Cinematografia

Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)

cinematografia


cinematografìa [Comp. del gr. kínema "movimento" e -grafia] [FTC] [OTT] Sistema per la ripresa di immagini fotografiche successive di oggetti in movimento e per la successiva proiezione su schermo delle immagini medesime in modo da rendere il movimento degli oggetti ripresi. La c. sfrutta il fenomeno fisiologico della persistenza delle immagini sulla retina, per cui il cervello riesce a fondere, con il risultato dell'impressione di movimento, le singole immagini staccate purché queste si succedano, nella proiezione, con cadenza non inferiore a 16 al secondo. Numerosi furono gli apparecchi ideati nel sec. 19° per presentare figure animate da movimento; molti inventori si servivano di disegni perché la tecnica fotografica non si prestava ancora allo scopo: si ebbero in ordine di tempo, il fenachistoscopio di J.A.F. Plateau (1828-32), lo stroboscopio di F. Stampfer (1832), lo zoetropio di W.G. Hoerner (1834), il cinestiscopio di F. von Uchatius (1853). Più tardi, con immagini fotografiche, apparvero il cinematoscopio di C. Sellers (1860), il fasmatropio di H.R. Heyl (1870), il prassinoscopio di E. Reynaud (1877), gli apparecchi di I.O. Isaac e di E. Muybridge (1881-84), il fucile fotografico di Y.E. Marey (1888), ma si trattava ancora di apparati rudimentali. L'introduzione e il perfezionamento della fotografia istantanea e l'adozione della pellicola di celluloide offrirono agli inventori nuove possibilità: Edison, nel 1891, costruì un cinetoscopio che si diffuse anche in sale pubbliche, ma non dava proiezione su schermo e le immagini non potevano essere osservate da più di una persona alla volta. A quell'epoca apparvero anche il pentottico di W. Latham e il fantascopio di T. Armat. Ma il merito di aver escogitato un procedimento di c. secondo criteri che, in sostanza, sussistono tuttora, spetta a due francesi, i fratelli Augusto e Louis Lumière, che costruirono apparecchi capaci di riprendere e proiettare immagini fotografiche, fissate su pellicola, mediante un sistema ottico-meccanico a movimento intermittente (brevetto del 13 febbraio 1895). Quasi contemporaneamente il tedesco O. Messter brevettò i suoi apparecchi cinematografici e in seguito ebbe a occuparsi anche della c. sonora. Dapprima si ebbe la c. muta, cioè lo svolgimento dell'azione veniva integrato soltanto con didascalie; successiv. si ebbero l'introduzione della c. sonora o parlata (per la riproduzione dei suoni collegati alle scene di un film, con la sincronizzazione di suoni, parole e rumori al movimento delle figure) su scala industriale (SUA, l926), e l'istituzione del doppiaggio per avere i dialoghi parlati nelle diverse lingue. Questa c. era ancora in bianco e nero. In seguito, introdotto il colore con vari procedimenti, si ebbe la c. a colori e, infine, la c. su schermo "panoramico", integrata da speciali effetti sonori (sistema cinerama, cinemascope, ecc.), e la c. in rilievo o stereoscopica, realizzata in modo da dare la sensazione del rilievo. ◆ [OTT] C. scientifica: quella attuata per scopi scientifici, per es. per variare sullo schermo la durata reale dei fenomeni (prese con il rallentatore, fino a decine di migliaia di fotogrammi al secondo, nella c. ultrarapida, o con l'acceleratore, con pochi fotogrammi all'ora) oppure per riprese in "luce" non visibile, usando emulsioni speciali (radiocinematografia o röntgencinematografia, che impiega raggi X per l'illuminazione del soggetto; c. in luce infrarossa o ultravioletta). Larghe applicazioni si hanno nella medicina, microbiologia, astronomia, balistica, aerodinamica, studio dei materiali, ecc.

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