Cibo

Enciclopedia Dantesca (1970)

cibo

Riccardo Ambrosini

. Attestata sette volte nel Convivio, la voce ha significato concreto in III III 9 per la natura... de le piante, ha l'uomo amore a certo cibo, non in quanto è sensibile, ma in quanto è notribile, e quello cotale cibo fa l'opera di questa natura perfettissima... E però vedemo certo cibo fare li uomini formosi e membruti e bene vivacemente colorati, e, forse, in I I 7 miseri quelli che con le pecore hanno comune cibo. Nelle altre significa, come traslato e in metafore, il " sapere " in quanto nutrimento spirituale di quelli pochi che seggiono a quella mensa dove lo pane de li angeli si manuca ( I I 17; così al § 6 innumerabili quasi sono li 'mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati; IX 2; II I 1 però che più profittabile sia questo mio cibo, prima che vegna la prima vivanda voglio mostrare come mangiare si dee).

Delle sedici attestazioni nella Commedia (di cui in rima la sola di Pg XXXI 128) il significato, che unisce, nell'allegoria, la concretezza dell'immagine all'astrattezza del valore morale-religioso, è chiaro in almeno due passi (Pg XXII 141 Li due poeti a l'alber s'appressaro; / e una voce per entro le fronde / gridò: " Di questo cibo avrete caro "; Rime LXXXIII 33, per cui v. oltre; Pg VIII 99 una biscia, / forse qual diede ad Eva il cibo amaro). Uso traslato se ne trova in altri cinque passi, di cui quattro sviluppano il motivo sopra accennato del pane de li angeli (Pg XXXI 128 l'anima mia gustava di quel cibo / che, saziando di sé, di sé asseta; Pd V 38 convienti ancor sedere un poco a mensa, / però che 'l cibo rigito c'hai preso, / richiede ancora aiuto a tua dispensa; XIX 27 solvetemi, spirando, il gran digiuno / che lungamente m'ha tenuto in fame, / non trovandoli in terra cibo alcuno; e XXV 24 laudando il cibo che là sù li prande), e uno condensa nella metafora la difficoltà di digerire un cibo mal cotto, con la confusion de le persone (Pd XVI 69).

Con senso concreto, infine, c. si incontra in If XXXIII 44 l'ora s'appressava / che 'l cibo ne solëa essere addotto; Pg XIV 44 brutti porci, più degni di galle / che d'altro cibo; XXII 147 Danïello / dispregiò cibo e acquistò savere; Pd XXI 115 pur con cibi di liquor d'ulivi / lievemente passava caldi e geli; XXI 129 prendendo il cibo da qualunque ostello; XXVII 132 Tale... / poi divora... / qualunque cibo per qualunque luna; e in tre celebri similitudini: Pd III 91 s'un cibo sazia / e d'un altro rimane ancor la gola; IV 1 Intra due cibi, distanti e moventi...; XXIII 5 Come l'augello... / posato al nido de' suoi dolci nati / ... per trovar lo cibo onde li pasca. È collegato con l'espressione del peccato della golosità, oltre che in Pg XXII 141 e 147, in Rime LXXXIII 33 Qual non dirà fallanza [" peccato "] / divorar cibo ed a lussuria intendere?

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