Citomegalovirus (o Cytomegalovirus, CMV)

Dizionario di Medicina (2010)

citomegalovirus (o Cytomegalovirus, CMV)


Virus a DNA appartenenti alla famiglia Herpesviridae (➔ Herpesvirus). I c. sono cosiddetti perché inducono caratteristiche alterazioni nella cellula infettata: aumento di volume (citomegalia) e comparsa di inclusioni nucleari e citoplasmatiche. In partic., il c. umano, denominato anche HHV-5 (Human Herpes Virus 5), è un virus strettamente legato al suo ospite naturale, con una diffusione molto elevata. Presenta un ciclo replicativo assai lento e si moltiplica in una grande varietà di tipi cellulari. I virioni maturi, di forma rotondeggiante, hanno un capside (➔) icosaedrico, formato da 162 capsomeri e avvolto da un pericapside lipidico. A causa dello spessore variabile di quest’ultimo, il loro diametro può variare da 150 a 250 μm. Fra tutti gli Herpes-virus umani, il c. è quello che possiede il genoma di dimensioni maggiori.

Moltiplicazione del virus

Nei soggetti infettati si alternano infezioni produttive e infezioni persistenti. Dopo l’infezione primaria, il c. può infatti rimanere per tutta la vita allo stato latente in alcune cellule dell’ospite. Il virus infettante è individuabile per la prima volta 48÷72 ore dopo l’infezione. A differenza dei virus herpes simplex, il c. non interrompe la sintesi delle macromolecole dell’ospite, e le cellule infette non sono quindi uccise. Ciò spiega il motivo delle frequenti infezioni latenti.

Patogenesi

Il c. viene trasmesso da persona a persona tramite stretti contatti diretti o indiretti, cioè attraverso secrezioni orofaringee, urine, secrezioni cervicali e vaginali, liquido seminale, latte, lacrime, feci e sangue. Dopo l’esposizione vi è un periodo di incubazione che dura 4÷8 settimane; nella maggior parte dei casi l’infezione è clinicamente asintomatica. In una buona percentuale dei soggetti colpiti si sviluppa una sindrome simile alla mononucleosi. Più gravi sono le conseguenze dell’infezione in ospiti immunodepressi. I soggetti a maggior rischio sono infatti quelli sottoposti a trapianto d’organo, quelli affetti da neoplasie e sottoposti a chemioterapia o i malati di AIDS. Nei pazienti trapiantati le infezioni da c. possono essere correlate a fenomeni di rigetto; nei soggetti affetti da AIDS, il c. rappresenta uno dei più importanti virus patogeni opportunisti. Anche nel feto e nel neonato le infezioni da c. possono essere molto gravi, specialmente quelle contratte nel terzo trimestre della gravidanza, con una elevata percentuale di anomalie dello sviluppo e ritardo mentale, e una letalità del 30%. Circa il 5÷15% dei neonati infettati asintomatici presenterà manifestazioni tardive (ritardo mentale, corioretiniti, microcefalia, sordità, ecc.).

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