COLLEGIO

Enciclopedia Italiana (1931)

COLLEGIO

Mario MARGARITORI
Renato FABBRICHESI
Giovanni Vidari

. In generale, collegio è una qualunque collettività o aggruppamento di persone affini per ufficio o per professione, che si riuniscono o stabilmente o periodicamente per trattare gli affari comuni e deliberare su di essi: così si hanno i collegi degli avvocati, dei medici, dei professori; il collegio dei cardinali o Sacro collegio, ecc. Oggi in molti di questi casi, cioè dove la finalità economica è più evidente, si preferisce il termine di corporazione o sindacato. Più specialmente si chiamano collegi elettorali le porzioni dell'intera massa degli elettori d'uno stato che dalla legge sono destinate a eleggere uno più membri di un'assemblea politica (v. elezioni): In particolare collegio è un istituto d'istruzione e d'educazione avente proprî caratteri e proprie funzioni. Ed è questo il senso del termine che oggi prevale.

Storia.

Già dai Romani, in base all'etimologia della parola, erano detti collegia le associazioni di cittadini esercitanti il medesimo mestiere o ufficio, e provvisti, come tali, di propri diritti. C'erano così collegi di auguri, di pontefici, di mercanti, di fabbri, che avevano possedimenti comuni, le loro curie, i loio magistrati particolari, il loro dio protettore. Si designavano, dunque, con quel termine di collegi quelle che più tardi furono dette corporazioni, e che in realtà continuarono, anche dopo l'impero, nell'età medievale, rifiorendo al tempo dei comuni con il rifiorire dell'attività economica e civile (v. corporazione). È appunto del sec. XII l'iniziarsi di quel processo storico onde il termine di collegio si andò restringendo a indicare le corporazioni costituite di maestri e di scolari, e rivolte allo studio del diritto, della teologia, delle arti. In tal senso il termine di collegio era analogo a quello di universitas (v. università); ma, con una nuova maggiore determinazione, collegio finì con l'indicare la convivenza di un limitato numero di scolari, sotto la guida dei loro maestri, per attendere allo studio. In tal modo l'accezione propriamente pedagogica o educativa del termine veniva conquistata; ma restava anche fissata l'intima colleganza del termine stesso con quello di università. Il collegio e l'università si presentano quindi nell'evoluzione successiva quasi sempre associati, sebbene sia evidente la tendenza del collegio a costituirsi da solo, con una propria fisionomia, come prova la storia particolare dei collegi presso le nazioni moderne.

Il collegio in Italia. - Si può dire che dall'inizio dell'età comunale, quando sorsero a Bologna, Padova, Pavia i primi collegi, fino al secolo XVII i collegi in Italia furono tutti esclusivamente universitarî, e di fondazione privata. Così sorsero, il collegio S. Clemente a Bologna, fondato nel 1364 dal cardinale Egidio Albornoz; il collegio Engleschi a Padova, fondato nel 1446 da Francesco degli Engleschi; il collegio Castiglioni a Pavia, fondato nel 1437 dal cardinale Branda Castiglioni, e parecchi altri; dei quali però alcuni furono soppressi attraverso alle varie vicende politiche della nazione, altrì si estinsero per esaurimento di rendite o furono trasformmti in borse di studio o in altre istituzioni. Tra i collegi di questo periodo, va menzionato l'Almo Collegio Capranica, fondato nel 1417 dal cardinale Domenico Capranica nel suo palazzo, e di cui egli stesso tracciò lo statuto. I collegiali seguono i corsi dell'università Gregoriana. Un momento importante nella storia del collegio in Italia si ha con la Controriforma. Allora, per un lato, si ebbe l'istituzione dei collegi da parte della compagnía di Gesù (a Messina 1548, Palermo 1549, Roma 1551, Napoli e Firenze 1552, Mondovì 1561, Milano 1565, Torino 1567, Vercellî 1581, ecc.): collegi non annessi alle università, ma viventi di propria vita, con proprî insegnamenti e docenti interni, con un programma di studî che è quello onde originò la scuola secondaria classica. E per un altro lato si ebbe l'istituzione in Pavia dei due maggiori collegi universitarî che vanti l'Italia, dovuti alla munificenza di due gloriosi uomini di Chiesa: il cardinale Carlo Borromeo e il pontefice Pio V nato marchese Ghislieri. Il collegio Ghislieri fu fondato con bolla 10 gennaio 1569; il collegio Borromeo fu approvato dal papa Sisto V con bolla 24 aprile 1587, confermato da altra di papa Paolo V del 3 dicembre 1610, e destinato a raccogliere ventiquattro studenti poveri del ducato di Milano. I due collegi avevano grande affinità, se non identità, di fini e di costituzione: creati a beneficio di studenti poveri di Lombardia e rivolti alla loro formazione spirituale in perfetta armonia con la fede cattolica, essi (non meno che quello fondato il 1751 dal cardinale Alberoni in Piacenza) possono considerarsi come baluardi eretti dalla Chiesa contro il pericolo della Riforma. Sopravvissero alle vicende dei tempi; confermati e in parte rinnovati dal governo nazionale italiano, nella costituzione e nell'assetto interno, essi in due palazzi modernamente arredati e provvisti di copiosi mezzi di studio accolgono, in seguito a esami di concorso, circa un centinaio di giovani lombardi ciascuno, e, sotto certe condizioni, anche dí altre parti d'Italia, purché essi compiano gli studî universitarî danno prova di diligenza e di profitto.

Al medesimo momento storico dei due precedenti appartiene il collegio universitario Puteano di Pisa, fondato nel 1605 dall'arcivescovo della città C. A. Puteo di Biella.

Altro insigne collegio universitario italiano è quello che fu creato in Torino da vittorio Amedeo II a favore di cento giovani poveri dei suoi stati, dotati di talento e desiderosi di avanzare negli studî, ma poi esso, dopo i varî eventi del periodo franco-napoleonico e della Restaurazione, fu rinnovato da re Carlo Alberto nel 1842, e infine nel 1859 chiuso definitivamente, trasformandosi le sue rendite in borse di studio a favore dei giovani delle provincie piemontesi. Accanto ai collegi universitarî, la fondazione dei quali, per le molteplici ragioni della vita sociale profondamente mutata, si arresta nei tempi moderni, si devono ricordare i collegi per l'educazione detta secondaria, i quali, a somiglianza di quelli già istituiti dai gesuiti e da altri ordini religiosi (non vanno dimeniicati i collegi fondati in Italia dagli scolopî) ma in certa opposizione a essi, si andarono costituendo nel sec: XIX (v. appresso quanto è detto circa i convitti nazionali).

Ha forma di collegio anche la Scuola normale superiore di Pisa, istituita nel 1813 dal governo napoleonico, ripristinata nel 1846 dal granduca di Toscana, e confermata dal ministro Matteucci con r. decr. del 17 agosto 1862.

Vanno anche ricordati i pontifici Collegi romani per giovani chierici stranieri, destinati a ritornare in patria dopo l'ordinazione sacerdotale e gli studî compiuti a Roma. L'idea di questi istituti e la loro prima attuazione spettano a S. Ignazio di Lojola e al celebre cardinale Giovanni Morone. Ebbero essi per fine la restaurazione cattolica nel settentrione d'Europa da procurarsi per mezzo di un clero patrio, colto e devoto alla Chiesa di Roma. S'iniziarono col Collegio Germanico (1552), al quale seguirono, nel sec. XVI, il Greco (1577), l'Ungherese (1578), l'Inglese (1579), fondati da Gregorio XIII; indi nel Seicento lo Scozzese (1600), l'Irlandese (1628), dati tutti e sei a dirigere ai gesuiti. Nello stesso periodo di tempo (1627) si fondò l'Urbano di Propaganda Fide. Il loro numero si accrebbe notevolmente nel sec. XIX; così si ebbe il collegio Belga (1846), il Nord e Sud Americano (1854;1858), il Francese a S. Chiara (1857), il Teutonico in S. Maria dell'Anima (1859), il Polacco (1865), il Teutonico presso S. Maria in Campo Santo (1874), l'Armeno (1883), lo Spagnolo e il Boemo (1892), il Ruten0 (1897), il Portoghese (1900), il Iugoslavo o di S. Girolamo degli Schiavoni (1901). Recentemente sorsero i Collegi Russo (1929) e Olandese, il quale ultimo verrà aperto alla fine del corrente anno 1931. Il Brasile poi, che dal 1858 educò i suoi giovani chierici con quelli dell'America Latina di lingua spagnola in via G. Belli, sta ora edificando una sede a sé in via Aurelia a villa Maffei.

Annuario Pontificio per l'a. 1930, Roma 1930, pp. 651-3; G. Moroni, Dizionario di erudizione stor. eccl., XIV, pp. 159-77; 211-42; Wetzer u. Welte, Kirchenlexicon, III, pp. 625-43; G. C. Cordara, Collegii Germanici et Hungarici Historia, ecc., Roma 1770; A. Steinhuber, Geschichte des Collegium Germ. Hung. in Rom, Voll. 2, Friburgo in B., 1895; Catalogus Collegii P. L. Americani anno 1917 ab eius institutione 59° editus, Roma 1917; Alma Mater: Collegium Urbanum de Propaganda Fide, III Centenario della fondazione, Roms 1927.

Il collegio all'estero: Francia. - Collegi universitarî sorsero anche in Francia nel sec. XIII dalle corporazioni degli studenti: il più antico di essi è quello fondato nel 1257 da Robert Sorbon, canonico di Parigi, per gli studenti di teologia, e che acquistò subito una grande importanza sotto il nome di Sorbonne. Altro collegio fu fondato nel 1304 dalla regina di Navarra, onde fu detto collegio di Navarra, che per primo accolse insieme studenti di teologia e delle arti. Seguirono fra il sec. XIII e il XV molti altri collegi, fra i quali quello del cardinale Lemoine, d'Harcourt, du Plessis, ecc. Anche in Francia, come in Italia, il movimento gesuitico determinò il sorgere di nuovi collegi, onde nacque la lotta fra questi e l'università, finché, con la Rivoluzione e l'Impero, si giunse a quell'ordinamento che con qualche cambiamento di nome e di funzioni si mantenne anche dopo: da una parte i licei (detti prima collegi reali), dall'altra i collegi d'istituzione comunale, talora e gli uni e gli altri con regime convittuale, e con insegnamento secondario a base umanistica.

Germania. - Qui, per motivi d'ordine etnico e storico l'istituzione del collegio convitto tanto universitario quanto secondario ha incontrato assai meno favore; allo stesso termine di collegio si preferisce quello di Alumnat o di Alumneum o anche di Pädagogium, come p. es. la Schulpforta a Rossleben, il Joachimstahl a Berlino, il S. Tommaso a Lipsia, ecc., e là dove l'educazione familiare non è possibile, si ricorre alla pensione familiare (Pensionat) di solito presso qualche docente. Invece in Austria furono numerosi i collegi gesuitici.

Inghilterra. - È questo il paese dove l'istituzione collegiale ha avuto il più florido sviluppo con impronta del tutto originale. Qui il termine di collegio, che in origine si riattaccava alle corporazioni di sacerdoti intorno alla chiesa (onde venne anche l'espressione di chiese e di scuole collegiate), si restrinse a significare l'istituzione di cultura superiore, a differenza di quella per la cultura media ed elementare, a cui fu riservato il termine di scuola (school). Il collegio divenne quindi il nucleo centrale dell'università, e, provvisto di proprî edifici e di larghe rendite, ne costituì in passato, come ora, un elemento così importante per l'organizzazione pedagogica, scientifica e amministrativa da poter essere per sé solo una piccola università. Il primo collegio universitario inglese fu quello di St. Nicholas a Salisbury, fondato nel 1262 da Giles of Bridport vescovo di Salisbury; seguirono il Balliol College (1266), il Merton College (1264), l'Exeter College (1314), l'Oriel College (1324), il Queens' College (1341), il New College (1379), il Magdalen College (1487), concentrati a Oxford sorti con impronta e finalità originariamente chiesastica, poi, per un atto (1548) di Enrico VIII, impostati con finalità largamente educativa e scientifica. Seguì nel Cinquecento e Seicento la fondazione di altri collegi: a Oxford sir Thomas Pope creò nel 1554 il Trinity College; a Cambridge sir Walter Mildmay fondò l'Emmanuel College nel 1584; il Sidney Sussex College fu fondato nel 1596; e Oliviero Cromwell fondò nel 1657 un University College a Durham. Nessun altro collegio fu fondato fino al 1800; allora sorsero il St. Andrews College (1850), il Wellington College (1859), e altri parecchi. Si vede, dunque, come nei collegi universitarî la nazione inglese riponga la massima fiducia sia per gli effetti propriamente educativi, cioè per la formazione del cittadino e gentiluomo, sia per gli effetti scientifici: i collegi inglesi sono infatti, oltre che grandi palestre di educazione morale, intellettuale e fisica, grandi laboratorî scientifici, dai quali uscirono opere insigni.

Stati Uniti d'America. - Analoghi ai collegi inglesi sono quelli sorti nella Confederazione americana, e ivi moltiplicatisi in misura straordinaria. In verità, secondo un criterio della Carnegie Foundation (maggio 1906), si dovrebbe chiamare collegio soltanto quell'istituzione che abbia almeno sei professori interamente dedicati all'insegnamento nel collegio e nell'università, e un Corso di quattro anni nelle arti e scienze liberali; e vi si dovrebbe richiedere per l'ammissione non meno di quattro anni di preparazione media (of academic or high school preparation), oltre agli studî preaccademici o grammaticali (in addition to the preacademic or grammar school studies). In fatto però i termini di collegio e di università (che sono anche qui strettamente legati) non sempre corrispondono al detto criterio; sopra circa un migliaio di istituzioni degli Stati Uniti e del Canada che si fregiano di tale titolo, non un quarto di esse corrisponde al principio indicato. Nella storia delle istituzioni collegiali americane si possono distinguere tre momenti: quello in cui i collegi sono di fondazione inglese e con influenza predominante della chiesa; quello in cui essi sono fondati da cittadini privati come tali, non come membri di una chiesa; quello in cui il collegio è fondato per iniziativa pubblica e nazionale come coronamento del sistema educativo dello stato. Così furono fondati nel 1636 il Harvard College (onde venne la grande università che si considera la più insigne d'America), nel 1701 il Yale College, nel 1746 il Princeton College, nel 1754 il Columbia College, nel 1757 il Pennsylvania College, e così successivamente fino agli ultimi collegi della California (la cui università fu fondata nel 1868 e arricchita poi nel 1898 da una generosa donazione di mistress Phoebe Hearst), che per sapienza e modernità di organizzazione stanno ora fra i primi. Nella vita dei collegi d'America, collocati in grandi edifici e provvisti di camere per studenti, refettori, campi di gioco, ecc., hanno molta parte, come in quelli inglesi, le esercitazioni ginnastiche e sportive, ma con molta serietà e disciplina vi sono pure coltivati gli studî letterarî, artistici, scientifici, filosofici, ai quali offrono le migliori condizioni le numerose e ben fornite biblioteche e gl'istituti scientifici riccamente dotati.

Bibl.: A. Martinazzoli e L. Credaro, Dizionario ill. di pedagogia, Milano 1891 e segg.; G. Marchesini, Dizionario delle scienze pedagogiche, Milano 1929; F. Buisson, Nouveau dictionnaire de pédagogie, Parigi 1911; W. Rein, Encyklopädisches Handbuch der Pädagogik, 2ª ed., Langensalza 1903; P. Monroe, Cyclopedie of education, New York s. a. Nei medesimi dizionarî, cfr. pure gli articoli riguardanti la Francia, la Germania, l'Inghilterra, l'America. Cfr. inoltre: Ministero della pubblica istruzione, Monografia delle università e degli istituti superiori, Roma 1911; Coppi, Le università italiane nel Medioevo, 2ª ed., Firenze 1886; G. Manacorda, Storia delle scuole in Italia, Palermo 1913; G. Vidari, L'educazione in Italia dall'Umanesimo al Risorgimento, Roma 1930; Rashdall, The Universities of Europa in the Middle Ages, Oxford 1895; H. Denifle, Die Universitäten des Mittelalters, Berlino 1885.

I convitti nazionali.

Cenni storici. - Le vicende politiche, e segnatamente l'abolizione della compagnia di Gesù, le guerre napoleoniche, la restaurazione e le guerre dell'indipendenza, modificarono variamente il patrimonio, la direzione e le funzioni dei collegi fondati nel periodo della Controriforma dagli ordini religiosi e specialmente dai gesuiti. Tali istituti passarono dall'uno all'altro ordine religioso, oppure ai comuni e allo stato. In questo ultimo caso sorge il convitto nazionale propriamente detto. Tra gli atti di governo che creano, con varie denominazioni, convitti governativi, il più antico è il decreto napoleonico del 1807, che istituisce, tra l'altro, quattro "licei con convitto", designando le sedi di tre di essi a Venezia, Verona, Novara e lasciando all'iniziativa ministeriale la designazione della quarta sede. Segue, sempre nel 1807, la legge promulgata da Giuseppe Bonaparte, con la quale sono stabiliti due "collegi reali" per la provincia di Napoli e uno per ciascuna altra provincia del regno di Napoli. Da questa legge trassero origine i collegi reali (diventati poi convitti nazionali) di Napoli, Lecce, Lucera, Bari, Maddaloni, Catanzaro, Cosenza. Poco più tardi sorsero i collegi reali di Aquila, Chieti, Teramo, Potenza, Avellino, Salerno, Campobasso, ecc. Per il regno di Sardegna provvide il decreto 4 ottobre 1848, n. 819, che istituì "collegi nazionali" in Torino, Genova, Novara, Voghera (ai quali si aggiunsero poi Cagliari e Sassari), disponendo che ad essi fossero assegnati i casamenti che servivano ai convitti già diretti dai gesuiti. La legge organica 13 novembre 1859, n. 3725 (legge Casati), conservò nelle antiche provincie i convitti annessi ai collegi nazionali, denominandoli finalmente "convitti nazionali", e uguale denominazione assegnò ai convitti delle nuove provincie che fossero a carico dello stato o di regio patronato. Analoghe disposizioni furono date per le provincie napoletane dal decreto luogotenenziale 10 febbraio 1861, n. 69, e per la Sicilia dalla legge 17 ottobre 1860, n. 263. L'ultima disposizione organica in materia è il regio decreto 6 maggio 1923, n. 1054 (riforma Gentile) nel quale è particolarmente notevole l'art. 120 che libera i convitti nazionali da qualsiasi contributo in favore dello stato.

Stato attuale. - I convitti nazionali possono definirsi, sia pure in via approssimativa, come stabilimenti amministrativamente autonomi, riconosciuti, vigilati e sovvenuti dallo stato, nei quali si provvede l'alloggio, il vitto e l'assistenza educativa e didattica a giovani che frequentano le scuole medie o elementari.

L'autonomia amministrativa si concreta nel fatto che la gestione dei convitti nazionali si esplica per mezzo di un organo a sé, che è il consiglio di amministrazione; che i convitti nazionali possono possedere, alienare, contrattare in proprio, e trarre dalle rendite patrimoniali uno dei cespiti della propria attività finanziaria; che possono ricevere donazioni e lasciti; che percepiscono direttamente, per devolverli ai fini della gestione, le rette dei convittori e gli eventuali contributi di provincie, comuni e altri enti. Sono, in altri termini, istituti pubblici con piena personalità giuridica, come li definisce l'art. 119 del r. decr. 6 maggio 1923, n. 1054.

L'ingerenza dello stato si manifesta: con l'emanazione di norme che regolano uniformemente la funzione di questi istituti; con la nomina e il governo dei funzionarî direttivi, educativi e contabili, che fanno parte del personale di ruolo governativo, e i cui stipendî sono a carico del bilancio del Ministero dell'educazione nazionale; con le funzioni di alto controllo contabile e di vigilanza educativa e didattica.

Si deve inoltre osservare che sulle funzioni materiali di ospitalità, le quali costituiscono la base concreta della vita convittuale, prevalgono, nella concezione ufficiale di questi istituti, le funzioni educative (art. 118 del r. decr. 6 maggio 1923, n. 1054; art. 127 del regolamento 10 settembre 1925, n. 2009). Quando si pensi che i giovani affidati a convitti sono in Italia circa 48.000, raccolti in 840 istituti, mentre gli alunni dei convitti nazionali non sono che circa 6000 (compresi i semi-convittori), raccolti in 45 istituti, apparirà chiaro che lo stato non si è però assunta con questi istituti che una piccolissima parte del compito dell'educazione extrascolastica della gioventù studiosa e che con l'istituzitme dei convitti nazionali ha inteso piuttosto di creare pochi modelli ai quali debbano o possano conformarsi i convitti mantenuti da provincie, comuni, enti morali, associazioni e privati.

L'amministrazione di questi collegi è affidata a un consiglio presieduto dal rettore e composto da rappresentanti della provincia, del comune e dei ministeri dell'Educazione nazionale e delle Finanze. Sulle deliberazioni di questo consiglio la giunta per l'istruzione media esercita le funzioni di tutela e il ministero le funzioni di alta vigilanza. Il personale di nomina governativa è costituito di un rettore, un vice rettore, un economo, talora coadiuvato dal vice-economo, di istitutori e di maestri elementari. Poiché il numero degl'istitutori di ruolo (quattro in media per ogni convitto) non è sufficiente ai bisogni dell'istituto, è ammessa l'assunzione di istitutori assistenti, con rimunerazione a carico del convitto. È pure a carico del convitto il personale di servizio.

Ogni convitto ha una propria scuola elementare interna. Gli alunni possono essere convittori o semi-convittori. Questi ultimi (in numero di circa 1000 complessivamente) ricevono dall'istituto un solo pasto quotidiano, oltre all'assistenza educativa e didattica. Convittori e semi-convittori frequentano le scuole elementari interne o le scuole pubbliche di istruzione media. Possono però essere costituite nell'interno del convitto classi per l'istruzione media, e insegnamenti integrativi facoltativi, come disegno, musica, storia dell'arte, stenografia, scherma, ballo, ecc. Per i giovani di scarsa fortuna e meritevoli per profitto e buona condotta, sono istituiti circa mille posti gratuiti, in maggioranza a carico dello stato, in minor numero a carico dei convitti o di altri enti.

Architettura.

I requisiti costruttivi di un collegio non differiscono in massima da quelli degli altri stabilimenti educativi, se non in quanto vi si accolgono gli alunni anche adulti; ciò nondimeno i collegi presentano notevoli differenze a seconda del loro scopo speciale e della ricchezza della propria dotazione.

Per quanto riguarda l'area occorrente, la si può stabilire in base all'affluenza massima presumibile degli allievi; si calcola generalmente che da 10 a 20 mila mq. di terreno siano più che sufficienti per sviluppare organicamente un collegio con i suoi servizî. Il terreno prescelto deve essere salubre e lontano dai rumori del transito, ma di facile accesso.

Si componga l'istituto sia d'un unico fabbricato, sia di varî corpi di fabbrica, si devono prima di tutto evitare le servitù di prospetto coi confinanti, e se vi si oppongono ragioni di orientazione, o economiche, o particolari esigenze, si ricorre ad alberi, arbusti, ecc. piantati sul perimetro dell'area, ciò che serve anche a riparare meglio i fabbricati dai venti. Anziché dare uniforme altezza ai varî corpi di fabbrica, è preferibile adottare quella strettamente necessaria al loro uso, il che permette, oltre al vantaggio economico, un migliore soleggiamento dei locali, una migliore aereazione, e contribuisce all'estetica generale, evitandosi monotonia di masse e ripetizioni di linee. I cortili destinati alla ricreazione e a palestra scoperta si lasciano aperti almeno da un lato, preferìbilmente verso mezzogiorno. Per questo è conveniente distribuire i varî corpi di fabbrica staccati gli uni dagli altri, collegandoli con leggiere gallerie o pontili, provviste di vetrate chiudibili.

L'istituto si compone dei seguenti gruppi di locali: quello destinato agli allievi interni, con camerate per studio, dormitorî, reiettori e infermeria coi servizî annessi (guardaroba, lavatoi, bagni, cessi); quello per gli allievi interni ed esterni, con aule d'insegnamento e disegno, oratorio, laboratorî, biblioteca, ricreatorî, palestra coperta e scoperta; quello dei servizî generali, con cucina e annessi, lavanderia, stireria, magazzini; quello per il personale insegnante, dirigente, amministrativo, di vigilanza, con uffici e alloggi.

I locali si dispongono in modo da ricevere luce e aria diretta, e tanto le aule quanto i locali di studio si collocano in modo da sottrarli ai rumori ed evitare la distrazione dei collegiali. Le finestre del pianterreno prospettanti vie pubbliche si proteggono con inferriate.

Aule di studio. - I tavoli si dispongono normali alle pareti con finestre, cosicché ogni allievo possa ricevere luce dalla sinistra. Lungo le pareti si dispongono inoltre armadietti sospesi in cui gli allievi ripongono i loro libri e il loro materiale di studio e nelle porte del locale si lasciano spie vetrate che permettano la vigilanza dall'esterno. I locali di studio si dispongono più che sia possibile in prossimità delle aule, dei dormitorî e della biblioteca.

Dormitorî. - Si adotta tanto il tipo di camerata semplice, cioè una sola fila di letti contro la parete non vetrata, quanto quello di camerata doppia, con finestre da ambo le pareti, e con tramezzo centrale a mezz'aria, contro cui si appoggiano le testate dei letti, oppure con le file di letti contro le pareti esterne, ma distanti da queste da 60 a 70 centimetri. Il tipo a compartimenti, ossia a cabina, con due letti per cabina e tramezzi a mezz'aria è da evitarsi perché ostacola la vigilanza. La camerata semplice ha circa 4 metri di larghezza e quella doppia circa 7. Se le finestre possono disporsi in modo che nei pilastri tra esse compresi possano collocarsi due letti, questi si possono avvicinare ai muri, diminuendo la larghezza del dormitorio; a vantaggio dell'economia costruttiva e delle spese di esercizio e di mantenimento dei locali. Per la più facile pulizia dei letti stessi una certa distanza dalle pareti è però sempre conveniente.

Refettorî. - consigliabile avere tre refettorî corrispondenti alle diverse età dei collegiali, siano essi interni, esterni, o semi-pensionanti. Le tavole si fanno larghe da m. 0,65 a 0,80 circa; ogni commensale ha a disposizione da m. 0,50 a 0,60 di tavola; fra le pareti e le tavole si lascia una distanza di m. 1,00 se le tavole sono disposte per lungo, cioè parallelamente alle pareti, e infine fra tavola e tavola si lascia uno spazio di m. 2 circa se i commensali stanno dalle due parti, e di m. 1,50 circa se da una parte sola. Invece che per lungo, le tavole si dispongono anche normalmente alle pareti, specialmente quando il locale ha finestre da due parti: in tal caso si tengono distanti dalle pareti circa m. 0,50. Un refettorio a doppia luce ha buona proporzione quando sia largo circa m. 8,00. Le tavole si fanno capaci di 8 a 12 allievi al massimo quando sono normali alle pareti; ma anche se sono per lungo conviene interromperne la continuità mediante qualche passaggio. In prossimità del refettorio vi dev'essere un gruppo di lavabi e cessi, nonché stanze da pranzo per gl'insegnanti, per i ripetitori, per i vigilanti e per gli addetti all'economato. La stanza da pranzo per il personale di servizio si colloca vicino alla cucina, la quale però deve essere in prossimità dei refettorî. Fra questi e quella si dispongono locali ad uso credenza per la biancheria da tavola, le stoviglie, ecc.

Infermeria. - Il compartimento comprendente le corsie e le camere d'infermeria, i locali per l'isolamento provvisorio, le stanzette per gl'infermieri, il refettorio per i convalescenti, una sala di visita medica e per il medico, un gabinetto di studio, lavatoi, bagno e cesso, si disporrà in un corpo di fabbricato appartato, ma accessibile dagli altri compartimenti. L'infermeria sarà arredata come quella degli ospedali.

Guardaroba, lavabi, bagni, cessi. - Il guardaroba per la biancheria si trova ad ogni piano, oppure vicino alla lavanderia che è nel pianterreno o nel sotterraneo. I lavabi possono essere disposti in locali appositi o negli anticessi; i bagni sono a doccia e in tinozza. I cessi devono essere idraulici, con sedile rialzato, oppure alla turca, sempre però così pavimentati e rivestiti nelle pareti da permettere la lavatura a lancia, e con piletta nel pavimento per lo scarico dell'acqua di lavatura.

Aule d'insegnamento, laboratorî e biblioteche. - Per le aule, che si collocano in prossimità degl'ingressi al fine di renderne agevole l'accesso agli allievi esterni, valgono le norme fissate per le scuole in genere. Tranne quelle da disegno, che devono avere la luce unilaterale da nord, le aule devono orientarsi verso il mezzogiorno. I laboratorî si proporzionano ai materiali che devono contenere e alle operazioni che vi si eseguiscono, e quelli ove si producono gas o vapori, come i laborotorî di chimica, si provvedono di convenienti mezzi per l'espulsione di detti gas e vapori mediante apposite cappe e canne di aspirazione, il cui sbocco deve trovarsi il più possibile lontano dagli ambienti di abitazione. Annessa alla biblioteca vi è una stanza per il bibliotecario e vigilante. Il deposito dei libri scolastici da fornire agli allievi pensionanti è distinto dalla biblioteca generale, ma prossimo al locale del censore.

Ricreatorî - I cortili servono come ricreatorî e palestra scoperta: la loro pavimentazione deve permettere il pronto smaltimento delle acque: vi si disporranno alberi per aver ombra in estate, ma cosl collocati da non ostacolare un ampio spazio libero per giochi ed esercizî, né togliere luce ai locali circostanti al cortile. Un gruppo di cessi con lavatoi e orinatoi (se il collegio è maschile) servirà tanto per la palestra coperta quanto per la scoperta. Alla palestra è bene annettere una sala per la scherma e un locale per il tiro al bersaglio.

Cucina e annessi. - Il compartimento della cucina a pianterreno o nei sotterranei deve sempre essere prossimo ai refettorî o in comunicazione con essi e le credenze, mediante montacarichi e scala, ma lontano dai locali abitati. È bene che abbia un accesso proprio per le provviste, per i provveditori e anche per il personale addettovi. Tale compartimento comprende: cucina propriamente detta; locale per la lavatura e preparazione delle verdure; locale per la lavatura delle stoviglie, posate, vetrerie; dispensa con ghiacciaia o armadio frigorifero; cantine e magazzino per i combustibili; refettorio per il personale e infine qualche stanza per il cuoco e i suoi aiuti, oltre a lavabi e cessi. La cucina di solito è provvista di due impianti: uno grande per il servizio invernale e uno più piccolo per il periodo delle vacanze, quando cioè molti collegiali sono assenti. Pavimenti, soffitti, pareti di tutti i locali di questo compartimento si rivestono con materiali lavabili.

Nei grandi collegi la cucina è arredata con fornelli a vapore, il quale proviene dalle caldaie del riscaldamento generale in inverno e da apposita caldaia nelle altre stagioni; nei collegi minori i fornelli sono quelli usuali, a carbone, legna, gas. Anche nei primi però si hanno piccoli fornelli a gas, con forni per pasticceria e simili.

Lavanderia. - Anche il servizio di lavanderia viene fatto con apparecchi meccanici a vapore per i grandi collegi o con semplici vasche per acqua fredda e calda per i collegi minori. Al locale di lavatura è annesso un asciugatoio ad aria calda, un locale di stireria, un altro per rammendature, ecc., che però molte volte è collocato all'ultimo piano, destinato al personale di servizio. Adiacente alla lavanderia si trova il locale della biancheria usata, e nel locale di stireria, ove è conveniente vi sia un mangano, vi sono gli armadî per il deposito della biancheria pulita.

Locali e impianti varî. - Nei sotterranei o nel sottotetto converrà sistemare dei locali per il deposito di mobilia fuori uso o di ricambio, di materiale vario, ecc. Adiacente all'ingresso è necessario disporre la portineria, fornita d'un piccolo alloggio, e i parlatorî. Il collegio dovrà poi essere dotato di un oratorio con annessa piccola sacristia.

Il direttore deve avere una sala d'ufficio preceduta da anticamera in comunicazione con la sala del consiglio direttivo e di amministrazione. Se vi è un segretario, questi avrà pure un ufficio proprio accessibile dalla predetta anticamera, la quale darà pure accesso ai locali dell'economato che comprende un locale per l'economo, una stanza per la prova dei vestiarî, una stanza per il guardiano notturno della cassa, un locale per gli aiutanti dell'economo e un piccolo magazzino. L'economato si dispone possibilmente in prossimità dell'ingresso e del compartimento delle cucine.

Nel corpo di fabbrica contenente gli uffici e i locali del servizio generale vi sono ancora i locali destinati agl'insegnanti, al precettore, agli assistenti o vigilanti, con annesso spogliatoio e libreria, e anche gli alloggi del personale, con scala propria e ingresso indipendente.

Le stanze per il personale di servizio si ricavano spesso nel sottotetto, purché corrispondano alle esigenze igieniche, e, se vi è personale femminile stabile, il compartimento ad esso destinato si rende affatto indipendente e separato da quello maschile, con accesso e scala propria.

In misura proporzionata al carattere più o meno signorile, i collegi devono essere provvisti di completi impianti d'illuminazione, di riscaldamento e ventilazione, di distribuzione d'acqua fredda e calda, di chiamata e corrispondenza (campanelli, telefoni). Come pure, a seconda della destinazione, è necessario provvedere a una sala per spettacoli, feste, e altri locali per scuola di scherma, di ballo, musica, ecc.

Famosi per antichità e grandiosità sono molti collegi di città universitarie estere, in special modo quelli di Oxford e Cambridge (v.), i quali rispecchiano i caratteri dell'architettura ai tempi della loro fondazione. In Italia ricordiamo fra i più famosi il Collegio militare di Modena, noto col nome di Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria (che ha sede nel magnifico palazzo reale di Modena, opera dell'architetto Avanzini nel sec. XVII), quello di Mondragone a Frascati presso Roma, e il Collegio Cicognini a Prato.

Tra i grandi collegi costruiti in questi ultimi anni è notevole quello che l'Istituto nazionale impiegati enti locali ha eretto in Anagni nel 1930 su progetto dell'architetto Alberto Calza Bini.

La fig. 1 mostra chiaramente le caratteristiche e la disposizione dei locali di questo collegio che copre un'area di oltre 5500 mq. e dispone, con i cortili, giardini e campi di gioco, d'una superficie di più che 20.000 mq.

Esso si compone di sette corpi di fabbrica distinti, adiacenti o collegati da portici e terrazze fra i quali è compresa una chiesa del sec. XII, utilizzata come oratorio interno. Il fabbricato principale contiene quelle che possono chiamarsi le abitazioni degli allievi; ogni gruppo di 20-24 di essi ha un reparto completo e separato.

L'ingresso principale del collegio, con un grande atrio a vòlte, dà accesso a due ampî parlatorî e agli uffici; al disopra è l'aula-teatro capace di oltre 300 persone.

Degno di nota è pure il nuovo Collegium urbanum de Propaganda Fide edificato sul Gianicolo negli anni 1929-31, per opera dell'architetto Clemente Busiri (v.). Dalla sua speciale destinazione deriva la forma simmetrica dell'edificio (fig. 2), disposto intorno a due cortili separati dalla chiesa che costituisce così il nucleo centrale dell'intero organismo. (V. tavv. CXLI-CXLIV).

Bibl.: L. Klasen, Grundrissvorbilder von Gebaüden aller Art., Abt. III, Schulgebaüde, Lipsia 1884; A. De Baudot, Études théoriques sur les lycées, in Revue Gén. de l'Arch., 1886; P. Planat, Encyclopédie de l'Architecture et de la Construction, Parigi 1888-92, s. v. Collège; F. Narjoux, Architecture scolaire, Parigi 1895; J. Guadet, Eléments et théorie de l'architecture, Parigi s. d.; Baukunde des Architekten, II, iv, Berlino 1900; Handbuch der Architektur, VI, i, Lipsia 1910; F. Guillot, Édifices publics pour villes et villages, Parigi 1912; D. Donghi, Manuale dell'architetto, II, sez. 1ª, Torino 1923.

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