CONVERSANO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

CONVERSANO

F. Parise Badoni

La moderna città di C. situata sull'orlo delle Murge a 219 m sul mare, è probabilmente identificabile con Norba Marittima.

Plinio (Nat. hist., iii, 16) nomina i Norbanenses tra i Calabri mediterranei. La Tabula Peutingeriana (C.I.L., ix, p. 26) pone Norba tra Ehetium e ad Veneris su una strada che si ricollegherebbe con la via Traiana a Gnathia, seguendo forse il percorso della più antica ἡμιονικὴ διὰ Πευκετίων di Strabone (vi, 283), la quale da Herdonia scendeva a Canosa e, passando per Ceglie, raggiungeva Gnathia. Questa strada era collegata forse anche con la Via Appia da una delle strade che il Lugli ritiene preromane, orientate in direzione NS. Il percorso supposto dal Lugli sarebbe stato: Cozze di Conversano, C., Putignano, Novi, il Capitolo, Mottola, Palagiano, Stazione di Chiatona.

Al centro della città moderna sono conservati parecchi tratti di mura megalitiche, per un perimetro di circa 8oo m, racchiudenti un'area di circa 47.500 mq in un poligono irregolare.

A NO della città moderna, fuori dalle mura megalitiche, vennero scavate 12 tombe, i cui corredi sono composti soprattutto da vasi àpuli della seconda metà del IV sec. a. C. Le tombe sono per la maggior parte del tipo molto comune in Puglia, a fossa rettangolare scavata nella roccia, con copertura formata da una o più lastre di pietra grossolanamente squadrate, 2 tombe a semicamera, delle quali una aveva per fondo il piano roccioso e le pareti costituite da lastre di pietra. I vasi italioti sono sempre associati alla ceramica a vernice nera liscia o con impressioni, alla ceramica di tipo Gnathia, alla ceramica di tipo indigeno sia decorata che grezza. Dalle associazioni risulta che il guttus di tipo caleno si trova già in tombe databili al secondo venticinquennio del IV sec. a. C., contro la datazione tradizionale che lo poneva tra la metà del III e la metà del II sec. a. C.

Accanto alla tomba a semicamera n. Io ricca di vasi àpuli, nell'intercapedine tra la parete rocciosa e i lastroni superiori della parete N, è stata rinvenuta un'armatura completa, composta di cinturone, elmo, corazza e schinieri. L'elmo è a pileo, con lòphos crestato, un motivo ad onda ricorrente sulla testa, completo di paragnatidi unite alla calotta con cerniere; due laminette a forma di alette ricurve sono applicate sopra le orecchie. Esso è di tipo tracio (forma 2, Schroeder) ed è particolarmente simile ad un elmo rinvenuto a Kerč e databile pure, in base all'associazione tombale, alla seconda metà del IV sec. a. C. Esso è anche confrontabile molto da vicino con un elmo ora al Louvre e proveniente con ogni probabilità dall'Italia meridionale. Elmi assai simili sono molto frequenti anche nelle raffigurazioni di vasi àpuli, databili alla seconda metà del IV sec. a. C.

La corazza è di tipo anatomico, ben documentata in epoca ellenistica e romana, ma anche nel corso del IV sec. a. C. Non manca nelle figurazioni di vasi àpuli della seconda metà del IV sec. a. C. Il tipo di schinieri, che non presenta alcuna decorazione, è assai comune tra il IV e il III sec. a. C. Il tipo di cinturone è assai diffuso in Puglia.

Quest'armatura è databile in base allo stato di ritrovamento alla fine del IV sec. a. C.

Bibl.: A. M. Chieco Bianchi Martini, in Not. Scavi, 1964, p. 100 ss. - Elmo da Kerc: B. Schroeder, Traksiche Helme, in Jahrbuch, 1912, tav. agg. 12, 5. Elmo del Louvre: B. Schroeder, ibid., tav. agg. 11, 1. Raffigurazioni di elmi su vasi àpuli, ad es.: A. D. Trendall, Apulian Red-Figured Vase Painters of the Plain Style, Tokyo 1966, tav. XIII, 57, 59. Raffigurazioni di corazze su vasi àpuli, ad es.: H. Sichtermann, Griechische Vasen in Unteritalien, Tubinga 1966, p. 51, n. 74, tav. 129. Sull'armatura di C. e in particolare sulla tipologia dell'elmo si veda anche M. Cristofani, Il fregio d'armi della tomba Giglioli di Tarquinia, in Dialoghi di Archeologia, I, 1967, p. 291 ss.