VERTEBRALE, COLONNA

Enciclopedia Italiana (1937)

VERTEBRALE, COLONNA

Emilio Comisso

. Per l'anatomia normale della colonna vertebrale, v. osseo, sistema. Accenneremo qui solo ai particolari più importanti della patologia. Tutte le alterazioni che la colonna vertebrale può subire, si possono suddividere in quattro grandi gruppi: le anomalie congenite, le lesioni traumatiche, le malattie della colonna vertebrale e le deformità.

A) Anomalie congenite. - In seguito a un arresto di sviluppo nella vita intrauterina può venire a mancare la saldatura delle parti di cui si compone una vertebra e ne risulterà una fessura (schisi). Questa può interessare una sola o più vertebre ed essere accompagnata da tumore erniario formato dal contenuto del canale vertebrale v. rachischisi; spina bifida).

La parte inferiore della colonna vertebrale, e precisamente il sacro con le ultime vertebre lombari e il coccige, sono sede preferita di malformazioni congenite. In corrispondenza del coccige nei primi mesi della vita embrionale s'osserva un piccolo prolungamento in forma di coda, che s'atrofizza dopo il terzo mese. Per un arresto di tale processo d'involuzione può persistere anche dopo la nascita un'appendice caudale. Nella stessa sede non è rara una lieve depressione cutanea, chiamata fossetta coccigea, che rappresenta la persistenza di una formazione transitoria nella vita embrionale.

In questa regione si trovano talvolta tumori, di solito cisti dermoidi, che si possono fistolizzare, più raramente teratomi, ossia tumori costituiti da vere inclusioni fetali.

In seguito ad arresto di sviluppo, il sacro e il coccige possono mancare in parte o del tutto e tali assenze sono accompagnate da disturbi funzionali anche gravissimi, che ben di rado possono venire mitigati dalla chirurgia riparatrice.

L'ultima vertebra lombare può avere un'imperfetta saldatura ossea dell'arco, per cui il corpo e la parte anteriore dell'arco con le apofisi articolari superiori costituiscono un tutto osseo saldato soltanto con tessuto fibroso al rimanente (parte posteriore dell'arco e apofisi articolari inferiori). Tale anomalia è chiamata spondilolisi e molto spesso conduce sotto la forza del carico o per azione traumatica a uno scivolamento in avanti del corpo della vertebra lombare, con tutta la colonna soprastante, sul sacro. Tale fenomeno è chiamato spondilolistesi (σπόνδυλος "vertebra", ὀλίσϑησις "scivolamento"). In casi rari l'anomalia colpisce la quarta vertebra lombare. La spondilolistesi porta a un'esagerazione della lordosi lombare, che non scompare nella flessione in avanti, e a un lieve accorciamento dell'altezza del tronco: la distanza fra bacino e gabbia toracica è diminuita. Nei casi prodottisi lentamente i disturbi sono lievi sotto forma di stanchezza precoce e relativa rigidità lombare, sono più intensi quando lo scivolamento avviene in seguito a trauma. La cura richiede l'uso di un corsetto e nei casi più gravi anche un atto operativo per fissare la vertebra scivolante.

Per turbato sviluppo durante la vita embrionale una o più vertebre possono presentare anomalie morfologiche ossia di costruzione, quali la mancanza di mezza vertebra, quella di mezzo o di tutto un arco vertebrale, la fusione di corpi o di archi, irregolarità delle apofisi articolari. Tali anomalie sono spesso causa di deformità della colonna che si sviluppano appena nell'adolescenza o nell'età adulta. Si riconoscono all'esame radiografico e sono spesso accompagnate da alterazioni cutanee: nevi, zone di peluria, ecc.

Altre volte le anomalie consistono in un eccesso o in un difetto del numero complessivo delle vertebre. La riduzione del numero delle vertebre cervicali, spesso congiunta a fusione di singoli metameri con conseguente rigidità, produce un accorciamento del collo e s'associa di solito a turbe del sistema nervoso.

Relativamente frequenti sono le anomalie nella differenziazione regionale dei singoli segmenti della colonna e hanno sede nelle vertebre di passaggio tra un segmento vertebrale e il vicino. Importanti per la connessione che possono avere con certe sindromi morbose sono le anomalie nel passaggio cervico-dorsale e in quello lombo-sacrale. La dorsalizzazione della settima vertebra cervicale con la formazione di costole più o meno rudimentali può dare disturbi per compressione di nervi e di vasi sanguigni. Più frequente è la sacralizzazione della quinta vertebra lombare, che può essere parziale o totale, simmetrica o asimmetrica; le apofisi trasverse grosse ricordano le vertebre sacrali. L'anomalia può determinare una scoliosi statica come pure disturbi anche gravi per compressione e stiramento della quinta radice nervosa lombare con nevralgie, turbe della sensibilità e anche fatti paralitici. Benché queste anomalie abbiano origine congenita, i disturbi che ne derivano insorgono di solito appena nell'età adulta e vengono spesso attribuiti a piccoli infortunî.

Alle volte per vizio di atteggiamento del feto nella cavità uterina si può sviluppare una scoliosi congenita, che però non è accompagnata da difetti scheletrici.

Una deformità vertebrale consistente in un aumento del diametro orizzontale, mentre l'altezza è di solito ridotta, è stata descritta da V. Putti col nome di platispondilia (πλατύς "largo"). Essa può interessare una o più vertebre e s'associa spesso ad altre anomalie congenite dello scheletro. Questa deformazione delle vertebre può diventare nell'età adulta causa di dolori per compressione radicolare. Se sono colpite più vertebre, il tronco di questi pazienti apparisce sproporzionatamente corto.

B) Lesioni traumatiche. - In conseguenza di traumi diretti o indiretti si possono produrre nella colonna vertebrale lesioni di vario genere e grado, che vanno dalla contusione e distorsione alla frattura e alla lussazione, associate non di rado a lesioni del midollo spinale. Sono da aggiungere le ferite da punta e quelle da arma da fuoco.

1. Le contusioni possono essere gravi e portare alla formazione di notevoli stravasi sanguigni o linfatici.

Le contusioni del sacro producono dolore vivo e alle volte molto prolungato, perché quest'osso ha parecchie sporgenze e non è ricoperto che dalla cute. Le contusioni gravi possono determinare anche commozione midollare. La diagnosi di semplice contusione, come quella di distorsione con esclusione di lesioni scheletriche può riuscire molto difficile non ostante l'esame radiografico. Le contusioni guariscono di solito rapidamente con cure semplici adatte al singolo caso, ma qualche volta, come s'è accennato, il risentimento doloroso può durare anche per mesi.

2. La distorsione avviene per lacerazione più o meno estesa di qualche legamento vertebrale e s'osserva quasi esclusivamente nei segmenti cervicale e lombare, che sono i più mobili.

Le emorragie che accompagnano solitamente queste lacerazioni sono quasi sempre al difuori del canale midollare. Nella distorsione il dolore è immediato ed esteso a un tratto piuttosto grande della colonna e mancano di regola sintomi midollari. Per difesa contro il dolore si stabilisce una rigidità in quell'atteggiamento che lo attenua (torcicollo, scoliosi). La cura consiste nel riposo con eventuale immobilizzazione fin tanto che si ripara la lacerazione, in seguito poi in applicazioni di calore, massaggio, e simili fino alla guarigione, che di solito è completa, ma può richiedere un tempo relativamente lungo.

3. Le fratture possono limitarsi a una sola vertebra o a una parte di questa, ma possono pure interessare un numero maggiore di vertebre. Le fratture hanno notevole importanza non soltanto per la discontinuità scheletrica, per la statica alterata e per la deformità che ne può conseguire, ma altresì per la ripercussione che possono avere sul midollo spinale e sulle radici nervose.

a) Le fratture delle apofisi spinose possono avvenire per forza tanto diretta quanto indiretta da un improvviso sforzo muscolare. Le apofisi più facilmente colpite sono quelle più sporgenti, vale a dire le ultime cervicali e le prime dorsali. La frattura si manifesta con senso di strappamento e improvviso dolore, che s'acuisce alla pressione diretta. La guarigione avviene solitamente in poco più di un mese, ma spesso l'apofisi resta deviata e talvolta manca la saldatura ossea. La dolorabilità locale può durare dei mesi.

b) Le fratture delle apofisi trasverse avvengono solitamente per sforzo muscolare, sono più rare le fratture per trauma diretto. La sede più frequente sono le vertebre lombari e possono essere colpite più apofisi contemporaneamente. Il dolore vivo e improvviso s'accentua quando si comprima l'apofisi spezzata o per movimenti che richiedano l'azione di muscoli a quelle attaccati; il dolore può pure estendersi agli organi vicini. A diminuire il dolore si stabilisce una rigidità con contrattura scoliotica a concavità rivolta verso il lato della lesione. La frattura ha poca tendenza a consolidarsi e la saldatura può mancare del tutto, perciò i dolori durano di regola parecchi mesi, ma la guarigione funzionale ne è l'esito comune.

c) Le fratture dell'arco si producono quasi sempre per urto diretto sull'apofisi spinosa. La lesione può essere unilaterale o bilaterale: nel primo caso può mancare ogni spostamento, mentre nel secondo la parte posteriore dell'arco staccata dal suo nesso viene spinta in avanti riducendo così il lume del canale midollare con conseguente lesione del midollo e delle radici spinali. Questa può limitarsi a una semplice contusione, come pure giungere all'interruzione completa del midollo. La sede più frequente delle fratture dell'arco sono le vertebre cervicali inferiori. La lesione è giave, ma se viene riconosciuta sollecitamente, un intervento operatorio può condurre a un risultato favorevole.

d) Le fratture isolate dei processi articolari sono molto rare, perché si tratta di segmenti ossei robusti, che per la loro sede non sono esposti a traumi diretti. Non di rado nelle apofisi articolari si riscontrano alla radiografia dei nuclei accessorî d'ossificazione ai quali è venuta a mancare la fusione con l'apofisi stessa e che possono venire erroneamente interpretati come fratture. Le vere fratture sono di solito associate ad altre lesioni vertebrali.

e) Fratture del corpo vertebrale. - Le più comuni sono le fratture da compressione e si producono per caduta sul capo, sui piedi o sulle natiche. La violenza agisce nel senso di una compressione assiale e di una flessione in avanti, lo sforzo maggiore viene quindi esercitato sulla parte anteriore dei corpi e dei dischi intervertebrali. Per lo schiacciamento della parte anteriore il corpo assume nel profilo la forma di cuneo a base posteriore, l'apofisi spinosa corrispondente viene a sporgere posteriormente e nello stesso tempo la vertebra subisce un allargamento. Le fratture per schiacciamento hanno la sede più frequente alle ultime cervicali e prime toraciche e alle ultime toraciche e prime lombari; non è però raro lo schiacciamento di una vertebra toracica media. Il dolore è di grado vario, può essere molto vivo, specialmente alla pressione dall'alto, meno a quella sull'apofisi spinosa, ma può pure essere lievissimo, in specie se è fratturata una sola vertebra. Non sono rari i casi di fratture per schiacciamento passate dapprima inosservate. All'inizio può aversi commozione midollare, si possono pure avere fenomeni di compressione delle radici spinali e, nei casi di fratture interessanti più vertebre, anche sintomi di lesione midollare. Con cure adatte la frattura da compressione, non complicata da lesioni nervose, guarisce relativamente presto, in circa due mesi. La rigidità residua del segmento leso, se questo è breve, non ha di solito grande importanza per la funzione della colonna. La deformità dipende dal numero delle vertebre colpite e può essere irrilevante. Qualche volta a distanza di tempo dopo una frattura da compressione, può svilupparsi una deformazione cifotica della colonna, che è conosciuta col nome improprio di morbo di Kümmell e di cui parleremo insieme con le altre malattie della colonna vertebrale.

Oltre alla frattura per schiacciamento o compressione, s'osservano anche, ma con minore frequenza, fratture totali, nelle quali il corpo vertebrale è rotto in due o più frammenti. In queste fratture non manca quasi mai il risentimento midollare, che può raggiungere gradi molto elevati. Talvolta sono lese anche le articolazioni vertebrali e allora abbiamo una combinazione di frattura e lussazione. Tali lesioni combinate s'osservano più frequentemente nelle vertebre del segmento cervicale e nelle prime toraciche, e rappresentano il tipo più grave di frattura per le complicazioni da cui sono di regola accompagnate. Il trauma è seguito quasi sempre da fenomeni di shock e da lesioni midollari, che dalla semplice commozione possono arrivare alla compressione per versamento sanguigno, a quella per spostamento dei frammenti, fino al completo schiacciamento e alla rottura del midollo.

Le lesioni midollari non sono sempre iniziali, ma possono intervenire anche durante il trasporto di questi infortunati, se la colonna vertebrale divenuta insufficiente non viene opportunamente sostenuta e mantenuta assolutamente rigida. Perciò nei traumi gravi, quando vi sia il sospetto di lesione vertebrale, il traumatizzato non deve venire sollevato senza le necessarie cautele.

La cura delle fratture vertebrali dev'essere scelta caso per caso. Se non vi sono lesioni nervose, si dovrà favorire il consolidamento nell'atteggiamento più corretto possibile. Talvolta con un busto gessato in reclinazione il fratturato potrà camminare dopo pochi giorni. Nelle fratture complete con spostamento rende molti servigi la trazione continua in decubito orizzontale. Questa verrà usata anche quando vi sia compressione midollare. Necessaria è sempre l'immobilità assoluta. Quando si ha il sospetto che la compressione del midollo sia causata da qualche scheggia - e ciò avviene spesso nelle fratture dell'arco - un intervento operativo potrà liberare il midollo dalla compressione. Se una radice nervosa è stata interrotta la sua sutura può essere coronata da successo. Nella cura delle fratture vertebrali trova spesso indicazione l'osteosintesi, cioè la saldatura delle apofisi spinose o degli archi delle vertebre fratturate con quelli delle vertebre superiori e inferiori.

4. Le lussazioni vertebrali senza frattura sono molto rare e il progresso della radiologia, scoprendo delle fratture concomitanti prima ignorate, ne riduce sempre di più il numero. La sede quasi esclusiva è il segmento cervicale medio e inferiore; furono osservate però anche lussazioni fra capo e atlante.

Il meccanismo della lussazione consiste nell'esagerata flessione o nell'esagerata rotazione. La lussazione può essere completa o incompleta (sublussazione), unilaterale o bilaterale. Per lo spostamento vertebrale la lussazione può complicarsi con fenomeni midollari o radicolari, come pure con disturbi da parte degli organi vicini: laringe, faringe, ecc. La cura deve consistere nella riduzione precoce.

5. Rotture del disco intervertebrale. Le lussazioni sempre e non di rado le fratture vanno congiunte con lacerazione o rottura del disco cartilagineo. Tale rottura può presentarsi anche isolata senza lesioni scheletriche.

I sintomi sono quelli delle fratture, ma la radiografia mostra l'avvicinamento dei rispettivi corpi vertebrali o l'inclinazione del corpo della vertebra superiore su quello disotto, mentre le ossa risultano integre. La cura sarà eguale a quella delle fratture vertebrali.

6. Ferite d'arma da fuoco. Le lesioni ossee della colonna vertebrale sono dovute all'azione compressiva e penetrante del proiettile. In confronto alle fratture sottocutanee queste lesioni sono aggravate dalla comunicazione con l'esterno e vanno quindi soggette al pericolo d'infezione.

Questa, se è già grave nelle semplici lesioni ossee, diventa gravissima quando siano interessate le meningi spinali o il midollo. Inoltre il proiettile spesso ferisce pure vasi sanguigni, visceri, pleura o peritoneo e ne possono conseguire pleuriti, peritoniti o emorragie più o meno gravi. Nella cura, che per la lesione vertebrale non differisce da quella delle altre fratture, si deve anche tenere conto delle suddette complicazioni.

7. Ferite da punta. Vengono prodotte da pugnali, baionette, stili, ordigni appuntiti e simili che colpiscono la colonna vertebrale dopo avere attraversato le parti molli. Per le conseguenze della comunicazione con l'esterno e per la possibilità di altre lesioni concomitanti valgono i criterî esposti al paragrafo precedente.

La costruzione degli archi e delle apofisi nei segmenti dorsale e lombare ostacola la penetrazione dell'arma da punta, la quale non di rado si spezza per la resistenza dell'osso. Le punte metalliche rimaste conficcate nell'osso solitamente non dànno disturbi. Nella regione della nuca le armi da punta penetrano invece facilmente fra gli archi, e le lesioni possono essere rapidamente mortali.

C) Malattie della colonna vertebrale. - La colonna vertebrale va soggetta da un lato ad alterazioni patologiche sue proprie con caratteristiche del tutto speciali, che non trovano riscontro in altri organi e che sono dovute alla sua particolare costruzione anatomica e alla sua funzione nell'organismo, dall'altro lato va pure soggetta a una quantità di malattie, che rappresentano delle localizzazioni vertebrali di processi patologici diffusi ad altri organi. Accanto alle malattie a carattere infiammatorio, chiamate spondiliti, perché la desinenza in -ite denota infiammazione, vi sono quelle che mostrano caratteri prevalentemente degenerativi e che per distinguerle vengono chiamate spondilosi. I limiti tra questi due gruppi non sono netti: vi sono malattie che presentano caratteristiche sia dell'uno sia dell'altro gruppo. Un terzo gruppo di malattie è costituito dai neoplasmi.

1. Malattie infiammatorie. - Il processo infiammatorio di gran lunga più frequente è la tubercolosi, per la quale v. spondilite.

2. Processi degenerativi e distrofici. - Vi sono distrofie che colpiscono tutto lo scheletro, e perciò anche la colonna vertebrale, e altre che interessano soltanto o prevalentemente quest'ultima. Delle prime va menzionata la rachitide, la quale è una distrofia che colpisce le ossa infantili. Per il processo di rammollimento anche le vertebre si possono deformare sotto l'azione di forze esterne o del carico, specialmente se male ripartito, e si sviluppano le cifosi e le scoliosi, che possono raggiungere gradi estremi.

Anche la cosiddetta rachitide tardiva, una distrofia analoga che colpisce l'adolescenza, interessa con grande frequenza la gabbia toracica e la colonna vertebrale, nella quale si costituiscono deformità alle volte notevoli.

Con la guarigione della rachitide le ossa ridiventano robuste e resistenti, ma le deformità insorte durante il periodo di rammollimento non regrediscono più, possono invece aggravarsi. La cura sarà rivolta, oltre che a correggere la deformità in sviluppo, a sanare la discrasia fondamentale. Nei rachitici ha grande importanza la profilassi delle deformità.

L'osteomalacia, un processo lento di rammollimento dell'osso adulto, può interessare anche la colonna vertebrale che subisce deformazioni talvolta gravi. È un processo lento congiunto con dolori anche notturni e con nevralgie per compressione delle radici nervose. V'è una forma puerperale di osteomalacia, che di solito guarisce col cessare della causa, però può guarire anche la forma non puerperale.

L'osteite o osteodistrofia fibrosa non ha veramente caratteri infiammatorî, ma piuttosto degenerativi ed è chiamata così per l'aspetto fibroso che assume il midollo delle ossa. Si distingue una forma generale che colpisce tutte le ossa ma soprattutto quelle più esposte all'azione del carico, cioè gli arti inferiori e la colonna vertebrale. Per la diminuita resistenza le vertebre si deformano gravemente. Questa malattia colpisce l'età matura ed ha carattere lentamente progressivo. La forma localizzata, che s'osserva raramente nella colonna vertebrale, presenta piccoli focolai quasi cistici con trasformazione fibrosa delle trabecole ossee, i quali si localizzano prevalentemente nell'arco e nelle apofisi. Possono ammalare tutti i segmenti della colonna. La cura, se i focolai sono accessibili, è esclusivamente chirurgica.

La colonna vertebrale è sede non infrequente di processi morbosi lentamente anchilosanti, che vengono chiamati spondilosi. Se ne distinguono varî tipi, di cui il più caratteristico è la spondilosi rizomelica (ῥίζα "radice", μέλος "arto"), così denominata perché oltre alla colonna vertebrale sono colpite le grandi articolazioni alla radice degli arti. La malattia colpisce quasi esclusivamente i maschi e precisamente gli adulti giovani tra la fine del secondo decennio e il principio del quarto. La causa è ignota, si tratta però di una discrasia generale, che modifica e indebolisce la struttura delle vertebre, per cui la colonna subisce un incurvamento in avanti. Successivamente, quasi per difesa contro la deformazione cifotica si ossificano i legamenti vertebrali. Il processo è lento e progressivo, gli archi e le apofisi risultano legati insieme da una colata ossea; lo stesso succede con le apofisi articolari e con le articolazioni costo-vertebrali. Anche i corpi subiscono una trasformazione, in quanto per ossificazione dei legamenti vengono chiusi in un sottile manicotto osseo, che li unisce uno all'altro, ricoprendo pure i dischi cartilaginei. Caratteristica per la spondilosi rizomelica è l'assenza di formazioni iperostotiche, non vi sono escrescenze, la superficie è liscia come per una colata di zucchero.

La malattia s'inizia con dolore alla regione lombare, la prima ad ammalare, e alle anche. Il dolore è spontaneo, ma aumenta con la pressione e con i movimenti, non è mai violento e diminuisce con lo stabilirsi della rigidità. In qualche caso il dolore può mancare del tutto. Molto lentamente, dopo mesi o dopo qualche anno, la rigidità sale alla regione toracica e questo avviene solitamente senza dolore. Molto più tardi viene interessata la colonna cervicale che, come quella lombare, reagisce con dolore, probabilmente per la sua maggiore mobilità. Con l'ossificazione dei legamenti costo-vertebrali si riduce pure sempre più la mobilità della gabbia toracica, ciò che influisce sfavorevolmente sulla respirazione e predispone alle affezioni polmonari. Col progredire della malattia s'irrigidiscono pure le articolazioni sacro-iliache, le anche e le spalle e spesso pure le ginocchia; la rigidità si può estendere anche alle articolazioni periferiche e in molti casi sono colpite pure le articolazioni temporo-mandibolari, per cui gli ammalati aprono la bocca con difficoltà. Nel pieno sviluppo della malattia la colonna vertebrale presenta una curva cifotica a grande raggio e gl'infelici colpiti da questa malattia sono tutto un pezzo rigido dal capo ai piedi.

La cura non può che attenuare le conseguenze di questa malattia, limitando la deformità e mantenendo qualche movimento nelle articolazioni, specialmente in quella della mandibola. Anche le operazioni mobilizzanti sulle grandi articolazioni trovano scarsa indicazione.

Un altro tipo di spondilosi è dato dalla cosiddetta cifosi eredotraumatica o morbo di Bechterew. In seguito a un trauma leggiero della regione dorsale, dopo qualche mese di tregua, si forma lentamente una cifosi accompagnata da dolori. Quest'affezione si osserva solitamente in individui con disposizione ereditaria alla cifosi. L'anchilosi s'inizia nel segmento toracico con l'ossificazione dei legamenti, specialmente del legamento anteriore, può restare limitata a questo segmento, ma può pure estendersi al segmento lombare. Le ossificazioni formano talvolta protuberanze a guisa di esostosi. Per la pressione che queste esercitano sul midollo e sulle radici nervose insorgono nevralgie e turbe della sensibilità e della motilità. A differenza della spondilosi rizomelica queste cifosi presentano curve più accentuate, inoltre è colpita a preferenza l'età matura. Se la cura viene iniziata precocemente si può impedire la deformità mediante i comuni mezzi ortopedici.

Molta affinità col tipo precedente ha la spondilosi traumatica o morbo di Kümmell. Qualche mese dopo una piccola frattura per schiacciamento di un corpo vertebrale, si sviluppa una cifosi che per molti è conseguenza della mancata conoscenza o della incompleta cura della frattura. La cifosi può divenire progressiva, con ossificazione dei legamenti vertebrali. È una malattia dell'età matura, che s'inizia nel segmento toracico, ma si può estendere pure agli arti, ed è accompagnata da dolori di tipo radicolare più o meno forti. La cifosi, a raggio grande, è più accentuata nel segmento toracico dove ha inizio. La cura è ortopedica e, fatta in tempo, può prevenire o limitare la deformità e far cessare i dolori.

Secondo alcuni autori questi varî tipi di spondilosi non sono altro che forme della stessa malattia, diverse secondo la causa che le determina e il soggetto che ne è colpito.

La colonna, con le sue articolazioni intervertebrali, può partecipare a processi artritici generalizzati, sia al reumatismo articolare acuto sia a quello cronico; vi sono però anche forme di artrite limitate alle articolazioni intervertebrali. Poiché la loro sede è lombare, vengono chiamate lombaggini o più propriamente lombartriti. Esse insorgono in forma acuta per causa reumatica con vivo dolore, che viene esacerbato nei movimenti e s'attenua nel riposo e che irradia talvolta verso gli arti inferiori. La lombartrite va soggetta a facili ricadute e può passare allo stadio cronico con dolore attenuato, ma che si riproduce nei movimenti. Alle volte si può iniziare subito in forma cronica. Il riposo assoluto e le applicazioni di calore locale portano nelle forme acute alla guarigione della lombartrite in qualche settimana; nelle forme croniche sono sempre utili le applicazioni di calore.

Le ultime vertebre lombari sono spesso sede di una forma di artrosi o meglio spondilosi deformante simile a quanto s'osserva nelle grandi articolazioni, specialmente nell'anca. I corpi vertebrali s'allargano ai margini, ove si formano ossificazioni, che alle volte si fondono con quelle della vertebra vicina. Le articolazioni intervertebrali partecipano pure al processo deformante, però in grado minore. Questa spondilosi viene spesso confusa con la lombartrite cronica, con la quale non ha di comune che la sede. La cura consiste in applicazioni di calore e in apparecchi immobilizzanti, che, abolendo il movimento, attenuano il dolore.

Sotto il nome di osteo-condrite deformante giovanile e di epifisite di accrescimento sono state descritte delle forme di cifosi dell'adolescenza, in cui l'incurvamento interessa principalmente le vertebre toraciche inferiori. Il radiogramma mostra abbassamento anteriore dei corpi delle vertebre colpite e in pari tempo irregolarità delle cartilagini epifisarie e talvolta frammentazioni del nucleo epifisario. Tale processo, che non ha nessun carattere infiammatorio, viene interpretato da alcuni autori come rachitide tardiva. In altri casi di cifosi dorsale inferiore degli adolescenti il radiogramma di profilo mostra a metà altezza dei corpi vertebrali una fessura orizzontale, che penetra profondamente nel corpo e che si deve interpretare come un disturbo nel processo di ossificazione fibro-periostale dei corpi. Tutte queste forme esigono una cura precoce, severa e prolungata, perché soltanto così può evitarsi una deformità che altrimenti può diventare molto grave.

In un numero finora scarso di casi è stata osservata una deformazione del corpo vertebrale nel senso di una perdita di altezza. La vertebra, di solito una sola, si presenta bassa in tutta la sua larghezza, ma non allargata nel senso orizzontale come nelle fratture. La malattia viene chiamata vertebra plana giovanile, perché colpisce gli adolescenti ed è la conseguenza di un processo necrotico dell'osso, d'origine ignota. Esiste anche una vertebra plana senile, che s'osserva nei vecchi e che viene attribuita a un processo localizzato di osteoporosi.

Il disco intervertebrale partecipa al processo morboso in parecchie malattie sia infiammatorie sia degenerative delle vertebre e ne resta distrutto, ridotto di volume o più o meno gravemente alterato. Accanto a questi processi patologici, che chiameremo secondarî, si conoscono quelli primarî che cioè s'iniziano nel disco stesso. La conoscenza della patologia del disco è recente e ancora incompleta. Siccome il disco si compone del nucleo polposo, formato di tessuto mucoide, chiuso nell'anello fibroso e questo a sua volta circondato dal cercine marginale, le singole affezioni possono interessare soltanto una di queste parti o il disco intero. Si tratta per lo più di forme degenerative localizzate di solito a un solo disco, che se durano a lungo possono estendersi ai dischi vicini. Più spesso colpiti sono gli ultimi dischi toracici e i primi lombari. Come causa viene ammessa molte volte l'azione di traumi lievi e reiterati. V'è una forma giovanile, che si osserva nell'adolescenza con formazione alla superficie dei dischi di noduli cartilaginei che penetrano a guisa di ernia nei corpi vertebrali.

Si conoscono casi rari di calcificazione del solo nucleo polposo e altri di calcificazione diffusa. Un'altra forma è caratterizzata da degenerazione e rammollimento di un disco, per lo più lombare, che s'assottiglia, sporge ai margini e riduce il lume del canale midollare. Le vertebre vicine reagiscono con ossificazioni marginali. È una malattia dell'età adulta congiunta a dolori talvolta intensi, che non cessano col riposo orizzontale, perché provocati dai movimenti e non dal carico.

Il dolore accompagna quasi tutte le malattie del disco e viene attenuato soltanto dall'immobilizzazione con corsetti e da cure di calore. Nei casi più gravi trova indicazione la fissazione chirurgica delle vertebre contigue.

3. Neoplasmi. - La colonna vertebrale può essere sede di neoplasmi metastatici, specialmente di quelli che mettono a preferenza metastasi nello scheletro, per es., i carcinomi della mammella e della prostata. I sintomi, insufficienza vertebrale e dolore che non s'attenua nel riposo, passano spesso in secondo piano di fronte a quelli derivanti dalle altre localizzazioni del neoplasma.

I neoplasmi primitivi della colonna vertebrale non sono frequenti. Gli angiomi, costituiti da proliferazione di vasi sanguigni, sono relativamente rari, colpiscono l'età adulta e si localizzano quasi sempre nei corpi del passaggio dorso-lombare. Rari sono i lipomi, formati da tessuto grassoso e gli osteomi. Questi essendo formati da tessuto osseo, sono visibili alla radiografia come addensamenti.

Tutti questi neoplasmi solitamente non dànno disturbi e vengono scoperti occasionalmente, a meno che per il loro sviluppo non esercitino una pressione sul midollo e sulle radici spinali.

Esiste un sarcoma primitivo delle vertebre, che colpisce di solito il corpo, lasciando intatto il disco. La vertebra divenuta insufficiente cede sotto il carico e si forma un piccolo gibbo, inoltre insorgono dolori sia locali sia irradiati per compressione nervosa, i quali non cessano nel riposo.

In questi, come in tutti gli altri neoplasmi, ha grande importanza l'esame radiografico. I neoplasmi del midollo spinale e delle meningi interessano solo di rado la colonna vertebrale.

D) Deformità. - La colonna vertebrale con i suoi 24 elementi movibili dispone di una grande possibilità di movimento, ma è altresì facilmente suscettibile di deformarsi. Le curve fisiologiche, rappresentate da una lieve concavità posteriore nel segmento lombare e da una lieve convessità in quello toracico, possono aumentare e divenire la prima una vera lordosi, la seconda una vera cifosi. La colonna può pure subire deformazioni laterali, cioè sul piano frontale; tali deformazioni vengono chiamate scoliosi.

Talvolta la deformità della colonna vertebrale si manifesta con una prominenza dorsale circoscritta, che viene chiamata gibbo o volgarmente gobba. Il portatore di questa deformità è chiamato gibboso o gobbo. Nei processi distruttivi o nelle fratture delle vertebre il gibbo è formato dalle vertebre stesse; in tal caso il gibbo sta sulla linea mediana e la resistenza ossea, che si tocca sotto la cute, è formata dalle apofisi spinose sporgenti. Ben diverso è invece il gibbo nelle scoliosi: quando nel segmento toracico la deviazione laterale s'aggrava, le vertebre subiscono pure un movimento di torsione o rotazione, che si trasmette alle costole, quelle del lato concavo deviano in avanti e producono un infossamento della gabbia toracica, quelle invece del lato della convessità scoliotica deviano all'indietro e formano una prominenza o gibbo, che può raggiungere gradi rilevantissimi. Il gibbo scoliotico perciò sta sempre da un lato della schiena e non mai sulla linea mediana, come il gibbo spondilitico.

Varie e talora complesse sono le cause capaci di deformare la colonna, basta pensare a tutte le forme morbose e le anomalie congenite sopra descritte. Esistono però deformità cosiddette abituali, che non sono il prodotto di una malattia vera e propria, ma insorgono per lo stabilizzarsi di un atteggiamento viziato, che l'individuo assume per stanchezza muscolare. La muscolatura, specialmente nell'adolescente che cresce, non aumenta di robustezza in proporzione all'aumento di lunghezza della leve ossee da sostenere. La muscolatura divenuta relativamente insufficiente è la causa principale di tale specie di deformità.

Tra le deformità della colonna vertebrale va pure menzionata la cosiddetta camptocormia (καμπτός "curvo", κορμός "tronco"). Delle persone adulte, per lo più nell'età matura, camminano con il tronco fortemente inclinato in avanti, tanto che talvolta il corpo sembra piegato in due. La deformità ha uno sviluppo relativamente rapido e trae origine da cause diverse. In un grande numero di casi si tratta d'individui neuropatici, che s'incurvano senza che la colonna vertebrale abbia subito insulti o alterazioni patologiche; altre volte v'è stato in precedenza un infortuni, uno scoppio, una caduta, che ha reso dolorante la colonna vertebrale e questa si è piegata, perché in tale atteggiamento il dolore veniva attutito. Cessata la causa, ossia il dolore, l'atteggiamento camptocormico viene mantenuto e si stabilizza. In queste due categorie di casi le cure psichiche possono ottenere la guarigione completa. Non così invece nelle camptocormie dovute a lesioni organiche, per es. lombartriti. Secondo alcuni autori queste però non sono vere camptocormie, perché il nome di camptocormia andrebbe riservato ai soli incurvamenti funzionali.

Per i particolari sulle varie deformità della colonna vertebrale, v. cifosi; lordosi; scoliosi.