CDO (Collateralized Debt Obligation)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

CDO (Collateralized Debt Obligation)

Flavio Pressacco

CDO (Collateralized Debt Obligation)  Titoli obbligazionari il cui rimborso non si basa sulle prospettive di reddito o sulla liquidazione di cespiti della società emittente, ma esclusivamente su un insieme di asset sottostanti (➔ collaterale).

Struttura dei CDO

La società emittente non esercita un’attività economica e non emette obbligazioni per finanziare progetti d’investimento; si tratta invece di un’entità creata per l’operazione di emissione delle obbligazioni, denominata SPV (Special Purpose Vehicle), che raggruppa (pooling) un insieme molto numeroso di singoli collaterali, di dimensione individualmente modesta, per raggiungere un volume globale appropriato, che corrisponde a quello delle obbligazioni da emettere. Tali obbligazioni sono suddivise in tranche secondo differenti livelli di priorità (supersenior, senior, mezzanine, junior), sulla base dei quali vengono rimborsate, in riferimento all’esclusiva garanzia del valore globale del collaterale. Ciò comporta un alto rischio e dunque rendimenti più elevati per le tranche a bassa priorità. Al contrario, quelle ad alta priorità appaiono come surrogati di attività completamente prive di rischio; esse abbinano il vantaggio della diversificazione del rischio, ottenuto tramite l’aggregazione di una molteplicità di rischi, all’effetto priorità, che scarica eventuali insolvenze (comunque contenute, vista la diversificazione) integralmente sulle tranche a bassa priorità. Tale sicurezza può, peraltro, rivelarsi illusoria (➔ anche CMO).

I CDO e la crisi subprime

La prima emissione di CDO fu curata nel 1987 dalla banca Drexel Lambert. Poiché i rendimenti promessi dai CDO alle tranche ad alta priorità superavano di due punti percentuali quelli dei tradizionali titoli a reddito fisso, il mercato crebbe esponenzialmente nei primi anni del 21° sec., raggiungendo livelli di emissione di 520 miliardi di dollari all’anno. Ben presto ebbe inizio una forte attività speculativa, che in qualche caso degenerò in vere e proprie truffe, legata a derivati esotici sui CDO. La crescita esponenziale del mercato fu favorita anche da giudizi di elevata affidabilità emessi dalle agenzie di rating, le quali furono indotte a sottovalutare la rischiosità pendente anche sulle tranche ad alta priorità, trascurando gli effetti negativi della potenziale alta correlazione conseguente a una possibile crisi sistemica. Nel momento di massima diffusione, poco meno della metà dei CDO aveva per collaterale crediti per mutui subprime (ovvero concessi a debitori con basso merito di credito), garantiti da ipoteche sugli immobili oggetto del mutuo. Un’altra fetta consistente aveva per collaterale crediti concessi per utilizzo di carte di credito e solo il 10% collaterali più affidabili, come obbligazioni emesse da imprese primarie o da enti pubblici. La crisi del 2007-08 fu poi effettivamente causata dallo scoppio della bolla immobiliare e provocò una catena d’insolvenze dei mutuatari subprime (➔ anche subprime, crisi dei mutui), con una rapida perdita di valore non solo delle tranche a bassa priorità, ma con un effetto di contagio anche su quelle senior. Solo il massiccio intervento della mano pubblica evitò l’esplosione di tutto il sistema economico finanziario mondiale.