Clorofluorocarburi

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

clorofluorocarburi (CFC)


clorofluorocarburi (CFC)  Composti chimici contenenti cloro, fluoro e carbonio. Corrispondono agli idrocarburi nei quali tutti o parte degli atomi d’idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro e fluoro. Caratterizzati da elevata stabilità chimica e termica, che aumenta con il contenuto di fluoro, i c. sono ininfiammabili e poco tossici. Vengono spesso indicati con la sigla CFC seguita da un codice numerico che ne individua univocamente la composizione elementare (per es., la sigla CFC-114 indica il diclorotetrafluoroetano). I CFC, non esistenti in natura e quindi immessi in atmosfera durante l’era industriale, hanno trovato largo impiego come propellenti per aerosol, come agenti refrigeranti (nome commerciale Freon), come agenti porofori nella preparazione di materie plastiche espanse e così via.

Normativa internazionale

Poiché i CFC sono stati ritenuti in parte responsabili della riduzione dello strato di ozono presente nella stratosfera, si è deciso di formulare accordi internazionali volti a bandirne la produzione e l’utilizzo, come  il protocollo di Montreal (➔ Montreal, protocollo di), firmato nel 1987 ed esteso nel 2007 agli HCFC, idroclorofluorocarburi. Una volta rilasciati nell’aria, infatti, i CFC sono sufficientemente stabili da passare inalterati nella troposfera e raggiungere la parte alta della stratosfera, dove vengono dissociati dalla radiazione solare ultravioletta, liberando atomi di cloro. Questi ultimi, molto reattivi, danno luogo a reazioni a catena con le molecole di ozono (O3), distruggendole.

Normativa italiana

Per ciò che concerne l’Italia, la l. 179/1997 ha posto il 31 dicembre 2008 come termine per la produzione, l’utilizzazione, la commercializzazione, l’importazione e l’esportazione dei CFC. A partire da tale data, al fine di ridurre le emissioni di gas con elevato potenziale di effetto serra (➔ serra, effetto), è stato deciso che le limitazioni per l’impiego vengano applicate anche agli HFC (idrofluorocarburi), precedentemente individuati come sostituti di CFC e HCFC per il loro basso impatto sull’ozonosfera. L’applicazione degli accordi internazionali ha reso necessaria la sostituzione dei CFC con altri prodotti. Per il confezionamento degli aerosol si usano idrocarburi leggeri (butano, isobutano, pentano ecc.) che, tuttavia, creano seri problemi per la loro notevole infiammabilità. Nella produzione di resine espanse flessibili è stato possibile recuperare i CFC, mentre per le resine espanse rigide (dove essi restano in gran parte imprigionati nella massa polimerica) sono stati impiegati idrocarburi leggeri, che sono però più infiammabili e hanno un minor potere di isolamento termico dei manufatti. Si è dato così corso a varie ricerche innovative. Per es., nella produzione di schiume poliuretaniche, si utilizza, come agente poroforo, l’anidride carbonica generata durante la stessa reazione di preparazione del polimero. Per quanto riguarda invece gli apparecchi di refrigerazione, si è ritornati all’impiego dei fluidi tradizionali (ammoniaca e, in studio, CO2).

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