commercio Attività economica che, attraverso operazioni di compravendita, mira a trasferire, nel tempo e nello spazio, beni dal produttore al consumatore, sia direttamente sia soprattutto attraverso l’opera d’intermediari.
1. Il c. internazionale e i suoi sviluppi recenti
Il c. internazionale ha luogo tra uno Stato e l’altro e si distingue in c. di esportazione, c. di importazione e c. di transito. Data la grande importanza che lo sviluppo o l’arresto delle correnti di scambio internazionale presentano per l’economia di ogni paese, e data la stretta connessione tra il traffico di merci e altri rapporti economici e politici con l’estero, è naturale che questo settore della vita economica sia stato sempre oggetto di largo intervento da parte dello Stato, mediante l’adozione e la manovra di tariffe doganali, l’introduzione di divieti all’importazione o la concessione di premi all’esportazione, la stipulazione di trattati di c., il controllo dei cambi ecc. Questo intervento necessariamente si accentua nei periodi bellici: specialmente in occasione della
Mentre in quest’ultimo settore la fine delle ostilità belliche suscitò subito una tendenza al ripristino delle forme liberistiche, nel campo internazionale la situazione non poteva mutare rapidamente, date le difficoltà valutarie e finanziarie dei paesi a moneta debole, le esigenze della ricostruzione nelle zone danneggiate e i non meno gravi problemi della riconversione delle altre. Tuttavia, ancor prima della cessazione del Secondo conflitto mondiale, lo sforzo di collaborazione organizzata che trovò espressione nella istituzione delle Nazioni Unite riguardò anche la promozione di un’energica azione per l’abbattimento dei vari ostacoli alla libertà degli scambi internazionali. Il maggior tentativo in tal senso fu realizzato con l’elaborazione della Carta internazionale del c., firmata da 53 paesi nel 1948 all’Avana (che prevedeva la creazione dell’Organizzazione internazionale del c., nota con la sigla ITO), e con la provvisoria entrata in vigore dell’Accordo generale sulle tariffe e il c. (➔ GATT) stipulato nel 1947. Riconosciuta poi come irrealizzabile la ratifica della Carta dell’Avana, per l’opposizione degli Stati Uniti, si pensò di dare una maggiore efficacia e consistenza al
Gli sforzi compiuti dall’OECE (ora
Sul finire degli anni 1980 il panorama poteva dirsi caratterizzato dalla presenza di quattro maggiori gruppi di paesi che influenzavano in maniera determinante i flussi e l’evoluzione degli scambi internazionali: i paesi industrializzati (
A partire dagli anni 1980, mentre si rafforzava il sistema multilaterale degli scambi, imperniato prima sul GATT e poi sulla WTO, si è manifestato anche un rinnovato impulso al regionalismo economico commerciale (v. fig.), attraverso un numero sempre maggiore di accordi regionali di c. su base preferenziale (
Un indicatore del forte sviluppo del c. internazionale nel corso degli ultimi decenni si ottiene considerando alcuni semplici dati. Tra il 1982 e il 1991, il c. mondiale (di beni e servizi) è cresciuto a un tasso medio annuo del 5%; tra il 1991 e il 2006, questo tasso di crescita è salito quasi al 7%. Particolarmente significativa è stata la dinamica del c. estero dei paesi in via di sviluppo. Tra il 1982 e il 1991, le loro esportazioni di beni erano cresciute a un tasso medio annuo del 4,5% circa; dal 1991 al 2006 esse sono cresciute a un tasso doppio (9% circa). Ancor più marcato è stato l’aumento delle importazioni: da un tasso di crescita medio annuo del 2% circa nel periodo 1982-91 si è passati a un tasso medio annuo sempre del 9% circa tra il 1991 e il 2006 (secondo i dati dell’FMI). L’interscambio mondiale, che sembrava rimanere improntato alla domanda di materie prime e all’offerta di prodotti finiti da parte dei paesi industrializzati, è cambiato con l’emergere di Cina prima e India poi come produttori di manufatti ed esportatori di servizi.
Nella teoria economica, le ragioni del c. internazionale hanno dato luogo a una vasta letteratura: basti pensare all’antitesi tra la concezione del liberismo, basata sulla classica teoria dei vantaggi comparati e favorevole alla massima libertà negli scambi internazionali, e i principi del mercantilismo, del protezionismo e dell’autarchia, realizzati storicamente in epoche diverse, ma tutti limitatori, in misura più o meno drastica, della libertà degli scambi. Per la teoria classica del c. internazionale, ripresa e affinata soprattutto da G. von Haberler, B. Ohlin, W. Leontief, J. Viner e P.A. Samuelson, è indiscutibile il beneficio che ogni singolo paese può trarre dalla sua specializzazione nelle produzioni realizzabili a costi comparativamente minori e quindi dalla massima possibile libertà di scambi con l’estero; l’impostazione keynesiana, negli sviluppi che ne hanno esteso l’applicazione al di là della ipotesi iniziale di una economia chiusa, sottolinea invece i riflessi sul reddito e sulla occupazione dei processi di riequilibrio della bilancia dei pagamenti e perviene, pertanto, alla giustificazione di misure protettive, in quanto rivolte alla difesa dell’occupazione interna. Risalgono agli anni 1970 le cosiddette ‘nuove teorie del c. internazionale’, affermatesi soprattutto negli Stati Uniti, che prendono in considerazione, esprimendola in un modello formalizzato, l’influenza che elementi come i mercati imperfetti (➔ mercato), le economie di scala e la differenziazione dei prodotti hanno sui flussi commerciali internazionali.
2. Regole generali del c. internazionale
La notevole espansione del c. internazionale ha portato con sé la necessità di creare una disciplina comune a tutti gli operatori economici, al fine di favorire lo scambio di beni e servizi tra soggetti appartenenti a Stati diversi. Accanto alle contrattazioni tipiche, legislativamente previste, si è provveduto a predisporre una regolamentazione dettagliata e internazionalmente uniforme di una fitta rete di clausole e termini, nonché di condizioni generali e contratti-tipo, aventi natura consuetudinaria. Vanno in particolare ricordate le cosiddette clausole di consegna, distinte al loro interno tra quelle che fanno gravare sul compratore i rischi di trasporto previsti nel contratto di compravendita – attribuendo a quest’ultimo il carattere di vendita con spedizione – e quelle che, al contrario, fanno gravare tale rischio sul venditore, dando luogo, in tal caso, alla figura della cosiddetta vendita con consegna all’arrivo. I termini di consegna ricevettero una specifica regolamentazione dalla
Il c. interno ha luogo entro i confini di uno Stato; si distingue in c. all’ingrosso e c. al minuto o al dettaglio. Il primo è trattato o da imprese commerciali di diversa importanza, spesso con l’intermediazione di speciali agenti, o direttamente dai produttori, o da cooperative di consumo e di vendita. A favorire le contrattazioni all’ingrosso sono destinate le borse merci, le fiere, le esposizioni e in molti paesi anche le aste, o vendite al pubblico incanto. Il c. al minuto è tradizionalmente esercitato da imprese individuali o sociali con modeste possibilità finanziarie, che si limitano a vendere un solo prodotto o una serie di prodotti affini, ma dalla fine del 19° sec. si sono andati evolvendo anche complessi e potenti organismi commerciali (i grandi magazzini) destinati a offrire al pubblico una larghissima varietà di prodotti. Forme di origine relativamente recente sono pure i negozi a catena (specializzati in determinati tipi di merce, in genere di prima necessità, e ubicati in luoghi diversi, ma gestiti da un’unica impresa, che spesso è organizzata dagli stessi produttori o dai grossisti, o collegati da un organo per gli acquisti all’ingrosso), i supermercati, specializzati nei generi alimentari e affini, e caratterizzati dal self service, gli ipermercati, grandi complessi di vendita di prodotti alimentari e di articoli di largo consumo, caratterizzati sempre dal libero servizio, ma situati di solito in zone suburbane con un’area di vendita non inferiore a 2500 m2, e le case di vendita per pacco postale (mail-;order houses), con ordinazioni su cataloghi e infine il c. via Internet (➔ e-commerce). I nuovi orientamenti dell’organizzazione commerciale hanno dato impulso anche a un nuovo sistema di vendite a rate che, favorito dall’assicurazione del credito, ha contribuito ad allargare enormemente i consumi.
Sia lo studio dei problemi relativi al c. interno, sia la tutela degli interessi economici, giuridici e morali delle categorie relative sono in genere oggetto dell’attività di particolari organizzazioni, diverse da paese a paese (associazioni di commercianti, camere di c., sindacati riconosciuti ecc.). All’interno di un paese si rinvengono forme di limitazione della concorrenza, come gli ostacoli burocratici agli insediamenti di punti di vendita o le limitazioni alle superfici, per proteggere i piccoli esercizi di fronte alla grande distribuzione. La protezione dei consumatori, cui interessano i prezzi bassi e la varietà dell’offerta, consiglia tuttavia di eliminare questi ostacoli.
4. La disciplina giuridica del c. interno
Regolata nell’ordinamento italiano fin dal 1882, anno di emanazione del Codice di c., la materia è stata riformata con il d. legisl. 114/1998, che ha abrogato la precedente disciplina, contenuta nella l. 426/1971. Oltre a stabilire che «l’attività commerciale si fonda sul principio della libertà di
Ulteriori norme in materia di c. sono state previste dal d.l. 223/2006, convertito nella l. 248/2006; esse riguardano la liberalizzazione della produzione del pane, la possibilità di vendere farmaci non soggetti a prescrizione medica nei supermercati e in tutti gli esercizi commerciali (esclusi gli alimentari), purché in presenza di un laureato in farmacia, e l’abolizione delle commissioni comunali e provinciali per il rilascio della licenza necessaria all’apertura di un esercizio pubblico.
Il c. a termine, o a esecuzione differita nel tempo, è istituto tipicamente moderno e caratterizzato da un’alea maggiore di quella insita nelle normali operazioni commerciali. I primi esempi risalgono al 17°-18° sec., ma la sua affermazione è legata allo sviluppo delle comunicazioni nel 19° e nel 20° secolo. La diffusione del c. a termine determinò un processo di specializzazione tra operatori e il sorgere di una particolare categoria di intermediari disposti ad assumersi il rischio delle variazioni dei prezzi nell’intervallo tra conclusione ed esecuzione del contratto e a impegnarsi a consegnare a data certa la merce acquistata a consegna futura e incerta; determinò anche il ricorso a vendite allo scoperto, a operazioni puramente differenziali e a contratti a premio e il formarsi di speciali mercati, le borse. Oltre a facilitare il ricorso a produzioni lontane, il c. a termine diminuisce sempre le fluttuazioni dei prezzi nello spazio e dovrebbe livellare i prezzi anche nel tempo, a meno che le previsioni sui prezzi futuri non risultino errate o che le operazioni siano state intraprese a puro scopo di gioco. Permette inoltre di assicurarsi contro i rischi delle oscillazioni dei prezzi, ossia di coprirsi vendendo o comprando a termine nello stesso momento in cui si è concluso un affare opposto a pronti.
Approccio alternativo al c. convenzionale, rivolto soprattutto ai paesi in via di sviluppo, al fine di promuovere giustizia sociale ed economica e sviluppo sostenibile. Esso mira a migliorare le condizioni di vita dei produttori, aumentandone l’accesso al mercato, rafforzando le loro organizzazioni, pagando un prezzo migliore e assicurando continuità nelle relazioni commerciali; ma punta anche a incrementare la consapevolezza dei consumatori sugli effetti negativi che il c. internazionale ha sui produttori, in maniera tale che possano esercitare il proprio potere di acquisto in maniera positiva.
I primi tentativi di c. equo, o Fair trade secondo la dizione anglosassone adottata a livello internazionale, risalgono agli anni 1970 ed ebbero luogo nei