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cooperazione

di Stefano De Luca - Enciclopedia dei ragazzi (2005)
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cooperazione

Stefano De Luca

Attività economiche ispirate alla collaborazione e alla solidarietà

L'idea della cooperazione nacque, agli inizi dell'Ottocento, in contrapposizione all'economia capitalistica, fondata sulla competizione e sulla proprietà individuale. Essa diede luogo a un importante movimento, che portò nel corso del Novecento alla diffusione di imprese cooperative in tutti i settori dell'economia: dalla vendita dei beni di consumo alla produzione, dalle assicurazioni alle banche, dall'edilizia ai servizi sociali

Le origini del movimento cooperativo

Il movimento cooperativo nacque in Inghilterra e in Francia nei primi decenni dell'Ottocento come risposta, da parte dei ceti più deboli, all'affermarsi dell'economia capitalistica. Non a caso, il primo a utilizzare il termine cooperazione ‒ in contrapposizione a competizione e individualismo ‒ fu l'industriale inglese Robert Owen (attivo nella prima metà dell'Ottocento), che per realizzare le sue idee socialiste fondò alcuni villaggi cooperativi. La prima cooperativa ‒ uno spaccio per la vendita di generi alimentari ‒ fu fondata a Rochdale, in Inghilterra, da un piccolo gruppo di tessitori, che si ispirarono ai seguenti princìpi: divisione degli utili, 'porta aperta' (chiunque poteva diventare socio, senza discriminazioni razziali, religiose o politiche), organizzazione democratica ('una testa, un voto': ogni socio, uomo o donna, contava in quanto persona e non in base al capitale sottoscritto), educazione (istruzione per i soci analfabeti) e solidarietà collettiva. Quando nel 1895 fu costituita a Londra l'Alleanza cooperativa internazionale ‒ associazione che oggi conta circa 500 milioni di soci ‒ i principi dei 'probi pionieri di Rochdale' divennero il 'vangelo' del movimento cooperativo, che nel corso del Novecento si diffuse in tutto il mondo.

Il movimento cooperativo nel Novecento

Incoraggiate inizialmente anche dalla borghesia liberale ‒ per favorire l'integrazione delle classi proletarie e per sostenere le attività di artigiani, impiegati e piccoli proprietari ‒ le cooperative divennero, a cavallo tra 19° e 20° secolo, il terzo pilastro del movimento socialista, accanto ai partiti operai e ai sindacati. Restò fuori dall'influenza socialista il settore delle banche popolari e delle mutue assicurazioni, dove si impegnarono soprattutto i liberali, i cristiano-sociali e i cattolici.

A partire dagli anni Trenta la cooperazione contribuì al miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli operai, dei contadini e della piccola borghesia, offrendo beni e servizi a prezzi inferiori a quelli di mercato e svolgendo attività educative e di solidarietà sociale.

Le cooperative si svilupparono nel settore agricolo (credito, assicurazioni, acquisti di macchinari, vendita dei prodotti), in quello edilizio e in quello commerciale (cooperative di consumo), mentre nel settore produttivo (cooperative di lavoro) rimasero sempre largamente minoritarie. Nel complesso, il movimento cooperativo, lungo tutto il Novecento, ha retto la sfida con il mercato; ma oggi appare sempre più difficile sostenere la concorrenza economica delle imprese capitalistiche e, al tempo stesso, perseguire quelle finalità sociali che avevano ispirato la nascita delle cooperative.

La cooperazione in Italia

Il movimento cooperativo si diffuse in Italia negli ultimi vent'anni dell'Ottocento: sorsero cooperative di consumo (a Milano, Roma, Firenze, Torino, Trieste, nella Valle Padana), cooperative creditizie (banche popolari e casse rurali) e cooperative di produzione (latterie e cantine sociali, consorzi agrari). Nel 1886 fu costituita la Federazione nazionale delle cooperative, che nel 1919 si spaccò, dando luogo a quella divisione tra Lega delle cooperative (di ispirazione socialista) e Confederazione delle cooperative (di matrice cattolica) che sarebbe giunta sino ai giorni nostri. Incoraggiate dai governi Giolitti (1903-14) e fortemente ridimensionate dal fascismo (che ne sciolse le organizzazioni), le cooperative si svilupparono impetuosamente nel dopoguerra, grazie a una legislazione favorevole.

Oggi le cooperative sono circa 200.000 e rappresentano il terzo settore dell'economia italiana, accanto al settore privato e a quello pubblico. Il loro ruolo è stato particolarmente importante nel settore agricolo, nella rete distributiva (supermercati e negozi) e nell'edilizia; quanto al settore del credito, grazie alle banche cooperative si è potuto sviluppare, nel Centro-Nord, quel tessuto di piccole imprese che è stato per anni uno dei punti di forza dell'economia italiana. Negli ultimi decenni sono sorte cooperative anche nei settori del trasporto, del turismo e soprattutto dei servizi sociali.

Vedi anche
società società Insieme di individui o parti uniti da rapporti di varia natura, tra cui si instaurano forme di cooperazione, collaborazione e divisione dei compiti, che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dell’insieme stesso e dei suoi membri. antropologia Anche nelle sue forme più semplici, l’ordinamento ... lavoro In senso lato, qualsiasi esplicazione di energia volta a un fine determinato. In senso più ristretto, attività umana rivolta alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale. diritto Il lavoro dell’uomo è preso in considerazione dall’ordinamento ... anarchismo Insieme di dottrine e movimenti che condividono, al di là delle differenze, alcune convinzioni fondamentali, quali l'individualismo radicale sul piano etico-politico, che conduce al rifiuto di ogni forma di autorità e alla prefigurazione di una società senza Stato (società anarchica o libertaria), il ... gioco Esercizio singolo o collettivo a cui si dedicano bambini o adulti, per passatempo, svago, ricreazione, o con lo scopo di sviluppare l’ingegno o le forze fisiche. Anche, pratica consistente in una competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali, e il cui esito, legato spesso a una ...
Categorie
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