmazia, Torino 1925; Istit. idrogr. della R. Marina, Cattaro, carta idrografica 1 : 80 m., n. 545, Genova 1924.

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