CORDONE

Enciclopedia Italiana (1931)

CORDONE

Giovanni DALMASSO
Robaldo MOROZZO della ROCCA

Architettura (lat. torus; fr. cordon; sp. cordón, moldura circular; ted. Kordonstein; ingl. cordon). - Modanatura a guisa di toro o di grosso tondino, a volte liscio, a volte inciso a spirale a somiglianza degli avvolgimenti delle fibre nelle funi. Ha un impiego caratteristico nel dividere in zone orizzontali vaste superficie di muro, per raggiungere esteticamente un effetto di orizzontalità, legamento e forza; e serve, dal punto di vista costruttivo, a scostare dalle pareti le acque spioventi. È usato particolarmente nelle muraglie delle fortificazioni e nelle cinte delle città, dal Rinascimento in poi, quale modanatura specifica per segnare l'attacco della parete verticale con la scarpata.

Il cordone è pure usato frequentemente nelle nervature delle vòlte gotiche accompagnato sui lati da scozie, gole e listelli, per formare lo spigolo visibile dei conci di pietra che tessono la struttura delle vòlte e sui margini dei quali s'impostano le unghie delle lunette; spesso il cordone o i listelli che l'accompagnano sporgono così da lasciar credere abbiano servito di appoggio alle centine adoperate nella costruzione; non di rado convergono al vertice in un rosone, e si arrestano inferiormente sui capitelli, oppure sono proseguiti fino a terra a costituire i lobi del piliere. Nell'arte romanica, anche la colonna si riduce qualche volta a un cordone ed è incisa a spirale, come, p. es., le colonne annodate nell'architettura lucchese. Il cordone è infine usato a circondare pannelli e formelle specialmente dove la plastica ornamentale imita in qualche modo la tappezzeria; è usato per circondare le aiuole nei giardini, e per fare rampe a cordonata. Si chiama inoltre cordone di massicciata il ricorso di pietre più grandi che nelle massicciate serve di legamento, nonché la guida marginale, a spigolo leggermente smussato, nei marciapiedi.

Agraria. - In frutticoltura e in viticoltura si usano sovente sistemi di potatura detti a cordone. Caratteristica comune di questi sistemi è quella di presentare un fusto o ceppo di notevole lunghezza, portante numerosi rami a frutto molto corti. A seconda della direzione che si dà al fusto, si hanno cordoni orizzontali, verticali o obliqui. Le piante da frutto possono essere allevate e potate a cordone, sia per rivestire muri di cinta o altre chiusure, sia per cingere aiuole, viali di frutteti e giardini.

Il cordone verticale in frutticoltura raggiunge normalmente un'altezza di 3 metri. Per sostenere i fusti delle piante, occorrono apposite spalliere (v.) o controspalliere (v.), costituite da fili di ferro tesi orizzontalmente a circa 50 cm. di distanza l'uno dall'altro. Il fusto deve risultare rivestito per tutta la sua lunghezza di ramificazioni fruttifere da ambo i lati del cordone.

Il cordone obliquo differisce dal precedente solo per la direzione obliqua del fusto: direzione che si ottiene fissando sui fili di ferro delle spalliere stecche di legno o canne con un angolo di circa 45°. L'inclinazione deve essere fatta verso sud o verso est. Le piante si pongono a 40-50 cm. l'una dall'altra.

Il cordone orizzontale si ottiene piegando ad angolo retto il giovane fusto della pianta su d'un filo orizzontale teso per lo più a 40 cm. dal suolo. Il cordone può essere semplice o doppio (bilaterale): nel primo caso le piante si dispongono in media a 3 metri l'una dall'altra; nel secondo caso a distanza doppia. Naturalmente, i cordoni raggiungono tale lunghezza gradatamente, e a tal fine si poterà ogni anno il ramo terminale a 30-40 cm., sempre curando che il cordone sia tutto rivestito da ramificazioni fruttifere.

Per quanto concerne la vite, delle tre forme ricordate di cordoni quelli indubbiamente più importanti sono gli orizzontali. Per lo più sono semplici, cioè unilaterali. Le viti si piantano a distanza media di 2 metri. Occorrono spalliere di 3 fili di ferro: il primo generalmente a 50 cm. da terra; il secondo a 30 dal primo; il terzo a 60 dal secondo. Al terzo anno dall'impianto, si stende sul primo filo il più bello dei tralci, che diverrà il futuro cordone. Su tale cordone si lasceranno diversi speroni di due gemme (uno ogni 25-30 cm.), che ogni anno si rinnovano speronando il più basso dei due tralci ottenuti dallo sperone dell'anno precedente.

Per la produzione di uve da tavola si usano anche certi cordoni orizzontali bilaterali, a varî piani sovrapposti, sostenuti da spalliere alte 3 metri (spalliere di Thomery).

Industria. - V. passamaneria.

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