Cerere

Enciclopedia Dantesca (1970)

Cerere

Giorgio Padoan

. Divinità della mitologia classica. Figlia di Saturno e di Opi, dea delle biade e dell'agricoltura, che ella avrebbe iniziata (Mete V 341-345). Fu molto onorata nell'antichità; identificata nella greca Demetra, il suo culto fu collegato ai misteri eleusini.

Ebbe da Giove, che le era fratello, Proserpina, e da un mortale, Iasione, Pluto. Punì con la fame più crudele l'empio Erisittone, che aveva distrutto un bosco a lei sacro. Nella mitografia il nome di C. è legato soprattutto al ratto di Proserpina. Quando Plutone rapì in Sicilia Proserpina portandola con sé nell'Averno, C., disperata per la scomparsa della figlia, la cercò per ogni dove incessantemente, di giorno e di notte, ma sempre invano; allora, adirata, gettò la terra sicula nel lutto impedendole di produrre frutti: finché seppe da Aretusa che Proserpina era divenuta sposa di Plutone e regina dell'Ade. Giove, da lei scongiurato, le promise la restituzione di Proserpina purché la giovane non avesse gustato cibo alcuno nell'Averno: ma Proserpina aveva già succhiato una melagrana. Giove ottenne allora che Proserpina rimanesse sei mesi sulla terra con la madre e sei mesi nell'Averno con Plutone (Met. V 564-567; secondo altri, la permanenza nel regno dei morti sarebbe solo di quattro mesi: donde la stagione invernale, in cui la terra non produce messi). Il mito è stato variamente narrato da molti poeti, greci e latini. I mitografi medievali citano poi un'altra C., figlia del Cielo e di Vesta, che avrebbe generato Acheronte.

D. si limita a nominare C. dea de la biada tra altre divinità pagane (Cv II IV 6) e ad alludere brevemente al ratto di Proserpina (Pg XXVIII 50-51) secondo la versione ovidiana (Met. V 341-571; cfr. in particolare i vv. 388-391).

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