SPECIANO, Cesare

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SPECIANO, Cesare.

Massimo Carlo Giannini

– Nacque a Cremona il 1° settembre 1539, nono figlio del senatore e capitano di giustizia del Ducato di Milano Giovanni Battista e della gentildonna pavese Maddalena Sacco.

Nulla sappiamo dei suoi primi anni di vita, né della sua educazione, anche se è lecito ipotizzare che fosse educato nel segno della cultura umanistica paterna. Studiò diritto a Bologna e a Pavia, dove si addottorò il 18 ottobre 1564. Negli anni pavesi conobbe Carlo Borromeo che lo prese al suo servizio e di cui divenne uno dei più stretti collaboratori: fu il medesimo porporato a ordinarlo sacerdote, nel settembre del 1567, e quindi a nominarlo canonico della cattedrale ambrosiana. Seguì puntualmente Borromeo nei suoi primi difficili anni di esercizio della carica di arcivescovo di Milano: lo accompagnò nella visita delle tre valli elvetiche (Blenio, Leventina e Riviera) che facevano parte della diocesi milanese e fu testimone dei conflitti che l’azione di Borromeo suscitò all’interno della società e delle istituzioni ecclesiastiche milanesi. Nel 1569 il cardinale decise di mandare Speciano a Roma in relazione alla soppressione dell’Ordine degli umiliati e come proprio agente presso la corte papale.

Nel 1571 Speciano fu scelto per partecipare alla legazione in Spagna del cardinale Michele Bonelli, incaricato da Pio V di trattare con Filippo II le numerose questioni giurisdizionali e fiscali pendenti tra la S. Sede e la Monarchia spagnola. Questa esperienza consentì all’ecclesiastico di entrare in rapporti di stima con due importanti membri della legazione: Ippolito Aldobrandini (futuro papa Clemente VIII) e il generale dei gesuiti Francisco de Borja.

Grazie alle relazioni intrecciate, nel 1577 Speciano divenne segretario della congregazione dei Vescovi e regolari e referendario apostolico, senza peraltro cessare di curare gli interessi di Borromeo a Roma. In special modo, egli seguì da vicino le faticose trattative sulle varie materie da tempo oggetto di aspri conflitti giurisdizionali, intavolate a Roma tra gli inviati di Filippo II e papa Gregorio XIII (1578-81). Alla morte di Borromeo fu nominato vescovo di Novara (novembre 1584), sede dove risiedette per solo un anno, perché papa Sisto V lo destinò quale nunzio alla corte di Madrid, nel dicembre del 1585.

Speciano giunse a destinazione nell’aprile del 1586. Qui il prelato si scontrò con una pratica di governo basata sulla scarsa accessibilità del monarca (con cui ebbe solo 14 udienze in tre anni), regolata da una rigida etichetta. Egli fu quindi costretto a ricorrere, malvolentieri, a memoriali da far pervenire a Filippo per mezzo del confessore e del cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, senza peraltro ottenere spesso risposta. D’altra parte le relazioni del Papato erano in quegli anni alquanto tese, a causa delle ricorrenti controversie giurisdizionali sia a Napoli sia nei regni iberici. In questi ultimi il re cattolico esercitava notevole autorità, diretta e indiretta, nella sfera ecclesiastica e la concreta applicazione dei dettami tridentini implicò il sorgere di numerosi e ingarbugliati conflitti. Il nunzio si trovò ad affrontare anche i problemi derivanti da questioni fiscali circa le chiese iberiche, come la riscossione degli ‘spogli’, delle tasse papali sui benefici, dell’excusado e della bolla della crociata, importanti fonti di entrate per la Hacienda reale che dipendevano dalle concessioni pontificie. Negli anni della sua nunziatura, Speciano fu poi un fermo sostenitore della riforma dell’Ordine carmelitano propugnata da Teresa de Ávila.

Il suo soggiorno a Madrid si concluse nel maggio del 1589, allorché tornò a Novara, dove l’anno seguente celebrò un sinodo diocesano e condusse la visita pastorale, nel solco della linea borromaica. Tuttavia, nel gennaio del 1591, una volta eletto papa con il nome di Gregorio XIV, Nicolò Sfondrati nominò il compatriota a succedergli nel vescovado di Cremona. La residenza di Speciano fu però di breve durata perché, nel maggio del 1592, il neoeletto Clemente VIII lo designò nunzio presso la corte dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo a Praga.

Le terre del Sacro Romano Impero erano allora attraversate da numerosi conflitti e divisioni confessionali, oltre che politico-territoriali, che le rendevano un vero e proprio mosaico politico-religioso, nel quale la capacità di manovra della S. Sede era alquanto limitata. Le istruzioni impartite a Speciano, in data 5 maggio 1592, riepilogavano la complessa serie di questioni che si sarebbe trovato ad affrontare, a cominciare dal fatto di doversi destreggiare in una corte in cui vi erano numerosi luterani e calvinisti. Era dunque essenziale che il nuovo nunzio sostenesse gli elementi cattolici della corte imperiale e che favorisse la scelta di un confessore «zelante, prudente et grave» al posto del provinciale degli agostiniani Martín de Guzmán (Die Hauptinstruktionen Clemens’ VIII..., a cura di K. Jaitner, I, 1984, p. 56). In secondo luogo egli avrebbe dovuto promuovere la nomina da parte di Rodolfo II dei titolari dei vescovadi rimasti vacanti in Boemia e Ungheria, anche delle diocesi sotto il dominio ottomano. Un elemento importante era il fatto che le truppe cattoliche incaricate della difesa della frontiera ungherese erano prive di servizi religiosi. Pertanto Speciano avrebbe dovuto impegnarsi per ottenere la presenza di cappellani e che capitani e comandanti fossero cattolici. Allo stesso modo il nunzio avrebbe dovuto operare per la riconciliazione degli utraquisti hussiti con la Chiesa di Roma, più volte avviata e mai portata a termine. Ancor più dettagliate erano le istruzioni al riguardo della difficilissima situazione della Germania, ove il nunzio avrebbe dovuto operare in ogni modo per tutelare gli interessi del cattolicesimo, a cominciare dall’elezione di vescovi di provata fede da parte dei capitoli delle cattedrali, all’interno dei quali, come capitava a Strasburgo, rimanevano esponenti calvinisti che avevano formato un capitolo autonomo e usufruivano dei beni ecclesiastici.

Assai difficile era la situazione della Boemia, ove i cattolici costituivano una minoranza, ma su cui da tempo si concentravano gli sforzi della S. Sede per una ricattolicizzazione. All’arrivo di Speciano a Praga, i quattro principali uffici del regno erano detenuti da esponenti di famiglie della grande nobiltà cattolica (Rosenberg, Lobkowitz, Martinitz e Hradec). Tuttavia, nel corso del 1593, la morte dei titolari e la caduta in disgrazia di Georg von Lobkowitz, strettamente legato al nunzio e ai gesuiti, fecero in modo che la prevalenza cattolica ai vertici del regno boemo fosse di fatto annullata. Maggior successo il nunzio ebbe nel trovare un accordo con l’ala utraquista del movimento hussita, sulla base di una professione di fede in base alla quale gli utraquisti avrebbero mantenuto la comunione dei laici sotto le due specie, sottomettendosi definitivamente all’arcivescovo di Praga o, in sua assenza, al nunzio. Una vicenda più complessa fu quella del nuovo arcivescovo di Praga, Zbyněk Berka z Dubé, designato dall’imperatore, i genitori del quale erano utraquisti e che si era in gioventù comunicato sotto le due specie. Ciò esigette l’apertura da parte del nunzio di un processo per l’assoluzione che avrebbe dovuto essere inserita nel breve di conferma dal pontefice, fatto che avrebbe rinviato la consacrazione e che generò un’aspra contesa tra Speciano e Berka, sostenuto da Rodolfo II. Gli anni successivi furono profondamente segnati per il nunzio dall’amarezza per i contrasti con la corte imperiale, il sostanziale fallimento del riassorbimento degli utraquisti nella Chiesa di Roma e, più in generale, di una linea politica che cercava di trapiantare in un’area molto frammentata dal punto di vista politico e confessionale ideali e direttive della Curia papale improntate a estrema rigidità.

Ai primi di maggio del 1598, Speciano lasciò Praga e si ritirò definitivamente a Cremona, dove operò per l’applicazione dei decreti tridentini in una realtà in cui non mancarono contrasti. Favorì l’apertura del Collegio dei gesuiti (1600), celebrò due sinodi diocesani (1599 e 1603) e condusse un’accuratissima visita pastorale della sua diocesi (1599-1606). Negli anni praghesi, peraltro, Speciano si era interessato alla condizione di Cremona, colpita da una carestia e travagliata da disordini e violenze. In un’interessante missiva del settembre 1593 al connestabile di Castiglia, governatore dello Stato di Milano, egli denunciò come i cremonesi fossero «di natura assai feroci, et inclinati all’armi, forse più che altra città sia in Italia» e che, non a caso, avessero partecipato all’ultima fase delle guerre d’Italia con 38 capitani e innumerevoli ufficiali e soldati. Siffatti «cervelli tanto bellicosi» ora avevano lasciato il mestiere delle armi, ma non la ferocia. Attendevano dunque all’attività di conduzione delle proprietà agricole prese in affitto, finendo però per compiere atti violenti e uccisioni per tutelare i loro affari, «per confini, et acque, et per altre differenze di campagna». Il vescovo suggerì dunque che il governatore emanasse una grida che, sotto pena della perdita della cittadinanza di Cremona, nessun nobile potesse prendere terreni in affitto (Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 9, f. 10, Praga, 6 sett. 1593).

Il naturale traguardo della carriera curiale avrebbe dovuto essere il conseguimento della porpora cardinalizia, che, però, non giunse mai. Non appare al riguardo molto fondata l’ipotesi (N. Mosconi, Introduzione, in La nunziatura di Praga..., a cura di N. Mosconi, I, 1966, p. 34) secondo cui il prelato non avrebbe ottenuto il cardinalato perché considerato troppo filospagnolo.

Morì a Cremona il 21 agosto 1607.

La sua fama intellettuale è legata, fra l’altro, alle Propositioni christiane et civili, raccolta di 861 massime, cominciata a Roma nel 1585 e su cui lavorò sino alla morte (una cui antologia fu edita solo nel 1735 da Ludovico Antonio Muratori).

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 9, f. 10; G. Bentivoglio, Memorie e lettere, a cura di C. Panigada, Bari 1934, p. 85; La nunziatura di Praga di C. S. (1592-1598), a cura di N. Mosconi, I-V, Brescia 1966-1967; Die Hauptinstruktionen Clemens’ VIII. für die Nuntien und Legaten an den europäischen Fürstenhöfen, 1592-1605, a cura di K. Jaitner, I, Tübingen 1984, pp. 53-79; Epistulae et acta nuntiorum apostolicorum apud imperatorem 1592-1628, I, Epistulae et acta Caesaris Speciani 1592-1598, a cura di A. Pazderová, I-III, Praha 2016.

L.A. Cotta, Museo novarese, Milano 1701, pp. 96 s.; F. Arisi, Cremona literata, II, Parmae 1775, pp. 419-423; A. Tadisi, Vita di monsignor C. S., Bergamo 1786; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Clementem IX, Città del Vaticano 1931, p. 173; P. Prodi, San Carlo Borromeo e le trattative tra Gregorio XIII e Filippo II sulla giurisdizione ecclesiastica, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XI (1957), pp. 195-240 e passim; N. Mosconi, La nunziatura di Spagna di C. S. (1586-88), Brescia 1961; M. Marcocchi, La riforma dei monasteri femminili a Cremona. Gli atti inediti della visita del vescovo C. S. (1599-1606), in Annali della biblioteca governativa e libreria civica di Cremona, XVII (1966), pp. VII-X; P.L. Longo, Appunti su C. S., vescovo di Novara, in Novarien, 1968, n. 2, pp. 128-154; G. Lutz, Die Prager Nuntiatur des S. (1592-1598). Quellenbestand und Edition seiner diplomatischen Korrespondenz, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, XLVIII (1968), pp. 369-381; F. Arese, Cardinali e vescovi milanesi dal 1535 al 1796, in Archivio storico lombardo, CVII (1981), p. 208; K. Jaitner, Einleitung, in Die Hauptinstruktionen Clemens’ VIII., cit., pp. CCLI-CCLII; E. Rangognini, Le cinquecentine praghesi del nunzio S., in Annali della biblioteca governativa e libreria civica di Cremona, XXXVII (1986), pp. 67-93; D. Quaglioni, Prudenza politica e ragion di stato nelle “Proposizioni morali e civili” di C. S. (1539-1607), in Annali di storia moderna e contemporanea, II (1996), pp. 45-56; M. Marcocchi, Istituzioni ecclesiastiche e vita religiosa a Cremona in età post-tridentina, in Storia religiosa della Lombardia, VI, Diocesi di Cremona, a cura di A. Caprioli - A. Rimoldi - L. Vaccaro, Brescia 1998, pp. 169-213 e passim; P. Carta, Ricordi politici. Le “Proposizioni civili” di C. S. e il pensiero politico del XVI secolo, Trento 2003; A. Pazderová, La Boemia multiconfessionale e la nunziatura di C. S. a Praga, in Kaiserhof - Papsthof (16.-18. Jahrhundert), a cura di R. Bösel - G. Klingenstein - A. Koller, Wien 2006, pp. 25-32; A. Turchini, Monumenta Borromaica, I, L’archivio di un principe della Chiesa, Cesena 2006, ad ind.; G. Andenna, Per una conoscenza dei problemi quotidiani della diocesi di Novara: le Relationes ad limina di C. S. e Carlo Bascapè, in Novarien, 2017, n. 46, pp. 9-21 e 35-41.

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