Connotazione

Dizionario di filosofia (2009)

connotazione


Insieme delle proprietà o degli attributi che sono associati a un termine generale, che forniscono condizioni necessarie per la corretta applicazione del termine o per l’appartenenza di un oggetto alla classe denotata dal concetto espresso dal termine. Il termine, anche nel sinonimo di intensione, ricorre in opposizione al termine denotazione (sinonimo: estensione), che indica ciò che è significato o denotato da un’espressione data. Sebbene il termine c. occorra nelle analisi dei logici scolastici (in varie accezioni), la distinzione tra c. e denotazione è già in qualche misura problematizzata nelle analisi aristoteliche sul linguaggio e la logica. Il termine deriva dal latino cum («insieme») e notare («designare»), ossia designare una cosa con o in aggiunta a un’altra. È questo il significato che gli fu dato da Guglielmo di Occam, il quale distinse tra termini assoluti, che significano solo in via principale (per es., ‘animale’), e termini connotativi che, oltre a significare qualcosa in via principale, significano anche secondariamente qualcos’altro. Tali sono i nomi che indicano una relazione, che appartengono alla quantità, o nomi come uno, bene, intelletto ecc. Nell’età moderna, J. S. Mill, in A system of logic (1843; trad. it. Sistema di logica), riprese e perfezionò la terminologia, distinguendo tra c. e denotazione di un nome e indicando con il primo termine il modo in cui un nome concreto generale serve a designare gli attributi che sono impliciti nel suo significato. Per es., la parola ‘uomo’, per Mill, designa direttamente (denota) i soggetti individuali come Platone, Aristotele ecc., e connota, o implica indirettamente, o indica, gli attributi propri dell’umanità. Dunque, posto che (1) la parola ‘uomo’ significa ‘animale razionale’ e (2) si attribuisce a tutti i soggetti in possesso di questo requisito, Mill denominò c. il primo aspetto, ovvero (1), e denotazione il secondo, ovvero (2). Mill, inoltre, riconosceva anche che vi sono termini singolari (cioè denotanti particolari individui o oggetti) connotativi: quelli che individuano un oggetto o un individuo attraverso un attributo o un insieme di attributi (per es., ‘l’autore dell’Iliade’ o ‘l’attuale primo ministro’) posseduto dall’individuo o dall’oggetto e che lo identificano univocamente. Ogni qual volta un nome di un oggetto convogli un’informazione esso è di tipo connotativo. Gli unici nomi a essere privi di c. erano per Mill i nomi propri (‘Socrate’, ‘Dartmouth’, ‘Londra’), che avrebbero solo una denotazione. Il dibattito contemporaneo sul concetto di c. (e su quello di denotazione) ha avuto un profondo impulso dalle teorie semantiche di Frege, la cui distinzione tra Sinn (senso, c.) e Bedeutung (riferimento, denotazione) delle espressioni linguistiche costituisce un ampliamento di quella tradizionale tra c. e denotazione (➔ significato).