Tocqueville, Charles-Alexis-Henri Clérel de

Dizionario di Storia (2011)

Tocqueville, Charles-Alexis-Henri Clerel de


Tocqueville, Charles-Alexis-Henri Clérel de

Storico e politico francese (Verneuil, Seine-et-Oise, 1805-Cannes 1859). Tra i maggiori esponenti del liberalismo ottocentesco, T. discendeva da un’aristocratica famiglia normanna perseguitata durante la Rivoluzione e di sentimenti legittimisti. Giudice al tribunale di Versailles (1827), seguì le lezioni di F.-P.-G. Guizot e si dedicò allo studio della storia d’Inghilterra (1828-29). Ottenne dal ministero degli Interni l’incarico di recarsi in missione negli Stati Uniti (1831-32), insieme all’amico G. de Beaumont, per studiarvi il sistema penitenziario; a interessare i due amici, però, era soprattutto la democrazia all’opera nel giovane Stato. Il risultato del viaggio fu De la démocratie en Amérique (2 voll., 1835 e 1840), un’opera imponente in cui confluiscono lo studio attento dei giuristi e dei pensatori politici americani, le osservazioni sul campo, nonché un retroterra culturale classico nutrito di letture di storici e filosofi antichi e moderni, da Platone a Livio, da N. Machiavelli a J.-J. Rousseau. Nel primo volume dell’opera l’analisi è incentrata sull’assetto della società americana; nel secondo l’attenzione è rivolta piuttosto al destino delle società occidentali. Per T. il segno distintivo dell’Età moderna è la marcia tendenziale e inarrestabile verso l’eguaglianza delle condizioni, ossia verso un tipo di assetto sociale sempre meno disposto a riconoscere privilegi di ceto, diritti particolari attribuiti per nascita, influenze e poteri sociali istituzionalizzati e trasmessi da padre in figlio. Tuttavia, nei due tomi dell’opera traspare anche la preoccupazione che la composizione sociale atomistica, principale frutto dell’eguaglianza delle condizioni, favorisca, attraverso un conformismo di massa, il sorgere di un governo dispotico e il progressivo svuotamento del concetto e della pratica della libertà politica. Eletto deputato alla Camera (dal 1839), T. nella sua attività parlamentare fu relatore della legge sull’abolizione della schiavitù e riferì sulla proposta di riforma carceraria. Schierato nell’ambito dell’opposizione costituzionale, mantenne un ampio margine di autonomia: rimangono famosi i suoi discorsi sulla crisi del sistema politico francese e sull’imminenza della Rivoluzione. Caduto Luigi Filippo e proclamata la Repubblica, T. fu eletto all’Assemblea costituente (1848) e poi nominato ministro degli Esteri (1849), perseguendo una politica filoinglese e antiaustriaca. Il colpo di Stato del 1851 di Luigi Napoleone troncò la carriera politica di Tocqueville. Si dedicò quindi alla stesura de L’Ancien Régime et la Révolution (1856), sulla genesi della Rivoluzione francese, dove sostiene la tesi delle due rivoluzioni: quella liberale del 1789 e quella giacobina, versione aggiornata del dispotismo delle monarchie assolute e all’origine del socialismo moderno con la sua concezione dirigistica dei compiti dello Stato, che al benessere organizzato dall’alto sacrifica l’autonomia del pensare e l’autodeterminazione dell’agire.

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