COSA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

COSA

Russel T. Scott

(IX, p. 561)

Premessa storica alla deduzione della colonia latina di C. nel 273 a.C. fu la sconfitta delle forze alleate di Volsinii e di Vulci ad opera del console Ti. Coruncanio nel 280. In seguito i Romani costrinsero i Vulcenti a cedere buona parte del loro territorio, compresa la fascia litoranea, sulla quale si estese l'ager Cosanus (superficie 550 km2). Il nome della città derivò forse da un vicino insediamento etrusco nei pressi di Orbetello (Virgilio, Eneide, 10, 168).

La città con il suo porto sulla costa tirrenica, a 139 Km a nord-ovest di Roma, visse uno sviluppo crescente a partire dalla seconda deduzione dei coloni nel 197 a.C., finché nel terzo decennio del 1° sec. a.C. fu saccheggiata in circostanze ignote e restò pressoché abbandonata fino all'epoca augustea (20 a.C. circa). In parte ricostruita sotto Augusto, specie per quanto riguarda le aree pubbliche del foro e dell'arce, serviva come centro di culto e di feste locali nei primi due secoli dell'Impero. Ma già nel 236 d.C., come segnala un'iscrizione, il foro versava in condizioni fatiscenti a seguito del progressivo spostamento dell'abitato dalla collina verso la valle di Succosa. Dalla metà del 3° sec. all'inizio del 5° sec. d.C., l'uso sempre più limitato della città interessava solo il foro in cui venivano trasformati alcuni dei vecchi edifici: nel 4° secolo una chiesa cristiana inserita nella basilica di epoca repubblicana coesisteva con un santuario pagano dedicato a Bacco, situato nell'entrata SE della piazza. Alla fine del medesimo secolo scomparvero i pochi fedeli di ambedue i culti (Rutilio Namaziano, De reditu, 1, 285) e poco dopo anche il nome dell'antica città, che fu denominata Ansedonia nel Medioevo.

La città sorse su un promontorio roccioso a 114 m s.l.m., con alture gemelle divise da un'ampia sella. Poderose mura di cinta in opera poligonale racchiudevano un'area di 13,25 ettari con torri disposte attorno alle tre porte urbiche e intervallate lungo i fronti NO, O e SE. Dalle porte le strade principali percorrevano la città collegando le due alture e definendo ad angolo retto la piazza del foro. L'insieme presentava un'urbanistica organica pianificata.

L'altura maggiore a S fu l'acropoli (arx) e il centro di culto più importante. La prima installazione religiosa fu un semplice templum augurale attorno al quale furono costruiti successivamente (metà del 3° e primo quarto del 2°sec.) due piccoli templi italici attribuiti rispettivamente ai culti di Giove (Iupiter) e Mater Matuta. Il tempio principale a tre celle, costruito nel secondo quarto del 2° secolo, fu modellato sul Capitolium di Roma e dedicato alla triade capitolina. Sull'asse della via che scendeva dall'arx sorsero le prime costruzioni nella piazza del foro, il complesso del comitium/curia (273-220 a.C.). Dall'arrivo dei nuovi coloni nel 197 fino al 150 a.C. l'area vide un intenso sviluppo edilizio che si completò con due imponenti costruzioni in opera cementizia che rispecchiano il clima sperimentale dell'architettura contemporanea della capitale: un arco a tre fornici situato all'entrata nord-ovest della piazza e una basilica a due piani a NO della curia. Le piante delle modeste case scavate finora nel versante NO della città si datano dalla fine del 3° alla fine del 2° sec. a.C. e s'inseriscono nell'ottica della pianificazione coloniale del sito, essendo pressoché identiche. Solo all'inizio del 1° sec. apparvero case più ampie ad atrio. Una di queste, detta dello Scheletro, è stata restaurata come elemento didattico dell'Antiquarium passato allo Stato italiano nel 1981. Vedi tav. f.t.

Bibl.: F. E. Brown, Cosa i: History and topography, in Memoirs of the American Academy in Rome, 20 (1951), pp. 12-113; F. E. Brown, E. H. Richardson, L. Richardson jr., Cosa ii: The temples of the Arx, ibid., 26 (1960), pp. 3-380; F. E. Brown, Cosa, The making of a Roman town, Ann Arbor 1980; F. E. Brown, E. H. Richardson, L. Richardson jr., Cosa iii: The buildings of the Forum (in corso di stampa).; V. J. Bruno, R. T. Scott, Cosa iv: Houses (in corso di stampa).

Portus Cosanus: oltre alle opere già ricordate, E.L. Will, The Sestius amphoras, in Journal of Field Archaeology, 6 (1979), pp. 339-50; J.H. D'Arms, in Memoirs of the American Academy in Rome, 36 (1980), pp. 81-84; D. Manacorda, L'ager Cosanus tra tarda repubblica e impero: forme di produzione e assetto della proprietà, ibid., pp. 173-84; A.M. McCann e altri, The Roman port and fishery of Cosa, Princeton 1987.

Ager Cosanus: oltre alle opere già citate, F. Castagnoli, La centuriazione di Cosa, in Memoirs of the American Academy in Rome, 24 (1956), pp. 147-65; D. Manacorda, The Ager Cosanus and the production of the amphorae of Sestius, in Journal of Roman Studies, 68 (1976), pp. 122-31; S.L. Dyson, Settlement patterns in the Ager Cosanus, in Journal of Field Archaeology, 5 (1978), pp. 251-68; A. Carandini, S. Settis, Schiavi e padroni nell'Etruria romana, Roma-Bari 1979; S.L. Dyson, Settlement reconstruction in the Ager Cosanus and the Albegna Valley, in British Archaeological Reports, 102 (International series) 1981, p. 269 ss.; D. Manacorda, Produzione agricola, produzione ceramica e proprietari nell'ager Cosanus nel I a.C., in AA.VV. Società romana e produzione schiavistica, ii. Merci, mercati e scambi nel Mediterraneo, Roma-Bari 1981, pp. 3-54.

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