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COLMAR

di M.C. Heck - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1994)
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COLMAR

M.C. Heck

(lat. Columbarium; ted. Kolmar)

Città della Francia nordorientale, capoluogo dell'Alta Alsazia (dip. HautRhin).Un primo centro fortificato, Argentovaria (coincidente con l'od. sobborgo di Horbourg-Wihr), sorgeva in antico nel punto dove l'Ill, affluente del Reno, diventava navigabile in direzione di Strasburgo e venne trasferito sul sito attuale a causa delle frequenti inondazioni.In epoca medievale il territorio di C. era diviso in tre zone appartenenti a istituzioni ecclesiastiche. L'Oberhof passò nel 965 al patrimonio del monastero benedettino di Payerne; il suo nucleo, il priorato di Saint-Pierre, fu dapprima dipendenza della parrocchia di Horbourg, da cui si distaccò verso la metà del sec. 12°, divenendo chiesa parrocchiale. Il Niederhof apparteneva invece al vescovo di Costanza. Un terzo nucleo, dipendente dall'abbazia di Munster, ebbe fin dal sec. 10° una cappella dedicata a s. Martino; nel 1234 la chiesa omonima fu eretta in collegiata e divenne parrocchia della maggior parte dell'insediamento.I tre nuclei urbani costituirono presto un unico agglomerato, fortificato nel 1220 e dotato di tre porte: a N il Kerkertor, a E la porta di Teinheim, a S-E lo Steinbrückertor. I sobborghi furono integrati in una nuova cinta muraria negli anni 1252, 1287 e 1328. Grandi assi stradali coincidenti con la Grand-Rue e la Rue Macière strutturarono la pianta della città, che conobbe a partire dal sec. 13° un notevole sviluppo della sua vocazione mercantile, rafforzata dal 1394 dal ruolo in seno alla Decapoli, una federazione di dieci città imperiali alsaziane.Indagini archeologiche effettuate nel 1972 hanno permesso di determinare cinque fasi nella storia edilizia della chiesa di Saint-Martin, dall'11° al 14° secolo. La prima chiesa, del sec. 11°, presentava una navata centrale di tre campate, con due navatelle molto strette, transetto sporgente e coro rettangolare non voltato. Durante la seconda campagna costruttiva, dopo l'incendio della città nel 1106, il corpo longitudinale fu prolungato di una campata verso O e venne costruito un corpo occidentale a due piani, aperto verso la navata centrale per mezzo di tre grandi arcate, munito di scale a chiocciola angolari e forse sormontato da una torre centrale, come nel Saint-Thomas di Strasburgo. In questa fase venne edificata anche la volta a crociera costolonata del coro. A cominciare dal 1170 questo venne sostituito da una grande campata quadrata e da un'abside semicircolare, inquadrata da due absidiole aperte nei muri orientali dei bracci del transetto; tuttavia i lavori furono interrotti alla fine del secolo. Tra il 1230 e il 1240 si riprese la costruzione del transetto, seguendo dapprima il medesimo progetto; poi, tra il 1260 e il 1270, con l'intervento del primo maestro gotico - forse il mastro Humbert rappresentato nelle decorazioni dell'arco del portale di Saint-Nicolas -, si costruirono i pilastri occidentali della crociera, a sezione circolare, i bracci del transetto e soprattutto la bellissima facciata del braccio sud, con il citato portale di Saint-Nicolas. Fu però certamente un altro architetto a realizzare dopo il 1270 il corpo longitudinale e il nartece. Le volte delle cinque campate della navata centrale ricadono su pilastri circolari affiancati da quattro colonnette; per l'accentuarsi delle scansioni verticali e per l'assenza del triforio, che ne rafforza il carattere massiccio e chiuso, il corpo longitudinale di Saint-Martin si inscrive nella medesima corrente delle chiese alsaziane di Marmoutier o di Wissembourg, caratterizzate da ricerche spaziali che le distaccano dal modello strasburghese. Il prospetto, innalzato alla fine del sec. 13°, segue il principio della 'facciata armonica'; imponenti contrafforti (quelli angolari disposti trasversalmente sono attraversati da un passaggio, come nella vicina Pfaffenheim) ritmano le superfici murarie; nel portale centrale i rilievi della lunetta su due registri rappresentano l'Adorazione dei Magi e il Giudizio universale; delle due torri quella meridionale è originale mentre quella settentrionale venne aggiunta insieme al coronamento verso il 1340. L'elegante coro fu ricostruito intorno alla metà del sec. 14°, forse da Guglielmo di Marburgo (Recht, 1974); nella sua concezione assai originale - una campata quadrata e un'abside poligonale, con cappelle che sorgono tra i contrafforti, nei quali si apre un passaggio che peraltro non forma un vero deambulatorio - costituisce una sintesi dell'architettura degli Ordini mendicanti e di quella parleriana.Resti di pitture murali dell'inizio del sec. 15° sono visibili nella parete settentrionale della navata centrale; le vetrate, assai restaurate, costituiscono un insieme eterogeneo e provengono in parte dal complesso dei Domenicani; la decorazione scultorea si limita alle mensole e alle chiavi di volta.Gli Ordini mendicanti si stabilirono a C. a partire dal sec. 13°: per primi i Francescani, entro la metà del secolo, poi i Domenicani nel 1278. Questi ultimi, avendo parteggiato per Federico I d'Asburgo contro Ludovico IV il Bavaro, scomunicato dal papa, furono espulsi da C. nel 1330 e ricostruirono il convento solo nel 1347, alla morte del loro antagonista. Gli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme costituirono una commenda, consacrata nel 1268 da Alberto Magno, di cui non restano che il coro e un elegante portale. Gli Agostiniani fecero costruire a cominciare dal 1316 un convento al quale aggiunsero un collegio; la chiesa venne terminata verso la metà del sec. 14°, restaurata nel 18° e poi demolita all'inizio del 19° secolo.Per quanto riguarda la chiesa dei Domenicani, le date della posa della prima pietra (1283) e della consacrazione di tre altari (1291) si riferiscono a un edificio precedente, di dimensioni più piccole rispetto all'attuale, le cui forme restano sconosciute. La ricostruzione venne avviata a partire dal coro, a cinque campate rettangolari trasverse, concluso da un capocroce poligonale. Secondo una consuetudine che si riscontra nelle chiese domenicane di Guebwiller in Alsazia e di Berna, l'abside beneficia di un trattamento più raffinato; le grate delle finestre si ritrovano sia nella chiesa di Guebwiller sia nel Saint-Pierre-le-Jeune di Strasburgo. La finestra assiale, che si ipotizza di reimpiego dall'edificio primitivo (Recht, 1974), si distingue dalle altre per la cornice, per la presenza di capitelli e per il disegno della tracery simile a quella della finestra assiale del coro della vicina Notre-Dame di Rouffach (ca. 1300). A destra della stessa finestra si trova una piscina liturgica le cui decorazioni sono direttamente ispirate alla cattedrale di Strasburgo e ne permettono una datazione al 1320. La costruzione del corpo longitudinale, cominciata verso quell'anno, doveva essere terminata nel 1350, con una interruzione tra il 1330 e il 1347, corrispondente all'espulsione dei Domenicani. La navata centrale e quelle laterali, quasi della stessa altezza, sono separate da due file di sei arcate molto alte e spaziate, sostenute da colonne lisce, con una soluzione che conferisce un'impressione di unitarietà dello spazio interno; le facciate sono scandite da potenti contrafforti e la disposizione interna ed esterna obbedisce perfettamente alle regole dell'architettura degli Ordini mendicanti. Le vetrate sono state molto restaurate e rimaneggiate; il chiostro fu ricostruito in seguito a un incendio del 1458.La chiesa dei Francescani venne consacrata tra il 1282 e il 1284. Il corpo longitudinale, che risale alla prima metà del sec. 14°, è stato profondamente alterato dalla soppressione di una seconda navata laterale a S e dall'aggiunta di un soffitto a un terzo dalla sua altezza. La navata centrale è separata dalle due laterali da due file di cinque pilastri ottagonali. Adottando un alzato a tre livelli e uno schema basilicale con navata centrale più alta di quelle laterali, l'edificio si avvicina alla chiesa dei Francescani di Friburgo in Brisgovia. Il jubé di sette campate, dello stesso tipo di quello di Guebwiller, ricorda la cappella di Sainte-Catherine della cattedrale di Strasburgo.Gli scavi effettuati sotto il coro attestano l'esistenza di una fase più antica risalente al sec. 13°; la disposizione dell'od. coro, con quattro campate e un'abside pentagonale, la ricaduta delle volte a crociera semplice e degli arconi, la cornice che segna l'appoggio delle finestre sono simili a quelle della Barfüsserkirche di Basilea, databile alla metà del 14° secolo.L'origine della comunità delle Domenicane della chiesa di Sainte-Catherine - le c.d. Catherinettes - nella zona chiamata Unterlinden risale al 1245 e già nel 1252 si stabilì nel sito attuale all'interno delle mura; diciassette anni dopo Alberto Magno consacrò il coro della cappella. Il coro della chiesa, l'altare maggiore e il cimitero furono consacrati nel 1371, la navata maggiore terminata nel 1436, il chiostro entro il 15° secolo. Le costruzioni conventuali sono state in parte distrutte e assai rimaneggiate e ospitano oggi le collezioni del Mus. d'Unterlinden, con oggetti di arte suntuaria di epoca merovingia, sculture romaniche e gotiche, ma soprattutto opere d'arte del 15° e 16° secolo.La Bibl. de la Ville, ospitata negli edifici conventuali dei Domenicani, conserva un eccezionale fondo di manoscritti medievali costituito dall'unione, avvenuta nel 1789, delle biblioteche monastiche dell'Alta Alsazia, in particolare quelle di Murbach, Munster, Pairis, Marbach, e dei Domenicani e Francescani di Colmar.

Bibl.: E. Waldner, Veröffentlichungen aus dem Stadtarchiv zu Colmar, I, Colmar 1907; C. Widmer, L'obituaire des Dominicains de Colmar, I, Strasbourg 1934; P.W. Finsterwalder, Colmarer Stadtrechte, Heidelberg 1938; R. Recht, L'Alsace gothique de 1300 à 1365, Colmar 1974; G. Meyer, P. Brunel, L'archéologie médiévale à Colmar, Annuaire de Colmar 24, 1974-1975; Haute-Alsace, CAF 136, 1978; C. Heck, G. Meyer, L'architecture de la Collégiale Saint-Martin de Colmar du XIe au XVIe siècle, Saisons d'Alsace 80-81, 1983, pp. 76-96; C. Heck, J.M. Scmitt, Colmar. Panorama monumental et architectural des origines à 1914, Strasbourg 1983; Histoire de Colmar, a cura di G. Livet (Pays et villes de France), Toulouse 1983.M.C. Heck

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