CORONEA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

CORONEA (Κορώνεια, Coronea)

A. Bellini

Antica città della Beozia situata nella parte O del bacino del lago Gopaide, su un'altura che domina la vallata di Haghios Gheorghios e che ancora oggi è chiamata Palaià Koroneia. Fondata secondo la tradizione da Corono, la città prese parte alla guerra di Troia (Hom., II., II, 503). Successivamente, i Beoti provenienti dalla Tessaglia si sarebbero impadroniti di C. e vi avrebbero fondato il santuario di Atena Itonìa, sicuramente attivo nel periodo arcaico, come sappiamo da Alceo (fr. 147).

Le più antiche testimonianze archeologiche di questo culto sarebbero attestate da un gruppo di vasi beotici a figure nere, databili al VI sec., raffiguranti processioni sacrificali, cerimonie di culto e orgiastiche e attività agonistiche in onore di una divinità. Fra queste, particolare importanza è stata attribuita a una lekàne (B 80), ora al British Museum, nella quale appare Atena, con la corazza, l'elmo, lo scudo e la lancia, ad attestare il carattere prevalentemente guerriero della dea venerata nel santuario di C.: secondo Pausania (IX, 34, 1), vi sarebbe stata onorata insieme a uno Zeus ctonio identificato da Strabone (X, 2, 29) con Hades.

Santuario federale, almeno a partire dal IV-III sec. a.C., come testimonierebbe un’iscrizione delfica (IG, IX, 1, 2, 170) che ricorda un trattato tra i Beoti, gli Etoli e i Focesi, C. beneficiava probabilmente del diritto di asilo, che sarebbe stato confermato dall'Anfizionia delfica nel 266, come rivelerebbe un'iscrizione rinvenuta a Delfi (J. Pouilloux, Les inscriptions de la terrasse du temple et de la région nord du sanctuaire - Fouilles de Delphes, III, 4 - Parigi 1976, pp. 27-28, n. 358). Almeno dal secondo quarto del sec. a.C. si celebravano nella città in settembre-ottobre i Pamboiòtia, giochi del koinòn beotico. Alcune iscrizioni, datate dal periodo ellenistico al I sec. d.C., sembrano attestare che questi continuarono anche dopo il dissolvimento del koinòn (171 a.C.).

Presso la città si svolsero, due battaglie: la prima, nell'inverno del 447/6 a.C., determinò la fine dell'egemonia ateniese in Beozia e fu celebrata con la dedica di un trofeo nel santuario; la seconda, nel 394 a.C., vide la vittoria di Agesilao contro i Tebani e i loro alleati. Inoltre la violazione del santuario da parte degli Etoli nel 220 a.C., costituì una delle cause formali della guerra sociale. Nel II sec. a.C. subì due saccheggi: il primo a opera di Q. Acilio Glabrione, nel 191 a.C., per punire i Beoti della loro presa di posizione in favore di Antioco III, nella guerra tra Roma e il monarca ellenistico; il secondo, nel 171-2 a.C., a opera di P. Licinio Crasso, nella guerra contro Perseo.

Gli altri principali luoghi di culto di C. sono ricordati da Pausania (IX, 34, 1-2): nella città erano il Tempio di Hera presso l’agorà e due altari dedicati uno a Hermes Epimèlios e uno ai Venti. Santuari extraurbani erano invece i templi di Eracle Palàimon, di Corono e di Demetra Thesmophòros.

Poco rimane degli edifici che si ergevano sull'antica acropoli della città. Qualche frammento della cinta muraria in opera poligonale è visibile sui lati S e O dell'altura. All'estremo S si trovano i resti di un grande edificio, di epoca romana, voltato e in opus caementicium, presso il quale scavi recenti hanno riportato alla luce alcune costruzioni coeve, realizzate con materiale di reimpiego, all’interno delle quali è stato ritrovato almeno un pavimento in mosaico.

I primi esploratori del sito, nel secolo passato, danno notizia di un teatro, oggi scomparso, e di un piccolo tempio dorico. Si è proposto di riconoscere quest'ultimo in un edificio cristiano, accanto al quale si trova un gran numero di colonne, messo in luce durante gli scavi del Papadhakis (1920) nella zona E dell'acropoli. Sempre durante questi lavori sono state rinvenute alcune tombe e una fondazione conservata per c.a. 10 m di lunghezza, accanto alla quale erano diversi resti architettonici: forse il sito dell'antica agorà.

Malgrado l'esiguità dei resti, le iscrizioni presenti nell'area dell'antica C. rivelano una frequentazione ininterrotta di questa zona dalla fine del VI sec. a.C. fino al V sec. d.C. Particolare menzione merita un gruppo di undici iscrizioni conservate totalmente o in parte, datate tra il regno di Adriano e quello di Antonino Pio, che riportano diritti accordati alla città o decisioni imperiali che la riguardano. Si riferiscono perlopiù a lavori idraulici nel bacino del lago Copaide eseguiti al tempo di Adriano, il che fornisce nuovi elementi sul sistema di drenaggio e di controllo delle acque in questa zona, testimoniando inoltre l'importanza dell'agricoltura nell'economia dell'antica città. Numerose sono anche le iscrizioni che ricordano dediche di statue agli imperatori. Una di queste statue, forse rinvenuta durante gli scavi del Papadhakis, acefala, in nudità eroica e con gli attributi di Ares, sarebbe identificabile con un'immagine di Adriano.

Nella piana che si estende a Ν dell'acropoli di C., lo Spyropoulos ha rinvenuto, negli anni '70, tre piccoli edifici rettangolari, orientati E-O, di carattere sicuramente religioso. Presentano tutti la stessa pianta: un vestibolo (o prònaos) e una sala (o cella). L'analisi dei rinvenimenti architettonici, permette di dedurre che l'edificio A, il più grande dei tre (10 x 20 m c.a.), fu costruito intorno alla metà del VI sec. a.C. e utilizzato fino al IV-V sec. d.C. Il rinvenimento nell'area del sekòs di uno strato di distruzione databile al primo periodo romano, permette di supporre un rimaneggiamento dell'edificio intorno al I-II sec. d.C. Alla stessa epoca risalirebbero anche alcuni rifacimenti nel c.d. edificio B (m 3,40 x 3,20), la costruzione del quale sarebbe successiva alla fine del IV sec. a.C. Per la sua particolare struttura, è stato proposto di identificare il terzo edificio (G) con un thesauròs. I rinvenimenti di superficie e la scoperta di un cippo in situ a 200 m a O della zona scavata permettono di supporre una notevole estensione dell'area del santuario, mentre la scoperta sotto l'edificio A di sepolture a incinerazione del periodo geometrico, rivelerebbe la presenza di una necropoli precedente alla costruzione del complesso.

Lo Spyropoulos ha proposto di attribuire questi edifici al santuario di Atena Itonìa. A favore di questa ipotesi sono stati portati alcuni rinvenimenti provenienti da quest'area, quali un frammento di skỳphos di epoca romana con sopra una figura con elmo a tre cimieri, identificata con Atena Itonìa, e due frammenti di tegole di copertura recanti un'iscrizione, che il Krentz ha proposto di integrare Άθανας ΐαρά, suggerendo la loro possibile appartenenza al santuario della divinità. Da ricordare inoltre, per loro interesse, due basi di tripode riutilizzate come soglia della porta del sekòs del tempio A, databili al IV-III sec. a.C.; una testa femminile in marmo, della prima metà del IV sec. a.C. Degne di menzione sono anche due basi di erme, una delle quali reca una dedica a Nike che potrebbe essere collegata alle caratteristiche guerriere della dea, se si accetta l'identificazione proposta dallo Spyropoulos per quest'area. Contro di essa infatti si sono pronunciati numerosi studiosi: in particolare alcuni hanno avanzato l'ipotesi di situare l’ltònion nell'area del villaggio di Mamoura, 3 km c.a. a NE di C., per il rinvenimento in quest'area di iscrizioni relative a decreti della lega beotica e a una lista di vincitori, oltre a numerosi frammenti architettonici antichi riutilizzati in alcuni edifici della zona. Lo Schachter invece, pur non dichiarandosi contrario alla teoria dello Spyropoulos, ha avanzato l'ipotesi di identificare il complesso con il santuario di Hera, ricordato da Pausania.

Va infine menzionato il rinvenimento di una stoà di epoca romana presso il villaggio di Haghios Gheorghios Levadias identificato con la beotica Pontza.

Bibl.: W. K. Pritchett, Studies in Ancient Greek Topography, Berkeley 1969, pp. 85-95; Th. Spyropoulos, Ανασκαφή παρα την Κορωνειαν Βοιωτίας, in Prakt, 1975, pp. 392-414; P. Amandry, Bases de trépied â Coronée, in BCH, CII, 1978, pp. 565-69; P. Roesch, J. M. Fossey, Un acte d'affranchissement de Coronée en Béotie, in ZPE, XXIX, 1978, pp. 138-41; A. Schachter, Cults ofBoiotia, i. Acheloos to Hera (BICS, I, Suppl. 38), Londra 1981, pp. 117-127; J. M. Fossey, The City Archive at Koroneia, Boiotia, in Euphrosyne, XI, 1981-82, pp. 44-59; P. Roesch, L. Darmezin, Epitaphes de Coronée, in ZPE, LI, 1983, pp. 135-56; M. Sordi, Acilio Glabrione e l'Atena Itonia di Coronea, in La Béotie Antique. Colloques internationaux du CNRS, Parigi 1985, pp. 265-269; J. M. Fossey, Topography and Population of Ancient Boiotia, Chicago 1988; P. Krentz, Athena Itonia and the Battle of Koroneia, in Boiotika, 5. Int. Böotien-Kolloquium, Monaco 1989, pp. 313-17; J. M. Fossey, Papers in Boiotian Topography and History, Amsterdam 1990, pp. 237-242.

Bellini)