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COSIMO III

di Antonio Panella - Enciclopedia Italiana (1931)
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COSIMO III

Antonio Panella

III Primogenito di Ferdinando II de' Medici e sesto granduca di Toscana, nato il 20 dicembre 1639. Educato dalla madre Vittoria della Rovere a un fervido pietismo religioso, ebbe la mala ventura di essere unito in matrimonio a diciannove anni, per ragioni politiche, con Margherita Luisa d'Orléans, nipote di Luigi XIV, donna di temperamento leggiero e abituata al fasto e alle frivolità della corte di Francia. La vita coniugale diventò presto per ambedue impossibile e fu un succedersi di discordie, che C., ancora principe ereditario, cercava di dimenticare con frequenti viaggi all'estero. L'incorreggibile Margherita fu relegata nella villa di Poggio a Caiano, donde, avendo cercato di fuggire, fu rimandata a Parigi e chiusa in un convento. C., già da cinque anni (1670) assunto al trono, restò con i tre figli avuti da lei: Ferdinando, Giangastone e Anna Ludovica.

Il carattere abulico di C. trovò in queste disgrazie domestiche un incentivo a impigrire in uno stato di rassegnata inerzia, che si lasciava dominare dagli avvenimenti anziché cercare di dominarli. All'interno, la cura dei pubblici negozî fu abbandonata alla inesperienza di cortigiani, i quali, più che illuminare e guidare l'azione del principe, la secondavano in ciò che aveva di men rispondente all'utile del paese.

Abbondò in manifestazioni esteriori di religiosità: donativi a chiese e santuarî, sovvenzioni a missionarî, pensioni a convertiti; il clero poté così raggiungere una posizione di predominio politico e, come fu generalmente dispensato dai carichi tributarî, così poté ottenere che fossero allentati i vincoli della subordinazione all'autorità civile, mediante la sostituzione di una Commissione mista di ecclesiastici e di laici all'auditore del R. Diritto istituito da Cosimo I per regolare i rapporti tra Stato e Chiesa.

Fu propria di C. la tendenza al fasto e un vanitoso desiderio di grandeggiare e di non essere da meno di altri sovrani d'Europa. Quando seppe che l'imperatore aveva concesso al duca di Savoia il trattamento regio, egli, che aveva dimostrato corrività e debolezza in affari di stato importanti, non fu tranquillo finché non ebbe ottenuto per sé la medesima concessione. La quale venne sì, ma a prezzo di una maggiore subordinazione a casa d'Austria, mediante l'imposto matrimonio della figlia Anna Ludovica con Giovan Guglielmo, principe elettore palatino. E a vanità più che a mecenatismo sono anche da ascrivere alcune lodevoli iniziative, come il riordinamento della galleria e la formazione di un gabinetto di storia naturale suggeritagli da Francesco Redi. Per contrapposto, volle bandita dall'insegnamento dell'università di Pisa la filosofia democritea, esigendo che si tornasse all'aristotelismo.

Gli ultimi suoi anni furono fortemente amareggiati dal problema della successione. Il figlio maggiore Ferdinando, sposato a Violante di Baviera, era morto nel 1713 senza lasciare discendenti. Il secondogenito Giangastone, unito in matrimonio con una donna rozza e intrattabile, Anna Maria Francesca di Sassonia, vedova del conte palatino Filippo di Neuburg, non era riuscito neppure a ottenere che la moglie abbandonasse la Boemia e si recasse a Firenze. Il fratello Francesco Maria - ultima speranza rimasta a C. - ottenne di poter lasciare la porpora cardinalizia per sposare Eleonora Gonzaga, ma questa si rifiutò di convivere col vecchio marito.

Mancata completamente la successione, C. prima pensò di restituire la libertà a Firenze; poi, fatta annullare dal Senato la disposizione della bolla d'oro di Carlo V che escludeva le femmine dalla successione, decise di chiamare al trono la figlia Anna, vedova dell'elettore palatino. Ma la quadruplice alleanza, col trattato di Londra del 1718, annullò il suo progetto, riservando la successione a Carlo, figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese. Il 31 ottobre 1723, C. moriva angosciato dal dolore che, dopo la scomparsa del figlio, la dinastia medicea sarebbe finita.

Bibl.: R. Galluzzi, Storia del granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, Livorno 1781, VII-VIII; E. Robiony, Gli ultimi de' Medici e la successione al granducato di Toscana, Firenze 1905; G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, Firenze 1924, II, pp. 635-683.

Vedi anche
Giàn Gastóne de' Medici granduca di Toscana Giàn Gastóne de' Medici granduca di Toscana. - Figlio (Firenze 1671 - ivi 1737) di Cosimo III e di Margherita d'Orléans; succeduto al padre nel 1723, fu principe apatico e indifferente alle cure dello stato; unica sua riforma, l'aver liberato l'insegnamento universitario toscano dai lacci dell'aristotelismo. ... Margherita Luisa d'Orléans granduchessa di Toscana Margherita Luisa d'Orléans granduchessa di Toscana. - Figlia (n. 1645 - m. Parigi 1721) di Gastone d'Orléans. Innamorata di Carlo di Lorena, fu costretta da Luigi XIV a sposare (1661) Cosimo III de' Medici; di qui una burrascosa vita matrimoniale, inasprita dal disprezzo di M. Margherita Luisa d'Orleans ... Mèdici Mèdici. - La più importante delle grandi famiglie fiorentine: di origini oscure, cominciò nel sec. 13º a elevarsi, dapprima economicamente con la pratica della mercatura e del cambio, poi rivestendo incarichi pubblici nel Comune. Furono guelfi neri, al tempo della divisione tra Cerchi e Donati. Si fecero ... Francesco Rèdi Rèdi, Francesco. - Scienziato e scrittore (Arezzo 1626 - Pisa 1698). Fu tra i primi ad applicare il metodo sperimentale alle scienze naturali; dimostrò la falsità della generazione spontanea negli Insetti (1668) e fu inoltre autore della prima ricerca estesa e metodica sui vermi parassiti dell'uomo (1684). ...
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    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)
    Elena Fasano Guarini Nacque a Firenze il 14 agosto 1642 dal granduca Ferdinando II e da Vittoria Della Rovere figlia di Federico Ubaldo duca di Urbino. Se il battesimo avvenne subito dopo la nascita, "le cerimonie e preci solenni solite farsi in tal funtione battesimale" - scrive un biografo di C., ...
Vocabolario
còṡimo²
cosimo2 còṡimo2 s. m. [dal nome di Cosimo I de’ Medici (1519-1574)]. – In numismatica, grosso d’argento fatto coniare a Firenze da Cosimo I, del valore di 13 soldi e 4 denari.
còṡimo¹
cosimo1 còṡimo1 agg. [prob. dalla festa di s. Cosma (o Cosimo), 26 settembre]. – In agricoltura, pero c., specie di pero con grossi frutti (detti, a loro volta, pere cosime) che maturano verso la fine di settembre.
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