COMANA di Cappadocia

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

COMANA di Cappadocia (Κόμανα, τα Κόμανα, τα Κόμανα έν τη μεγάλη Καππαδοκία; Cornana)

L. Polacco

Città-santuario della Cataonia nell'Antitauro (Strab., XI, 12,2; Plin., Nat. hist., VI, 8; Tab. Peut., IX, 4; Itin. Anton., 210,5-211,4), corrispondente all'attuale villaggio di Sar sul fiume Sariz (antico Sarus), nella letteratura spesso confuso con il Göksu, a 8 km da Kemer, cioè dalla strada che da Kayseri conduce a Kahraman Maraş e Gaziantep, importante asse viario dal centro dell'Anatolia verso la Cilicia e la Siria.

Si ritiene che questa C. corrisponda alla Kummanni ittita, sede, almeno a partire dal XIV sec. a.C., di un famoso santuario dedicato alla dea Khepat, nello stato di Kizzuwatna. La sua importanza è testimoniata dal fatto che Šuppiluliuma I vi nominò primo sacerdote il figlio Telepinu e che più tardi ne fu sacerdotessa la regina Pudukhepa, figlia di un gran sacerdote di Lawantiya e moglie di Khattušili III. Sembra che il legame tra la famiglia reale e il santuario fosse ancora istituzionale in età ellenistica (Caes., Bell. Alex., 66; Strab., XIII, 2,3), soprattutto nel santuario affine di Comana nel Ponto (Strab., XII, 3, 32-36); ma va notato che negli scrittori antichi non sempre appare evidente la distinzione delle due Comana (p.es. Plin., Nat. hist., VI, 8; Dio Cass., XXXVI, 10-11). Comunque la più antica è certo la città della Cappadocia, da cui sarebbe stata fondata quella del Ponto con lo stesso nome e la stessa dea (Strab., XII, 3,32). Il nome di questa divinità in età classica, Ma, è un nome non greco; nelle fonti è spesso sostituito dai nomi di Enyo, Selene-Luna, Atena-Minerva, Bellona. Anche l'origine del culto e del santuario è diversamente conosciuta in età classica, venendo collegata con il mito di Ifigenia e Oreste in Tauride e quindi con il culto di Artemide Taurica (Strab., XII, 2,3; Dio Cass., XXXVI, 10-11; Procop., Bell, pers., 1, 18, 13-20; Etym. magn., 526,30).

Il santuario era in realtà una città-santuario retta da un sacerdote di rango reale, secondo solo al re, il quale aveva alle sue dipendenze 6.000 hieròdouloi, uomini e donne, queste ultime in parte votate alla prostituzione sacra; le rendite di un vasto territorio assicuravano il suo prestigio (Caes., Bell. Alex., 66; Strab., XII, 2,3). Va notata tuttavia l'assoluta identità di queste e di altre informazioni con quelle giunteci sull'altra Comana, nel Ponto, e quindi una certa difficoltà nel prospettare storicamente un distinto rapporto delle due Comana. Certo è che dopo le notizie relative al periodo ittita solo a partire dal I sec. a.C. riaffiorano notizie del santuario cappadocico.

Nel 1967 vi sono stati eseguiti scavi turco-britannici che hanno portato alla luce nuovo materiale epigrafico (altro era conosciuto in precedenza) e rovine di età ellenistica e romana. I risultati si sono rivelati non di particolare rilievo, almeno ai fini dei problemi fondamentali del sito, ossia la sua ascendenza ittita e la natura del culto della dea Ma. Comunque rovine sono state messe in luce presso ambedue le rive del fiume; particolarmente notevoli un teatro, un mausoleo e un tempio, trasformati poi in chiese cristiane. Il mausoleo (Kirik kilise), c.a un km fuori del villaggio, a due piani, reca sulla fronte un'iscrizione col nome del senatore Aurelius Claudius Herodorus, che fu praeses della provincia del Noricum nel 331 d.C.; lo stile della facciata riporta a età dioclezianea.

Il tempio (Ala kapı), c.a 300 m a NE dalla riva sinistra del fiume, è un edificio prostilo tetrastilo con un vestibolo profondo due intercolumni e una cella (11,00 x 9,60 m) ad ante molto pronunciate; le colonne sono corinzie, databili tra il II e il III sec. d.C. Il tempio fu convertito in chiesa cristiana nel VI secolo.

Proprio sulla riva destra del fiume, a SO del villaggio, è il teatro, di cui sono stati messi in luce alcuni ordini di sedili all'estremità delle ali e resti di sostruzioni dell'edificio scenico, non sufficienti tuttavia per determinarne le caratteristiche architettoniche e funzionali. Una chiesa fu costruita con i resti del teatro a E di esso e diverse altre chiese erette nella zona attestano la fioritura della città in età bizantina e una presenza cristiana che risale fino al II secolo. Fuori e nei dintorni del villaggio, vi sono numerose tombe a tumulo che hanno restituito materiali di età classica e più tarda.

Bibl.: W. Drexler, in W. H. Roscher, Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, II, 2, Lipsia 1894-1897, cc. 2215-2225, s.v. Ma; W. Ruge, in RE, XI, 1921, c. 1127 s., s.v. Komana, 2; Α. Hartmann, ibid., XIV, 1928, cc. 77-91, s.v. Ma; A. Goetze, Rizzuwatna ..., New Haven 1940; id., Kulturgeschichte Kleinasien, Monaco 1957; G. H. Brown, Prehistoric Pottery from the Antitauros, in AnatSt, XVII, 1967, p. 160; R. H. Harper, I. Bayburtluoglu, Preliminary Report of Excavations at Sar, Comana Cappadociae, ibid., XVIII, 1968, pp. 149-158; W. Fauth, in KIPauly, III, 1969, c. 847 s., s.v. Ma; A. Archi, Città sacre dell'Asia Minore. Il problema dei laoi e l'antefatto ittita, in PP, XXX, 1975, pp. 329-344; L. Boffo, I re ellenistici e i centri religiosi dell'Asia Minore, Firenze 1985; T. A. Sinclair, Eastern Turkey: An Architectural and Archaeological Survey, II, Londra 1989 (con bibl.). - R. P. Harper ha effettuato collazioni di iscrizioni in AnatSt, XIV, 1964, pp. 163-168; XVIII, 1968, pp. 93-144; XIX, 1969, pp. 27-40; XXII, 1972, pp. 225-239.