CECOSLOVACHIA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

CECOSLOVACHIA (IX, p. 602)

Giuseppe MORANDINI
Luchino FRANCIOSA
Ugo FISCHETTI
Anna Maria RATTI

Dopo il distacco dalla Repubblica cecoslovacca dei territorî sudetici e polacchi, e quello, previsto prossimo, dei territorî ungheresi, i dati offertici dagli ultimi censimenti cecoslovacchi presentano solo interesse retrospettivo.

Popolazione (p. 605). - Ecco, in ogni modo, com'era costituita la popolazione della Repubblica secondo il censimento del 1930:

L'incremento della popolazione è stato dunque lieve; il movimento demografico è rimasto quasi stazionario. Quanto alla distribuzione tra le varie nazionalità, le cifre ufficiali cecoslovacche erano le seguenti:

Condizioni economiche (p. 606). - Secondo le statistiche del 1936 l'agricoltura continuava ad essere l'occupazione più importante e tendeva a migliorare sempre più il reddito per ettaro. Gl'incrementi maggiori (25.000 ha.) si hanno per la coltura a vigneti. Tra i prodotti principali importanza decisamente superiore hanno i cereali, la cui distribuzione è assai varia sia in relazione alle caratteristiche del territorio e del clima, sia al tipo coltivato.

I principali tipi di suolo dal punto di vista agrario sono: le terre nere; le terre brune; le terre a humus con carbonati (marne); le alluvioni fluviali; i terreni di montagna; le torbiere; i terreni salati. Da tenersi presente il fatto che per il triennio 1933-1935, in confronto di quello precedente 1925-1927, si riscontrano variazioni positive per alcune coltivazioni (segale, frumento, patata), mentre si ha un regresso notevole per altre (barbabietola). Anche la produzione di frutta, pur mostrandosi redditizia e in aumento in generale, segna un regresso per qualcuna delle specialità.

Le statistiche riguardanti il patrimonio zootecnico per le annate 1935 e 1936 non rivelano variazioni di grande valore. Va però tenuta presente l'alta importanza che ha l'allevamento, per il quale si hanno i seguenti valori espressi in numero di capi per 100 ha. di superficie coltivata: bovini 53, (vacche) 30; cavalli 8; suini 14, (troie) 7; ovini 6; caprini 11; volatili 383; altri 7.

Miniere e industrie (p. 608). - Secondo il censimento del 1930 risultavano 720.007 esercizî industriali con più di tre milioni di persone addette e precisamente distribuite come segue: 428.605 con 1.896.108 persone in Boemia; 176.813 con 814.040 persone nella Moravia e Slesia; 98.030 con 322.326 individui nella Slovacchia e 16.559 con 44.508 persone nella Russia Subcarpatica.

La distribuzione spaziale e il tipo delle industrie non avevano subito molti cambiamenti; esse avevano risentito della crisi mondiale relativamente in ritardo, come risulta dalle variazioni sulla bilancia commerciale, e più precisamente nel 1932 e nel 1933, nel quale ultimo anno le esportazioni dello zucchero, ad esempio, passarono da 2 miliardi di corone a 180 milioni. In sviluppo era l'industria dell'energia elettrica e del gas; per la prima, nel 1933 si avevano 8622 comuni con luce elettrica (55%) con quasi 10 milioni di ab. (73%).

Commercio (p. 609). - Favorevoli, come già si è detto, sono le condizioni del commercio per la situazione geografica della repubblica. Il quadro dei valori complessivi è assai dimostrativo e denota il carattere della bilancia commerciale dello stato. L'analisi di questi dati porterebbe delle piccole variazioni nelle percentuali degli anni precedenti, salvo a mettere in rilievo che notevoli sempre sono rimasti gli scambî con l'Italia; essi sono soprattutto costituiti da prodotti agricoli, tessili e meccanici (automobili) dall'Italia verso la Cecoslovacchia e da prodotti lavorati (vetri, pelli e pellami, carta, zucchero, ecc.) in senso inverso.

Le attività economiche, come già si è detto, si sono contratte e si è avuta una diminuzione notevole fino al 1933. Il 1934 segna un periodo di ripresa, del quale si può osservare l'andamento anche dalla seguente tabella (valore in migliaia di corone):

Bibl.: J. Pohl, Densité de la population dans la République tchécoslovaque, Parigi 1931; id., L'abandon des campagnes en Bohême de 1850 à 1930, Praga 1932; A. Tibal, La Tchécoslovaquie. Étude économique, Parigi 1935; Atlas Republiky Československé, Praga 1935; Annuaire statistique de la République Tchécoslovaque, Praga 1937.

Aviazione civile (p. 610). - Nel 1938 esistevano 2 società cecoslovacche per la navigazione aerea (Československá Letecká Společnost e Československá Státni Aerolinie, entrambe di Praga), le quali oltre che a gestire le linee aeree interne (Praga-Bruna, Bratislava, Košice, Užhorod, Marienbad, Karlsbad), assicurano in unione ad alcune società straniere (Ala Littoria, Air-France, Lufthansa, Lot, Aeroflot, Lares, O.L.A.G.) il collegamento di Praga con l'Italia, la Francia, la Germania, la Polonia, la Russia, la Romania e l'Austria.

L'aviazione sportiva cecoslovacca era organizzata dai vari aeroclubs regionali e dalla Lega d'aviazione Masaryk. Tali aeroclubs possedevano circa 200 apparecchi a motore e 300 per il volo a vela.

Organizzazione ecclesiastica (p. 612). - La gerarchia cattolica comprende le provincie ecclesiastiche della Boemia, con l'arcidiocesi di Praga (930; metropolitana, 1344) e le diocesi di Budějovice (1785), Hradec Králové (1664), Leitmeritz (1655); della Moravia, con l'arcidiocesi di Olomouc (1603; metropolitana, 1777) e la diocesi di Bruna (1777); della Slovacchia e Carpatorussia, con le diocesi immediatamente soggette di Košice (1804), Mukačevo dei Ruteni (1771; ha parrocchie in territorio ungherese con amministrazione separata; residenza in Užhorod), Baňska Bystrica (1776), Nitra (1024), Prešov dei Ruteni (1818), Rožnava (1776), Spiš (1776); inoltre, amministrazioni apostoliche speciali per Tirnava (1922) e Užhorod (1936).

Finanze (p. 614). - In connessione con la crisi economíca e nonostante i provvedimenti adottati per aumentare le entrate e ridurre le spese comprimibili, gli esercizî 1931-35 accusavano forti deficit e nonostante il miglioramento della situazione economica, per l'aumento delle spese il bilancio non era ancora equilibrato.

Al 31 dicembre 1937 il debito estero ammontava a 8,3 miliardi e quello interno a 38,8. La corona ha subito due svalutazioni (17 febbraio 1934 e 9 ottobre 1936) complessivamente del 30% rispetto alla parità del 1929: il suo contenuto aureo è stato così ridotto da gr. 0,04458 a 0,03121. Il controllo dei cambî, introdotto nell'ottobre 1931, è stato in seguito più volte rafforzato.

Al 31 dicembre 1937 la circolazione era composta dì 7 miliardi di biglietti e oltre 1 miliardo di monete e biglietti divisionali; la riserva era di 2,6 miliardi in oro e 0,5 in divise.

Gl'istituti di credito più importanti sono: la Böhmische Escompte B. und Creditanstalt (1863), la Živnostenská Banka (1868), l'Unione bancaria boema (1872) e la B. für Handel und Industrie (1921; derivata da una banca austriaca del 1895). Nel 1934 fu istituito un istituto di risconto legato alla Banca Nazionale.

Bibl.: V. per le cifre, le pubblicazioni periodiche della Società delle nazioni, soprattutto l'Annuario.

Storia (p. 614).

La crisi economica mondiale si abbatté, con particolare gravità, sulla Cecoslovacchia, paese dalla vasta attrezzatura industriale. La bilancia commerciale, che nel 1931 indicava ancora un'importazione di circa 11 miliardi di corone contro 13 miliardi dell'esportazione, scese nel 1932 rispettivamente a 8 e a 7 miliardi. I disoccupati, che alla fine del 1930 erano 239.000, raggiunsero alla fine del 1931 la cifra di quasi mezzo milione. Né mancarono i conflitti sociali, tra i quali particolarmente grave uno sciopero minerario nella primavera del 1932. Il governo, ispirato dal ministro degli esteri Beneš, cercò di promuovere una collaborazione economica con i paesi dell'Europa danubiana, anche con lo scopo di trattenere l'Austria dall'Anschluss e di attirarla, assieme con l'Ungheria, nella sfera della Piccola Intesa. In questo senso agì alla conferenza degli stati danubiani a Budapest nel febbraio 1932, che però si limitò alla platonica constatazione dell'interdipendenza economica dei paesi danubiani. Dinnanzi al crescente disagio, il gabinetto Udržal si dimetteva il 24 ottobre 1932 ed al suo posto subentrava il gabinetto Malypetr, espressione d'una coalizione di agrarî, socialdemocratici, socialisti nazionali, nazionali democratici e popolari cattolici. Beneš restava agli Esteri. Il nuovo governo provvedeva a un inasprimento delle tariffe doganali e nel giugno 1933 otteneva dal parlamento i pieni poteri in materia economica. Oltre al controllo delle divise, si rese necessaria anche la svalutazione della corona, ché la politica di deflazione, condotta fino allora, aveva imposto dei sacrifici non più sostenibili. La contrazione delle entrate, la riduzione delle esportazioni, l'aumento delle spese in conseguenza dei sussidî ai disoccupati, richiesero severe misure per la difesa del bilancio.

Le drastiche misure finanziarie e doganali e soprattutto la lenta ripresa dell'economia mondiale determinarono un lieve movimento di ripresa (v. sopra). I disoccupati, che alla fine del 1933 avevano raggiunto le 780.000 unità, scesero alla fine del 1934 a 755.000

Gravi difficoltà vennero alla politica interna dello stato dalla sua composizione etnica.

Nel giugno 1932 erano sciolte le organizzazioni della gioventù fascista: un colpo di mano, tentato a Bruna il 21 gennaio 1933, fu subito represso e il generale R. Gajda, capo del movimento fascista, fu arrestato. Ben più gravi furono i riflessi della rivoluzione nazista in Germania. Già nel settembre del 1932 erano stati condannati a Bruna alcuni capi di associazioni giovanili tedesche accusate d'irredentismo. Nel giugno 1933, in un congresso a Komotau, il partito nazista della Cecoslovacchia dichiarava di chiedere soltanto l'autonomia locale dei Tedeschi e di non mirare all'annessione al Reich. Tuttavia il 4 ottobre 1933 il partito nazista e il partito tedesco-nazionale venivano sciolti e vietati. Il 17 ottobre era votata una legge contro i partiti che minacciassero l'indipendenza, integrità, unità, sicurezza dello stato e la sua costituzione repubblicana e democratica, e ai contravventori erano comminati il confino, l'interdizione di soggiorno, la vigilanza speciale. Il 26 novembre i 7 deputati e i 4 senatori nazisti venivano privati del mandato, e contemporaneamente venivano sciolte le associazioni sindacali, sportive e culturali dipendenti dal disciolto partito nazista. All'atto dello scioglimento i deputati nazisti si costituirono in un'Unione dei Tedeschi dei Sudeti, a capo della quale si pose Konrad Henlein. La lotta fu proseguita. Il 12 luglio 1934 era promulgata la pena di morte per ogni azione politica violenta (legge abrogata il 1° gennaio 1936); la legge sui pieni poteri fu estesa anche alle misure di polizia (25 giugno 1935); fu affidato al governo il potere di sciogliere i partiti politici diretti contro la sicurezza della repubblica (24 aprile 1936); venne comminata la privazione della nazionalità ai cittadini che mancassero ai loro doveri verso lo stato (28 marzo 1937). Queste misure provocarono una forte tensione con la Germania e una serie di rappresaglie reciproche. Henlein si appellò alla Società delle nazioni. Nelle elezioni del 1935 ottenne un clamoroso successo sugli altri partiti tedeschi.

Una tensione si produsse nell'aprile del 1934 con la Polonia in conseguenza della situazione della minoranza polacca di Cieszyn (Teschen), di cui il governo di Varsavia lamentava la violenta "cechizzazione". Vi furono rappresaglie e dimostrazioni e non mancarono neppure, nel 1935, incidenti di frontiera.

Tommaso Masaryk, che il 25 maggio 1934 era stato rieletto per la quarta volta presidente della repubblica, si dimetteva il 14 dicembre 1935 a cagione della grave età, concedendo un'amnistia politica e raccomandando Beneš come suo successore. Il parlamento esprimeva la gratitudine della nazione al "presidente liberatore"; Masaryk si spense poi il 14 settembre 1937 nel suo castello di Lány. Al suo posto era eletto il 18 dicembre 1935 Edoardo Beneš; al potere si mantenne la coalizione dei partiti preesistente. Le elezioni legislative del 19 maggio 1935 non modificarono la situazione: i partiti governativi cecoslovacchi (agrarî 45 mandati, socialdemocratici 38, socialisti nazionali 28, populisti 22) subirono qualche perdita che andò a vantaggio dei fascisti (6 mandati) e degli autonomisti slovacchi (22), mentre i partiti tedeschi di sinistra e del centro furono sconfitti dai Tedeschi dei Sudeti (44 mandati); i comunisti (30 mandati) conservarono le loro posizioni. Il Senato riuscì composto di 96 Cecoslovacchi, 33 Tedeschi (23 di Henlein), 5 Magiaro-Tedeschi della Slovacchia, 16 comunisti. Però le elezioni municipali del 7 dicembre 1936 segnarono un rafforzamento della coalizione governativa e qualche perdita dei Tedeschi dei Sudeti e dei comunisti. Il 5 novembre 1935, caduto il gabinetto Malypetr, andò per la prima volta al potere uno slovacco Milan Hodža, che, all'atto dell'elezione di Beneš alla presidenza della repubblica, assunse anche il portafoglio degli Esteri, per poi affidarlo il 29 febbraio 1936 a Kamil Krofta. Il ministero subiva un rimaneggiamento nel luglio 1937 in seguito a un conflitto scoppiato nella compagine governativa per la costituzione di ammassi granarî e del monopolio dei cereali.

La politica estera, basata sull'alleanza con la Francia e con la Piccola Intesa, fu dominata dal problema danubiano e da quello dei rapporti con la nuova Germania hitleriana. Decisa avversaria dell'Anschluss, dell'unione austro-ungherese e della restaurazione asburgica, la Cecoslovacchia non si mostrò disposta a transazioni sulle condizioni imposte all'Austria e all'Ungheria dai trattati di pace. Nel frattempo andò intensificando la preparazione militare: la ferma era portata a 24 mesi (29 novembre 1934), era lanciato un prestito per la difesa (26 maggio 1936), era aumentato il contingente (26 febbraio 1937) ed era predisposta la mobilitazione dell'intero paese per il caso di guerra (18 marzo 1937).

A tutto ciò si aggiunse un nuovo elemento: l'accordo con l'Unione Sovietica. Già il 25 marzo 1935 la firma, a Praga, d'una convenzione di commercio e navigazione con l'U. R. S. S. avvenne con solennità significativa. A seguito poi del patto franco-sovietico del 2 maggio 1935, venne firmato a Praga il 16 maggio un patto di mutua assistenza, contemplante la consultazione immediata per l'applicazione dell'art. 10 del covenant di Ginevra, l'aiuto immediato in mancanza d'una decisione della Società delle nazioni e in caso di aggressione non provocata. Il 10 giugno Beneš si recava a Mosca a sanzionare gli accordi, cui tenne dietro anche una convenzione consolare.

Il patto provocò una violenta reazione in Germania; si accusò, tra altro, il governo cecoslovacco di aver messo a disposizione dei Russi dei campi d'aviazione. Una tensione si verificò pure con l'Italia, a cagione della politica generale cecoslovacca e in particolare dell'atteggiamento ostile in occasione del conflitto etiopico.

Si giunse così alla crisi del 1938, determinata dall'eterogeneità etnica dello stato, dalla quale la Repubblica cecoslovacca esce territorialmente diminuita e con nuova fisionomia.

La dichiarazione di A. Hitler al Reichstag, il 20 febbraio 1938, che la Germania intendeva proteggere "quei Tedeschi che alle nostre frontiere non sono in condizione di assicurarsi da sé il diritto a una libertà umana, politica, dottrinaria"; e poi, nel marzo, l'Anschluss dell'Austria alla Germania, il costituirsi della "grande Germania" avvolgente da tre parti il territorio cecoslovacco, le nuove dichiarazioni tedesche "che il Reich si considera sotto ogni aspetto difensore e patrono di tutti i Tedeschi anche al di fuori delle frontiere della Germania" (Goering, 13 marzo), avevano per immediato effetto di spingere l'Unione dei Tedeschi dei Sudeti, capeggiata da K. Henlein, a chiedere risolutamente la piena autonomia.

Così il 24 aprile, nel congresso dei Tedeschi dei Sudeti, a Karlsbad, Henlein pose otto condizioni per "l'evoluzione pacifica dello stato ceco " e cioè: 1. effettiva eguaglianza di diritti fra i gruppi etnici tedeschi e il popolo ceco; 2. riconoscimento del gruppo etnico tedesco quale personalità giuridica allo scopo di conservare la sua posizione di eguale diritto nello stato; 3. definizione e conferma del territorio tedesco; 4. istituzione di un'autonomia tedesca nel territorio tedesco, autonomia estesa a tutti i campi della vita pubblica quanto si tratti di affari del gruppo etnico tedesco; 5. leggi di protezione per quei cittadini che vivono fuori del compatto territorio dei loro connazionali; 6. abolizione delle ingiustizie perpetrate ai danni dei Tedeschi sudetici fino dal 1918 e riparazione di tutti i danni loro cagionati; 7. accettazione e introduzione del principio "in paese tedesco, ufficiale pubblico tedesco"; 8. piena libertà di dichiararsi di nazionalità e d'ideologia tedesca.

Subito emersero le difficoltà grandissime che si opponevano a un accordo. Risoluto Henlein a non desistere da nessuna delle richieste presentate a Karlsbad; nettamente ostile invece ad accettarle nella loro integrità il governo di Praga, che cercava di guadagnar tempo, pur promettendo concessioni e annunziando la preparazione di uno "statuto delle nazionalità". In seguito a varî incidenti e ad atti di violenza, la tensione divenne rapidamente assai grave non solo tra il governo ceco e i Tedeschi sudetici, ma fra Praga e Berlino: il 21 maggio si poté temere imminente lo scoppio di un conflitto tra Germania e Cecoslovacchia, con ripercussioni di carattere europeo. Superato quel primo criticissimo momento; svoltesi, il 22 e 29 maggio e 12 giugno, le elezioni municipali che davano al partito di Henlein, fra i Tedeschi sudetici, una grandissima maggioranza, s'intensificarono nel giugno le trattative fra il governo di Praga e i rappresentanti dei Tedeschi sudetici, i quali avevano presentato un memorandum sulla base degli otto punti di Karlsbad. Ma le conclusioni a cui il governo cecoslovacco perveniva nel suo progetto di Statuto per le nazionalità, approvato dal Consiglio dei ministri il 27 luglio, non erano tali da soddisfare le richieste di Henlein.

Per facilitare le trattative, alla fine di luglio era inviato a Praga l'inglese lord W. Runciman, che avrebbe dovuto agire da mediatore, con funzioni di consigliere del governo cecoslovacco; ma nonostante l'opera di lui la situazione nell'agosto non migliorava e la difficoltà di conciliare le due tesi opposte permaneva evidente. Per di più, alle rivendicazioni dei Tedeschi sudetici si erano aggiunte quelle del partito autonomista slovacco, guidato prima da Mons. A. Hlinka, poi, dopo la morte di questo (16 agosto), da un direttorio di sei membri; e, soprattutto, le rivendicazioni dei Polacchi della Slesia di Cieszyn (Teschen) e degli Ungheresi compresi nella repubblica: onde il problema delle minoranze nazionali si poneva ormai in tutta la sua complessità. Finalmente, il 5 settembre, il governo di Praga approvava un nuovo progetto "definitivo" in nove punti che ammetteva il principio della auto-amministrazione delle varie nazionalità, salve le questioni riservate al governo centrale "per motivi dipendenti dalla autorità dello stato". Sennonché nello stesso tempo nuovi incidenti fra Sudetici e Cechi aggravavano la situazione: onde, lo stesso giorno in cui il progetto del governo veniva presentato ai rappresentanti sudetici (7 settembre), questi dichiaravano di dover interrompere le trattative per le violenze commesse nei distretti sudetici. È ben vero che, in seguito alle assicurazioni date dal governo di Praga, le trattative venivano riprese il 10 settembre: ma la situazione era ormai a un punto assai critico. E il 12 settembre, nel discorso tenuto al congresso del partito nazionalsocialista a Norimberga, A. Hitler, affermando di non esser disposto a sopportare ulteriormente l'oppressione di cui i Tedeschi sudetici erano vittime, chiedeva per essi il diritto di autodecisione.

Già l'8 settembre una nota dell'Informazione diplomatica dichiarava che i circoli responsabili romani erano pienamente favorevoli alle rivendicazioni di Henlein; una nuova nota del 13 settembre precisava che se si voleva evitare la guerra bisognava "dare ai Sudetici la facoltà di disporre del loro destino"; il 15 settembre un articolo del Popolo d'Italia, intitolato Lettera a Runciman, additava, come unica soluzione possibile, quella dei plebisciti non solo per risolvere il problema dei Tedeschi sudetici, ma altresì quello delle altre nazionalità comprese nello stato cecoslovacco (magiara, polacca, slovacca).

Quello stesso 15 settembre il primo ministro inglese N. Chamberlain, che, di fronte all'aggravarsi della crisi, aveva preso l'iniziativa per un contatto diretto col Führer, s'intratteneva a Obersalzberg con A. Hitler: il risultato di questo colloquio era che i governi di Londra e di Parigi si accordavano su un progetto contemplante: 1. la cessione alla Gemania senza plebiscito dei distretti cecoslovacchi con popolazione in maggioranza tedesca; 2. plebisciti nei restanti territorî aventi popolazione mista ed eventuali autonomie locali nel quadro dello stato cecoslovacco; 3. garanzie internazionali per l'indipendenza e l'integrità del nuovo stato cecoslovacco.

Sotto la pressione anglo-francese il governo di Praga dichiarava di accettare questo progetto. Sennonché gli avvenimenti incalzantisi con vertiginosa rapidità ancora una volta andavano oltre il piano diplomatico: l'aggravarsi della situazione nei Sudeti, le misure militari prese da Praga, le dimissioni del gabinetto Hodža sostituito da un governo presieduto dal gen. Syrový, sospetto di filobolscevismo, rendevano di momento in momento più fosca l'atmosfera; e nel nuovo colloquio col primo ministro inglese, a Godesberg, il 22-23 settembre, Hitler chiedeva che la consegna dei territorî abitati in grande maggioranza dai Tedeschi sudetici venisse senz'altro effettuata entro il 1° ottobre; trascorsa quella data l'esercito tedesco sarebbe entrato nei Sudeti. Il 26 settembre, in un discorso a Berlino il Führer ribadiva queste sue definitive richieste.

La situazione parve precipitare. Praga aveva già mobilitato dal 23 settembre; la Germania aveva pronta un'imponeme massa di uomini, già da tempo richiamata per le manovre autunnali; ora s'intensificarono i preparativi militari della Francia che, dopo prime misure prese alla fine di agosto, provvedeva, col richiamo di riservisti, a mettere in assetto di guerra la linea Maginot, e si aggiunsero i preparativi dell'Inghilterra che, il 27 settembre, mobilitava la flotta e proclamava lo stato di emergenza.

Sembrava inevitabile una nuova conflagrazione europea. Ma nella notte del 27-28 settembre il governo francese rivolgeva al governo inglese il consiglio di richiedere l'intervento del Duce per un supremo tentativo di mediazione; la mattina del 28 settembre l'ambasciatore inglese a Roma, lord Perth, consegnava al ministro degli Esteri italiano, G. Ciano, un messaggio di Chamberlain a Mussolini: e questi otteneva immediatamente da Hitler sia un rinvio di 24 ore nella mobilitazione tedesca, sia l'adesione ad un colloquio proposto dal Chamberlain, e concretato in una riunione fra i capi di governo italiano, tedesco, inglese e francese. Il 29 settembre s'incontravano così a Monaco di Baviera B. Mussolini, A. Hitler, N. Chamberlain ed E. Daladier; e dalla discussione di una giornata usciva l'accordo a quattro, sul progetto-base presentato sin dal primo momento dal Duce, che con la sua geniale energia salvava così la pace del mondo.

L'accordo ha disposto che l'evacuazione da parte delle truppe ceche e per contrapposto l'occupazione da parte delle truppe tedesche del territorio sudetico avvenga tra il 1° e 10 ottobre, secondo una divisione in cinque zone; che una commissione internazionale, costituita dai rappresentanti dell'Italia, della Germania, dell'Inghilterra, della Francia e della Cecoslovacchia, oltre che definire le modalità dell'evacuazione debba determinare i territorî in cui poi dovrà essere effettuato il plebiscito (tali territorî dovranno essere presidiati da truppe internazionali fino a plebiscito effettuato), le modalità e la data (non oltre la fine di novembre) del plebiscito stesso, e debba infine determinare definitivamente le nuove frontiere.

In un allegato all'accordo, i quattro capi di governo hanno dichiarato che i problemi delle minoranze polacca e ungherese in Cecoslovacchia, qualora non siano risolti entro tre mesi, dovianno formare oggetto di un'altra riunione dei quattro capi di governo medesimi; in un altro allegato i governi inglesi e francese hanno dichiarato di mantenere la loro offerta di garanzia internazionale delle nuove frontiere dello stato cecoslovacco contro un'aggressione non provocata, mentre i governi italiano e tedesco hanno dichiarato che daranno per parte loro una garanzia alla Cecoslovacchia non appena saranno state regolate le questioni delle minoranze polacca e ungherese.

Dal convegno di Monaco è pertanto uscita non soltanto la soluzione del problema della minoranza tedesca in Cecoslovacchia, bensì anche la soluzione virtuale del problema delle minoranze polacca e ungherese: e ciò secondo le direttive indicate dal Duce, e da lui affermate ancor più incisivamente, dopo la Lettera a Runciman, nei discorsi di Trieste (18 settembre), di Treviso (21 settembre), di Padova (24 settembre), di Vicenza e di Verona (25-26 settembre).

Il 30 settembre il governo di Praga ha deciso di accettare integralmente le condizioni stabilite a Monaco; il 1° ottobre le truppe tedesche hanno regolarmente iniziato l'occupazione prevista dall'accordo. Pure il 1° ottobre il governo cecoslovacco ha accettato le richieste polacche, rinunciando alla Slesia di Cieszyn, in cui le truppe polacche hanno cominciato ad entrare il 2 ottobre. Il governo ungherese, dal canto suo, appoggiato da quello italiano, ha richiesto l'immediata applicazione anche per quanto concerne la minoranza ungherese, di criterî analoghi a quelli accettati dal governo cecoslovacco per le minoranze tedesca e polacca. Il 5 ottobre Beneš si è dimesso da presidente della repubblica.

Diritto.

Ci limitiamo a segnalare le leggi più importanti, emanate dopo la formazione della Repubblica cecoslovacca: in generale vige ancora, ove non sia abrogata da queste nuove leggi, in alcune regioni la legislazione austriaca; in altre, l'ungherese.

Processo civile. - Vige ancora, come principale, ia legislazione processuale austriaca nella Boemìa, nella Moravia e nella Slesia; la legislazione processuale ungherese nella Slovacchia e nella Russia Subcarpatica. Ma sono state emanate numerose leggi cecoslovacche, dalla prima del 2 novembre 1918, nn. 4 e 5 (questa tratta del tribunale supremo la cui sede è a Bruna) fino alla legge 16 giugno 1936. Notevole, soprattutto, la legge che introduce i tribunali del lavoro (4 luglio 1931), la legge sul concorso dei creditori e il concordato del 27 marzo 1931, la legge sull'avvocatura che esige sei anni di pratica dai candidati. La giurisdizione dei tribunali è separata interamente dall'amministrazione. La soluzione dei conflitti fra tribunali e autorità amministrative viene regolata per legge (legge 2 novembre 1918, con cui fu creato un organo per i conflitti di competenza). I privilegi dei giudici sono: indipendenza, inamovibilità, collocamento a riposo solo per sentenza del consiglio di disciplina o al raggiungimento dei 65 anni (legge 4 luglio 1934).

Diritto e processo penale. - Sono ancora in vigore i vecchi codici penale e di procedura penale austriaci (del 1852 e 1873) e ungheresi, secondo che si tratti della Boemia, Moravia e Slesia o della Slovacchia e della Russia Subcarpatica. Le codificazioni cecoslovacche in queste materie sono in preparazione. Ma bisogna notare che numerosissime leggi speciali cecoslovacche sono state già promulgate. Così, la legge 22 maggio 1919 sulla contraffazione di monete e di valori, con adattamento alle convenzioni internazionali; la legge 11 ottobre 1919 introducente la sospensione condizionale della condanna e la liberazione condizionale; la legge 29 febbraio 1920, n. 121 (costituzione), regolante l'immunità dei membri del parlamento e il diritto di amnistia concesso al presidente della repubblica; la legge 2 aprile 1920 sulla protezione della libertà individuale, del domicilio e del segreto della corrispondenza; la legge 12 agosto 1921 sulla libertà delle riunioni; la legge 19 marzo 1923 sulla difesa della repubblica: sono ivi contemplati gli atti diretti a cambiare la costituzione, gli atti contro l'indipendenza, l'unità, la forma democratico-repubblicana dello stato, il tradimento militare, le lesioni agli organi costituzionali dello stato, le offese all'onore del presidente (per giudicare dei casi più gravi fra questi reati fu organizzato il tribunale dello stato a Bruna); le leggi 23 marzo 1923 e 20 dicembre 1923 sui telegrafi, radiotelefoni, radiotelegrafi; la legge 14 dicembre 1923 sulla protezione del sistema monetario; la legge 3 giugno 1924 sulla corruzione dei pubblici ufficiali e la rivelazione dei segreti d'ufficio; la legge 10 ottobre 1924 disciplinante le obbligazioni dei banchieri; la legge 14 giugno 1928 introducente la riabilitazione; la legge 25 luglio 1929 sulle colonie di lavoro; la legge 16 dicembre 1930, cosiddetta legge sugli alimenti, che punisce coloro che vogliono sottrarsi al dovere di prestarli; la legge 11 marzo 1931 sulla giurisdizione penale per i minorenni (per i minori da 14 a 18 anni le pene sono diminuite, è possibile in ogni caso la sospensione condizionale della pena, il giudice può astenersi dal pronunciare la pena, del tribunale fa parte una persona, che è dedita all'educazione della gioventù); legge 16 luglio 1931 sulla reclusione per i delitti politici; legge 28 giugno 1933 sulla protezione dell'onore (figure di reato, prevedute dalla legge, l'ingiuria, la diffamazione, ecc.; la prova della verità o verosimiglianza esclude sotto certe condizioni la condanna; il giudice può astenersi dal pronunciare la pena; è prescritta una procedura preparatoria di riconciliazione); legge 3 maggio 1934, la quale stabilisce che invece della pena di morte si può pronunciare una pena restrittiva della libertà; legge 9 aprile 1935 sullo spionaggio economico e la rivelazione di un segreto economico all'estero.

Diritto privato. - Nel diritto privato resta ancora in vigore in Boemia, Moravia e Slesia, il codice civile austriaco del 1811 con le novelle e le leggi speciali; nella ffiovacchia e nella Russia Subcarpatiea, il diritto consuetudinario e le leggi speciali già ungheresi. Il nuovo codice civile cecoslovacco, è, insieme col codice processuale civile, già preparato ed è oggetto di discussione parlamentare. Intanto facciamo almeno menzione di alcune fra le numerose leggi speciali cecoslovacche. La legge 23 luglio 1919 ha stabilito la fine della minore età agli anni 21. Importantissima è la legislazione riguardante la riforma fondiaria, e che colpisce la grande proprietà fondiaria. Nessuno può avere in proprietà più di 150 ettari di terra arabile o 250 ettari di terra in genere. La terra eccedente questo limite fu occupata dallo stato, che indennizzò i vecchi proprietarî e l'assegnò ai singoli, in parte costituendo il fondo indiviso di famiglia con limitata disposizione, in parte concedendo l'illimitata facoltà di disporne (leggi 16 aprile 1919, 30 gennaio 1920, 27 maggio 1931). I fedecommessi familiari sono stati aboliti (legge 3 luglio 1934). La legge 12 luglio 1919 trasforma i beni degli abitanti del comune in patrimonio comunale e regola i diritti degli antichi titolari su questi beni; la legge 27 gennaio 1922 concede la facoltà di passare attraverso i fondi altrui per gli impianti telegrafici; le leggi 22 luglio 1919 e 11 luglio 1932 per impianti di elettrificazione. Importante è la legislazione in materia di diritto del lavoro: legge 13 marzo 1928 della protezione del mercato di lavoro; la legge 19 dicembre 1918 introduce le otto ore giornaliere di lavoro; la legge 31 marzo 1925 regola la durata del contratto di lavoro per il tempo del servizio militare; le leggi 1° luglio 1921 e 3 aprile 1925 riguardano l'indennità di licenziamento degli impiegati e degli operai dell'industria mineraria; la legge 11 luglio 1934 regola l'impiego privato; la legge 17 luglio 1919 il lavoro dei fan-ciulli. Nel diritto di famiglia c'è da notare la legge 22 maggio 1919, concernente la conclusione del matrimonio, che avviene o davanti a un'autorità civile, o davanti a un ecclesiastico competente (così come nel diritto attuale italiano). Altra legge tratta dell'adozione (legge 28 marzo 1928). Del tempo della prescrizione trattano le leggi 26 marzo 1925 e 16 dicembre 1926.

Sono inoltre da tenere presenti: le leggi sulla cambiale (13 dicembre 1927); sui diritti d'autore (24 novembre 1926); contro la concorrenza illecita (15 luglio 1927); sui cartelli e monopolî privati (12 luglio 1933); sul contratto di edizione (11 maggio 1923) e di assicurazione (3 luglio 1934). Ampia la legislazione sull'assicurazione sociale.

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