CISTOSCOPIA

Enciclopedia Italiana (1931)

CISTOSCOPIA (dal gr. κύστις "vescica" e σκοπεῖν "guardare")

Giovanni Battista Lasio

È l'esame diretto visivo dell'interno della vescica mediante una sorgente luminosa collocatavi nella cavità, per le vie naturali (uretra). Nitze fu il fondatore del modernissimo mezzo d'indagine, e la celebrazione del primo cinquantenario della sua scoperta (dicembre 1928) fu la giusta consacrazione di un metodo al quale l'urologia moderna deve la sua perfezione diagnostica e terapeutica.

L'esame endoscopico della vescica era fatto, anteriormente a Nitze, mediante un tubo metallico di grosso calibro introdotto in vescica e attraverso al quale si proiettava in vescica la luce d'una lampada a petrolio. Nitze ebbe l'idea geniale di riunire insieme una lampada Edison, un cannocchiale e un prisma a riflessione angolare sopra un unico tubo di calibro eguale a quello dell'uretra normale, di portare così la sorgente luminosa direttamente dentro l'organo in esame, e di poterne quindi fare l'esame con la maggiore precisione, con la maggiore calma, con la massima tollerabilità da parte del paziente. L'istrumentario di Nitze fu rapidamente perfezionato; anzitutto gli s'aggiunse un sistema d'irrigazione; perché l'esame riesca bene è infatti necessaria la perfetta trasparenza del liquido che dispiega le pareti della vescica; viceversa i prodotti patologici della vescica, sangue, pus, corpi estranei, depositandosi sul prisma del cistoscopio, o diffondendosi nel mezzo liquido, ne alteravano la trasparenza. Nel cistoscopio a irrigazione, del quale esistono numerosi tipi, è ormai possibile anche cambiare il liquido nella vescica, senza modificare né la posizione dello strumento, né la pressione endovescicale. Anche la parte ottica fu perfezionata in due sensi: primo, ottenendo il raddrizzamento dell'immagine, che prima era rotata di 45°; secondo, rendendo visibili tutte le zone della parete vescicale. Le lampade fredde costituirono un notevole progresso; le prime lampade con filamento di carbone soggette a riscaldamento costituivano un pericolo d'ulcerazioni vescicali. Finalmente l'applicazione d'una lastra sensibile sull'oculare permise, con grande vantaggio, la riproduzione fotografica delle lesioni vescicali.

Così perfezionato, il primitivo cistoscopio ebbe in tutto il mondo rapidissima diffusione e lo studio della patologia vescicale ripreso con nuovi criterî giunse rapidamente all'odierna perfezione. Si può asserire che interi capitoli, specialmente di terapia, sono stati rifatti. La possibilità di seguire con l'occhio il lavorio di un litotritore occupato a frantumare un calcolo vescicale, ha rimesso in onore la litotrizia, prima accusata di cecità. Il cistoscopio operatore, già intuito dallo stesso Nitze e poi rapidamente perfezionato, aprì una nuova era nella cura dei tumori vescicali rendendone la diagnosi precoce e sicura, e dando la possibilità di compierne la distruzione senza interventi cruenti, ma con mezzi fisici e chimici portati dal cistoscopio e sotto il controllo oculare dell'operatore. Le malformazioni della vescica, i diverticoli vescicali, il riflusso vescico-renale, non sono più oggi soltanto reperti d'autopsia, ma possono in vita essere diagnosticati e curati.

L'influenza del cistoscopio sulla patologia renale s'esplicò in un primo tempo con lo studio della morfologia delle papille ureterali (ulcerazioni tubercolari); poi con l'osservazione delle eiaculazioni ureterali (getto ematurico, purulento, getto artificialmente colorato con carminio d'indaco); più tardi con la possibilità di raccogliere separatamente, mediante un catetere guidato dal cistoscopio in ciascuno degli ureteri, le urine provenienti dal rene destro e sinistro e di potere così sottoporre dei campioni a tutti gli esami chimici, batteriologici, citologici. Il cateterismo ureterale ha trasformato molti concetti della patologia renale dell'epoca precistoscopica: la tubercolosi renale fu riconosciuta per lo più unilaterale, discendente dal rene alla vescica e quindi suscettibile d'intervento operativo; ormai migliaia d'infermi sono stati salvati dal terribile morbo, prima poco conosciuto e troppo tardi diagnosticato.

Il cateterismo degli ureteri basta a rispondere a questi capitali quesiti: 1. vi sono tutti e due i reni? 2. quale dei due reni è ammalato? 3. può l'organo sano supplire quello ammalato nel caso in cui si renda necessaria l'ablazione del secondo?

Il cistoscopio da cateterismo ureterale è un gioiello di precisione meccanica: per lo più a immagine raddrizzata e a irrigazione; ha la parte meccanica munita di due canali in cui scorrono i cateteri ureterali: ma la guida di questi, dentro la papilla ureterale è affidata a una leva manovrabile dall'esterno con la quale il chirurgo ne segue e modifica i movimenti in ogni senso.

Ma questi progressi non si sono arrestati: l'associazione del cistoscopio con la radiografia aiuta a risolvere problemi nuovi, ad allargare le nostre conoscenze di fisiopatologia urinaria; la cistoradiografia e la pielografia, da sola e in serie, sono metodi d'esame assolutamente nuovi con i quali si ottengono oggi non solo i valori funzionali di ogni rene, ma anche le immagini esatte delle lesioni anatomiche reno-ureterali.

La tecnica della cistoscopia è quella d'un comune esame strumentale dell'uretra e della vescica; è necessario che il canale sia permeabile ai cateteri del n. 19-20, che la vescica sia abbastanza distensibile e capace d'un centinaio di centimetri cubici di soluzione fisiologica, che il mezzo ottico sia perfettamente trasparente: ogni chirurgo è in grado di maneggiare con assoluta padronanza questo strumento il quale, come l'oftalmoscopio, permette di spingere lo sguardo nella cavità d'un viscere, ma, meglio dell'oftalmoscopio, consente di curare, sotto il controllo della vista, l'organo ammalato e i reni a esso soprastanti.

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