PLASTICA, CHIRURGIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

PLASTICA, CHIRURGIA (XXVII, p. 489)

Luigi TONELLI

Si può dire che un nuovo periodo nella chirurgia plastica è sorto da quando V. P. Blair e J. B. Brown (1929) hanno introdotto il concetto dell'innesto intermedio (cosiddetto split grt), col quale vengono utilizzati lembi tagliati nello spessore stesso del derma. Questa specie di innesti riuniscono i vantaggi degl'innesti epidermici alla Tiersch con quelli degl'innesti cutanei a tutto spessore secondo Wolfe: mentre, cioè, è quasi costante il loro attecchimento, essi offrono nello stesso tempo ottime garanzie contro le retrazioni cicatriziali, assicurando un buon esito definitivo. Inoltre, a differenza di ciò che si verifica negl'innesti a tutto spessore, l'area dalla quale è stato prelevato il lembo va incontro alla guarigione spontanea in un tempo relativamente breve, poiché restano in situ germi epiteliali dai quali procede la rigenerazione.

Lo spessore ideale dei lembi di questo genere - come è stato dimostrato dall'esperienza clinica e dalle ricerche negli animali - corrisponde al 75% dello spessore della cute, onde si parla di innesti di tre-quarti di spessore; per l'individuo adulto questa misura equivale a circa 0,50-0,60 mm., ma i valori assoluti variano - com'è ovvio - quando si tratti di soggetti di giovane età.

Ciò in teoria; in pratica grandi difficoltà sono state incontrate in passato nell'esecuzione del metodo, essendo cosa assai ardua prelevare a mano libera un largo lembo cutaneo di spessore uniforme. Un certo vantaggio è stato ottenuto con le suction boxes ideate dagli stessi Blair e Brown, ma il problema è stato risolto solo con l'introduzione da parte di E.C. Padgett (1938) del suo dermatomo. Si tratta di uno strumento il quale permette di ottenere lembi rettangolari di 10 × 20 cm., di spessore determinato (da 0,20 mm. a 0,8-i mm., pari allo spessore di tutta la cute) e perfettamente uniformi. Esso è costituito da un tamburo semicilindrico, girevole intorno ad una manopola e da una lama, la quale può essere fissata a una determinata distanza dal tamburo suddetto. Quest'ultimo, dopo essere stato spalmato con una sostanza adesiva, viene applicato sulla pelle, che solleva e mantiene distesa, offrendola alla lama che la seziona. Il lembo così ottenuto è distaccato successivamente dal tamburo ed è pronto ad essere applicato nella nuova sede. È necessario che l'area che deve accogliere l'innesto sia opportunamente preparata (raschiamento delle granulazioni esuberanti se si tratta di una superficie granulante, emostasi rigorosa nel caso di una ferita recente, rispetto a tutte le regole dell'asepsi). Il lembo è fissato con una serie di punti di sutura e mantenuto esattamente a contatto con la superficie sottostante mediante una fasciatura compressiva opportunamente eseguita. Per favorire l'adesione immediata dell'innesto viene usato anche il metodo proposto da M. Sano (1942): la superficie che deve accogliere l'innesto è umettata col plasma ottenuto dal sangue stesso del paziente, mentre l'innesto è spalmato con una soluzione di leucociti della stessa fonte.

Molta importanza per la buona riuscita del metodo (che spesso viene applicato in pazienti in cattive condizioni generali, ad esempio negli ustionati) hanno le cure pre- e postoperatorie, con lo studio e la reintegrazione del ricambio proteico e idro-salino, col miglioramento della crasi sanguigna, con un elevato apporto vitaminico.

Con questo metodo di innesti liberi cutanei di tre quarti di spessore si provvede al giorno d'oggi a molte condizioni patologiche che nei tempi passati costituivan0 un dominio esclusivo delle plastiche mediante lembi peduncolati: si ricordano, tra le più comuni, le piaghe e le deformità consecutive ad ustioni gravi (nelle quali il metodo ha trovato largo campo di applicazione ed il suo stesso collaudo durante l'ultima guerra), le lesioni cutanee da raggi roentgen e da radium, le ulcere varicose ribelli ad ogni terapia di altro genere, la sindattilia, le perdite di sostanza secondarie all'asportazione di estesi tumori cutanei. Ma questo tipo di innesti si è dimostrato utilissimo anche in interventi plastici di grande delicatezza, come nel rifacimento di cavità naturali (bocca, orbita, vagina). Nei riguardi del metodo dei lembi tubulati, il metodo degl'innesti liberi ha prima di tutto il vantaggio del tempo, della maggior facilità di esecuzione, del fatto che riduce al minimo le cicatrici; i lembi tubulati conservano tutto il loro valore quando sia necessario rivestire una determinata superficie con un tegumento di spessore più considerevole.

Bibl.: E.C. Padgett, Skin grafting, Baltimora 1942.

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