cellulosa Polisaccaride largamente diffuso nel regno vegetale, dove costituisce il componente base della parete cellulare.
La c. è sintetizzata nei vegetali a partire da carboidrati più semplici, a loro volta ottenuti da
I monomeri di D-glucosio in forma piranica si legano tra loro con legami β (I-4) glicosidici con eliminazione di una molecola d’acqua e formano lunghe catene che nei vegetali risultano disposte le une vicino alle altre con andamento talora parallelo, con conseguente presenza nella c. di zone amorfe e di zone cristalline. La c. in natura generalmente si trova associata ad altri componenti, costituiti da lignina, gomme, cere ecc., come nel legno e in altre parti dei vegetali dei quali in genere la c. costituisce il 40-60%.
La c. è una sostanza bianca, quasi completamente insolubile in acqua e nella gran parte dei solventi, solubile in alcune soluzioni saline. Viene idrolizzata dagli acidi minerali, specie a caldo, per dare prodotti di diversa complessità molecolare: se l’idrolisi è parziale si ottengono prodotti indicati col nome di idrocellulose, se è totale si ottiene come unico prodotto finale glucosio. La c., contenendo diversi gruppi alcolici liberi, può reagire con gli acidi organici e con l’acido nitrico per dare esteri di grande interesse pratico (vernici, fibre, tessili, esplosivi ecc.).
La c. si ottiene industrialmente sottoponendo a trattamenti meccanici e chimici il legno di molte conifere e latifoglie e le fibre di numerose materie prime vegetali (alfa, sparto, canna comune ecc.) e di residui agricoli (paglia); si ottengono così le cosiddette paste di legno. Con soli trattamenti meccanici si ottiene dal legno la pasta meccanica (con resa superiore al 92%); essa si prepara ripulendo i tronchi, scortecciandoli e poi sfibrandoli a mezzo di mole, in presenza di acqua; è formata da tutti i costituenti del legno, a eccezione dei sali solubili in acqua, ridotti in forma di fibra. Trattamenti in autoclave con agenti chimici, seguiti da trattamenti meccanici di sfibratura per separare dal legno e dalle fibre le sostanze incrostanti e le emicellulose, consentono di ottenere la pasta chimica costituita da c. più o meno pura. I vari processi usati prendono nome dal reattivo chimico impiegato. Il processo più utilizzato è quello al solfato, che fornisce pasta di elevata resistenza meccanica e buona opacità: il legno, ridotto in minuzzoli, viene trattato in autoclave con la liscivia di cottura, a temperatura elevata (fino a 160-170 °C); la liscivia è composta principalmente da idrato e solfuro sodico che gradualmente solubilizzano la lignina e le emicellulose, oltre a saponificare le resine. La liscivia esausta ha un contenuto in sostanze organiche che consente di autoalimentarne la combustione in appositi bruciatori, ricavandone energia. Essa viene pertanto bruciata, previa aggiunta di solfato sodico che è ridotto a solfuro e che serve a reintegrare le perdite; le ceneri, che contengono solfuro e carbonato sodico, vengono caustificate con idrato di calcio, ripristinando la liscivia originale. Questa procedura consente anche di limitare i problemi di inquinamento.
La c. ha notevole interesse tecnico nella fabbricazione dei vari tipi di carta; allo stato puro si usa come materia prima per la preparazione di alcune varietà di fibre tessili, cellofan,
I più importanti derivati sono rappresentati dagli esteri con acidi inorganici e con acidi organici (acetato, propionato, butirrato di c.), dagli eteri, alcuni dei quali solubili in acqua (carbossimetilcellulosa), altri insolubili in acqua ma solubili nei solventi organici (benzilcellulosa, etilcellulosa, idrossietilcellulosa ecc.).
AcetilcellulosaEstere della c. con l’
CarbossimetilcellulosaSale sodico della c.; si prepara industrialmente sotto questa forma eterificando l’alcalicellulosa con cloroacetato sodico. Si presenta sotto forma di polvere bianca, inodore, insapore, che nell’acqua si scioglie o si rigonfia a seconda del grado di sostituzione del prodotto. Per il suo carattere idrofilo, per l’elevata viscosità delle sue soluzioni diluite, per le buone proprietà adesive, trova largo impiego nella finitura dei tessuti insieme all’amido, nell’industria della carta, nella preparazione di adesivi, di colloidi protettori, di agenti emulsionanti, di fanghi, nella trivellazione dei terreni ecc.
EtilcellulosaÈ un solido granulare, bianco, inodore, insapore, non tossico che viene preparato riscaldando per diverse ore l’alcalicellulosa con cloruro d’etile a 90-150 °C a una pressione di 10-20 bar. Terminata l’operazione, la pressione viene diminuita consentendo così l’allontanamento delle sostanze più volatili formatesi insieme all’etile (cloruro di etile,
IdrossietilcellulosaEtere della c., ottenuto trattando l’alcalicellulosa con ossido di etilene o con cloridrina etilenica; sostanza bianca, fibrosa, inodore, insapore, stabile alla luce, solubile in solventi organici (etanolo,