LAMB, Charles

Enciclopedia Italiana (1933)

LAMB, Charles

Mario Praz

Poeta, critico e saggista, nato il 10 febbraio 1775 a Londra, morto ivi il 27 dicembre 1834. Suo padre, un campagnolo inurbatosi per trovare fortuna, era entrato al servizio di Samuel Salt, consulente dell'Inner Temple (collegio degli avvocati), e vi abitava con la numerosa famiglia. L. ricevette una educazione classica a Christ's Hospital, istituto di carità, ed ebbe la fortuna di avere a compagno S. T. Coleridge. Gli anni passati in quell'istituto furono forse tra i suoi più felici; su di essi s'indugerà con nostalgia la memoria dello scrittore maturo. Il L. di Christ's Hospital ci è presentato nei ricordi di un antico compagno di scuola come "un ragazzo amabile e gentile, sensibilissimo e acuto osservatore, compatito dai suoi compagni e dal suo maestro a causa d'una infermità della favella" (era balbuziente). Nel 1789 lasciò la scuola e, ritornato in seno alla famiglia, visse in intimi legami di simpatia intellettuale e d'affetto con la sorella Mary, che, dieci anni più anziana di lui, gli fu come una seconda madre. Probabilmente nell'estate del 1791 L. ottenne un posto d'impiegato a South-Sea House, e dopo non molto fu promosso all'ufficio di contabilità dell'East India Company, che egli servì per quasi tutta la vita. Fino al 1793 si può dire che L. vivesse in un'atmosfera claustrale: i chiostri dell'Inner Temple, e quelli di Christ's Hospital. Poi, l'incanto fu rotto: i Lamb dovettero lasciare l'Inner Temple per un altro alloggio nel trambusto di Londra. Poco dopo cominciarono a manifestarsi nei giovani i segni della follia, ereditaria nella famiglia. Nell'inverno 1795-96 L. dovette passare alcune settimane al manicomio di Hoxton. Era trascorso poco tempo dal suo ritorno in famiglia, quando avvenne la tragedia che doveva decidere del suo avvenire. Mary, che aveva dato frequenti segni di squilibrio, un giorno del settembre 1796, in un accesso di follia, uccise la madre con un coltello tolto di sulla tavola apparecchiata, e ferì il padre alla fronte. Su L., che aveva allora poco più che vent'anni, vennero così d'un tratto a gravare pesanti responsabilità domestiche: fu lui a mantenere il padre e la zia per il poco tempo che ancora restava loro da vivere, e a prender su di sè l'incarico di sorvegliare Mary, poiché non gli bastava l'animo di lasciarla per sempre chiusa in un manicomio.

I primi lavori del L. sono alcuni versi di melanconica rievocazione del passato, che, pubblicati in miscellanee, lo fecero classificare dalla critica contemporanea tra i poeti piagnucolosi (plaintive; sonetti in Poems on Various Subjects by S. T. Coleridge e in Selected Sonnets from Bowles, Bamfylde and others, volumi pubblicati entrambi a Bristol nel 1796; The Grandame, in Poems on the Death of Priscilla Farmer, by her grandson Charles Lloyd, Bristol e Londra 1796: poesie in Poems by S. T. Coleridge, Second Edition, Bristol e Londra 1797, e in Blank Verse by Charles Lloyd and Charles Lamb, Londra 1798); inoltre un raccontino a tinte fosche, A Tale of Rosamund Gray and Old Blind Margaret (Birmingham 1798), che descrive la rovina d'una ragazza di villaggio per opera d'un turpe individuo; e un dramma in versi sciolti, John Woodvil, a Tragedy (Londra 1802), che attesta l'amoroso studio che l'autore aveva fatto dei modelli elisabettiani. Nel personaggio di Rosamund del racconto il L. aveva adombrato, circonfondendola di romantiche tinte, colei che fu il primo e unico amore della sua giovinezza, Ann Simmons (l'Alice W n degli Essays of Elia), ma già nel 1796 il L. scriveva al Coleridge a proposito dei proprî Love Sonnets: "Chiamali schizzi, frammenti, o quel che vuoi, ma non intitolare alcuna cosa mia "Sonetti d'amore", poiché è codesta una passione di cui nulla conservo; grazie a Dio, quella follia mi ha lasciato per sempre".

Oltre a quest'idillio giovanile l'amore non riappare che un'altra volta sola nella vita del L.; ciò avvenne quando nel 1819 il "divino volto ordinario" (the divine plain face) dell'attrice Fanny Kelly (che appare col nome di Barbara S*** nel saggio omonimo) tenne occupati i suoi pensieri. Il L. propose all'attrice il matrimonio, in una lettera piena di semplicità e di sentimento; poi, pregato dalla Kelly di non insistere, sopportò la delusione da uomo di spirito. Questo piccolo dramma, che si svolse in un sol giorno, quanto durò lo scambio delle lettere, contribuì all'evasione del L. nell'atmosfera fittizia dell'umorista Elia. La tragedia familiare del 1796 con le sue gravi conseguenze isolò il L. dalla vita normale: l'affetto e il dovere legarono il suo destino a quello della sorella inferma. Per gli amici che frequentarono la loro casa, tra i quali Wordsworth, Coleridge, Hazlitt, i Lamb furono una coppia inseparabile. La vita del L. è un mirabile esempio di costanza e d'abnegazione. Lo stipendio era scarso, e, nei primi tempi, l'esistenza fu talora resa difficile ai Lamb dalla fama della malattia: i vicini di casa li evitavano, i padroni li vedevano di mal occhio. Più tardi le ristrettezze economiche diminuirono, e la vita divenne più piana ed eguale, intessuta di tenui gioie (le conversazioni con gli amici, i libri. i quadri, il teatro, qualche scampagnata domenicale con la sorella), di vizî veniali (il vino, il tabacco), e di monotonia. Se la fanciullezza del L. si svolse nel recinto di chiostri, la virilità fu tutta occupata dal bisogno di creare una sorta di recinto morale intorno alla propria anima ferita. L'umorismo fornì una difesa e un'evasione. Un altro genere d'evasione fu offerto da un deliberato ritorno all'atmosfera della fanciullezza, che permetteva al L. e alla sorella d'intendersi completamente e armoniosamente. La rievocazione di scene d'infanzia e di dolci memorie divenne il modo abituale per dimenticare l'angoscia di una situazione anormale. Una forma di questo ritorno nostalgico alla fanciullezza fu la composizione, in collaborazione con la sorella, di libri destinati all'infanzia: The King and Queen of Hearts: with the Rogueries of the Knave who stole away the Queen's Pies, Londra 1805 (anonimo); Tales from Shakespeare, designed for the Use of roung Persons, Londra 1807; Adventures of Ulysses, Londra 1808; Mrs. Leicester's School: or, the History of Several young Ladies, relatedby themselves, Londra 1809; Poetry for Children, by the Author of Mrs. Leicester's School, Londra 1809; Prince Dorus, Londra 1811 (anonimo); Beauty and the Beast, Londra s. d. (1811); anonimo). Tra questi volumi, i Tales from Shakespeare rappresentano anche un notevole contributo alla critica drammatica: in essi, e negli Specimens of English Dramatic Poets who lived about the Time of Shakespeare (Londra 1808), il L. fu tra i primi a rimettere in onore e a interpretare adeguatamente i drammaturghi elisabettiani.

I primi accenni del L. umorista li troviamo nelle lettere che egli scrisse intorno al 1800 a Robert Southey e a Thomas Manning, entrambi caratteri gioviali e sereni. Soprattutto nelle lettere al Manning il L. ci appare già nella figura in cui siamo abituati a immaginarcelo attraverso i suoi saggi: un misto di serietà e di buffoneria, di freddurismo e di saggezza. Tipica è la lettera del 1805, dove, ringraziando l'amico d'un dono di carne suina, anticipa di circa quindici anni, quasi con le stesse parole, il famoso elogio del porcellino arrosto. Mettendosi all'unisono con temperamenti sani e superficiali come quelli del Southey e del Manning, il L. adottò quel tono indulgente e leggermente ironico che l'uomo ha talvolta nel parlare di sé come di una creatura diversa, plasmata dalle sue mani, che egli tratta con quella benigna confidenza canzonatoria con la quale i grandi vezzeggiano i bambini. Fin dai suoi primi tentativi, il L. sembrò presentire che in qualche cosa di simile al teatro avrebbe trovato la sua strada: ma se grande era il suo amore per i drammi stampati, grandissima era la sua passione per i drammi rappresentati, per le interpretazioni degli attori: quello che doveva tanto affascinarlo nell'arte del commediante era la possibilità di essere, sia pur per un breve momento, un altro. Trattando sé stesso come un personaggio di fantasia e la propria vita come una fiaba, il L. riuscì a un compromesso che gli permise di tollerare gli affanni e la monotonia della quotidiana esistenza. Emblema di questo stato d'animo, il suo "blando dolce sorriso con una sfumatura di tristezza" ricordato da tutti gli amici del L. che ci hanno descritto la sua fisionomia. Il primo dei saggi che il L. scrisse con lo pseudonimo d'Elia, per il London Magazine dell'agosto 1820, adombra già il carattere che doveva poi avere tutta la raccolta, fatta di ricordi (Recollections of the South-Sea House). Elia era un impiegato italiano che il L. aveva conosciuto trent'anni prima a South-Sea House, il nome fu probabilmente scelto perché anagramma di a lie (cioè "una bugia"). I venticinque saggi, pubblicati tra l'agosto 1820 e il dicembre 1822 nel London Magazine apparvero riuniti in volume nel 1823 col titolo: Elia: Essays which have appeared under that signature in The London Magazine; una seconda serie fu pubblicata nel 1833: The Last Essays of Elia, being a sequel to essays published under that name.

Dopoché nel 1825 il L. ebbe abbandonato l'impiego e potè vivere con più agio, produsse poco o nulla, e in quel tanto agognato periodo di vita libera, conobbe veramente la noia. Uno a uno scomparvero i volti familiari degli amici; Emma Isola, la ragazza che i Lamb avevano adottato (era figlia d'un Italiano impiegato in qualità di Esquire Bedell all'università di Cambridge) li lasciò andando sposa; anche la compagnia della sorella diventò meno continua, per i più frequenti soggiorni di lei al manicomio. Il L. morì di risipola sopravvenuta in seguito a una caduta, pochi mesi dopo la morte del suo diletto Coleridge. Mary sopravvisse al fratello per circa tredici anni, ma furono anni pieni d'ombra e di silenzio per la donna divenuta pressoché incosciente.

Gli Essays of Elia hanno assicurato al Lamb un posto cospicuo tra i classici inglesi. Molti dei saggi partecipano ancora dell'umorismo settecentesco, spassoso e superficiale, avente di mira aspetti esterni della vita umana, abitudini, tipi, modi di vestire: è il genere che continua l'antichissima tradizione dei "caratteri", e, anche, quella meno antica dei "capitoli" berneschi e dei "paradossi" delle accademie del Cinquecento. Tali la Dissertation upon Roast Pig (con la quale si confrontino p. es. Le lodi delle anguille, del ghiozzo, ecc., del Berni), il Complaint of the Decay of Beggars in the Metropolis, e, per il partito preso di dir paradossi, le Popular Fallacies; mentre s'indugiano in spiritose descrizioni di tipi The Two Races of Men, Mrs. Battle's Opinions on Whist, Imperfect Sympathies, e Por Relations, la cui prima parte fa ripensare addirittura a Teofrasto. Ma anche in quei saggi che risentono ancora di consuetudini settecentesche le circostanze autobiografiche aggiungono un sapore nuovo, anzi con esse coincidono spesso i momenti espressivi più felici. Sebbene quelle circostanze affiorino qua e là in tutti i saggi, esse dominano in un gruppo (Christ's Hospital five-and-thirty years ago, Blakesmoor in H..., Dream Children, Old China) ove il L. ci appare nella sua piena originalità e maturità; un gruppo in cui trova perfetta espressione quel lirismo che nelle poesie giovanili (come in The Old Familiar Faces) non si era manifestato che con timidi incompleti accenni. Nei suoi saggi Elia ci parla di sé stesso, della sua vita con la cugina (cioè la sorella), dei suoi amici di collegio, dei luoghi della sua fanciullezza, delle sue passeggiate nei giorni di vacanza, degli aspetti della sua cara Londra, dei suoi autori preferiti, del teatro di cui era appassionato, e ci confida i suoi gusti, le sue antipatie, i suoi ghiribizzi, con l'apparente capricciosità d'una viva conversazione. Lo stile ha la capricciosità del carattere dell'autore: talora solenne e togato, grave di gemme e d'ori massicci di gusto secentesco, o nobilmente e soavemente sentenzioso come quello di Thomas Browne; talora succinto e senza pretese, quasiché, spogliatosi del broccato pesante, indossasse l'abito nero e dimesso dell'impiegato dell'East India Company. Stile artiste solitamente ricco di citazioni e di allusioni, poiché il L. era anche un erudito e un critico di prim'ordine. Alcuni dei saggi raccolgono appunto impressioni di critica letteraria o teatrale, o sono dettati da esperienze o reminiscenze culturali (On some of the old Actors, On the Artificial Comedy of the Last Century, Detached Thoughts on Books and Reading, Sanity of True Genius). Diede prova d'intuito critico e di buon senso nei riguardi di antichi autori (oltreché a rimettere in onore i drammaturghi elisabettiani, fu tra i primi a richiamare l'attenzione sui pregi dei secentisti, il Burton, il Browne, il Fuller), ma non sempre dimostrò giudizio sicuro nel valutare i moderni; se apprezzò esattamente il Burns, il Wordsworth, e, ciò che è anche più meritorio, il Blake, d'altronde dichiarava di non capire lo Shelley, e riteneva il Faust del Goethe inferiore a quello del Marlowe.

Ediz. e trad.: The Life and Works of Charles Lamb, con introduzioni e note a cura di Alfred Ainger, voll. 12, Londra 1899-1900; The Works of Charles and Mary Lamb, a cura di E. V. Lucas, voll. 7, Londra 1903-05 The Works in Prose and Verse of Charles and Mary Lamb, a cura di Thomas Hutchinson, voll. 2, Oxford 1908, con bibliografia; The Letters of Charles Lamb, voll. 5, Boston 1907. Moltissime edizioni popolari dei Tales from Shakespeare e degli Essays of Elia. Antologia degli scritti critici: Lamb's Criticism: a selection... a cura di E. M. W. Tillyard, Cambridge 1923. Vers. ital.: Idilli di Shakespeare raccontati da C. e M. Lamb: versione di G. Celenza, Milano, s. d. (recente); Saggi di Elia, traduzione, a cura di M. Praz, Lanciano s. d. (1924).

Bibl.: Le biografie più importanti sono The Life of Charles Lamb di E. V. Lucas, voll. 2, Londra 1905, e Lamb before Elia di F. V. Morley, Londra 1932; tra le opere di critica, W. Pater, Appreciations, Ch. Lamb, Londra 1889; A. C. Swinburne, Miscellanies, Ch. L. and George Wither, Londra 1886; W. L. Macdonald, Ch. L., Greatest of the Essayists, in Pubblications of the Modern Language Association of America, XXXII (1917); per l'Italia, oltre all'introduzione alla versione dei Saggi succitata, F. Olivero, in Studi su poeti e prosatori inglesi, Torino 1925. Tra gli studî particolari, A. Bateman, in Notes and Queries, 4ª serie, VIII, novembre 1871 (la fonte della Dissertation oupon Roast Pig nella versione inglese della Turkish Spy del Marana, IV, lib. 1°, lett. 5). Tra i libri sussidiarî, The Letters of Thomas Manning to Ch. L., a cura di G. A. Anderson, Londra 1925.