MALESPINI, Celio

Enciclopedia Italiana (1934)

MALESPINI, Celio

Letterio Di Francia

Avventuriero veneziano, vissuto dal 1531 oltre il 1609, che, dopo avere militato nelle Fiandre al servizio degli Spagnoli, condusse in diverse città d'Italia un'esistenza molto irregolare, ora falsario e truffatore, ora gentiluomo e organizzatore di spettacoli, quando confidente segreto di governi, quando letterato. Ridottosi verso il 1580 nella sua Venezia, pubblicò senza il consenso dell'autore alcuni canti della Gerusalemme liberata; indi tradusse dal francese e dallo spagnolo il Trésor di Brunetto Latini e il Jardín de flores curiosas di Antonio Torquemada. Opera di qualche pregio sono le sue Ducento novelle, composte a Mantova dal 1595 al 1605 per fuggire l'ozio, e pubblicate a Venezia nel 1609.

Esse racchiudono in una goffa cornice boccaccesca 202 novelle, che si fingono raccontate in una villa del Trevigiano da una numerosa brigata che aveva lasciato Venezia a causa della peste. Solo per metà esse sono originali, giacché l'altra metà è costituita da impudenti plagi non confessati: dalle Cent nouvelles nouvelles; dalla Diana di Giorgio di Montemayor; dal Mambriano del Cieco da Ferrara; e dal Doni. Queste e le altre novelle sono presentate in modo da non offendere le suscettibilità della Chiesa e del clero.

Nelle 90 narrazioni originali il M. in luogo dei soliti temi tradizionali espone episodî della propria vita, oppure fatti storici e orrendi delitti, come gli amori del granduca Francesco de' Medici per Bianca Capello. Egli, però, non ha l'arte di organizzare e di ridurre a sintesi efficace una materia così interessante, e tanto meno di esporre le cose in periotli italianamente ordinati e chiari; sicché domina nel suo periodare, come nelle sue avventure, un pittoresco affastellamento di cose.

Bibl.: G. E. Saltini, in Arch. stor. ital., s. 5ª, XIII (1894), p. 25 segg.; G. B. Marchesi, Per la storia della novella ital. nel sec. XVI, Roma 1897, p. 25 segg.; L. di Francia, Novellistica, II, Milano s. a., pp. 154-68.