COLLATIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

COLLATIA

L. Quilici

La città, tra le più antiche del Lazio e colonia di Alba Longa (Verg., Aen., VI, 774), è più volte menzionata nelle fonti per il ruolo avuto nella storia più antica di Roma, specialmente durante il regno di Tarquinio Prisco, quando sarebbe stata assoggettata (Liv., I, 38, 1; Dion. Hal., III, 50). Se ne ricorda l'etimologia del nome: ex collata pecunia del Superbo (Serv., Aen., VI, 772), quod ibi opes aliarum civitatum fuerint collatae (Paul. Diac., Exc. Fest., p. 37 Müller). È soprattutto famosa per l'offesa subitavi da Lucrezia da parte di Sesto Tarquinio (Liv., I, 57-58; Dion. Hal., IV, 64-67; Ovid., Fast., II, 733, 785; Mythogr. Vat., I, 74). Ricordata come città latina (anche Dion. Hal., Ill, 50), se ne tramanda l'occupazione da parte dei Sabini (Liv., I, 38, 1). Decadde durante la Repubblica (Cic., Leg. agr., II, 96) e Strabone (V, 3, 2) la elenca tra le città ridotte al suo tempo a semplici villaggi o occupate da ville; Plinio la dice scomparsa (Nat. hist., III, 9, 68).

Strabone (loc. cit.) la colloca tra le città situate in un raggio di c.a 30 stadi da Roma e Frontino (Aq., I, 5 e 10), accennando alla via che a essa conduceva, la Collatina, suggerisce verso quale direzione fosse da ricercare.

sito dell'abitato, assai discusso fino agli anni '70, è stato riconosciuto con sicurezza sulla collina occupata dal castello di Lunghezza, una piccola balza prospiciente l'Aniene a metà del suo corso inferiore, oggi compresa nella periferia romana. Le esigue dimensioni e la posizione la fanno riconoscere come un oppidum di confine territoriale, presumibilmente all'origine in funzione di Gabi e posto a crocevia di transiti colleganti la regione palombarese e tiburtina al mare e il territorio veiente a Palestrina.

Nelle immediate vicinanze del rilievo sono documentate tombe a inumazione risalenti alle fasi III e IV A della civiltà laziale. Proprio sul poggio sono stati rinvenuti materiali votivi miniaturistici di età arcaica e terrecotte architettoniche templari di fine VI-inizio V sec. a.C., tra le quali spicca per qualità una testa femminile di sima, legata stilisticamente a modelli noti a Roma e a Palestrina. Un'interessante testa fittile femminile, riferibile allo stesso ambito cronologico e legata a modelli romani, potrebbe riferirsi all'esistenza di un tempio suburbano. Altro materiale coroplastico attesta la continuità del culto sulla rocca e la qualità artistica mantenutavi nel V e IV-III sec. a.C.

Almeno dalla prima metà del I sec. a.C. sul luogo si insediò una grande villa poi notevolmente accresciutasi in età imperiale e ancora fino in epoca assai tarda. E documentata da strutture conservate sotto il castello, da ricco materiale architettonico e soprattutto statuario rinvenuto occasionalmente. Probabilmente dalla villa si deve essere sviluppato direttamente il castello medievale, già esistente intorno alla metà dell'VIII secolo.

Bibl.: L. Quilici, La via Collatina. Analisi topografica dell'antico percorso. I. Da porta Tiburtina all'Acqua Bullicante, in BullCom, LXXI, 1963-64, pp. 99-106; A. M. Colini, Via Collatina. Monumento sepolcrale del I sec. d.C., ibid., pp. 107-116; L. Quilici, Sull'acquedotto Vergine dal Monte Pincio alle sorgenti, in QuadTopAnt, V, 1968, pp. 125-169; id., Collatia, Roma 1974; M. Montalcini De Angelis D'Ossat, Precisazioni topografiche per il territorio di Lunghezza, in Archeologia Laziale IV (QuadAEI, 5), Roma 1981, pp. 166-170; R. Egidi, Tor Sapienza: rinvenimento dell'antica via Collatina, in BullCom, XC, 1985, pp. 118-119.