CEFALO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

CEFALO (Κέϕαλος, Cephalus)

G. Cressedi

Giovane eroe della mitologia greca. Cacciatore amato da Eos (v.), che lo rapisce e lo fa suo sposo. In Attica, C. era creduto figlio di Hermes e di Herse, sposo di Eos e padre di Titone. Più tardi questo semplice mito ebbe delle aggiunte consone allo spirito dei tempi ellenistici (Apollod., iii, 14, 15; Ovid., Metam., vii, 687 ss.): C., figlio di Deione, re della Focide, è sposo di Procri e sfugge alle lusinghe di Eos, che invano lo aveva rapito e che, irritata, gli propone di mettere alla prova la fedeltà della sua sposa. La prova fallisce e Procri, piena di vergogna, fugge e riceve da Diana un giavellotto che non sbaglia mai il colpo ed un cane che non si lascia mai sfuggire la preda. Con questi due preziosi strumenti di caccia Procri può riconquistare il cuore di C., che però la uccide per errore con quello stesso giavellotto che ella gli aveva donato.

Un dipinto pompeiano raffigura Eos che addita a C. Procri infedele. Molto più frequente è la rappresentazione di Eos che rapisce o insegue C., di cui si possono distinguere due tipi fondamentali. Nel primo, C. è in braccio ad Eos; non ha attributi, e perciò si ritiene che l'immagine si riferisca alla più antica tradizione e sia precedente al secondo tipo, come vedremo. Al primo tipo, infatti, appartiene il monumento più antico, un acroterio in terracotta da Caere, a Berlino, della seconda metà del VI sec.; seguono alcuni vasi a figure rosse a Firenze, da Vulci e da Tarquinia, una statuetta etrusca in bronzo e uno specchio e un rilievo metallico. Del secondo tipo l'esempio più antico è una metopa di Selinunte in cui sono scomparsi gli attributi di cacciatore propri di C., poi alcuni vasi a figure rosse in cui C. ha i giavellotti ed il cane. Non è facile distinguere C. da Titono: a quest'ultimo si attribuisce piuttosto una lyra (C. V. A., Italia, 914, 1; Arch. Anz., lvi, 1941, p. 387, fig. 35) o un bastone (C. V. A., Deutschland, 319, 1, a Karlsruhe) o può essere disarmato (C. V. A., France 618, 3 e 4). Raramente la figura inseguita da Eos è vestita. Su un vaso nel Museo Blacas (ora al Louvre) si trova la spiegazione del mito, in quanto Eos che insegue C. è posta tra il sole che sorge e la luna che tramonta e significa l'Aurora che rapisce la stella del mattino. Il ratto di C. era raffigurato nel Ceramico (Paus., 1, 3, 1) e sul Trono di Amicle (id., iii, 18, 12). C. cacciatore è sulle monete di Cefalonia in piedi o seduto (Cat. Mc Clean Coll. 6683-6686) e su una gemma (Furtwängler, xxvii, 20).

Per l'iconografia astrologica di C., v. zodiaco.

Monumenti considerati. - 1° tipo: terracotta di Berlino: A. Andrén, Archaic Terracottas, p. 36, tav. ii, 41; vaso a fig. rosse, Firenze: C. V. A., Italia, 654, 1; bronzetto e specchio etruschi: Ann. d. Inst., 1840, p. 149 ss.; Mon. d. Inst., iii, tav. 23; Ann. d. Inst., 1877, p. 444; Monum. d. Inst., x, tav. 39; Not. Scavi, 1936, p. 221, tav. xvi; Jahrbuch, xliii, 1928, p. 189; rilievo metallico: Arch. Anz., 1931, p. 107; 2° tipo: metopa di Selinunte: BrunnBruckmann, 287; vasi a fig. rosse: C. V. A., France, 425,1; Italia, 827,1 (Siracusa). C. inseguito da Eos, vestito: Fiorelli, Vasi di Cuma, tav. xv; vaso del Museo Blacas: Ann. d. Inst., 1838, p. 270; Mon. d. Inst., ii, tav. 55; v. anche frammento a Villa Albani, Roma: Einzelaufnahme, 4035.

Bibl.: E. Saglio, in Dict. Ant., s. v.; A. Rapp, in Roscher, s. v. Kephalos; Schwenn, in Pauly-Wissowa, XI, 1922, c. 217 ss., s. v. Kephalos, n. 1; G. Becatti, Sulle orme di Kephalos, in Arch. Classica, IV, 1952, p. 162.