COLOMBARIO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1959)

COLOMBARIO (columbarium da columba, "colomba")

F. Grana
G. Matthiae

Stanza sepolcrale nelle cui pareti erano i loculi o nicchie per riporvi le urne cinerarie; così chiamata anche modernamente dalla somiglianza delle nicchie con i piccoli vani di una colombaia. Nelle iscrizioni i c. sono denominati di volta in volta: ossuarium, ossarium, sepulchrum, monumentum.

L'origine del c. è incerta. L'affermazione (PaulyWissowa) che non esista diffusione del c. fuori di Roma non è esatta (ve ne sono a Cagliari, necropoli di Bonaria); a Roma i primi c. appaiono verso la metà del sec. I a. C. Gli esempî più antichi sinora rinvenuti sembrano essere quelli di Veio, di Blera e di altre località dell'Etruria centro-meridionale, che sono però di datazione molto incerta, oscillanti fra il III ed il I sec. a. C. Resta così insoluto il problema se il c., cioè la sistemazione a carattere monumentale dei depositi di olle (ollae), sia un'invenzione romana oppure etrusca, influenzata dalla sistemazione propria della tomba a loculo, nota in ambiente siriaco e alessandrino, diffusasi anche per ragioni economiche.

L'uso funerario di tali grotte con pareti forate a piccole nicchie, esistenti nelle citate località etrusche è stato anche messo in dubbio, ricollegandole a un tentativo di combattere la malaria agitando l'aria con voli di stormi di colombi, proposto nel sec. XVIII.

Il c. risolve il problema pratico di adunare ceneri in breve spazio: vi trovano infatti posto per ogni nicchia due olle cinerarie di coccio. In alcuni casi sotto le nicchie, in genere semicircolari, quadrate o rettangolari, si sono trovate iscrizioni apposte con il nome del defunto. I c., destinati a sepolcri di bassa condizione, sorgevano in Roma in contrasto con le vecchie tombe isolate ed appartenevano alle corporazioni funerarie. Le nicchie occupavano interamente le pareti della camera sepolcrale, ed erano ricavate ovunque si potesse utilizzare uno spessore di muro. Il maggior numero di c. attestati da iscrizioni o da resti murarî risale all'età di Augusto e di Tiberio; non sembra che vi siano state costruzioni nuove dopo Claudio. Fino al II e al III sec. d. C., i c. furono in uso per ospitarvi anche sarcofagi, cippi, ecc. (v. sotto). La tecnica muraria dei c. era solitamente l'opus retkulatum. Taluni c. erano rivestiti nell'interno con lastre di marmo o esternamente abbelliti con colonnine e timpani (c. del sepolcreto ostiense a Roma, c. di Pomponio Hylas presso Porta Latina, in muratura laterizia a struttura testacea). In taluni c. le nicchie sono disposte in file sino a sette piani; la pianta del c. è di solito rettangolare o quadrata, talora (Roma, Vigna Codini) a ferro di cavallo. Taluni c. constano di più stanze con il soffitto a vòlta (camarae). I c., come tutte le tombe romane, erano situati sulle strade fuori porta. Presso la basilica di S. Paolo è stata scoperta una serie di piccoli c. di famiglia della capacità di 20 o 30 loculi, con fronte costituito da una parete di mattoni terminante a timpano e con una piccola porta incorniciata di travertino e due finestrelle in alto per l'aerazione. Nel timpano era l'iscrizione del proprietario incisa su una lastra di marmo murata. Tra i grandi c. vanno citati quelli dei Liberti di Livia (56 a. C. - 29 d. C.) nella Vigna Codini sulla via Appia, quelli dei Servi e Liberti di Augusto, e quelli dei Liberti della famiglia Marcella; sulla via stessa quello di Villa Pamphili (v. fig. 994 e tav. a colori) anch'esso di età augustea, ed ancora quello degli Arrunzî presso Porta Maggiore, quelli di tipo signorile nel sepolcreto Salario, ecc. Altri, adorni di stucchi e di pitture di notevole pregio artistico, sono stati rinvenuti nell'Isola Sacra tra Ostia e Fiumicino. Di straordinario interesse è, infine, il piccolo c. scoperto a Roma sulla via Portuense (ora trasportato e ricomposto nel Museo Naz. Romano): le nicchie sono disposte irregolarmente attorno a tre edicole e le pareti sono interamente decorate di pitture del II sec. d. C.

Quando, sotto gli Antonini, alla cremazione si sostituì la tumulazione, i c. furono utilizzati approfondendo il piano del pavimento e costruendovi tombe a fossa con spallette di mattoni, dette formae, più spesso a piani sovrapposti. Si creò così una forma architettonica sepolcrale mista. Se ne possono vedere esempî nei sepolcri al disotto della chiesa di S. Sebastiano sulla via Appia, ove c. progettati per il rito crematorio furono poi adattati, col sopraggiungere del rito cristiano, a ricevere cadaveri inumati, e in alcune tombe del cimitero scavato sotto la basilica di S. Pietro a Roma.

Bibl.: Samter, in Pauly-Wissowa, IV, 1901, cc. 593-603, s. v. Columbarium; Koch-Mercklin-Weickert, in Röm. Mitt., XXX, 1915, p. 291; G. Lugli, in Not. scavi, 1915, pp. 285-534; id., La decorazione dei c. romani, in Rivista di Architettura e arti decorative, III, 1921, fasc. 3°; G. T. Rivoira, Architettura Romana, Milano 1921; G. Calza, Il sepolcreto dei Portuensi all'isola sacra, in Capitolium, VI, 1930, luglio, p. 358 ss.; id., La necropoli del porto di Roma nell'Isola Sacra, Roma 1940; G. Bendinelli, C. di Villa Pamphili, in Monum. Pittura Antica, Roma fasc. V, Roma 1941; B. M. Apollonj Ghetti, A. Ferrua, E. Josi, E. Kirschbaum, Esplorazioni sotto la confessione di S. Pietro, Roma 1951, passim; L. Vlad Borrelli, in Boll. Ist. Restauro, 11-12, 1952, p. 135 ss.; S. Aurigemma, in Boll. d'Arte, XXXVIII, 1953, p. 158 ss.; B. M: Felletti Maj, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, N. S. II, 1953, p. 40 ss.; M. Floriani Squarciapino, in Scavi di Ostia, III, La Necropoli, I, Roma 1958, passim; J. Kollwitz, in Reall. Ant. u. Christ., s. v. Columbarium (1958).

(† F. Grana - G. Matthiae)

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