Centrosinistra

Dizionario di Storia (2010)

centrosinistra


Formula di governo basata sull’alleanza tra partiti di centro e della sinistra, di solito di impostazione progressista, a egemonia socialdemocratica, laburista o liberal-democratica.

Stagione del centrosinistra

Con questa espressione si intende in particolare la stagione politica italiana che va dal 1962 al 1976, segnata dall’ingresso del Partito socialista nella maggioranza prima, nel governo poi. La crisi del centrismo, da un lato, resa drammaticamente esplicita nel 1960 dalla fragilità del governo Tambroni che si reggeva in parlamento con i voti dei neofascisti del MSI, e la nuova autonomia socialista dal PCI, dall’altro, posero le basi per una politica di forte innovazione che avesse come obiettivo di «allargare le basi dello Stato». Il PSI condizionò il suo appoggio parlamentare al governo all’attuazione di ampie riforme sul terreno dell’economia e della società. Architetto dell’edificio politico del c. fu A. Moro, che dovette superare molte resistenze nella stessa Democrazia cristiana, e la cui iniziativa si incontrò con quella di A. Fanfani nella stessa DC, e con l’azione del leader del PSI P. Nenni e del leader repubblicano U. La Malfa. Agiva in direzione della svolta anche il mutato contesto internazionale, in particolare il pontificato di Giovanni XXIII e la nuova presidenza americana di J.F. Kennedy. Nel febbr. 1962 il governo, presieduto da A. Fanfani, ottenne l’appoggio socialista su un programma che prevedeva come punti salienti la nazionalizzazione dell’energia elettrica (con la costituzione dell’ENEL) e l’istituzione della scuola media unica. La nota aggiuntiva del ministro del Bilancio La Malfa, nel tentativo di superare gli squilibri della società italiana, rimane uno dei documenti di maggiore rilievo di quella esperienza. Nel 1963 si passò a un governo di c. organico, ossia con la presenza dei socialisti all’interno stesso del governo, presieduto da Moro, con Nenni vicepresidente e A. Giolitti (anch’egli socialista) ministro del Bilancio e convinto assertore di quella politica di programmazione economica che tuttavia rimase in parte irrealizzata. La stessa difficile fase attraversata dall’economia, e la stretta creditizia promossa dal ministro del Tesoro E. Colombo e dal governatore della Banca d’Italia G. Carli, costituirono a tale riguardo delle serie ipoteche. Il c. ebbe numerosi nemici, tanto a destra quanto a sinistra. Nell’estate 1964 dovette fronteggiare una minaccia di golpe (il «piano Solo» del generale dei carabinieri G. De Lorenzo) e sul finire degli anni Sessanta la contestazione studentesca e la forte protesta operaia dell’«autunno caldo». Dopo queste vicende, e nonostante risultati rilevanti quali lo Statuto dei lavoratori, l’istituzione delle regioni ecc., l’esperienza del c. iniziò ad andare in crisi. Governi di centrodestra, come quello diretto da G. Andreotti con la partecipazione del Partito liberale, cominciarono ad alternarsi a monocolori DC e a nuovi governi di centrosinistra. Forti tensioni politiche e spaccature erano intanto determinate dalla questione della legge sul divorzio e dall’avanzata elettorale del PCI, la cui proposta di «compromesso storico» (1973) aprirà una nuova e altrettanto travagliata fase.

Il centrosinistra in Italia negli anni Novanta e Duemila

Nonostante la presenza e talora la leadership socialista in altri governi nel corso degli anni Settanta-Ottanta, di c. si torna a parlare solo nel decennio successivo. L’introduzione nel 1993 di un sistema elettorale maggioritario porta infatti alla formazione di due poli, l’uno di centrodestra e l’altro di c., in forte conflittualità: la coalizione di c., guidata da R. Prodi e denominata L’Ulivo, vinse le elezioni del 1996 e guidò il Paese fino al 2001, con l’alternanza alla guida del governo di Prodi (1996-98), M. D’Alema (1998-2000) e G. Amato (2000-01): le principali questioni affrontate furono quelle del risanamento della finanza pubblica (con l’obiettivo della partecipazione dell’Italia all’Unione economica e monetaria europea), della riforma dello stato sociale e del mercato del lavoro, e della definizione di un nuovo assetto istituzionale del Paese (anche a seguito delle rivendicazioni in senso federalista avanzate dalla Lega Nord). Successivamente una nuova coalizione, denominata L’Unione e guidata ancora da Prodi, vinse le elezioni del 2006 e rimase al governo, sotto la guida dello stesso Prodi, fino al 2008.

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