UMANO, CORPO

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

UMANO, CORPO

Agostino Palmerini

. La struttura e le funzioni delle diverse parti che compongono il corpo umano sono oggetto particolare di studio rispettivamente dell'anatomia e della fisiologia. Molti fatti sono durevolmente accertati, molti ancora, specialmente quelli che si riferiscono alle attività psichiche superiori, sono in parte avvolti nel mistero. Qui vogliamo soltanto riassumere per chi non ha alcuna conoscenza dell'anatomia e della fisiologia umana i dati più elementari ma fondamentali per una prima nozione complessiva, particolarmente allo scopo di rendere facile l'interpretazione delle figure e imprimere i nomi più comuni della nomenclatura anatomica, accennando di sfuggita alle singole funzioni.

Il corpo umano ci si presenta come un tutto complesso fatto da parti inscindibili le quali insieme costituiscono la cosiddetta "macchina umana". Meccanismo veramente meraviglioso e senza esempio quando si consideri che questa macchina ha in sé stessa le condizioni del suo sviluppo, della sua riparazione, della sua riproduzione; possiede dispositivi complessi che ne mantengono costante la temperatura, costante in limiti determinati la composizione chimica dei tessuti, la loro forma; elabora le funzioni psichiche più complesse. Molte funzioni sono sotto il controllo della nostra volontà, altre del tutto indipendenti, altre si compiono senza che noi ne abbiamo alcun sentore. Alcune provvedono al singolo organismo; altre alla conservazione della specie maturando gli elementi germinali dai quali trarranno origine i nostri discendenti.

Le parti fondamentali che costituiscono il corpo umano sono la testa, il collo, il tronco, gli arti. Nella testa sono collocati il cervello e gli organi dei sensi più importanti: la vista, l'udito, l'olfatto, il gusto; la sensibilità (tattile, dolorifica, termica, ecc.) è distribuita su tutta la superficie del corpo. S'iniziano dalla testa le vie digerenti e le vie respiratorie. Nel collo passa l'esofago e la trachea, i grossi vasi; nel collo è situata la laringe, la tiroide, ecc. Nel tronco distinguiamo una parte superiore: il torace, il quale contiene il cuore e i polmoni, e una parte inferiore: l'addome, situato al disotto del diaframma. Nell'addome troviamo a destra il fegato; a sinistra la milza; nel mezzo lo stomaco al quale segue l'intestino; in basso la vescica urinaria; nei piani più profondi il pancreas, i reni, ecc. Ma tutti questi organi, enumerati semplicemente in ragione della loro posizione, fanno ciascuno parte di sistemi diversi. E allora è necessario che riprendiamo il nostro studio considerando separatamente ciascuno dei sistemi organici i quali però - come già abbiamo detto - nell'organismo formano un tutto unico. Tutti gli organi sono fra di loro o in rapporto diretto per continuità anatomica, o in rapporto indiretto collegati dal sistema nervoso e dal prodotto delle ghiandole a secrezione interna (ormoni). Ormoni e sistema nervoso sono a loro volta in diretto reciproco rapporto. Attraverso la circolazione arteriosa, venosa, linfatica si stabiliscono gli scambî nutritizî fra i diversi tessuti che assumono dal circolo i prodotti necessarî alla loro nutrizione e riversano in circolo i prodotti elaborati utili o di rifiuto.

Cominciamo dallo studio del sistema osseo che compone lo scheletro dell'uomo.

Scheletro. - Lo scheletro umano schematicamente risulta composto di una colonna mediana costituita di elementi sovrapposti detti vertebre che nel loro complesso formano la colonna vertebrale. L'estremo superiore di questa colonna sostiene il cranio formato dalle ossa del cranio propriamente detto e dalle ossa della faccia. In rapporto alle ossa della faccia è da considerarsi l'osso ioide situato nella regione anteriore del collo. L'estremo inferiore della colonna vertebrale termina con l'osso sacro, il quale s'articola con le altre ossa che costituiscono il bacino o pelvi. Lo scheletro degli arti superiori e quello della gabbia toracica s'unisce alla colonna vertebrale per mezzo delle ossa che costituiscono il cingolo toracico; quello degli arti inferiori con le ossa della cintura pelvica che nel loro complesso formano il bacino.

La colonna vertebrale risulta di vertebre vere e vertebre spurie. Procedendo dall'alto in basso le vertebre vere sono: 7 vertebre cervicali, 12 toraciche, 5 lombari; le vertebre spurie sono 5 vertebre sacrali, 5 vertebre coccigee; nel loro complesso le vertebre spurie formano l'osso sacro e il coccige. Ogni vertebra vera è formata di una parte anteriore, il corpo della vertebra, e di una parte posteriore, l'arco vertebrale, le due parti limitano un largo foro: il forame vertebrale. La sovrapposizione di tutti questi forami costituisce un lungo canale esteso dal sacro alla cavità del cranio; in questa cavità e in detto canale sono collocati gli organi centrali del sistema nervoso (encefalo, midollo allungato, midollo spinale). In vicinanza del punto nel quale l'arco vertebrale si continua con il corpo vertebrale, sia nel margine superiore sia nel margine inferiore, si trovano la cosiddetta incisura vertebrale superiore e l'incisura vertebrale inferiore, le quali, combinandosi con le corrispondenti incisure della rispettiva vertebra sovrapposta e sottoposta, formano il foro intervertebrale o forame di coniugazione. Attraverso detti forami passano le fibre nervose che vanno dall'asse cerebrospinale alla periferia o che dalla periferia giungono all'asse cerebrospinale. Inoltre dall'arco vertebrale partono simmetricamente un processo articolare superiore, un processo articolare inferiore, un processo articolare trasverso; sulla parte mediana posteriore dell'anello vertebrale si trova il processo spinoso, o apofisi spinosa impari. Le vertebre delle singole regioni (cervicali, dorsali, lombari) si distinguono per caratteri particolari; particolare conformazione ha la prima vertebra cervicale (atlante) che s'articola con la base dell'osso occipitale e la seconda vertebra cervicale (epistrofeo).

Le ossa del cranio formano nel loro complesso la scatola cranica la quale mediante il foro occipitale s'apre verso il canale vertebrale. Le ossa del cranio sono otto: quattro impari e mediane e precisamente l'occipitale, lo sfenoide, il frontale, l'etmoide; quattro pari laterali, cioè le due ossa temporali e le due parietali.

Si dicono suture le connessioni fra le ossa del cranio. La disposizione delle ossa del cranio è indicata nello schema seguente:

Il massiccio osseo dello scheletro della faccia è situato nella parte inferiore e anteriore del cranio. Schematicamente si può distinguere in due porzioni mascellari. La mascella inferiore nell'uomo è costituita di un solo osso, il mascellare inferiore detto anche mandibola. Nella porzione mascellare superiore si raggruppano tredici ossa delle quali una impari: il vomere, e dodici pari, simmetriche: il mascellare superiore, l'osso malare, l'unguis, il cornetto inferiore del naso, l'osso nasale, l'osso palatino. Lo schema della disposizione delle ossa della faccia è il seguente:

Il cingolo toracico è costituito di quattro ossa pari e simmetriche, le due scapole, posteriormente, le due clavicole anteriormente. Anteriormente le due clavicole s'articolano con la parte superiore dello sterno.

Nell'arto superiore, procedendo dall'alto al basso, si distinguono i diversi segmenti: la spalla, il braccio, l'avambraccio, la mano. A detti segmenti corrispondono le ossa seguenti: nella spalla: anteriormente la clavicola, posteriormente la scapola; nel braccio un osso unico: l'omero; nell'avambraccio due ossa; al lato esterno (dalla parte del pollice) il radio, al lato interno il cubito o ulna; nella mano, procedendo dal polso verso le estremità delle dita si trovano tre gruppi di ossa: quelle del carpo, del metacarpo, delle dita. Le ossa del carpo sono disposte in due ordini trasversali: un ordine superiore il quale comprende quattro ossa che in senso radioulnare (dal pollice verso il mignolo) sono: lo scafoide, il semilunare, il piramidale, il pisiforme; e un ordine inferiore il quale anche comprende quattro ossa: il trapezio, il trapezoide, il capitato, l'uncinato.

Alle ossa del carpo seguono le cinque ossa del metacarpo denominate (a partire dal lato esterno): primo, secondo, terzo, quarto, quinto metacarpale. Lo scheletro di ciascun dito (eccettuato il pollice che ne ha soltanto due) si compone di tre falangi che prendono successivamente il nome di 1ª, 2ª, 3ª falange, oppure falange, falangina, falangetta. Lo scheletro della gabbia toracica, oltre che dalla corrispondente porzione della colonna vertebrale posteriormente, e dalla scapola e dalla clavicola in alto, è completato in avanti e sui lati rispettivamente dallo sterno e dalle coste. Nello sterno si distingue una parte superiore (manubrio dello sterno, che s'articola con le due clavicole), una parte media (corpo dello sterno), una parte inferiore (appendice xifoide). Le coste sono in numero di dodici per lato e vanno distinte secondo il numero d'ordine, partendo dall'alto (prima, seconda, terza, quarta, ecc.). Le prime sette coste s'articolano con lo sterno e si dicono coste vere, le ultime cinque non contraggono rapporto con lo sterno e si dicono coste fluttuanti. La parte della costa rivolta verso lo sterno non è ossea, ma cartilaginea, pertanto in ciascuna costa si distingue un osso costale e una cartilagine costale.

Le ossa della cintura pelvica che nel loro complesso costituiscono il bacino sono rappresentate da due ossa pari e simmetriche, l'osso iliaco, nel quale si distinguono tre parti: l'ileo, l'ischio, il pube. Posteriormente il bacino è chiuso dal sacro e dal coccige.

Come per l'arto superiore, anche per l'inferiore si distinguono varî segmenti che, procedendo dall'alto in basso sono l'anca, la coscia, la gamba, il piede. Lo scheletro dell'anca è costituito dall'osso iliaco; quello della coscia dal femore; quello della gamba, all'esterno dal perone o fibula, all'interno dalla tibia. In corrispondenza della regione anteriore del ginocchio si trova la rotula. Lo scheletro del piede, analogamente a quanto abbiamo visto per la mano, risulta di tre gruppi di ossa: quelle del tarso, del metatarso, delle dita. Il tarso è formato da sette ossa disposte in due ordini: un ordine posteriore formato dall'astragalo e dal calcagno, un ordine anteriore comprendente il cuboide, lo scafoide, il 1°, il 2°, il 3° cuneiforme. Il metatarso è costituito dal 1°, 2°, 3°, 4°, 5° metatarsale. Lo scheletro delle dita dalla 1ª, 2ª, 3ª falange, eccettuato il grosso dito (alluce) che ne ha due.

Fra i 25 e i 30 anni il numero complessivo delle ossa umane è 203, ma questa cifra può essere aumentata dall'esistenza di ossa soprannumerarie. In rapporto alla forma esterna si distinguono ossa lunghe, come per es.: l'omero, il radio, l'ulna, il femore, la tibia, il perone, ecc.; ossa brevi, presso a poco sviluppate ugualmente nei diversi diametri, p. es.: le ossa del metacarpo, del metatarso, ecc.; ossa piatte, p. es.: la scapola, i parietali, ecc. Alcune ossa contengono piccole cavità (cellule) piene d'aria e si chiamano perciò ossa pneumatiche; altre, come le ossa della faccia, contengono spazî più ampî che si chiamano seni, come p. es. il seno frontale, il seno mascellare superiore, il seno sfenoidale, il seno etnoidale. (Si dicono sinusiti le infiammazioni di detti seni). Nelle ossa lunghe si distingue un corpo cilindrico o prismatico detto diafisi e due estremità dette epifisi; fino alla pubertà la diafisi è unita alle epifisi per mezzo delle cosiddette cartilagini epifisarie, in secondo tempo avviene l'unione con tessuto osseo. Tutte le ossa in rapporto con articolazioni presentano superficie articolari rivestite da cartilagini articolari. Specialmente in rapporto agli attacchi muscolari, le ossa presentano sporgenze o depressioni di varia forma che hanno nomi diversi: tubercolo, tuberosità, spina, cresta, fossa, incisura, ecc.; si chiama apofisi una sporgenza che s'origina in rapporto a un nucleo d'ossificazione speciale.

In ogni osso allo stato fresco distinguiamo la sostanza ossea, il midollo delle ossa, il periostio, la cartilagine articolare, i vasi (arterie, vene, linfatici), i nervi. La sostanza ossea può essere spugnosa o compatta. La sostanza spugnosa si trova nelle epifisi delle ossa lunghe, costituisce quasi la totalità della sostanza delle ossa brevi; nelle ossa piatte del cranio è situata con il nome di diploe fra due tavolati di sostanza compatta. È formata da un trabecolato di lamelle ossee, fra le quali si trovano cavità più o meno ampie occupate dal midollo osseo e che perciò si chiamano spazî midollari. La sostanza ossea compatta forma la diafisi delle ossa lunghe, riveste la superficie delle ossa brevi, delle epifisi delle ossa lunghe e delle ossa piatte. Il midollo osseo riempie gli spazî midollari (il canale midollare nelle diafisi); può essere gelatinoso, giallo, rosso. Specialmente il midollo rosso è assai importante per la formazione del sangue; nel midollo giallo si trova un grande numero di cellule adipose le quali nel midollo gelatinoso si presentano particolarmente modificate e degenerate. Il periostio è una membrana fibrosa che riveste la superficie esterna dell'osso al quale porta i vasi nutritizî. Le ossa sono collegate fra di loro da legamenti e da articolazioni. Si chiama osteologia lo studio anatomico delle ossa, sindesmologia o artrologia lo studio dei mezzi di connessione delle ossa. In generale le articolazioni si distinguono in due gruppi: le sinartrosi, articolazioni per continuità, immobili o poco mobili, come p. es. le suture fra le ossa del cranio, la sinfisi fra le ossa del pube, ecc.; e le diartrosi, articolazioni per contiguità le quali presentano movimenti più estesi. Appartengono a questo secondo gruppo le articolazioni propriamente dette, come quelle della spalla, del gomito, dell'anca, del ginocchio, ecc. Si designano anche con il nome delle ossa che forniscono i capi articolari; si parla così di articolazione scapolo-omerale (spalla), coxo-femorale (anca), ecc.

Schematicamente in una diartrosi anatomicamente bene differenziata, p. es. quella del ginocchio, distinguiamo i capi ossei articolari rivestiti nella superficie articolare dalla cartilagine articolare, la capsula articolare che unisce, aderendo al periostio, i due capi articolari. In detta capsula si distingue uno strato esterno, resistente compatto, lo strato fibroso, sul quale è adagiato lo strato interno formato da una sottile membranella, detta strato sinoviale. Questa membranella secerne un liquido filante che nell'aspetto ricorda l'albume dell'uovo; questo liquido si dice sinovia e serve per la lubrificazione dell'articolazione. Per meglio rendere congrue le superficie articolari, fra i due capi ossei possono essere disposti i menischi o dischi articolari formati da tessuto fibroso assai resistente. All'esterno nella capsula si trovano i legamenti che assicurano la solidità della connessione articolare; i movimenti articolari possono essere limitati anche da legamenti situati nell'interno dell'articolazione (legamenti intraarticolari).

Sistema muscolare. - Le ossa collegate dalle articolazioni e dai legamenti sono azionate dai muscoli. Non bisogna dimenticare che oltre i muscoli dello scheletro vi sono quelli annessi ad altri organi (occhio, laringe, cuore, arterie, tubo digerente, vescica, ecc.). Si dicono volontarî i muscoli la contrazione dei quali dipende dalla nostra volontà (per es., muscoli degli arti), involontarî gli altri; i primi sono costituiti da fibre muscolari striate, i secondi da fibre muscolari lisce. Le fibre muscolari formano la parte attiva, carnosa del muscolo; i tendini, fibrosi, la parte passiva; nel punto d' inserzione all'osso o alla cartilagine i tendini si continuano direttamente con il tessuto fibroso che riveste l'osso e la cartilagine: il periostio e il pericondrio. Ogni muscolo possiede nervi motori, sensitivi e nervi vaso-motori (che aumentano o diminuiscono il calibro dei piccoli rami arteriosi regolando l'afflusso sanguigno proporzionatamente ai bisogni funzionali). Le fibre motrici terminano nel muscolo nella cosiddetta piastra nervosa motrice. Ogni muscolo possiede inoltre arterie, vene, linfatici. Sotto l'impulso trasmesso dal nervo motore il muscolo si contrae, si raccorcia avvicinando il suo punto d'origine (inserzione di origine) al punto di terminazione (inserzione terminale), funziona come la potenza di una leva della quale le ossa rappresentano le braccia e le articolazioni il punto d'appoggio o fulcro. Secondo la forma i muscoli si distinguono in larghi, brevi e lunghi, questi ultimi in fusati, cilindrici, o a nastro; si dicono sfinteri i muscoli che circondano gli orifici naturali del corpo. A seconda del numero dei capi, un muscolo può essere semplice, bicipite, tricipite, quadricipite. I muscoli si dicono flessori, estensori, abduttori, adduttori, a seconda che flettono, estendono l'arto, o lo allontanano o lo avvicinano all'asse del corpo. Lo studio dei rilievi delle masse muscolari ha grande importanza in anatomia artistica.

Sistema circolatorio. - Tutte le parti che compongono l'organismo hanno incessantemente bisogno di essere rifornite di materiali nutritizî, dell'ossigeno dell'aria e di essere liberate dai prodotti elaborati, utili o dannosi. Pertanto tutto il corpo è percorso da un sistema di canali che terminano o si originano in divisioni capillari minutissime. Questi canali si dicono vasi e a seconda del loro contenuto si distinguono in vasi sanguigni e vasi linfatici. I vasi sanguigni servono alla circolazione del sangue, al centro della quale c'è un organo muscolare cavo propulsore del sangue, il cuore. I vasi che partono dal cuore e ricevono il sangue per portarlo agli organi sono le arterie; esse ramificandosi e suddividendosi formano i capillari che per la tenuità della loro parete permettono lo scambio di materiali fra il sangue e i tessuti. Le arterie portano l'ossigeno assunto dai polmoni, i materiali nutritivi assunti dal canale digerente, gli altri materiali elaborati dai tessuti (ormoni). Dai capillari si originano i vasi che riportano il sangue al cuore, cioè le vene; esse confluiscono fra loro, diminuiscono di numero, aumentano di calibro; asportano i materiali elaborati dai tessuti e l'acido carbonico che deve essere espirato dai polmoni. Lo scambio dell'ossigeno e dell'acido carbonico avviene principalmente a mezzo del pigmento rosso del sangue l'emoglobina che può formare combinazioni labili con l'ossigeno (ossiemoglobina) e con l'acido carbonico (carboossiemoglobina). Una parte del liquido abbandonato dal sangue ai tessuti costituisce la linfa la quale viene raccolta in vasi linfatici (dei quali il più importante è il dotto toracico che sbocca nelle vene del collo). I vasi linfatici della parete intestinale ricevono il chilo, prodotto della digestione e si dicono pertanto vasi chiliferi. Intercalate fra i vasi linfatici sono le ghiandole linfatiche che trattengono e distruggono (finché possono) i materiali dannosi penetrati in circolo, specialmente i microbî. Il cuore è distinto in due metà destra e sinistra, ciascuna composta di due cavità: in alto l'atrio od orecchietta e in basso il ventricolo. Queste cavità si contraggono (sistole) espellendo il sangue, o si dilatano (diastole) riempiendosi di sangue. Questi movimenti successivi costituiscono il ritmo del cuore, dipendono da meccanismi nervosi insiti nel cuore, ma sono regolati da nervi estrinseci (il vago rallentatore, il simpatico acceleratore). Un sistema di valvole tra le cavità del cuore e all'inizio dei grossi vasi che ne partono fa sì che il movimento del sangue avvenga costantemente in una direzione. Dall'orecchietta sinistra il sangue passa nel ventricolo sinistro, di qui viene spinto nell'aorta, vaso che dà origine a tutte le arterie della grande circolazione le quali si esauriscono nei capillari dei diversi organi. Da questi si costituiscono le vene che confluiscono in due grossi tronchi venosi, la cava superiore (nella parte superiore del corpo) e la cava inferiore (nella parte inferiore). Ambedue le cave sboccano nell'orecchietta destra. Successivamente il sangue passa nel ventricolo destro e di qui, attraverso l'arteria polmonare va al polmone. Dal polmone per mezzo delle vene polmonari torna all'orecchietta sinistra. Per tale disposizione tutto l'apparato circolatorio è diviso in due parti; la piccola circolazione o circolazione polmonare (cuore destro - arteria polmonare - vene polmonari) e la grande circolazione o circolazione generale (cuore sinistro - aorta - vene cave). Nell'adulto (contrariamente a quanto avviene nella circolazione fetale) non v'è alcuna comunicazione diretta tra metà destra e metà sinistra del cuore; dalla metà destra - interamente a sangue venoso - non si passa alla sinistra - interamente a sangue arterioso - che indirettamente attraverso la circolazione polmonare. Recidendo un'arteria, le sue pareti formate da robusti elementi muscolari ed elastici, restano beanti, il sangue zampilla a tratti secondo il ritmo del cuore; le vene recise s'afflosciano e da esse il sangue defluisce in modo continuo; nelle prime la direzione del sangue è dal cuore verso la periferia, nelle seconde dalla periferia al cuore.

Il cuore è situato nel mediastino fra i due polmoni, entro il pericardio, un sacco sieroso simile alle pleure; il foglietto viscerale del pericardio (che riveste il cuore) e il foglietto parietale sono due superficie levigatissime che facilitano i movimenti del cuore.

Il sistema arterioso della grande circolazione comprende questi rami più importanti: l'aorta toracica e addominale, le succlavie, le carotidi interne ed esterne, le arterie ascellari, omerali, radiali, cubitali, le arterie iliache interne, le femorali, le tibiali anteriori, le poplitee.

Il sangue. - Il sangue trasporta ai tessuti dell'organismo le sostanze nutritive assunte dal tubo digerente ed elaborate dagli organi digerenti; l'ossigeno assunto dal polmone, gli ormoni prodotti dalle ghiandole a secrezione interna (vedi appresso); asporta l'acido carbonico che deve essere espirato dai polmoni e in generale tutti i prodotti di rifiuto che debbono essere eliminati dai varî emuntorî: reni, polmoni, intestino, pelle. Specialmente con i globuli bianchi che inglobano e distruggono i germi (fagocitosi) e con le proprietà immunizzanti che si manifestano nel siero del sangue difende l'organismo dagli agenti infettivi. Cedendo calore alle parti fredde e assorbendone da quelle calde, e diminuendo o accrescendo la dispersione del calore alla superficie del corpo dove i vasi arteriosi possono aumentare o diminuire di calibro, contribuisce a mantenere costante la temperatura dell'organismo (termoregolazione). Il sangue è costituito da una parte solida: i globuli rossi o eritrociti o emazie, i globuli bianchi o leucociti, le piastrine; e da una parte liquida: il plasma. Il sangue estratto dai vasi ed esposto all'aria si rapprende in un coagulo il quale contiene i globuli rossi imprigionati nelle maglie di un reticolo formato da fibrina, sostanza derivante dal fibrinogeno preesistente nel plasma; in un secondo tempo il coagulo si retrae e trasuda il siero, liquido trasparente, lievemente giallastro; il siero corrisponde al plasma meno il fibrinogeno. Il colore rosso del sangue è dovuto all'emoglobina contenuta nei globuli rossi; abbiamo già detto la sua importanza nella funzione respiratoria. Nell'uomo la massa totale del sangue corrisponde a circa 1/13 del peso del corpo.

Ghiandole a secrezione interna. - Le ghiandole a secrezione interna (ghiandole endocrine) sono così chiamate perché mancano di un canale di sbocco del loro prodotto di secrezione verso l'esterno della ghiandola, p. es. la pelle, la cavità del tubo digerente, ecc., ma invece versano i loro prodotti di secrezione, sostanze attivissime in quantità minime (i cosiddetti ormoni), direttamente nella circolazione sanguigna. Il complesso di queste azioni ormoniche - che sono l'oggetto di studio dell'endocrinologia - ha importanza fondamentale per le correlazioni fisiologiche delle diverse parti dell'organismo, specialmente in rapporto alla nutrizione, all'accrescimento, alla riproduzione, all'attività del sistema nervoso. L'alterazione qualitativa o quantitativa, per eccesso o per difetto dei singoli ormoni o dei complessi ormonici o costellazioni ormoniche nelle quali si dimostrano azioni sinergiche o antagoniste è causa di determinate malattie (morbo di Basedow, morbo di Addison, ecc.) o di alterazioni gravi delle diverse funzioni organiche. Alcune ghiandole, come p. es., il pancreas, le ghiandole genitali, ecc., sono nello stesso tempo endocrine ed esocrine, cioè capaci di una secrezione esterna e di una secrezione interna; altre invece, come la tiroide, l'epifisi, le ghiandole surrenali, ecc., hanno soltanto la secrezione interna.

La ghiandola sessuale maschile (testicolo) elabora l'ormone sessuale maschile al quale si deve la maturazione dell'organismo e la produzione dei caratteri sessuali maschili. La vita sessuale femminile è dominata dall'ormone sessuale femminile (ormone ovarico, ormone follicolare, corpo luteo). L'ipofisi ha funzioni endocrine assai complesse; il prolan (ormone del lobo anteriore) eccita le funzioni sessuali e gli ormoni germinali; il preloban (lobo anteriore) influenza la combustione degli alimenti, il deposito dell'adipe, la crescita in lunghezza del corpo; la vasopressina (lobo posteriore) aumenta la pressione del sangue, eccita la peristalsi, inibisce l'eliminazione dell'acqua; l'ipofisina (lobo posteriore) eccita le contrazioni uterine. L'epifisi elabora l'epifisina che inibisce lo sviluppo delle ghiandole germinali e quindi la precoce maturazione sessuale. L'ormone timico elaborato dal timo influenza la crescita e il deposito calcareo delle ossa. Nelle ghiandole surrenali la corteccia elabora la corticalina che regola l'attività muscolare eliminando i veleni della fatica, inibisce l'ormone sessuale contrario, evita le pigmentazioni anormali; il midollo elabora l'adrenalina la quale eccita il cuore, accelera il polso, innalza la pressione sanguigna facendo contrarre i piccoli vasi, fa rilasciare la muscolatura dei bronchi e dell'intestino, aumenta il contenuto di zucchero nel sangue (tasso glicemico) mettendo in circolo lo zucchero in riserva nel fegato. La tiroide elabora la tirossina la quale eccita la crescenza dell'organismo, regola il ricambio, sostiene i processi di combustione, aumenta l'eccitabilità del sistema nervoso. Le paratiroidi elaborano la paratirina che influenza la regolazione termica e l'eccitabilità dei muscoli volontarî (equilibrio del calcio con il sodio). Il pancreas elabora l'insulina che influenza il deposito dello zucchero di riserva nel fegato (glicogeno), favorisce la combustione dello zucchero nei muscoli, ed elabora anche la kallikreina che diminuisce la pressione sanguigna promovendo la dilatazione dei vasi capillari.

Apparato respiratorio. - È il complesso degli organi destinati alla funzione respiratoria. A questa funzione è collegata anche quella della fonazione, cioè dell'emissione dei suoni, della formazione del linguaggio articolato. Le vie aeree conducono l'aria fino ai polmoni nell'inspirazione e dai polmoni all'ambiente esterno nell'espirazione. L'inizio della via respiratoria è duplice: dalla bocca e dal naso. Respirando a bocca chiusa la corrente respiratoria attraversa la via superiore nasale, passa attraverso le coane, aperture posteriori delle fosse nasali che immettono nella parte alta della faringe. Per via più diretta l'aria giunge alla faringe attraverso le fauci. Dalla faringe la via respiratoria passa nella laringe, di qui nella trachea, nei bronchi, nei polmoni. Nella cavità laringea sono le corde vocali: due superiori false due inferiori vere; queste ultime servono alla fonazione; il suono emesso dalla laringe è modificato nelle cavità superiori (faringe, bocca, naso). Al disopra dell'ingresso della laringe è situata l'epiglottide la quale impedisce che durante la deglutizione cibi solidi o liquidi possano penetrare nella laringe mentre invece debbono essere avviati verso l'esofago. (Nella bocca il velopendolo impedisce che nella deglutizione gli alimenti passino dalle coane nelle fosse nasali, invece che nella faringe).

La trachea è lunga 10-12 cm., decorre avanti all'esofago, cilindrica, appiattita posteriormente, mantenuta beante da una serie di 16-20 anelli cartilaginei situati nel suo spessore. All'altezza della quinta vertebra toracica si divide in un bronco destro e un bronco sinistro ciascuno dei quali penetra nel polmone (nell'ilo polmonare) del lato corrispondente ramificandosi ripetutamente in divisioni sempre più sottili, i cosiddetti bronchioli che si dicono interlobulari finché decorrono tra un lobulo e l'altro, intralobulari quando penetrano nei lobuli polmonari. Ciascun ramo intralobulare forma il peduncolo di un lobulo polmonare e si divide in una decina di bronchioli terminali che diventano bronchioli respiratorî quando sulle loro pareti cominciano ad apparire gli alveoli. Ogni bronchiolo respiratorio s'apre in una piccola dilatazione detta vestibolo e da questa partono 3-6 condottini alveolari ciascuno dei quali termina con una dilatazione a fondo cieco detta infundibolo. Le pareti di queste formazioni sono costituite dagli alveoli. In corrispondenza degli alveoli i capillari sanguigni sono divisi dalla cavità alveolare solo da sottilissime lamine cellulari attraverso le quali sono possibili gli scambî gassosi respiratorî, sia dall'ambiente esterno verso il sangue, sia dal sangue verso l'ambiente esterno. Più lobuli polmonari costituiscono un lobo polmonare; il polmone destro consta di tre lobi, il sinistro di due; i diversi lobi sono separati dalle cosiddette scissure interlobari. Le superficie dei polmoni sono rivestite dal foglietto viscerale della pleura; corrispondentemente la superficie interna del cavo toracico è rivestita dal foglietto parietale della pleura. Normalmente le due superficie lisce, scorrevolissime non delimitano che una cavità virtuale la quale diviene reale solo quando fra i due foglietti si formano raccolte liquide (versamenti pleurici) o gassosi (pneumotorace). Fra i due polmoni c'è il mediastino, con il cuore chiuso nel sacco pericardico, la trachea, l'esofago, i grossi vasi, ecc.

I movimenti ritmici di espansione (inspirazione) e di retrazione (espirazione) non avvengono per attività propria dei polmoni ma perché, organi elastici e liberi di scivolare sulla parete toracica seguono i mutamenti di volume della cavità toracica che si stabiliscono nell'inspirazione per il sollevarsi della gabbia toracica (con aumento conseguente dei suoi diametri) e l'abbassarsi del diaframma (azione dei muscoli inspiratorî) e per le condizioni inverse (azione dei muscoli espiratorî) nell'espirazione. Il complesso di questi movimenti si succede in modo coordinato e con ritmo automatico per la funzione delle vie nervose afferenti ed efferenti collegate da un centro respiratorio situato nel midollo allungato, centro che è particolarmente stimolato dall'accumulo dell'acido carbonico nel sangue. In questo modo la meccanica respiratoria assicura la ventilazione polmonare. Dicesi grandezza respiratoria il volume della ventilazione nell'unità di tempo; aria complementare, quella che può ancora introdursi con un'inspirazione forzata che segua a un'inspirazione tranquilla; aria di riserva quella che si può emettere con una espirazione forzata che segua a un'espirazione tranquilla; aria residua il volume d'aria che resta nel polmone anche dopo un'espirazione forzata; capacità vitale la somma della grandezza respiratoria, più l'aria complementare più l'aria di riserva. Per queste misurazioni s'adoperano gli apparecchi detti spirometri. La meccanica respiratoria assicura il rinnovamento (sempre parziale) dell'aria alveolare e quindi gli scambî gassosi respiratorî che costituiscono il cosiddetto chimismo respiratorio. Esso consiste essenzialmente nel fatto che trovandosi nel sangue venoso anidride carbonica in quantità molto maggiore che nell'aria atmosferica e invece ossigeno in quantità molto minore, viene eliminata anidride carbonica e assunto ossigeno; in altre parole si equilibra la tensione parziale dei gas del sangue e dell'aria alveolare.

Apparato digerente. - È formato dal tubo digerente e dalle ghiandole annesse che hanno parte importante nella funzione digestiva. Il tubo digerente o canale alimentare è lungo nell'uomo circa 10-12 metri e s'estende dalla bocca all'ano. Schematicamente è formato in tutta la sua lunghezza da tre tuniche concentriche: una interna mucosa, una media cellulare, una esterna muscolare con uno strato di fibre circolari e uno strato di fibre longitudinali; nell'addome s'aggiunge una quarta tunica sierosa formata dal rivestimento peritoneale. Il tubo digerente comprende i seguenti segmenti: la bocca, la faringe, l'esofago, lo stomaco e l'intestino.

Nella bocca avviene la triturazione degli alimenti solidi, la loro impregnazione con la saliva; la bocca è sede dell'organo del gusto, interviene nella respirazione, nella fonazione e particolarmente nella formazione del linguaggio articolato. Le arcate dentarie delimitano una parte anteriore, il vestibolo della bocca (formato in avanti dalle labbra e lateralmente dalle guance), dalla parete posteriore che è la bocca propriamente detta. In quest'ultima distinguiamo: in alto la vòlta palatina o palato (con una porzione anteriore palato duro e una posteriore palato molle), in basso il pavimento della bocca occupato in massima parte dalla lingua, indietro le fauci, regione di passaggio alla faringe. Le arcate dentarie sono rivestite dalle gengive. Fino all'età di 6-7 anni i denti sono venti (denti decidui) poi sono sostituiti dai denti permanenti in numero di trentadue. In ciascuna metà della mascella procedendo dall'avanti all'indietro, si trovano: due incisivi, un canino, due premolari, tre molari. L'eruzione dei denti decidui avviene generalmente secondo quest'ordine: nella seconda metà del primo anno l'incisivo mediale, nella prima metà del secondo anno l'incisivo laterale, nella seconda metà del secondo anno il primo premolare, nella prima metà del terzo anno il canino, nella seconda metà del terzo anno il secondo premolare. L'eruzione dei denti permanenti secondo quest'ordine: dai cinque ai sette anni il primo molare, dai sei agli otto anni l'incisivo mediale, dagli otto ai nove anni l'incisivo laterale, dai nove ai dieci anni il primo premolare, dai dieci ai dodici anni il canino, dagli undici ai tredici anni il secondo premolare, dai dodici ai quattordici anni il secondo molare, dai diciotto ai trenta anni il terzo molare. In ciascun dente si distingue la radice impiantata nella cavità alveolare, il colletto in rapporto con la mucosa gengivale, la corona la parte più voluminosa del dente che sporge liberamente dalla gengiva. Nell'interno del dente v'è una cavità che contiene la polpa dentaria. La massa principale del dente è costituita dall'avorio o dentina la quale in corrispondenza della corona è rivestita dallo smalto e in corrispondenza della radice dal cemento. La saliva nella bocca è il prodotto di secrezione delle ghiandole che si distinguono in piccole, situate nello spessore della mucosa boccale e perciò dette anche ghiandole intraparietali; e in ghiandole maggiori extraparietali: la parotide (con il dotto di Stenone) dietro la branca montante della mandibola, la ghiandola sottomascellare (con il dotto di Wharton) sulla faccia interna della mandibola, la ghiandola sottolinguale (con il dotto di Rivino o di Bartolino) nel pavimento della cavità boccale. Queste ghiandole maggiori versano la saliva nella bocca mediante dotti o canali escretori.

Le fauci formano la regione di passaggio dalla bocca alla faringe; la parte più ristretta di questa zona di passaggio si chiama istmo delle fauci limitato in alto dal velo del palato (palato molle) in basso dalla radice della lingua, su ciascun lato dai due archi palatini, l'anteriore e il posteriore in mezzo ai quali si trova la tonsilla (tonsilla palatina).

La faringe è un condotto muscolo-membranoso situato fra la bocca e le fosse nasali (che s'aprono nella faringe mediante le coane) in alto, la laringe e l'esofago in basso. Serve al passaggio nello stesso tempo dell'aria (verso la laringe) e degli alimenti (verso l'esofago).

L'esofago è un canale muscolo-membranoso esteso dalla faringe allo stomaco al quale porta gli alimenti, è lungo circa 25 cm., è situato dietro la trachea, decorre in parte nel collo, nel torace e nell'addome.

Nella parte sottodiaframmatica dell'addome l'esofago s'apre nello stomaco o ventricolo che nel suo complesso ricorda la forma di una cornamusa. L'orificio di sbocco dell'esofago nello stomaco si chiama cardias, l'orificio di sbocco dello stomaco nel duodeno si chiama piloro. Si distingue inoltre nello stomaco, il fondo o grande tuberosità, una parte pilorica o piccola tuberosità, una parete anteriore, una parete posteriore, un margine destro o piccola curvatura e un margine sinistro o grande curvatura. La mucosa dello stomaco contiene le ghiandole gastriche che secernono il succo gastrico (pepsina, acido cloridrico). Nello stomaco s'inizia la parte veramente digerente del canale alimentare, in esso gli alimenti in seguito a processi meccanici e chimici si trasformano in chimo.

Dal piloro s'inizia l'intestino; l'intestino tenue s'estende dal piloro alla valvola ileocecale del colon, l'intestino crasso s'estende da detta valvola fino al retto.

L'intestino tenue comprende una parte fissa che si dice duodeno e una parte mobile detta intestino mesenteriale; è lungo complessivamente circa 6-8 metri; la metà superiore del tenue mesenteriale si dice digiuno, la metà inferiore ileo. Talora nella metà inferiore dell'ileo si trova un diverticolo (il diverticolo di Meckel) residuo di formazioni embrionali.

Se esaminiamo un tratto dell'intestino mobile, p. es. un'ansa intestinale del tenue, vediamo che essa presenta una parte convessa libera e una parte concava alla quale è inserita una membrana che avvolge il tubo intestinale e poi accolla le sue due lamine formando il cosiddetto mesenterio. Nello spessore del mesenterio decorrono arterie, vene, nervi, vasi linfatici, pertanto esso serve come mezzo di unione lassa dell'intestino mobile alla parete posteriore della cavità addominale, come mezzo di nutrizione e d'innervazione delle pareti intestinali e come mezzo attraverso il quale vengono riassorbiti i prodotti della digestione. Le lamine mesenteriche sono dipendenza della grande lamina sierosa, il peritoneo che tappezza quasi tutti gli organi e le pareti interne dell'addome, formando importanti legamenti sierosi (grande, piccolo omento, ecc.). I più importanti organi ghiandolari annessi al sistema digerente sono il fegato e il pancreas. Il fegato secerne la bile che attraverso il dotto coledoco si versa nel duodeno in corrispondenza della cosiddetta ampolla di Vater; nella quale sbocca anche il dotto wirsungiano che versa nel duodeno il prodotto di secrezione esterna del pancreas.

Dopo avere elencato le parti anatomiche che compongono l'apparato digerente possiamo riassumere le linee fondamentali del processo digestivo.

Nella bocca avviene l'assunzione del cibo. I cibi solidi subiscono la masticazione e nello stesso tempo l'insalivazione; la saliva contiene un fermento, la ptialina la quale inizia la scomposizione chimica delle sostanze amilacee; inoltre la saliva rende il cibo masticato viscido e scorrevole in modo che può essere facilmente deglutito. La deglutizione è il rapido passaggio della massa di cibo masticato (bolo alimentare) o del sorso liquido attraverso le fauci, la faringe, l'esofago fino allo stomaco; avviene essenzialmente per opera dei muscoli della lingua, della faringe, dell'esofago. Nello stomaco comincia la digestione propriamente detta. Per effetto dei movimenti dovuti alla contrazione delle pareti muscolari dello stomaco (i cosiddetti movimenti di peristalsi, dal cardias verso il piloro e di antiperistalsi, in senso contrario) la massa alimentare viene rimescolata in modo che le parti centrali divengono periferiche e le periferiche centrali. Nello stesso tempo la massa alimentare s'imbeve con il succo gastrico secreto dalle ghiandole dello stomaco. Il succo gastrico diluisce la massa, l'acidifica (per il contenuto d'acido cloridrico) la sterilizza e a mezzo della pepsina inizia la digestione specialmente delle sostanze proteiche (come l'albumina d'uovo) scomponendole in corpi più semplici (albumose, peptoni solubili in acqua), a mezzo del labfermento o pepsina, o rennina, coagula il latte, per mezzo della gastrolipasi scinde i grassi in acidi grassi e glicerina. La massa alimentare modificata dai processi meccanici e chimici della digestione si chiama chimo. Pertanto la digestione gastrica avviene in ambiente acido, ha una durata varia secondo la qualità e la quantità degli alimenti; in generale gli alimenti ricchi di grasso ritardano specialmente la secrezione dell'acido cloridrico e provocano quindi una digestione più lenta. In generale la durata della digestione gastrica del pasto principale oscilla fra le cinque e le sette ore. Attraverso il piloro (che è chiuso durante la digestione gastrica) avviene il vuotamento del chimo nel duodeno e l'inizio della digestione intestinale. Il chimo acido subisce l'azione chimica del succo pancreatico, del succo enterico e della bile. Tutti questi secreti hanno reazione alcalina (dovuta principalmente al bicarbonato di soda) e pertanto neutralizzano l'acidità del chimo che diviene alcalino in tutto l'intestino. Il succo pancreatico con la tripsina continua la digestione delle proteine fino a composti azotati più semplici (amminoacidi); con l'amilopsina la digestione delle sostanze amilacee, con la steapsina dei grassi. Il succo enterico con la maltasi, l'invertasi, la lattasi completa la digestione delle sostanze amilacee e degli zuccheri che ne derivano; delle proteine e loro derivati di scissione mediante l'erepsina. La bile emulsiona i grassi facilitandone la digestione (formazione di saponi), eccita i movimenti intestinali (peristaltici, pendolari, segmentanti) che rimescolano il contenuto intestinale e ne determinano la progressione. All'azione digestiva dei diversi succhi, s'aggiunge la digestione accessoria operata dalla flora batterica intestinale costituita specialmente dal colibacillo, con azione fermentativa anche più profonda ed energica; per effetto di questa digestione secondaria si formano i gas intestinali (lo scatolo e l'indolo) che dànno l'odore caratteristico alle feci; il colore invece è dato dalla stercobilina, pigmento derivato dalla bile.

A misura che si completa la digestione intestinale, si compie l'assorbimemo il quale avviene per opera dei villi intestinali. Esso non consiste soltanto nel passaggio attraverso la parete della mucosa intestinale delle sostanze sciolte dai succhi digerenti, ma anche nella trasformazione di prodotti più semplici in prodotti più complessi ma assimilabili. Per l'assorbimento sono possibili due vie: quella sanguigna (capillari intestinali, vena mesenterica, vena porta che immette nel fegato dal quale s'originano i capillari della vena cava inferiore) e quella chilifera (chiliferi intestinali, chiliferi mesenterici, canale toracico); seguono la via sanguigna gli zuccheri, i sali, le proteine; la via linfatica i grassi. All'assorbimento succede l'assimilazione.

Il fegato immagazzina lo zucchero sotto forma di glicogeno (glicogenesi) e libera nuovamente zucchero a seconda dei bisogni dell'organismo (glicogenolisi), inoltre elabora le sostanze di scissione derivate dalle sostanze alimentari proteiche (amminoacidi) sintetizzando nuove albumine; esercita un'azione antitossica fissando e trasformando veleni inorganici e organici, specialmente quelli che gli giungono dalla vena porta; fabbrica il fibrinogeno necessario alla coagulazione del sangue; regola l'assorbimento dell'acqua dall'intestino, distrugge i globuli rossi vecchi e già indeboliti dal passaggio nella milza e ne trasforma l'emoglobina in pigmento biliare, libera il ferro dell'emoglobina tenendolo in riserva per i bisogni dell'organismo.

Apparato urinario. - È il complesso degli organi che provvede all'escrezione e all'eliminazione dell'urina: è formato da una ghiandola pari che secerne l'urina: il rene; da un condotto escretore pari l'uretere, attraverso il quale l'urina formata dal rene gocciola in un serbatoio impari: la vescica che per mezzo di un canale impari, l'uretra, elimina all'esterno l'urina. Uretere, vescica, uretra costituiscono le cosiddette vie urinarie.

I reni hanno una forma caratteristica paragonata a quella di un fagiolo (lunghezza circa 12 cm., larghezza 7, spessore 3, peso gr. 135-155); sono situati ai lati della colonna vertebrale in corrispondenza del tratto dorso-lombare. Fondamentalmente il rene risulta composto da un sistema glomerulare e da un sistema tubulare, intimamente compenetrati. Il sistema tubulare infatti s'inizia con una porzione allargata a forma di sacco sferico (la cosiddetta capsula di Bowmann) la quale accoglie il glomerulo. Detto glomerulo è costituito da una matassa di anse capillari che s'inizia con un ramo afferente e termina con un ramo efferente meno ampio del precedente. Chiamasi corpuscolo di Malpighi l'insieme del glomerulo con la capsula di Bowmann. Il sistema tubulare, iniziatosi con la capsula di Bowmann, si continua con il tubulo contorto di primo ordine, la branca discendente e la branca ascendente dell'ansa di Henle, il tubulo contorto di secondo ordine, il tratto intercalare. I tratti intercalari sboccano nei tubi collettori i quali si riuniscono in canali più grossi che terminano nella papille renali situate nel bacinetto renale, cavità dalla quale si inizia l'uretere. Il sangue che scorre nei glomeruli si libera dalle sostanze che compongono l'urina. Si parla così di un "filtro renale" benché il meccanismo della secrezione dell'urina sia assai più complesso di quello di una semplice filtrazione. Con la secrezione dell'urina vengono eliminati la più grande parte dell'acqua e dei prodotti terminali del ricambio inutili o dannosi all'organismo; perciò i reni funzionano come emuntorî fondamentali dell'organismo. La soppressione della funzione renale è causa d'intossicazione mortale (uremia).

Apparato genitale. - Serve alla conservazione della specie e non entra in funzione che in un periodo determinato della vita. Gli organi genitali interni constano delle ghiandole genitali (i testicoli nell'uomo, le ovaie nella donna), delle vie di escrezione dei prodotti ghiandolari (il deferente nell'uomo, le trombe, l'utero, la vagina nella donna). La fecondazione avviene per l'unione dell'elemento germinale maschile, elaborato dal testicolo con l'elemento germinale femminile elaborato dall'ovaio. Dall'uovo fecondato, in seguito a complicati processi di sviluppo si forma l'embrione che cresce nell'utero materno fino a raggiungere la forma e le dimensioni del feto a termine.

Sistema nervoso. - Risulta da un complesso di organi di struttura e funzioni assai complicate strettamente collegati fra di loro e con tutte le parti dell'organismo delle quali coordina e regola tutte le attività. Schematicamente si distingue una parte centrale (sistema nervoso centrale) e una periferica (sistema nervoso periferico). Gli elementi costitutivi essenziali del sistema nervoso sono le cellule nervose e le fibre nervose che si dispongono in architetture complesse alla formazione delle quali concorrono elementi di sostegno e di nutrizione. Il tessuto che ha funzioni fondamentali di sostegno e di nutrizione nei centri nervosi è la cosiddetta nevroglia. Le cellule costituiscono la parte essenziale dei centri nervosi e alla loro funzione è legata l'attività specifica delle singole parti; invece le fibre rappresentano essenzialmente le vie di conduzione dalla periferia ai centri (fibre centripete) e dai centri alla periferia (fibre centrifughe), o le vie di connessione fra le singole parti. Così attraverso le fibre nervose centripete gli organi centrali hanno nozione degli stimoli tattili, termici, dolorifici, ecc., che agiscono sulla cute e sulle mucose alla periferia e vengono elaborate nei centri le sensazioni corrispondenti: tattili, termiche, dolorifiche, ecc.; invece attraverso le fibre nervose centrifughe partono dai centri gli impulsi coscienti o incoscienti, volontarî o involontarî che determinano la contrazione dei muscoli, la secrezione delle ghiandole, ecc. Attraverso la via centripeta, il centro, la via centrifuga, si compie l'atto riflesso (una delle attività fondamentali del sistema nervoso) come p. es. la contrazione brusca di un muscolo quando se ne percuota opportunamente il tendine.

Il sistema nervoso centrale è rappresentato dall'encefalo contenuto nella cavità cranica e dal midollo spinale contenuto nel canale vertebrale. L'encefalo occupa per intero tutta la cavità cranica, risulta di un grande numero di parti in rapporto di continuità fra di loro, e in continuità con il midollo spinale. Partendo dal limite nel quale il midollo spinale si continua nell'encefalo (in corrispondenza del foro occipitale esterno), riscontriamo nell'encefalo le seguenti parti più importanti (v. schema): il midollo allungato (mielencefalo), il ponte (o protuberanza anulare), il cervelletto (metencefalo); i peduncoli cerebrali e i tubercoli quadrigemelli (mesencefalo); il talamo, l'ipotalamo con l'ipofisi o corpo pituitario e l'epifisi o corpo pineale (diencefalo); gli emisferi cerebrali, le parti più voluminose dell'encefalo (telencefalo). Mesencefalo, diencefalo, telencefalo compongono il cervello.

Per comprendere queste ultime denominazioni bisogna riferirsi allo sviluppo embrionale del sistema nervoso. Inizialmente è costituito da un canale (il futuro midollo spinale) che in avanti si dilata in una cavità (il futuro encefalo) la quale ultima si differenzia in tre segmenti successivi che sono, da dietro in avanti, il rombencefalo, il mesencefalo, e il proencefalo. Per successive differenziazioni dal rombencefalo si originano il mielencefalo (midollo allungato) e il metencefalo (ponte, cervelletto); dal proencefalo si originano il telencefalo e il diencefalo; il mesencefalo non subisce ulteriori differenziazioni. Lo sviluppo embriologico delle singole parti può essere riassunto secondo lo schema seguente:

Il midollo spinale è la parte del sistema nervoso centrale contenuta nel cavo vertebrale. Si continua nel midollo allungato.

Il sistema nervoso periferico comprende i nervi (i quali sono costituiti da fasci di fibre nervose) che collegano funzionalmente i varî organi del corpo ai centri nervosi. Si dicono encefalici o cranici i nervi che sono in rapporto con l'encefalo, spinali i nervi che sono in rapporto con il midollo spinale. Sono nervi efferenti (di moto o secretori) quelli che traggono origine dalle cellule dei centri nervosi (dell'encefalo e del midollo spinale) e terminano nei muscoli o nelle ghiandole portando gl'impulsi in seguito ai quali si verifica la contrazione muscolare o la secrezione ghiandolare. Sono afferenti (o di senso) quelli che traggono origine dalle cellule gangliari situate alla periferia; la cellula gangliare ha due prolungamenti: uno verso la periferia, l'altro verso il centro nervoso; i nervi afferenti adducono ai centri gli eccitamenti provenienti dalla periferia. Sono nervi misti quelli che contengono fibre efferenti e afferenti, come avviene per la maggior parte dei tronchi nervosi periferici.

Fa parte del sistema nervoso periferico anche il sistema nervoso simpatico, detto anche sistema nervoso vegetativo perché presiede ai fenomeni della vita organica e vegetativa che si compiono specialmente nell'apparato digerente, cardiovascolare, genito-urinario, mentre la parte principale del sistema nervoso fu detto della vita animale o di relazione essendo destinato alle funzioni nervose più elevate, mediante le quali l'organismo entra in rapporto con il mondo esterno.

Nel sistema nervoso simpatico si distingue il simpatico propriamente detto o simpatico toraco-lombare (di cui le parti fondamentali sono costituite da una catena di ganglî, i ganglî vertebrali riuniti tra loro da cordoni intermedî di fibre nervose, catena la quale decorre a destra e a sinistra della colonna vertebrale); e il parasimpatico il quale comprende quei costituenti del sistema che sono in connessione col mesencefalo, col rombencefalo e con il segmento sacrale del midollo spinale.

Nel midollo spinale sezionato trasversalmente si distingue una parte centrale grigia, formata essenzialmente da cellule nervose, e una parte periferica formata da fibre. Le cellule anteriori sono motrici, emettono le fibre radicolari di moto, efferenti; le cellule posteriori sono sensitive, raccolgono le fibre radicolari sensitive afferenti. La parte bianca del midollo è formata essenzialmente da sistemi di fibre di conduzione afferenti ed efferenti (vie sensitive, vie motrici) e di connessione fra i diversi segmenti. Le funzioni autonome del midollo spinale sono costituite in prima linea dai riflessi; il midollo elabora gli eccitamenti ricevuti dalle vie afferenti in impulsi trasmessi attraverso le vie efferenti, i quali suscitano le contrazioni muscolari e le secrezioni ghiandolari; su questi riflessi esercitano un'azione regolatrice le parti superiori del sistema nervoso centrale. Il midollo è distinto in tanti segmenti o metameri da ciascuno dei quali si distacca un paio di radici motrici (anteriori) e sensitive (posteriori) ciascun metamero è connesso all'innervazione di un determinato segmento del corpo. Nel tratto cervico-dorsale del midollo spinale si trovano i centri dei movimenti degli arti superiori, dei movimenti respiratorî, dei movimenti e delle secrezioni degli organi della vita vegetativa (in rapporto con il simpatico); nel tratto lombo-sacrale i centri dei movimenti degli arti inferiori, quelli in rapporto alle funzioni genito-urinarie e rettali; il complesso dei centri spinali ha notevolissima importanza sul tono muscolare e una particolare azione trofica sullo sviluppo, l'accrescimento, lo stato di nutrizione dei diversi organi.

Nel midollo allungato, oltre alle vie di conduzione e di associazione si trovano i centri respiratorî, i centri dei movimenti oculari, i centri dei movimenti della stazione eretta e della deambulazione, centri che regolano l'attività degli organi della vita vegetativa.

Il cervelletto consta di due emisferi cerebellari e di una parte mediana detta verme; visto in sezione, presenta una sostanza bianca centrale a cui fu dato l'immaginoso nome di albero della vita, e una sostanza corticale grigia, la corteccia cerebellare. Mediante i peduncoli cerebellari superiori, medî, e inferiori, il cervelletto è connesso rispettivamente al cervello, al ponte, al midollo spinale. Nella massa bianca centrale si distinguono particolari formazioni grige (il nucleo del letto, il nucleo dentato, ecc.); le singole parti del cervelletto hanno un rapporto più o meno intimo con speciali gruppi muscolari sui quali esso esercita una funzione tonica (che aumenta la tensione dei muscoli anche durante il riposo), stenica (che aumenta l'energia delle loro contrazioni), statica (che contribuisce alla fusione delle scosse elementari). Il cervelletto inoltre ha particolari connessioni con l'apparato vestibolare dell'orecchio interno, al quale è legato l'equilibrio del corpo a riposo e durante i movimenti.

Nel cervello si distingue una sostanza bianca centrale nella quale si trovano i nuclei della base (talamo ottico, corpo striato, corpo lenticolare) e una sostanza grigia disposta in pieghe anfrattuose (cirnconvoluzioni), la corteccia cerebrale. I due emisferi cerebrali sono connessi dal corpo calloso; alcune solcature profonde quali la scissura di Silvio, la scissura di Rolando, ecc., delimitano in ciascun emisfero altrettanti lobi (frontale, temporale, parietale, occipitale); la corteccia cerebrale in ciascun lobo è distinta da solchi nelle singole circonvoluzioni. Nel cervello si compiono le attività psichiche superiori; per talune attività si possono dimostrare alcune localizzazioni corticali (fig. 21); la distruzione di queste parti causa la perdita della rispettiva funzione; le meglio note sono le localizzazioni dei centri motori, sensitivi, gustativi, olfattivi.

Il sistema nervoso periferico comprende i nervi spinali e i nervi cranici. I primi si originano dal midollo spinale (vedi fig. 22); si distinguono in cervicali, dorsali, lombari, sacrali; in corrispondenza degli arti costituiscono intrecci complessi (vedi figura 23) detti plessi nervosi (cervicale, brachiale, lombare, sacrale). I nervi cranici si originano dall'encefalo: hanno un' origine apparente, corrispondente al punto di emergenza dalla superficie encefalica e un'origine reale in rapporto ai nuclei semplici o multipli di origine o di terminazione con i quali entrano in rapporto dentro l'encefalo (cervello, ponte, bulbo). Se ne distinguono dodici paia: I, nervo olfattivo; II, ottico (questi due primi hanno solo apparenza esterna di nervi, in realtà sono prolungamenti diretti del cervello); III, oculomotore comune; IV, trocleare o patetico; V, trigemino; VI, abducente; VII, faciale; VIII, acustico; IX, glossofaringeo; X, vago o pneumogastrico; XI, accessorio o spinale; XII, ipoglosso. Hanno funzione sensoriale il I, II, VIII; motrice il III, IV, VI, XI, XII; mista il V, VII, IX, X.

In appendice allo studio del sistema nervoso consideriamo gli organi di senso:

Occhio. - È l'organo della vista. Essenzialmente esso comprende una superficie che viene impressionata dai raggi luminosi: la retina; un sistema di lenti (sistema diottrico) attraverso il quale la luce converge sulla retina; un apparecchio di accomodazione che permette all'occhio di mettere a fuoco le immagini qualunque sia la distanza dell'oggetto luminoso; un apparecchio di direzione rappresentato dal complesso dei muscoli oculari che sotto l'azione dei centri nervosi e dei nervi periferici fanno muovere sinergicamente i due bulbi oculari nelle diverse direzioni volute dello sguardo; un sistema di protezione dato dalle membrane che costituiscono gl'involucri del globo oculare e dalle formazioni anatomiche che contengono l'occhio (orbita) e lo riparano (palpebre). Da ciascun globo oculare parte in corrispondenza del polo posteriore il nervo ottico attraverso il quale le impressioni retiniche si trasmettono alla corteccia cerebrale donde si elaborano le percezioni luminose. Esaminando l'occhio dall'avanti all'indietro troviamo: l'orificio palpebrale, la congiuntiva, la cornea, l'umore acqueo, l'orificio pupillare, il cristallino, il vitreo, la retina, la coroide, la sclerotica.

La sclerotica è la membrana esterna, bianca, fibrosa; nella porzione centrale anteriore è inserita la cornea che ha un raggio di curvatura minore della sclerotica, è trasparente come la congiuntiva che la ricopre. La coroide è una membrana ricca di pigmenti e di vasi sanguigni; nella parte anteriore forma il muscolo ciliare che s'inserisce sulla sclerotica e i processi ciliari che si dispongono radialmente attorno al cristallino. La retina ha una struttura stratificata complessa risultante dall'unione degli elementi nervosi e di quelli di sostegno; in essa gli elementi impressionabili dalla luce sono i cosiddetti coni e bastoncelli dai quali si originano le fibre sensitive specifiche che costituiscono il nervo ottico. Dicesi papilla ottica la zona circolare nel fondo dell'occhio nella quale penetrano insieme con le fibre del nervo ottico i vasi retinici. Dall'esame di questa papilla (oftalmoscopio) si possono rilevare fatti molto importanti specialmente in rapporto alla circolazione endocerebrale intimamente collegata a quella dell'occhio. In corrispondenza della papilla si trovano solo le fibre del nervo ottico e non elementi impressionabili dalla luce, pertanto la papilla è un punto cieco per la visione. Il punto dove la visione avviene con maggiore acutezza è la macula lutea costituita al centro solo da coni. L'apparecchio diottrico risulta dal complesso dei mezzi trasparenti e rifrangenti percorsi dai raggi luminosi, che sono dall'avanti all'indietro: la cornea, l'umore acqueo, il cristallino, l'umore vitreo. Complessivamente, la forza rifrangente dell'occhio normale è di 60 diottrie, indicando come diottria la forza rifrangente di una lente di un metro di distanza focale. Nell'occhio normale o emmetrope i raggi paralleli convergono sulla retina; nell'occhio miope al davanti della retina, nell'occhio ipermetrope al didietro della retina. Perciò per far convergere i raggi paralleli sulla retina dell'occhio miope bisognerà adoperare una lente divergente, invece nell'occhio ipermetrope una lente convergente. Il foro pupillare è situato nel centro dell'iride che, contraendosi o rilasciandosi, restringe o dilata la pupilla moderando l'ampiezza del fascio luminoso che entra nell'occhio. Chiamasi accomodazione il meccanismo con il quale l'occhio può adattarsi a vedere gli oggetti vicini o lontani; ciò è dovuto alla possibilità del cristallino di appiattirsi o di rigonfiarsi a seconda che venga teso o rilasciato nella sua capsula; per ogni posizione - con un meccanismo che non ha riscontro in alcuno degli strumenti ottici - si determinano le opportune condizioni di rifrangenza. Chiamasi cateratta l'opacamento del cristallino.

Orecchio. - È l'organo dell'udito. Questo complicatissimo organo può schematicamente riassumersi così: un apparecchio di trasmissione dei suoni (orecchio esterno e orecchio medio) e un apparecchio d'impressione dei suoni (orecchio interno). L'orecchio esterno è costituito dal padiglione e dal condotto uditivo esterno. L'orecchio medio è rappresentato dalla cassa del timpano (situata nello spessore dell'osso temporale) la quale è separata dal condotto uditivo esterno dalla membrana del timpano. Fra la parete esterna e interna della cassa del timpano è situata la catena degli ossicini: il martello, l'incudine, la stoffa, la quale s'appoggia sulla finestra ovale (sulla parete interna della cassa del timpano). Le vibrazioni sonore raccolte dal padiglione, attraverso la catena degli ossicini vengono trasmesse all'orecchio interno. Un sottile condotto, la tromba di Eustachi, mette in comunicazione la cassa del timpano con la faringe permettendo l'equilibrio della pressione atmosferica sulle due facce della membrana del timpano. La cassa del timpano è in comunicazione anche con le cellule della mastoide.

L'orecchio interno è situato nello spessore della parte perosa dell'osso temporale; si compone di un complesso di parti il cui insieme costituisce il labirinto. Si distingue un labirinto osseo, sistema di cavità scavate nel temporale, e un labirinto membranoso, sistema di organi membranosi, tubulari, contenuti nel labirinto osseo. Fra labirinto membranoso e labirinto osseo v'è un liquido detto perilinfa; nell'interno del labirinto membranoso v'è un liquido detto endolinfa. Il labirinto osseo comprende il vestibolo, i canali semicircolari, la chiocciola. Solo la chiocciola (apparato cocleare) è in rapporto con l'udito, mentre il vestibolo e i canali semicircolari (labirinto vestibolare o labirinto non acustico) sono specialmente in rapporto con l'equilibrio del corpo. Il labirinto membranoso comprende gli organi molli situati nel labirinto osseo, cioè l'utricolo nel quale s'inseriscono i canali semicircolari disposti nelle tre dimensioni dello spazio; il sacculo (in rapporto con la finestra ovale, situato nella cavità del vestibolo sotto all'utricolo) riunito alla chiocciola dal dotto di Hensen, dà origine a un canale a fondo cieco: il dotto endolinfatico; il condotto cocleare, che percorre in tutta la sua estensione il canale spirale della chiocciola (fra la rampa timpanica e la rampa vestibolare tra le quali esso è suddiviso) e contiene l'organo del Corti che ha la maggiore importanza per la funzione uditiva. La parte cocleare e la parte vestibolare dell'orecchio interno dànno origine rispettivamente alla parte cocleare e vestibolare del nervo acustico, che dal foro uditivo interno entra nella cavità cranica per raggiungere i centri nervosi corrispondenti.

Tatto, gusto, olfatto. - La sensibilità tattile è legata a speciali formazioni di struttura diversa e complessa, i corpuscoli tattili, distribuiti alla periferia. L'apparecchio gustativo è localizzato nella mucosa della base, della punta, dei bordi, della lingua dove si trovano le diverse forme di papille gustative; il nervo del gusto è il glosso faringeo. L'apparecchio olfattivo comprende una parte limitata della mucosa delle fosse nasali in corrispondenza della parte più alta della fossa nasale dove la mucosa ha una struttura particolare: di qui si originano le fibre del nervo olfattorio.

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