COCLEA

Enciclopedia Italiana (1931)

COCLEA

Stefano Ludovico STRANEO
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. Detta anche Vite di Archimede, è una macchina che serve per attingere l'acqua da piccole profondità. Per comprenderne il funzionamento conviene riferirsi allo schema (fig. 1). Su di un cilindro è avvolto a spirale un tubo: il cilindro è inclinato sull'orizzonte di un angolo α ed è messo in moto rotatorio intorno al suo asse da una manovella. In un primo tempo sia l'estremità α del tubo immersa nell'acqua: facendo ruotare il cilindro, l'estremità del tubo descrive una circonferenza posta in un piano normale all'asse del cilindro: e ad ogni giro l'estremità a esce dall'acqua per poi tuffarvisi nuovamente. Quando essa esce, la parte inferiore del tubo contiene una certa quantità di acqua che si trova isolata dal serbatoio e che, durante la rotazione, progredisce nel tubo, verso l'alto. In pratica la coclea assume la forma indicata nella fig. 2; può esser lunga 8÷10 m. ed esser formata da 3÷4 spirali con diametro da 0,2 a 2 m.; va usata con un'inclinazione di 30°÷33° e può raggiungere una prevalenza di 4,5 m.

L'invenzione di questa macchina è stata lungo tempo attribuita ad Archimede: sembra però che essa rimonti a un tempo assai più remoto e che venisse usata già dagli antichi Egiziani per sollevare l'acqua a scopo d'irrigazione. La coclea, inoltre, è anche applicata, sotto altre forme, in macchine impastatrici, frantoi, tritacarne, ecc. È anche usata per l'alimentazione dei forni delle caldaie a mezzo di carbone polverizzato: si regola molto bene l'alimentazione, variando opportunamente la velocità di rotazione dell'asse.

La coclea è anche molto usata come trasportatore continuo di sostanze solide, per lo più orizzontale, ma può lavorare anche con un'inclinazione massima di 45° e, raramente, verticale. Come tale è impiegata principalmente per trasporto di grano, nelle fabbriche di cemento, carburo, nei laboratorî di preparazione di materia prima, per l'alimentazione dei forni per lo scarico delle ceneri, in macchine sfangatrici e classificatrici, ecc.: si fabbricano anche coclee col bordo dell'elica dentellato per disgregare materiali. Si hanno coclee a vite comune, superficie elicoidali, in lamiera di ferro, fissate su alberi in ferro o in acciaio, che lavorano dentro un canale (trogolo) di lamiera o una cassa di legno o un tubo; coclee con ali elicoidali a inclinazione variabile, palette elicoidali fissate all'albero in modo da poter variare la propria inclinazione e quindi la velocità di trasporto di materiale; coclee a nastro (introdotte nel 1887), nastro metallico avvolto a spirale e fissato all'albero ogni 50 cm. circa: quest'ultimo tipo presenta un pericolo minore di ostruzione.

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