DANUBIANA, Civilta

Enciclopedia dell' Arte Antica (1960)

Vedi DANUBIANA, Civilta dell'anno: 1960 - 1994

DANUBIANA, Civiltà

S. M. Puglisi

Terminologia con la quale si comprendono le civiltà neolitiche di determinati territori dell'Europa centrale, fino allo scorcio del III millennio a. C., con persistenze tradizionali e locali nel principio del II millennio.

L'importanza dei grandi fiumi, in rapporto a determinati fattori ambientali e culturali, nella formazione delle più antiche civiltà agricole e del successivo sviluppo verso forme di società organizzate in senso urbano, è testimoniata in Oriente dal fiorire delle civiltà nelle valli del Nilo, del Tigri e dell'Eufrate, dell'Indo, dello Huangho. Nell'Europa centrale, nei territori intorno al corso del medio ed alto Danubio, una situazione analoga, almeno per quanto riguarda i più antichi insediamenti agricoli, si afferma già intorno alla metà del III millennio a. C., delineando un processo di civilizzazione che comprende un'area assai vasta a nord del fiume Sava, dalla Slovacchia al Banato all'Ungheria, fino al Belgio, alla Germania settentrionale ed alla Polonia. Le condizioni favorevoli in queste pianure erano costituite, oltre che dalla relativa facilità dell'approvvigionamento idrico offerta dal Danubio e dalla rete dei suoi affluenti, nonché da numerosi altri corsi d'acqua, dalla particolarità del terreno soffice di loess, non del tutto invaso dalle grandi foreste, adatto ad una rudimentale e sommaria coltivazione con vanga e bastone da scavo. La disponibilità di terreno praticamente illimitata permise fin dall'inizio una forma di agricoltura basata sullo spostamento successivo dei nuclei abitati, onde permettere lo sfruttamento per un certo numero di anni della fertilità naturale di aree limitate, cui faceva seguito il trasferimento in aree contigue. Questo sistema economico basato su una sorta di nomadismo agricolo periodico, testimoniato dai numerosi resti di villaggi capannicoli, palesemente di non lunga durata, e dalla mancanza in generale di sovrapposizione di resti di altre fasi ricostruttive (in situ), caratterizza la più antica civiltà danubiana, e spiega in una certa misura il diffondersi di caratteri fondamentali unitari in un'area così vasta.

L'origine della civiltà d. è stata oggetto di varie congetture degli studiosi. In realtà, precedenti paleolitici e mesolitici appaiono sporadici, o fanno del tutto difetto, proprio in quelle regioni centroeuropee del loess in cui alcuni (Schliz, Menghin) ritengono si sia originata in forma autonoma e spontanea la civiltà d., sì che altri (Kossinna, Franz) sono stati indotti a considerare la possibilità di una provenienza baltica dei gruppi che svilupparono tale civiltà, sia pure su sostrati epipaleolitici la cui presenza rimane però in larghi settori lacunosa. L'opinione attualmente più diffusa è quella di una provenienza sudorientale (regioni a S dei Balcani, Anatolia o regioni occidentali del Mar Nero) sostenuta principalmente da autori cecoslovacchi (Stocky). Elementi di appoggio a questa teoria risultano alcune forme caratteristiche del vasellame (già messe in rilievo dallo Schliz e dallo Schuchhardt), che si richiamano a vegetali (zucche) improprî all'ambiente climatico medio ed alto danubiano, l'impiego ricercato di ornamenti tratti da conchiglie mediterranee (specialmente Spondylus), e l'origine dell'ornato a spirale che ha prototipi antichissimi in seno alla civiltà sumerica.

Tenendo in considerazione l'unità culturale che viene a determinarsi in aspetti fondamentali che riguardano il genere di vita e l'economia (che non escludono attività addizionali all'agricoltura, quali l'allevamento, la caccia e la pesca), le forme vascolari e l'ornamentazione, lo strumentario litico, il tipo di abitazione (v. casa, Preistoria), il termine di "civiltà danubiana" va correttamente riferito, come già detto, alle culture neolitiche dei territori indicati dell'Europa centrale (I e II periodo del Childe), fino a che, tra la fine del III e l'inizio del II millennio, elementi intrusivi occidentali (Michelsberg, gruppi del vaso campaniforme, v.) e orientali (gruppi della decorazione a cordicella, v.), la diffusione del metallo e la situazione di fermento prodotta dalla presenza di guerrieri con ascia da combattimento, non sconvolsero la fisionomia originaria delle più antiche comunità agricole.

L'arte decorativa e figurativa della civiltà d. si manifesta essenzialmente nei fittili. Nel Danubiano I il fondo comune della decorazione vascolare è costituito da fasce lineari incise formanti motivi a spirale, a "ferro di cavallo", e limitatamente angolosi (v. bandkeramik); nella fase più recente (Danubiano II) si assiste ad una maggiore articolazione di culture caratterizzate in modo più proprio, pur mantenendo il fondamento unitario (gruppi del Reno, di Hinkelstein, di Rossen, di Jordansmiihl, di Polgár, di Lengyel), mentre analogie stringenti di aspetti danubiani con quelli di altre civiltà egeo-balcaniche ed anatoliche, nonché con i gruppi a ceramica dipinta estesi dai Carpazi al Dnieper (v. tripolje), attestano una maggiore apertura e compartecipazione dell'area danubiana nei confronti di un movimento culturale più generale.

Le forme dei vasi del II periodo risentono dell'influenza egea. Ad es. il tipo di coppa su alto piede ha riscontri a Creta in esemplari pre-minoici ed a Troia I. La stessa diffusione delle figurine fittili femminili nell'area danubiana è certamente dovuta ad attivi contatti con le regioni sud-orientali. La corporeità delle figurine fittili del tipo adiposo, il loro modellato accentuato e financo il loro atteggiamento (non manca il tipo di kourotròphos, noto nella Grecia centrale [Cheronea] fin dal Neolitico A), le raffigurazioni plastiche di animali che si traducono anche in vasi zoomorfi, i modellini di case, sono tutti elementi che indicano rapporti col Mediterraneo orientale e con l'area moldavo-bessarabico-ucraina (v. hǎbǎŞeŞti). Le relazioni sono anche vive con i complessi culturali intorno alle vallate del Vardar e della Morava (Starčevo, Vinča, Bubanj) e con la regione del Tisza (Kökenydomb). Parallelamente, la Randkeramik "lineare" viene trasformandosi come tecnica e stile sotto l'influenza di gruppi a ceramica punzonata (Stichbandkeramik) diffusi nella Germania occidentale (tipo di Rössen). Le fasce sono riempite da minute punteggiature, mentre i motivi rettilinei ed angolari prendono il sopravvento su quelli spiraleggianti, adeguandosi ad una nuova concezione tettonica dell'ornamentazione nella quale il colore (bianco, rosso e giallo, applicato dopo la cottura) è talora usato come elemento aggiuntivo (crusted ware).

Bibl.: W. A. Jenny, Zur Gefässdekoration d. donauländischen Kulturkreises, Vienna 1928; V. Gordon Childe, The Danube in Prehistory, Oxford 1929; W. Buttler, Der donauländische und westische Kulturkreis der Jüngeren Steinzeit, in Handbuch der Urgeschichte Deutschlands, III, Berlino 1938; J. San Valero Aparisi, El neolítico europeo y sus raices, Cuad. de Hist. Primitiva, IX-X, 1954-55; E. B. Thomas, Archäologische Funde in Ungarn, Budapest 1956; J. Poulik-W. e B. Forman, Kunst der Vorzeit in der Tschechoslowakei, Praga 1956.