RUSTICI, Cencio e Agapito

Enciclopedia Italiana (1936)

RUSTICI, Cencio e Agapito

Remigio Sabbadini

Umanisti oriundi romani. Cencio nacque verso il 1390; viveva ancora nel 1445. Ebbe maestro di latino Francesco da Fiano, di greco Manuele Crisolora. Fu nella cancelleria vaticana dal 1411 al 1445, accompagnando la curia in tutte le varie peregrinazioni. Tradusse dal greco un opuscolo di Aristide, due di Plutarco, l'Axiochus pseudoplatonico e le epistole di Eschine. Ci restano inoltre un'orazione e cinque dediche; ma assai più valgono le venticinque lettere, scritte con forma abbastanza viva e piene di utili notizie sulle condizioni religiose e letterarie del tempo.

Agapito, spesso confuso col padre, nacque verso il 1415, morì nell'ottobre 1464. Studiò diritto civile e canonico a Padova dal 1430 al 1440. Entrato nel sacerdozio, fu nel 1449 nominato da Niccolò V auditore di Rota. Pio II, che l'ebbe in altissima stima, lo creò suo referendario, indi vescovo di Ancona (1460) e subito dopo di Camerino. Agapito si esercitò specialmente nella poesia, dove è ben poco da lodare, oltre la scioltezza e correttezza della forma.

Bibl.: M. Lehnerdt, Cencio und Agapito de' Rustici, in Zeitschr. f. vergleich. Litteraturgesch., XIV (1900), pp. 149-72, 289-318; L. Bertalot, Cincius Romanus und seine Briefe, in Quellen u. Forschungen aus ital. Archiven u. Biblioth., XXI (1929-30), pp. 209-255.

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