Vienna, circolo di

Enciclopedia della Matematica (2013)

Vienna, circolo di


Vienna, circolo di circolo intellettuale costituito da un gruppo di filosofi, matematici e scienziati riuniti per la prima volta nel 1922 dal filosofo tedesco Moritz Schlick (1882-1936). Il gruppo fu attivo fino all’avvento di Hitler e in particolare all’assassinio di Schlick nel 1936 a opera di un fanatico filonazista. Alle riunioni del circolo parteciparono: Rudolf Carnap, Otto Neurath, Philipp Frank, Friedrich Waismann, Hans Hann, Gustav Bergmann, Carl Menger, Herbert Feigl, Viktor Kraft, Ludwig von Bertalanffy. Ne furono ospiti occasionali: Hans Reichenbach, K. Gödel, Carl Hempel, A. Tarski, W. van O. Quine, Arne Naess. La scuola di pensiero a cui si rifà il circolo di Vienna è l’empirismo logico o neopositivismo logico, una corrente che si ispira al lavoro del filosofo e logico austriaco L. Wittgenstein. L’ambizioso programma neopositivista prevedeva la rifondazione su basi esclusivamente logiche ed empiriche dell’intera conoscenza umana, e la sua ricostruzione in un linguaggio unificato dalla scienza. Secondo gli empiristi logici l’unico tipo di conoscenza possibile è la conoscenza scientifica; quindi il problema centrale per i filosofi del circolo di Vienna è quello di «evitare la tradizionale ambiguità e oscurità della filosofia riavvicinando il più possibile filosofia e scienza» (Philipp Frank), cioè applicando alla filosofia gli strumenti intellettuali che hanno mostrato il loro valore nelle scienze quali, per esempio, la verifica sperimentale e il ragionamento logico-deduttivo proprio della matematica. Per questo motivo la logica formale assume un ruolo centrale nel dibattito filosofico-scientifico attraverso la ripresa del pensiero di G.W. Leibniz e dei principi logici di non contraddizione e del terzo escluso. Il fondamento teorico delle riflessioni del circolo di Vienna è da ricercarsi nelle tesi del fisico Ernst Mach (1838-1916) nonché in due opere fondamentali: i Principia mathematica di B. Russell e A.N. Whitehead, pubblicati fra il 1910 e 1913, e il Tractatus logico-philosophicus di L. Wittgenstein, pubblicato nel 1921. I Principia si ponevano l’obiettivo di fondare tutte le teorie matematiche sulla logica formale superando le difficoltà e i paradossi (antinomia di Russell) che avevano arrestato il tentativo portato avanti da G. Frege in tale direzione. La concezione logica di Russell viene ripresa da Wittgenstein e coniugata con una nuova concezione filosofica che vede il mondo come una «totalità di fatti» cioè accadimenti che vengono percepiti dal soggetto come percezioni o dati sensoriali. Tali “fatti” sono costituiti da “fatti atomici” a cui corrispondono gli enunciati atomici di un linguaggio formale ideale; in questo contesto la logica è lo strumento adatto ad analizzare le proposizioni generali in modo da sondarne la coerenza interna.

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