BARUZZI, Cincinnato

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)

BARUZZI, Cincinnato

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Nacque a Imola il 16 marzo 1796 da Vincenzo Luigi, ingegnere civile e professore, e da Maria Tadolini, figlia dell'architetto Francesco. Frequentò, all'Accademia di Belle Arti di Bologna, la scuola del celebre Giacomo De Maria. Passato alla Pontificia Accademia, sempre di Bologna, vinse, diciottenne, il premio dell'"alunnato" e il concorso che gli permise di trasferirsi a Roma per perfezionarsi nell'arte e negli studi: qui giunto, nel dicembre del 1816, fu ben presto accolto nello studio del Canova. Nel 1819 vinse il premio Canova, istituito - dallo stesso scultore per favorire giovani artisti meritevoli. Alla morte del maestro ebbe l'incarico dagli eredi di prendere la direzione del famoso studio di via delle Colonnette. In questo periodo mise mano a varie opere che dal Canova erano state lasciate incompiute (come la statua di Pio VI per S. Pietro; una replica del Paride che passò poi in proprietà di lord Lansdowne a Londra; Ettore e Aiace che furono acquistati dal banchiere Treves dei Bonfigli di Venezia; la Dirce per Giorgio IV d'Inghilterra), e tradusse in marmo la grande Pietà che il Canova aveva destinato al Tempio di Possagno (il bozzetto canoviano è nella Gipsoteca di Possagno: il marmo del B. è nella chiesa di S. Salvatore a Terracina). Fu così coinvolto in tutte le invidie e polemiche che nacquero intorno all'eredità dello studio del Canova; continuò tuttavia a lavorare intensamente acquistando rinomanza con alcune sue statue che ispirandosi a soggetti letterari incontravano il gusto del momento. Nel 1831 fu nominato professore di scultura nella Pontificia Accademia di Bologna, dove ebbe numerosi allievi e dove insegnò per un trentennio, fino al 1860. In quell'anno fu collocato in pensione, ma gli fu concesso l'intero stipendio mentre veniva nominato professore onorario dell'Accademia e ispettore delle opere plastiche a disposizione del ministero.

Nel 1836 aveva sposato Carolina Primodi, che aveva studiato pittura con S. Guizzardi. Pur non prendendo mai parte attiva agli avvenimenti politici, ebbe amicizie nell'ambiente dei patrioti (F. Arese, S. Gherardi) che lo resero politicamente sospetto.

Nel 1836 aveva acquistato e restaurato una bella villa (Eliso) sull'ameno colle dell'Osservanza presso Bologna, e lì aveva raccolto quadri, sculture (anche marmi del Thorwaldsen e bozzetti del Canova), oltre ad una raccolta di forme di cammei antichi e moderni particolarmente importante. Nel 1849 la villa fu occupata dagli Austriaci e le sue collezioni furono in gran parte disperse; all'Eliso il B. si ritirò nel 1860 (anno in cui gli morì la moglie) e, nostante le numerose onorificenze ricevute da papi e sovrani e la sua appartenenza a numerose accademie, vide l'isolamento e il silenzio farsi sempre più grandi intorno a lui. Morì all'Eliso, il 26 genn. 1878, ormai dimenticato dalla cultura ufficiale.

Lasciò erede della sua villa, oggi chiamata "La Baruzziana", e di tutti i suoi beni il Comune di Bologna perché provvedesse all'istituzione del premio Baruzzi, tuttora attivo, per incoraggiare giovani pittori, scultori e musicisti.

Vissuto nell'alone del Canova, si mantenne fedele per tutta la vita ai canoni ed agli esempi del maestro: fedeltà che fu il motivo fondamentale dell'incomprensione che per vari decenni, lui ancora vivo, oscurò il suo nome di artista acclamato e ammirato al suo fiorire. Delicato nell'imitazione del Canova, elegante, aggraziato, ma freddo, non seppe crearsi una scuola. Corretto nelle esecuzioni, ma convenzionale, la sua tecnica era perfetta, ma la sua natura di artista non pareva partecipare. Tuttavia come rappresentante del neoclassicismo meriterebbe, forse, una maggiore considerazione.

Si ricordano fra le sue opere (egli stesso pubblicò un Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. C. B., Bologna 1860): Psiche (1824), di cui esistono varie versioni (una alla Pinacoteca di Bologna; una acquistata nel 1845 dallo zar Nicola fu portata a Pietroburgo); Il sogno di Venere (Bologna, Villa delle Rose; una copia andò a Pietroburgo con la Psiche, un'altra a Versailles, un'altra fu acquistata dai Savoia), Silvia (1826; anche questa in varie versioni: Brescia, Pinac. Tosio Martinengo; diverse copie per collezioni d'Europa: una si trovava a Woburn Abbey, propr. del duca di Bedford); Nerina al bagno per il conte Bertolazzone (quando il B. si recò a Torino per collocare l'opera conobbe il conte C. Saluzzo che lo incoraggiò a scolpire qualcosa per Carlo Alberto; il B. abbozzò nello studio di P. Palagi, a Torino, un Trionfo della Vergine che fu commissionato dai Savoia, ma per gli eventi bellici non fu poi mai tradotto in marmo e fu causa di lunghe trattative tra il B. e i Savoia; se ne ha il bozzetto in terracotta a Imola in casa del dott. G. Piani); Eva (Milano, Gall. d'arte moderna; un'altra versione, Eva che coglie il pomo, ultima opera a cui pose mano, il B. volle che fosse posta sulla tomba sua e della moglie alla Certosa di Bologna, dove si trova tuttora). Numerosissimi sono i busti eseguiti dal B.: oltre alla copia del busto di Silla dei Musei capitolini mandata in dono dal B. al Comune, di Imola nel 1844, nella Biblioteca di quella città si trova il busto del Conte A. D. Gamberini, donato dal B. nel 1829 quando questi fu fatto cardinale (in quell'occasione il Comune gli ordinò il ritratto di L. Valeriani Molinari conservato nella stessa Biblioteca); nell'aula del Consiglio comunale di Imola si trovano l'erma con il ritratto di Pellegrino Salvigni e il cenotafio a ricordo di F. Alberghetti. Nel 1834eseguì il busto della Malibran che si trova a Bologna, al Liceo musicale; allo stesso istituto era destinato il busto del Rossini, commissionatogli nel 1842, ora perduto (un busto-ritratto del Rossini, forse lo stesso, era stato acquistato nel 1846dall'editore Ricordi, ma comunque è perduto). Numerosi sono i ritratti di Pio IX, che posò per il B. nel 1846appena eletto, e di Gregorio XVI. Si ricordano, inoltre, il busto di Vincenzo Monti ad Alfonsine di Ravenna, il medaglione dell'Arcivescovo Codronchi nel duomo di Ravenna; il busto di Matilde Ferrucci Verlicchi (Lugo, casa del dott. M. Rossi). Terminò il monumento a Felice Baciocchi e Elisa Bonaparte in S. Petronio di Bologna, disegnato e iniziato da L. Bartolini.

Bibl.: C. Pancaldi, Cenno storico-sofo-artistico intorno un gruppo rappresentante Nemesi dello scultore C. B. imolese, in Giorn. d. Belle Arti, I (1833), pp. 393-396; B. Gasperini, Sulla statua di "Eva" in plastica del professor cavalier C. B., Bologna 1835; F. Avventi, Il servitore di Piazza (Guida per Ferrara), Ferrara 1838, pp. 226, 228; G. Marchetti, Rime e prose, Bologna 1841, I, pp. 122 ss., 194; Ricordi autobiogr. di A. Tadolini pubbl. dal nipote Giulio, Roma 1900, pp. 147-150, 155, 157; C. Ricci, Guida di Ravenna, Bologna 1923, pp. 43, 156; G. Bustico, Iconogr. di V. Monti, Novara 1929, pp. 7, 8, 9; Atti d. Associaz. per Imola storico-artistica, III, G. Mazzini, C. B. La vita itempi le opere, Imola 1949 (con elenco delle opere e bibl.); E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, pp. 158, 175; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, v. Indice; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 586;. Encicl. Ital., VI, p. 260.

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