Chaplin, Charles

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Chaplin, Charles

Francesco Zippel

Il poeta vagabondo

Tra gli attori-registi più popolari della storia del cinema, Chaplin è un poeta dallo sguardo triste ma dalla comicità irresistibile. Massima espressione del suo genio artistico è il personaggio di Charlot, vagabondo tenero e maldestro, povero ed emarginato, umiliato e offeso dalla società, ma sempre pronto a entusiasmarsi, a combattere contro i soprusi e le ingiustizie, a godere dei lati belli e nobili dell'esistenza. Attento osservatore della società del suo tempo, attraverso Charlot seppe rappresentarla con fine ironia e amaro sarcasmo

Bombetta, baffetti e bastoncino

La storia dell'artista inglese ha inizio in un quartiere povero di Londra del 1889. La sua infanzia fu molto difficile, segnata dalla perdita del padre alcolista quando lui aveva solo cinque anni. La madre, un'attrice di scarso successo, fu costretta ad affidare lui e suo fratello Sidney alle cure di un orfanotrofio dove rimasero per due anni. Tornato a casa, Charles decise di intraprendere il mestiere materno, che sarebbe diventato la passione della sua vita. Si dedicò prima al teatro e venne ben presto apprezzato per le sue innate doti d'attore. Entrò a far parte di una compagnia teatrale che gli permise di esibirsi nel 1910 sui palcoscenici di Parigi e New York.

La grande occasione per esordire nel cinema si presentò nel 1914. Era il mese di febbraio quando un pomeriggio Mack Sennett, attore del cinema muto molto celebre a quei tempi, chiamò Chaplin per sostituire uno dei suoi comici. Quel giorno, che avrebbe segnato la 'nascita' di Charlot, Chaplin si trovò a dover inventare in gran fretta un personaggio. Rovistando nel guardaroba degli studi cinematografici, decise di abbinare vestiti improbabili (pantaloni larghi e una giacca molto stretta), cui aggiunse scarpe troppo grandi nonché un cappello a bombetta e un bastoncino sottile sottile per darsi un tocco di eleganza. Decise poi di applicarsi dei piccoli baffi ritagliati da un altro paio di baffi finti più grandi. Fu così che per magia e quasi per gioco nacque il 'Vagabondo' più amato della storia del cinema.

Charlot diverte e commuove

Caratterizzato da un'andatura dondolante, la stessa di un vecchio stalliere che tante volte aveva imitato da piccolo, il personaggio di Chaplin era pronto per far divertire e allo stesso tempo commuovere milioni di persone in tutto il mondo. Charlot l'ingombrante è il titolo del primo film in cui appare il suo eroe, impegnato maldestramente a disturbare un giornalista intento a riprendere una gara di mini-automobili per bambini, completamente sordo alle richieste di non intralciare le riprese. Fu una vera rivoluzione: il film piacque molto, colpì la fantasia del pubblico americano e il successo per Chaplin fu immediato.

Raggiunta la celebrità, in poco più di un anno arrivò a girare ben quindici film, diventando uno degli attori più pagati dell'epoca. Si sarebbe però dimostrato il grande attore e regista che tutti conoscono solo nel 1921, quando realizzò Il monello ‒ il suo primo autentico capolavoro e primo suo film di durata superiore ai 30 minuti ‒ in cui affiorano i ricordi della sua difficile infanzia. Si racconta il rapporto particolare che unisce un vetraio squattrinato (Charlot) e un bimbo abbandonato dalla madre. Tra i due nasce un legame profondo, affettuoso e divertente, un vero legame padre/figlio in cui l'uno riconosce nell'altro un punto di riferimento. Il film è ricco di delicatezza e poesia nel narrare questa vicenda di miseria e di amore, in cui in sogno i poliziotti si trasformano in angeli e volano nel cielo del quartiere.

La danza della fantasia, il gioco della realtà

È del 1925 un film di grande successo, La febbre dell'oro, in cui Charlot si ritrova nel Klondike alla ricerca dell'oro. La storia racconta infatti la tragicomica ricerca della ricchezza da parte del Vagabondo tra le nevi di un'Alaska da fiaba. Il paesaggio ghiacciato non dà tregua al protagonista che, pur di sopravvivere, non esita a mangiare le sue scarpe, addentando i lacci come spaghetti e le suole come succulente bistecche. Poeta dell'assurdo, Chaplin riesce anche a improvvisare per la sua amata una danza con due panini, muovendoli con due forchette e fingendo che si tratti di scarpette da ballo.

Questa comicità venata di tristezza, e non priva di drammaticità, trovò un'ulteriore manifestazione nel film Il circo (1928), dove il Vagabondo si trasforma in un clown follemente innamorato di una cavallerizza. Nato per far divertire i più piccoli ma caratterizzato da una malinconia profonda, quello del clown è un personaggio che si adatta perfettamente all'universo dolceamaro creato da Chaplin.

Il vagabondaggio di Charlot proseguì in Luci della città (1931) dove viene tratteggiata con delicatezza una nuova, grande storia d'amore con una fioraia cieca. Erano ormai gli anni dei film sonori, ma Chaplin volle rimanere fedele al suo stile, rinunciando alla parola ma non alla musica per tratteggiare questo nuovo incontro amoroso. Nel finale farà recuperare la vista alla dolce protagonista del film, non prima però di aver creato una delle sue gag più fantasiose. In un lussuoso ristorante Charlot comincia a mangiare uno spaghetto che sembra allungarsi verso l'alto all'infinito perché è rimasto impigliato a una stella filante attaccata al soffitto senza che lui mostri di accorgersene.

Contro la civiltà delle macchine e le dittature

Il congedo del Vagabondo dalle scene avvenne in maniera originale con Tempi moderni, film con cui Chaplin diede una rappresentazione sarcastica della società del suo tempo, dominata dalla civiltà industriale. Charlot è un operaio in balìa delle macchine, capaci di indurlo a mangiare meccanicamente contro i suoi desideri o di farlo 'danzare' all'interno dei loro ingranaggi. La risposta del Vagabondo è quella della fuga, lontano dalle macchine e in compagnia di una monella molto simile a lui.

I venti di guerra avevano ormai investito tutto il mondo, quando nel 1940 uscì Il grande dittatore (il primo film parlato di Chaplin). Il suo coraggio di cittadino del mondo e il suo genio comico portarono Chaplin a costruire e a interpretare in questo film i due personaggi contrapposti del dittatore Adenoid Hynkel (scoperta allusione ad Adolf Hitler) e di un quieto barbiere ebreo. I due si somigliano fisicamente, ma non potrebbero essere più diversi. Ricco di momenti esilaranti (come la rasatura a ritmo di musica, o l'incontro tra Hynkel e Benzino Napaloni, caricatura di Benito Mussolini), il film trasmette un messaggio universale di pace e tolleranza in un mondo travolto dalla guerra. Vi sono due momenti che danno particolare efficacia al suo monito contro la guerra e gli orrori del nazismo: il grottesco ballo del dittatore con un mappamondo di gomma, che alla fine scoppierà, e il discorso finale del barbiere travestito da Hynkel, vero invito all'amore e alla solidarietà tra gli uomini.

L'addio di Charlot

Il lato più sarcastico e 'cattivo' di Chaplin si manifestò pienamente con le avventure di Monsieur Verdoux (1947). Storia di un bancario disoccupato che sposa e uccide ricche signore per ereditarne le ricchezze, il film diverte lo spettatore obbligandolo al tempo stesso a riflettere sul cinismo di una società che condanna l'omicidio, ma poi accetta la guerra che provoca migliaia di vittime. La definitiva uscita di scena di Charlot avviene però con Luci della ribalta (1952). Qui il Vagabondo ritorna sotto altre vesti, quelle di un anziano clown di nome Calvero che salva dal suicidio una ballerina, le restituisce la gioia di vivere e infine cade e muore sul palcoscenico. Con questo film Chaplin volle firmare una sorta di testamento artistico, reso ancora più prezioso dall'incontro in scena con l'altro grande comico della sua epoca: il malinconico Buster Keaton.

Deciso a prendersi un periodo di riposo dopo le riprese di Luci della ribalta, Chaplin scelse di trascorrere una vacanza in Europa dopo tanti anni di lontananza. Bloccato però nel Vecchio Continente dal ritiro del suo permesso di soggiorno negli Stati Uniti, decise di non farvi più ritorno stabilendosi con la sua numerosa famiglia in Svizzera. E qui trascorse gli ultimi venticinque anni della sua esistenza in compagnia dei numerosi figli e nipoti. E non è un caso che i suoi due ultimi film, Un re a New York (1957), di cui fu ancora protagonista, e La contessa di Honk Kong (1967), con Sophia Loren e Marlon Brando, parlino di personaggi alle prese con problemi di permessi di soggiorno e di passaporti.

Circondato dai suoi cari, Chaplin si spense nel 1977 nella sua casa svizzera di Vevey.

CATEGORIE
TAG

Grande dittatore

Marlon brando

Buster keaton

Mack sennett

Sophia loren