Constant de Rebecque, Benjamin Henri

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Uomo politico e scrittore francese (Losanna 1767 - Parigi 1830). Massimo teorico del costituzionalismo liberale, esprime nelle sue opere la costante preoccupazione di evitare l’arbitraria concentrazione del potere (Separazione dei poteri): in quest’ottica vanno inquadrate la teoria dei diritti come sfere di attribuzioni individuali intangibili da parte del potere politico, la concezione del Capo dello Stato come potere neutro, la garanzia della libertà di opinione, di religione e l’indipendenza dei giudici, senza le quali la libertà politica «sarebbe una cosa di nessun valore».

Vita e opere

Studiò a Oxford, Erlangen, Edimburgo. Le dottrine del liberalismo classico della prima metà dell'800 hanno nel giovane C. una elaborazione quasi compiuta: la fondamentale esigenza del rispetto dell'individuo come centro di valori si svolge in C. (legato, anche politicamente, alla signora di Staël) nella richiesta di un organismo politico che equilibri la libertà all'autorità, anticipando così il juste milieu del posteriore liberalismo francese. Fuori di esso, sono i due opposti estremismi dell'anarchia e della dittatura militare: lo prova l'esperienza della Rivoluzione francese (di essa C. accetta con la Staël l'istanza liberale) nella quale l'anarchia del Terrore scivola inevitabilmente nella tirannide napoleonica (Des réactions politiques, 1797; Des effets de la Terreur, 1797). E C., che propone la necessità di sostenere il Direttorio per assicurare la forma richiesta di equilibrio politico, e stabilisce per un momento rapporti con Napoleone (dopo il 18 brumaio è nominato tribuno), non risparmia al nuovo dominatore critiche aspre e nel 1803, già escluso dal tribunato, segue la Staël nell'esilio. In esilio scrive (1813) De l'esprit de conquête et de l'usurpation, in cui la lotta contro le tirannidi prima che contro il tiranno è riaffermazione degli ideali di moderata libertà, di cui C. trova il prototipo nella costituzione e nella vita politica inglese. Tornato in Francia nel 1814, C. postula per il paese un sistema di governo ispirato appunto alla costituzione inglese (Réflexions sur les constitutions, 1814) e si fa animatore di una campagna per la libertà di stampa. Durante i Cento Giorni aderisce a Napoleone, e alla seconda Restaurazione deve passare in Inghilterra. Tornato di nuovo in Francia (1817), stampa - con saggi antichi e nuovi - il celebre Cours de politique constitutionnelle (1817-20) e poi (1829), a chiusura di una clamorosa attività pubblicistica, i Mélanges de littérature et de politique, con la luminosa introduzione in cui sono esposti i principî del liberalismo costituzionale. Dopo la rivoluzione del 1830, Luigi Filippo lo nomina presidente del Consiglio di stato.

Grande importanza hanno anche le opere letterarie di C.; anzitutto l'Adolphe (1816), breve romanzo autobiografico che analizza con grande finezza psicologica le fasi alterne e l'esaurirsi dell'amore per la Staël, ed è una chiara diagnosi della continua incertezza e irrequietezza del protagonista, cioè dell'autore; il Journal intime (1887, ed. completa, col titolo Journaux intimes, 1952) e Le Cahier rouge (1907), opere più propriamente autobiografiche, ma più superficiali e frammentarie; infine Cécile (1952), opera incompiuta e anch'essa diario-romanzo dell'amore di C. per Charlotte de Hardenberg (divenuta poi sua moglie, nel 1808).

Tra le opere si segnalano, inoltre: De la force du gouvernement actuel (1796); Fragments d’un ouvrage abandonnée sur la possibilité d’une constitution républicaine dans un grand pays (1803-10); Principes de politique (1806-10).

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