CIPRIANO di Montecassino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 25 (1981)

CIPRIANO di Montecassino

Maria De Marco

La unica fonte per le scarse notizie in nostro possesso su questo monaco e letterato cassiriese è la breve segnalazione contenuta nel VII capitolo del Liber de viris illustribus Casinensibus di Pietro Diacono, lo storico del monastero aperto ad interessi culturali e letterari oltre che a quelli strettamente politici e religiosi, morto nel 1159, Nella notizia di Pietro Diacono, tuttavia, mancano riferimenti al luogo d'origine di C. ed al preciso ambito di tempo in cui si svolse la sua esistenza, mentre ne vengono ricordate la condizione ecclesiastica (è definito "presbyter", ), l'attività letteraria (viene detto cultore del genere innologico), l'entrata nel cenobio nel periodo in cui era abate il bresciano Petronace (circa 717-750), promotore della ricostruzione del monastero abbandonato dopo la distruzione longobarda del 574, Pietro Diacono afferma che C. raggiunse una certa notorietà ("claruit") durante il pontificato di Leone III (795-816) e l'impero di Costantino VI e di Irene sua madre (796-802).

Se C. godeva di notevole fama letteraria fra il 796 e l'802, l'inizio della sua esperienza di vita monastica va collocato negli ultimi anni del governo di Petronace, tenendo conto che al suo arrivo a Montecassino doveva avere compiuto i venti anni d'età, dato che allora gli era stato già conferito il sacerdozio. La sua esistenza è in tal modo collocabile, nell'ambito canonico dei settant'anni, tra la prima e la seconda metà del sec. VIII. Con questa conclusione s'accorda la data del 760 indicata dal Mari ("Vivebat ann. Dom. DCCLX") nelle note esplicative che corredano la sua edizione dell'opuscolo di Pietro Diacono.

La produzione letteraria di C. giunta sino a noi si riduce ad un inno liturgico per la festa di S. Benedetto (zi marzo), identificato dal Wion nella breve trattazione inclusa nel catalogo degli scrittori benedettini (I, p. 411) dove si segnalano anche altre sue opere definite sbrigativamente "alia nonnulla" - con l'inno Aureo solis radio Perennis conservato in un imprecisato manoscritto cassinese.

Costruito secondo lo schema abbecedario, l'inno consta di ventiquattro strofe saffiche quantitative dedicate, com'era uso tradizionale nel genere, all'introduzione, col richiamo all'attualità della celebrazione (1-2), alla narrazione consistente nella traduzione d'episodi della biografia gregoriana (Dial. II) in forma poetica - delle gesta del santo (3-19), alle invocazioni dei suo patrocinio concluse con la dossologia (20-24).

Tuttavia, l'inno non compare nel gruppo celebrativo della medesima ricorrenza pubblicato dal Wion nel martirologio benedettino (II, pp. 85-108) nonostante l'esplicita menzione, che viene fatta nella dissertazione introduttiva (II, p. 83), di C. fra gli innografi di san Benedetto. Indipendentemente, esso aveva avuto la sua prima edizione ad opera d'un altro erudito benedettino, il Martilengo (1590), che lo aveva inserito fra le composizioni poetiche di Alfano da Salerno, attribuzione questa accettata dall'Ughelli (1722), ma messa in discussione, sulla base della testimonianza del Wion, sia dal Mabillon (1733) sia dal Fabricius (1734) e, piùsistematicamente, dal Leyser (1741).

Nella Patrologia Latina l'inno Aureo solis radio perennis è stato inserito una prima volta con attribuzione a C. (LXXXIX, coll. 1049-52), ed una seconda tra gli scritti poetici di Alfano (CXLVII, coll. 1231-33). Più tardi hanno riconosciuto la paternità di C. il Ceillier e lo Chevalier, mentre lo ha attribuito ad Alfano l'ultimo editore dell'inno, il Dreves, la cui opinione è stata accettata senza discussioni da tutti gli studiosi successivi. L'origine della duplice attribuzione dell'inno si deve far risalire al Martinengo. Questi, nef ricostruire il corpus delle opere di Alfano, ha creduto di dover assegnare al poeta salernitano anche la paternità della composizione di C., tratto forse in errore dalla testimonianza di Pietro Diacono (cap. XIX), il quale elenca tra le opere di Alfano un inno a s. Benedetto. Purtroppo, il codice usato dal Martinengo per la sua editio princeps è andato perduto, come ha dimostrato il Lentini in un'approfondita indagine (pp. 216 s.), assai utile per poter chiarire alcuni aspetti della questione; tale circostanza pregiudica le possibilità di suècesso ad ulteriori ricerche sulla paternità dell'inno. Che l'inno Aureo solis radio perennis sia da attribuire a un'epoca antenore a quella di Alfano, assai più raffinata e ricettiva di suggestioni umanistiche, sembra comunque testimoniato, a tacer d'altro, dal carattere arcaico ma solenne dello schema abbecedario, schema coltivato di preferenza nell'alto Medioevo ed in ambienti influenzati dalla cultura insulare, come appunto poteva essere nel sec. VIII Montecassino, dove aveva sostato per più d'un decennio (729-740) l'anglosassone Villibaldo, contribuendo efficacemente a ristabilire la pratica delle consuetudini monastiche in seno alla ricostituita comunità.

Fonti e Bibl.: Petri Diaconi Liber de viris illustribus Casinensibus, cap. VII, De Cypriano, in Patr. Lat., CLXXIII, coll. 1015 s.: cfr. ibid., LXXXIX, coll.. 1049 s.; A. Wion, Lignum vitae, Venetiis 1595, I, p. 411; II, p. 83; Petri Diaconi De viris ill. Casinensis coenobii, a cura di I. B. Mari, Roma 1655, p. 16; J. Mabillon, Acta Sanctorum Ord. S. Benedicti..., I, Venetiis 1733, p. 30; I. A. Fabricius, Bibl. Lat. mediae et infimae aetatis [1734], I, Firenze 1858, p. 411; P. Leyser, Historia poetarum et poematum Medii Aevi..., Halle 1741, p. 219; R. Ceillier, Ristoire générale des auteurs sacrés et ecclés., Paris 1860-1869, XII, p. 105. Da vedere inoltre U. Chevalier, Répert. des sources historiques du Moyen Age, Paris 1905, I, col. 1090; W. M. Sinclair, Cyprianus, in A Dictionary of Christian Biography..., I, London 1887, p. 756; C. di M., in Enc. Eccles., II, Milano-Torino 1944, p. 145. La prima ed. dell'inno Aureo solis radio perennis dovuta a P. îMartinengo, Pia quaedam poemata..., Romae 1590, pp. 174-178 (Alfano) è stata più volte riprodotta; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, X, Venetiis 1722, App., coll. 56 s. (Alfano); J. Mabillon, cit. pp. 30-2 (Alfano/C.?) ed altri fino a Patr. Lat. LXXXIX, coll. 1049-52 (C.) e Patr. Lat. CXLVII, coll. 1231 s. (Alfano). Nuova ediz. a cura di G. M. Dreves, Analecta Hymnica, XXII, Leipzig 1895, pp. 54 ss., che lo attribuisce ad Alfano, tesi accolta da A. Lentini, Rass. delle Poesie di Alfano da Salerno, in Bull. dell'Istit. stor. ital. e Arch. Muratoriano, LXIX (1957), pp. 212-242 (in part. pp. 227, 232); J. Szövérffy, Die Annalen d. lat. Hymnendichtung, I, Berlin 1964, pp. 398 ss. Favorevoli all'attribuz. a C., senza motivazioni, R. Ceillier, cit., e U. Chevalier, Repertorium hymnologicum, I, Louvain 1892, p. 96 (C./Alfano?). Sulla scomparsa del codice cassinese, unico testimone del testo, che non risulta trasmesso dal cod. Casin. 280 Q, s. XI ex., cfr.: A. Lentini, cit., pp. 216 s.; M. Ingunez, Codicum Casinensium manuscriptorum catalogus, II, 1, Montecassino 1928, pp. 93 ss. Più in generale: M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 91 s.; Ph. Schmitz, Histoire de l'Ordre de Saint Benoît, I, Maredsous 1948, pp. 72 s.; G. Falco, Voci cassinesi nell'alto Medioevo, in Ilmonachesimo nell'alto Medioevo e la formazione della civiltà occidentale (8-14 aprile 1956). Settimane..., IV, Spoleto 1957, pp. 22 s.; A. Viscardi, Le Origini, Milano 1957, pp. 208 s.; F. J. E. Raby, The Oxford Book of Medieval Latin Verse, Oxford 1959, pp. 458 s.

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