CHIROMANZIA

Enciclopedia Italiana (1931)

CHIROMANZIA (gr. χείρ "mano" e μαντεία "divinazione"; fr. chiromancie; sp. quiromancia; ted. Chiromantie; ingl. palmistry)

Emilio Servadio

Etimologicamente, dovrebb'essere l'arte di predir l'avvenire delle persone in base ai segni e alla forma della loro mano. In pratica si confonde con la chirognomia, e con la chiroscopia e prende in considerazione non solo il futuro, ma qualsiasi altro argomento, riferibile all'individuo esaminato.

Cenni storici. - Che la chiromanzia fosse anticamente conosciuta e applicata non v'ha dubbio. Alcuni passi biblici (Giobbe, XXXVII, 7; Prov., III, 16) si son prestati, è vero, a false interpretazioni, ancor oggi ripetute e diffuse, e su cui non occorre soffermarsi. Ma Aristotele (framm. 261 Rose; 493 b 33;896 a 37; 964 a 33) tratta esplicitamente del numero e della lunghezza delle linee della mano e dei loro rapporti con la longevità. E Plinio (Nat. Hist., XI, 273), riferendosi ad Aristotele annovera, tra i segni di vita breve, anche plures in manu incisuras. Antistene, Polemone, Adamanzio, Anassagora si occuparono di chiromanzia. Una opera intera di Artemidoro di Daldio (Χειροσκοπικά) sul medesimo soggetto, è andata perduta. Cenni sulla chiromanzia troviamo inoltre in Ippolito (Philos., IV, 1, 7), in Giovenale (VI, 581), ecc. Tanto in Grecia quanto in Roma la chiromanzia, pur non facendo sempre parte integrante del culto, ebbe periodi di grandissimo favore. Quasi certamente essa derivò dall'astrologia, attraverso le teorie dell'influsso dei pianeti sul corpo umano, e costituì una specie di semplificazione riassuntiva di tali dottrine, al pari dell'arte di trarre oroscopi dalle rughe della fronte (metoposcopia). La coltivarono, oltre ai Greci e ai Romani, varî altri popoli. La letteratura cabbalistica contiene numerosi accenni all'Ḥochmath-ha-yād (cfr. l'ed. Varsavia 1902, e cod. Gaster, 443, fol. 90b f). Un passo delle leggi di Manu (Sacred Books of the East, VI, 50), riportato integralmente anche nel Vāsiśtha Dharmaśāstra (ibid., X, 21) la cita, pare, esplicitamente (añgavidyâ). L'arte d'interpretare i segni del corpo umano (mahāpuruṣalakṣaṇa) comprendeva certo, in India, anche la chiromanzia. Gli Zingari, poi, l'hanno praticata in ogni tempo e così si dica dei Cinesi. Molti popoli primitivi la coltivano tuttora.

Nel Medioevo (Alberto Magno) e più nel Rinascimento, la chiromanzia interessò non poco scrittori come Paracelso e Cardano. Taluni, come Giovanni de Hayn (de Indagine), Tricasso da Mantova, Bartolomeo Coclès, ecc., dedicarono all'argomento interi trattati. Più tardi la chiromanzia decadde, parallelamente a tutto il pensiero occultistico, e solo risorse completamente nel sec. XIX, specie ad opera di D'Arpentigny e Desbarolles, che cercarono di sistemarne in modo stabile le numerosissime equazioni simboliche, su cui si era sbizzarrita la fantasia dei loro predecessori.

Sistematica. - L'esame chiromantico, secondo i sistemi più noti, prende in considerazione la mano sinistra, come quella che è meno deformata dall'attività quotidiana, e si riferisce soprattutto: 1. alla forma della mano e delle singole dita; 2. alla lunghezza di queste ultime rispetto al palmo, o nei confronti fra loro, e alla lunghezza delle falangi; 3. alle linee della mano e del polso; 4. alle sporgenze (monti) del palmo. I primi due gruppi di osservazioni costituiscono la chiroscopia e la chirognomia propriamente dette, e ad essi è lecito riconoscere un generico fondamento. Non così può dirsi degli ultimi due, nei quali manca un legame razionale tra osservazione e deduzione.

Le principali equazioni, suddivise secondo i gruppi indicati, sono a ogni modo le seguenti:

1. Forma della mano e delle dita e loro proporzioni. - La mano può essere, rispetto al corpo, piccola o grande; la sua forma può essere lunga o corta, larga o stretta; le dita rispetto al palmo possono essere lunghe o corte, e secondo la forma si distinguono in dita a punta, coniche, a spatola, lisce, nodose, ecc. La mano piccola, si suol dire che indica bontà; la mano lunga sensibilità e finezza; le dita a punta indicherebbero eccesso d'immaginazione, impressionabilità, disordine; quelle coniche senso estetico; quelle a spatola attitudine al lavoro intenso, praticità, ecc. Particolare attenzione rivolgono i chiromanti alla forma del pollice, le cui falangi corrisponderebbero rispettivamente alla volontà, all'intelligenza, e al mondo delle cose materiali. Il pollice a palla indicherebbe tendenze basse o delittuose.

2. Linee della mano. Costituiscono l'oggetto principale dell'esame chiromantico. Si distinguono: la linea del cuore, che è la prima in alto sul palmo; la linea della testa, in mezzo trasversalmente, con l'inizio tra il pollice e l'indice; la linea della vita, che parte anch'essa tra il pollice e l'indice e termina a sinistra in basso verso il polso; la linea della fortuna, che parte dal polso e va verso il dito medio; la linea epatica (talora assente) che parte pure dal polso e va verso il dito mignolo. Oltre a queste, che sono le linee principali, se ne considerano varie altre, tra cui la linea del Sole, che parte tra l'epatica e la linea di fortuna e va verso l'anulare, e l'anello di Venere, linea che descrive un arco tra la base dell'indice e quella dell'anulare. Anche queste ultime due possono mancare. Vi sono poi molti altri segni: lineette, triangoli, punti, stelle, quadrilateri, isole, croci, catene e griglie, a cui si dà un significato speciale a seconda della loro posizione, forma o grandezza.

La linea del cuore corta indicherebbe scarso sentimento; lunga e ben marcata, senza rotture o altri segni, felicità negli affetti; troppo lunga, sensualità; frastagliata o intrecciata, dispiaceri; spezzata, malattia di cuore, ecc. La linea della testa diritta e lunga sarebbe indizio di lucidezza mentale, d'intelligenza elevata; troppo lunga, di avarizia e di calcolo; larga e pallida, d'intelligenza mediocre; troppo corta, di debolezza di costituzione; rimontante verso il mignolo, di abilità negli affari; terminante con una stella, di pazzia, ecc. La linea della vita indicherebbe, se lunga e ben marcata, tranquilla longevità; se corta, vita breve; se pallida, salute malferma; se spezzata, malattia mortale, ecc. Particolarmente favorevole sarebbe il presagio fondato sull'esistenza di una doppia linea di vita. Le linee del polso indicherebbero anch'esse la durata globale della vita (trent'anni per ciascuna). La linea della fortuna diritta e completa sarebbe segno di sicuro orientamento nella vita, e di successo; se si ferma alla linea di testa, di arresto improvviso di carriera; se è spezzata in più punti, di alti e bassi di fortuna. L'assenza di questa linea indicherebbe una vita insignificante. La linea epatica netta e diritta indicherebbe salute eccellente; tortuosa o segmentata, malattie di fegato; se forma un triangolo con quella della fortuna e quella della testa, starebbe a indicare notevoli facoltà intuitive, ecc. La linea del Sole sarebbe segno di spiccate attitudini artistiche, di serenità e dirittura morale; l'anello di Venere ben marcato indicherebbe grande vitalità e sensualità.

3. Sporgenze o monti. - Sono sette: il monte di Giove, alla base dell'indice, indicherebbe, se prominente, nobili ispirazioni, carattere sereno; quello di Saturno, alla base del medio, carattere riflessivo, spesso malinconico, disposizione agli studî severi; quello di Apollo, alla base dell'anulare, idealismo, senso estetico, amore del lusso; quello di Mercurio, alla base del mignolo, disposizione agli affari, eleganza, eloquenza; quello di Marte, verso cui termina la linea della testa, coraggio, dominio di sé stessi; quello della Luna, sotto il precedente, immaginazione, malinconia; quello di Venere, alla base del pollice, galanteria, sensualità, amore delle belle forme, ecc. Se i monti sono troppo sporgenti, indicano esagerazione o perversione delle anzidette qualità; se sono appena accennati o assenti, la loro mancanza.

Non ci soffermeremo sulle infinite combinazioni cui dànno luogo i rapporti tra linee e monti, o la posizione dei varî segni particolari su questi o su quelle. Qui l'arbitrario non è più soltanto prerogativa della chiromanzia come tale, ma diventa, spesso e volontieri, caratteristica dei singoli chiromanti, rispetto alla dottrina da essi coltivata. Ché se talvolta l'esame chiromantico può essere un mezzo di fissare l'attenzione e di determinare nell'osservatore l'emergere di facoltà chiaroveggenti (v. chiaroveggenza; psichica, ricerca), non si può più parlare allora di chiromanzia.

Bibl.: C. S. D'Arpentigny, La Chirognomonie, Parigi 1843; A. Debarolles, Les mystères de la main, Parigi 1859; id., Les mystères de la main. Révélations complètes, Parigi 1879 (varie edd. succesive); A. De Thèbes, L'énigme de la main, Parigi 1900; J. Leclercq, Le caractère et la main. History et documents, Parigi 1900; Wood, Scientific palmistry, Londra 1900; N. Vaschide, Essai sur la psychologie de la main, Parigi 1909; E. Alta, Signum. Traité complet de chiromancie pratique, Vichy 1924; M. Choisy, Chirologie, Parigi 1927; M. Raschig, Hand u. Persönlichkeit, Amburgo 1930, 2 voll.

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Etimologicamente

Dharmaśāstra

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