CONSERVATORIO

Enciclopedia Italiana (1931)

CONSERVATORIO

Adelmo DAMERINI
*

. La parola conservatorio ha originariamente il senso di asilo, ospizio, orfanotrofio. Tali infatti furono, appunto in Italia, i primi conservatorî: luoghi cioè dove si "conservavano" i giovanetti senza genitori: a essi s'insegnava a leggere e a scrivere, si dava il modo di apprendere qualche mestiere e, a quelli che mostravano disposizioni speciali, s'impartiva anche una educazione musicale. Questo fu il carattere dei più antichi conservatotî di Napoli e di Venezia, i quali ultimi portavano anzi il nome di ospedale.

Istituzione e nome, con l'aggiunta dell'attributo musicale, furono poi ripresi anche fuori d'Italia ovunque sorgesse un'importante scuola di musica o di arte drammatica, mentre il carattere assistenziale, proprio dei primi conservatorî, venne perdendosi attraverso i tempi. Nei nostri giorni, infatti, la maggior parte degl'istituti che si chiamano ancora conservatorî restringe la propria organizzazione a quella di un centro didattico dove s'insegnano le discipline atte a formare compositori, maestri di musica, virtuosi cantori e strumentisti.

In ragione della sua importanza, il conservatorio è di solito protetto o sostenuto da enti pubblici: talvolta dai comuni, altra volta da enti religiosi, altra dallo stato. La molteplicità e l'integralità dei corsi, tipiche del conservatorio, sono infatti tali da interessare non soltanto una ristretta classe di persone, ma piuttosto la vita di un'intera collettività.

In Italia l'istruzione musicale, curata specialmente nei conservatorî, è regolata da norme che si fanno sempre più precise e minuziose, e riguardano l'organizzazione amministrativa, gerarchica e disciplinare non meno che la didattica. Ai conservatorî regi, dipendenti direttamente dal Ministero dell'educazione nazionale (quelli di Milano, Parma, Firenze, Roma, Napoli e Palermo), coordinano la loro organizzazione e la loro didattica anche gl'istituti non statali, che hanno ottenuto o debbono ottenere dallo stato il riconoscimento dei loro diplomi di licenza (istituti pareggiati).

Il Regno d'Italia, al suo sorgere, lasciava ai varî conservatorî man mano regificati una relativa autonomia riguardo ai regolamenti interni e allo svolgimento dei corsi di studio, e anche col r. decr. 2 marzo 1899 n. 108, pure inteso a conferire all'istruzione musicale italiana maggiore coesione, non si addiveniva se non all'unificazione dei programmi degli esami di licenza e magistero, libera restando la scelta del metodo e del cammino per i quali giungere a tali esami. Molto più opportunamente e coerentemente provvede all'unità degli studî l'odierna riforma dell'istruzione musicale (r. decr. 31 dicembre 1923, n. 1945) che stabilisce per tutti i conservatorî regi non soltanto comuni programmi, convenientemente rinnovati, di esami superiori, ma anche comuni regolamenti e comuni programmi di studio. Con questo provvedimento, che viene a trovarsi già naturalmente integrato dal r. decr. 15 maggio 1930 n. 1170, contenente vincoli strettissimi tra istituti regi e pareggiati, i quali risultano anzi in certo modo identificati tra loro, l'istruzione musicale italiana viene ad assumere una vera e utile organicità.

Fuori d'Italia, a diverse esigenze corrispondono naturalmente diverse forme d'organizzazione didattica, e specialmente presso stati, come la Germania, assai decentrati, esse forme si presentano di necessità numerose e tra loro dissimili. Pertanto si accenna alle diverse organizzazioni didattiche musicali nelle trattazioni dedicate ai singoli paesi e alle singole più importanti città.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Regno d'italia

Germania

Palermo

Firenze

Venezia