SOLUTREANA, CIVILTÀ

Enciclopedia Italiana (1936)

SOLUTREANA, CIVILTÀ

Ugo RELLINI

. Il nome di questa cultura pleistocenica deriva dalla stazione tipica di Solutré (Saône-et-Loire). Dopo lunghe discussioni, i dati stratigrafici hanno messo fuori dubbio che essa si intercala tra le epoche di Aurignac e di La Madeleine; spetta quindi all'età miolitica o Paleolitico superiore nei tempi corrispondenti al Quaternario post-wurmiano.

La sua produzione caratteristica è data dalle cosiddette "foglie di lauro", di perfetta e elegante fattura, selci ellittiche, appiattite lavorate completamente a largo ritocco sopra le due facce, e quindi distinte dalle consuete lame aurigno-magdaleniane. Si adoperarono, immanicandole, come lame di pugnali, o di giavellotti, o di lance. Accedono le cuspidi per le frecce, con una sola aletta (a tacca; à cran; con escotadure), che hanno generalmente la faccia inferiore piana, eleganti raschiatoi e punteruoli. Si hanno le prime case all'aperto. D. Peyrony ha scoperto gli avanzi di una capanna circolare con il basamento di pietre a secco, contenente resti dell'epoca solutreana, e tra l'altro una scultura. Si valorizzano così taluni almeno dei segni "tettiformi" dipinti nelle caverne franco-cantabriche, da molti autori interpretati quali rappresentazioni di capanne.

La stazione di Solutré è distesa ai piedi di una rupe strapiombante e la sua speciale struttura stratigrafica può spiegare taluni fatti della vita di quelle genti. Sotto lo strato magdaleniano sta lo strato solutreano costituito quasi esclusivamente di resti di cavallo (magma à cheval), con uno spessore medio di m. 1 e l'estensione di mq. 3800. Si calcolano i resti di almeno centomila individui, anche giovanissimi. Queste particolari condizioni si possono spiegare ammettendo che branchi di cavalli selvatici venissero sospinti, col sistema delle battute, sull'ampio declivio dello strapiombo, e là mantenuti, costituendo una riserva di caccia, primo inizio di una semiaddomesticazione. Di notte, per catturarli, gli animali venivano spaventati sì che precipitavano dalla rupe.

Tra la cultura aurignaciana e la magdaleniana, la civiltà solutreana sembra inserirsi come un episodio che non si riflette nel nord della Francia, né in Inghilterra, né nella Spagna centro-meridionale, e che manca in Italia, dove le fogge solutreane sono frequenti, ma non appartengono all'era pleistocenica: sono invece diffuse entro le capanne e nelle tombe neo- ed eneolitiche.

La distribuzione geografica del Solutreano, l'assenza ad occidente delle forme iniziali, che appaiono invece nelle caverne ungheresi, dove si può assistere all'origine e all'evoluzione delle fogge solutreane, partendo dall'antichissimo amigdaloide, indussero a ritenere il solutreano come la migrazione verso occidente di una cultura ungherese.

Ma essa migrò anche verso oriente come dimostrano stazioni della Polonia (caverna di Wierzchow).

Nelle stazioni morave di Vistonice e di Prédmost, ove si hanno le famose sepolture collettive di cacciatori di mammut, il Solutreo-magdaleniano acquista una facies particolare con le sue fogge litiche robuste, con la larga lavorazione dell'avorio inciso, in stile geometrico, talvolta con la stilizzazione della figura femminile, e con le figurine umane schematiche ricavate da ossa di mammut.

È anche notevole la razza umana di queste stazioni, che ha cranio con caratteri neandertaloidi, ma è d'alta statura, a differenza delle razze dell'Europa occidentale, durante il Miolitico, che spettano a varietà dell'Homo sapiens fossilis di bassa statura (Negroidi; Cromagnon; Chancellade; Maiella).

Bibl.: H. Obermaier, El hombre fósil, Madrid 1925; M. Boule, Les hommes fossiles, Parigi 1923; O. Menghin, Weltgeschichte der Steinzeit, Vienna 1931; L. Pigorini, Gli abitanti primitivi dell'Italia, in Soc. per il progr. delle scienze, Roma 1917; U. Rellini, Le origini della civiltà italica, ivi 1929; id., Sulla nomenclatura delle culture pleistoceniche, in Boll. paletn. ital. (1927); A. Arcelin, Les nouvelles fouilles de Solutré, in L'Anthropologie (1890); D. Peyrony, Un fond de hutte de l'époque solutréenne, in Inst. Intern. d'Anthr., Amsterdam 1927; E. Hillebrand, Das Paläolithikum Ungar., in Wien. prähist. Zeitschr. (1919); R. Battaglia, in Atti Accad. veneto-tridentina, XIV (1923).

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