PUGLIESE LEVI, Clemente

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PUGLIESE LEVI, Clemente

Francesco Franco

PUGLIESE LEVI, Clemente. – Nacque a Vercelli il 30 settembre 1855 da Leon David e da Ester Segrè.

La famiglia godeva di grande agiatezza economica e il secondo cognome, Levi, sembra sia stato aggiunto per onorare la memoria di uno zio che aveva lasciato un’eredità al padre di Clemente (Ottino Della Chiesa, 1961; Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 120). Leon David nel tempo libero sembra si dedicasse al disegno, ma fu il pittore vercellese Carlo Costa a impartire le prime lezioni di disegno e pittura a Pugliese Levi (Ottino Della Chiesa, 1961; Melotti, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 19).

Nel 1875 si trasferì con la famiglia a Torino, dove si iscrisse alla facoltà di scienze naturali, frequentando contemporaneamente i corsi dell’Accademia Albertina di belle arti. Nel 1876 scelse di abbandonare gli studi scientifici: seguiva le lezioni di Enrico Gamba (Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 120) e cominciò un percorso artistico che lo fece diventare presto molto più di un «gentiluomo artista» che praticava la pittura per diletto, secondo le parole dei suoi conterranei (Marangoni, 1921, pp. 3 s.).

Nel 1877 espose al Circolo degli artisti di Torino (poi con regolarità fino al 1883, dal 1885 al 1893, nel 1895, 1896, 1898, 1899, 1905, 1907; Bellini, 1998, p. 334). Nel 1878 partecipò all’Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino (poi anche nel 1880, 1881, dal 1883 al 1886, nel 1889, dal 1892 al 1894, nel 1896, 1898, dal 1900 al 1902, nel 1904, 1908, 1919, 1923, 1926).

Sin dai primi anni Ottanta frequentò vari pittori, fra i quali spiccano i nomi di Lorenzo Delleani ed Enrico Reycend. Grazie all’amicizia con il letterato Giovanni Camerana conobbe Antonio Fontanesi, del quale divenne allievo e amico negli ultimi anni di vita, assistendolo fino alla morte nel 1882 (Cerrina, 1930, p. 207). Negli anni Ottanta iniziarono anche i suoi viaggi in Europa, e in particolare a Parigi, dove secondo alcuni critici studiò Camille Corot, gli impressionisti francesi e in particolare Claude Monet (Ottino Della Chiesa, 1961). Nel 1885 all’Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino presentò l’olio Un mattino di settembre, dal quale Celestino Turletti trasse un’incisione conservata presso le Civiche Raccolte grafiche e fotografiche del Castello sforzesco di Milano (dove si trovano altre incisioni e varie fotografie dei suoi dipinti).

Nel 1887 partecipò alla V Esposizione nazionale artistica di Venezia e l’anno seguente sposò Olimpia Segre. Nel 1888 partecipò all’Esposizione nazionale di belle arti di Bologna, come risulta dal catalogo dell’epoca; nel 1892 prese parte alla I Esposizione della Società degli acquerellisti e pastellisti piemontesi, sotto la presidenza del suo amico Delleani (Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 120). Nel 1894 partecipò all’Esposizione della Società promotrice di belle arti di Firenze, come risulta dai cataloghi dell’epoca; nel 1896 all’Esposizione della Società promotrice di belle arti di Torino (prima Triennale) fu presente con tre opere fra le quali si segnala Una marcita, considerata uno dei suoi capolavori (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea; cfr. Melotti, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, pp. 24-26).

È un dipinto certamente influenzato dalla fotografia del secondo Ottocento, che rappresenta il lavoro dei campi in modo elegiaco, senza mostrarne la dura fatica. Oli come questo hanno spinto la critica a definirlo «il pittore del prato e dell’acqua», per la capacità di rendere le sottili sfumature dei verdi, dei grigi, degli azzurri e dei rosa (Ottino Della Chiesa, 1961). Le figure sono dipinte con equilibrio grafico, concentrandosi sui canali d’acqua, riprodotti realisticamente, ma anche come linee-fuga che portano verso un alto orizzonte, dove una vegetazione dipinta con un effetto di ‘fuori fuoco’ fotografico separa nettamente la terra dal cielo.

Con quest’opera Pugliese Levi vinse un premio in denaro, grazie al quale contribuì alla stampa della monografia del suo maestro, intitolata Antonio Fontanesi pittore paesista 1818-1882 (pubblicata da Marco Calderini nel 1901 per le edizioni torinesi Paravia; Cerrina, 1930, p. 207). Fontanesi gli aveva insegnato a rendere quel senso di poetica solitudine dei paesaggi ritratti (Melotti, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, pp. 22-24) ma, a quanto affermò Pugliese Levi con un certo orgoglio (lettera di C. Pugliese Levi a U. Ojetti, 23 febbraio 1923, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Fondi storici, Fondo U. Ojetti, ad nomen), non gli trasmise insegnamenti tecnici.

Nel 1897 (e poi regolarmente fino al 1901, nel 1905, 1910, 1914, dal 1920 al 1926) partecipò all’Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia; nel 1900 fu presente all’Esposizione artistica di Verona e nel 1906 alla Mostra nazionale di belle arti di Milano, come risulta dai cataloghi dell’epoca.

Nel 1906, trasferitosi nel capoluogo lombardo, iniziò a frequentare Vittore Grubicy de Dragon e gli artisti divisionisti (Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 120).

Tuttavia Pugliese Levi, come rilevato dalla critica, non si avvicinò alle loro tematiche sociali, ma ebbe in comune con i divisionisti solo alcune modalità tecniche, come la campitura delle superfici attraverso l’accostamento di piccoli tocchi di materia pittorica (cfr. Quinsac, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, pp. 11-13; Melotti, ibid., p. 28).

Nel 1913 (e poi anche nel 1915) partecipò all’Esposizione internazionale d’arte della «Secessione» di Roma. Nel 1914 fu presente alla Biennale di Venezia nella sala dei divisionisti italiani esponendo due lavori, fra i quali si segnala l’olio Mattino sul lago d’Orta (1913; Milano, Galleria civica d’arte moderna).

Si tratta di un’opera influenzata dalla pittura impressionista, di Monet in particolare, e dai divisionisti italiani: il cielo, l’acqua e i monti, dipinti quasi a monocromo con leggere variazioni tonali d’azzurro, sono ancora riconoscibili figurativamente; ma più che la verosimiglianza del paesaggio naturale, si cerca di evocare lo stato d’animo dell’osservatore di fronte alla natura.

Nel 1920 e nel 1921 partecipò all’Esposizione nazionale della Federazione artistica lombarda presso la galleria Pesaro di Milano, dove sempre nel 1921 tenne una personale insieme a Luigi Rossi (in questa sede espose anche nel 1929 e nel 1934; Bison - Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, pp. 113 s.; Gallo, ibid., p. 127). Nel 1922 fu chiamato a far parte della giuria d’accettazione della XIII Biennale di Venezia, nell’ambito della quale presentò anche alcune opere. Nel 1923 dipinse l’olio Primo sole sul monte Rosa (Torino, Galleria civica d’arte moderna e contemporanea), presentato all’Esposizione d’arte quadriennale della Società promotrice di belle arti di Torino (Bison - Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, p. 111). Nel 1927 rifiutò l’invito a esporre alla Biennale di Venezia, annunciando per iscritto la sua decisione di non partecipare più a nessuna esposizione per lasciare spazio alle tendenze dei giovani artisti (lettera di C. Pugliese Levi ad A. Maraini, 25 luglio 1927, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Fondi storici, Fondo Maraini).

Nel 1929 dipinse Risaia in primavera (collezione privata; Bison - Gallo, in Clemente Pugliese Levi pittore gentiluomo, 2002, pp. 113 s.).

In quest’opera il paesaggio, i suoi riflessi nell’acqua, le case e le figure umane appaiono come elementi decorativi di una composizione di notevole eleganza grafica e cromatica, a pochi passi da una dissoluzione della figurazione che in Pugliese Levi però non arrivò mai a essere completa.

Nel 1933 tenne una personale alla galleria dell’Arte di via Borgospesso 12 a Milano. Nel 1935 dipinse a olio un Autoritratto (Milano, Galleria d’arte moderna), opera di notevole capacità introspettiva. Nel giugno del 1936 espose alla Mostra provinciale di Vercelli (Sereno, 1936).

Morì a Milano l’8 luglio 1936.

Le sue opere sono conservate in vari musei, soprattutto italiani, e in numerose collezioni private.

Fonti e Bibl.: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, Fondi storici, Fondo U. Ojetti, ad nomen (varie lettere e autografi), lettera di C. Pugliese Levi a U. Ojetti, Milano, 23 febbraio 1923; Fondo Maraini, lettera di C. Pugliese Levi ad A. Maraini, Cogne, 25 luglio 1927.

G. Marangoni, Mostre personali dei pittori C. P. L. e Luigi Rossi (catal.), Milano 1921; G. Cerrina, Artisti contemporanei: C. P. L., in Emporium, aprile 1930, vol. 71, n. 424, pp. 195-207; L.M. Sereno, L’attività artistica di C. P. L., in Provincia di Vercelli, 14 luglio 1936; A. Ottino Della Chiesa, C. P. L. 1855-1936 (catal., Mondial gallery), Milano 1961, pp. n.n.; G. Martinelli Braglia, P. L. C., in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, II, Milano 1991, pp. 978 s. (con bibliografia); E. Bellini, Pittori piemontesi dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino 1998, pp. 333 s.; C. P. L. pittore gentiluomo (catal., Vercelli), a cura di A.-P. Quinsac - M. Melotti, Torino 2002 (in partic. A.-P. Quinsac, Il pittore gentiluomo C. P. L., pp. 9-13; M. Melotti, C. P. L, un artista fra Ottocento e Novecento, pp. 15-31; S. Bison - L. Gallo, Schede delle opere, pp. 97-119; L. Gallo, Biografia, pp. 120 s.; Ead., Bibliografia, pp. 123 s.; Esposizioni, pp. 126-128); F. Sottomano, C. P. L., in Pittori piemontesi tra Ottocento e Novecento (catal., galleria d’arte La Finestrella), a cura di T. Reppo, Canelli 2004, pp. n.n.; L. Gallo, P. L., in Dizionario dei pittori piemontesi dell’Ottocento, a cura di G.L. Marini, Torino 2013, pp. 507 s. (con bibliografia).

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