VAROLIO, Costanzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VAROLIO, Costanzo

Elisa Andretta

– Nacque a Bologna nel 1543 da Sebastiano, cittadino bolognese, e da Porzia De Angelis.

Nella città natale frequentò la facoltà di arti e medicina, dedicandosi in particolare all’anatomia e alla chirurgia sotto la guida di Giulio Cesare Aranzio. Durante gli anni universitari fu membro dell’Accademia degli Oziosi, come è testimoniato dalle sue Conclusiones quaesitis divinis, naturalibus, moralibus, et dialecticis respondentes (Bononiae, ex officina Ioannis Rubrij, 1565). Si addottorò il 7 aprile del 1566 (Forni, 1948, p. 90) e le Conclusiones in arti, filosofia e medicina, che gli valsero il titolo, vennero pubblicate e dedicate a Scipione Gonzaga (Constantius Varolius Bononiensis..., [Bologna], typis Ioannis Rossii, in uia S. Mammoli, 1566).

Sempre a Bologna, tra il 1569 e il 1572, occupò una cattedra straordinaria di chirurgia, affidatagli dal Senato. Quindi, nel 1572-73, fu lettore di medicina pratica, con l’obbligo di effettuare le dimostrazioni anatomiche (Dallari, 1889, pp. 176, 179, 182). Durante il suo insegnamento bolognese, egli contribuì profondamente allo sviluppo degli studi anatomico-chirurgici realizzando alcune dissezioni pubbliche e private in presenza di studenti e colleghi. Alcuni dissapori con l’antico maestro Aranzio, nonché la scarsa frequenza con cui le dimostrazioni anatomiche venivano autorizzate dalle autorità universitarie (Ferrari, 1987, p. 69), indussero però Varolio a cercare di lasciare lo Studio bolognese.

Nel 1574 si trasferì a Roma, dove era stato invitato dal pontefice bolognese Gregorio XIII per occupare la cattedra di chirurgia dello Studium Urbis. Qui avrebbe potuto beneficiare della grande disponibilità di corpi su cui effettuare dissezioni che rendeva la città celebre tra gli anatomisti del tempo. Con la chiamata del medico suo concittadino, il pontefice rispondeva alle sollecitazioni delle autorità universitarie che premevano per risollevare l’insegnamento anatomico-chirurgico, all’epoca in grande crisi a causa della negligenza del lettore in carica Menalba Brancalupo.

Le ricerche anatomico-chirurgiche che Varolio condusse nell’arco della sua esistenza diedero origine a due opere a stampa. Il De neruis opticis nonnullisque aliis praeter communem opinionem in humano capite obseruatis (Patauii, apud Paulum & Antonium Meiettos, 1573) è uno scambio epistolare con Girolamo Mercuriale (due epistole dell’autore inframezzate dalla risposta del suo corrispondente), corredato da tre incisioni. Venne pubblicato per volontà di Paolo Aicardi, curatore anche dell’edizione di alcune lezioni padovane proprio del medico forlivense (G. Mercuriale, De morbis cutaneis, Venetiis, apud Paulum & Antonium Meietos fratres bibliopolas Patauinos, 1572). L’Anatomiae sive de resolutione corporis humani [...] libri IV (Francofurti, apud Ioannem Wechelum & Petrum Fischerum consortes, 1591), che Varolio aveva indirizzato a Cesare Mediavillani, fu invece pubblicata postuma assieme a una riedizione del De neruis opticis dal professore di anatomia dello Studio bolognese Giovan Battista Cortesi e da lui nuovamente dedicata a Mercuriale. Giovanni Alessandro Brambilla (1782) attribuisce erroneamente a Varolio anche un’opera dal titolo De cerebro (p. 202).

La sua produzione rende conto dell’intensa attività dissettoria di Varolio durante gli anni bolognesi e romani e del suo programma di rifondazione dell’anatomia. Suo principale obiettivo era infatti quello di confutare sulla base dell’osservazione diretta le comuni opinioni fondate sulle descrizioni degli antichi e sulle erronee interpretazioni contemporanee. Egli dimostrò un’approfondita conoscenza delle teorie anatomofisiologiche greco-romane e un certo interesse per gli studi anatomici contemporanei, che non esitò però a passare al vaglio della propria esperienza al tavolo dissettorio.

Le meticolose descrizioni delle dimostrazioni anatomiche da lui effettuate e contenute nelle sue opere testimoniano del fatto che Varolio eseguiva in prima persona le dissezioni, in contesto pubblico e privato (De neruis opticis..., cit., cc. 13v-14v) e rivelano il valore epistemologico che egli attribuiva all’indagine sul corpo. Dai suoi scritti emerge inoltre un’attenzione particolare per le tecniche di dissezione, nelle quali Varolio si distingueva in quanto abile sperimentatore. In alcuni casi fu proprio l’accuratezza con cui egli curava i dettagli delle dimostrazioni anatomiche che gli consentì di mettere in discussione convinzioni diffuse, come quelle riguardanti il nervo ottico, considerato dagli antichi un muscolo e da lui riconosciuto in quanto nervo grazie a un lavaggio accurato della parte in esame.

Tra i soggetti anatomici prediletti da Varolio si annoverano il cervello e gli organi di senso (De neruis opticis..., cit.; Anatomiae..., cit., l. l, capp. I-II), ma anche l’apparato digerente e quello riproduttivo (capp. III-IV). Nelle sue ricerche egli introdusse un nuovo metodo di dissezione del cervello, differente da quello descritto da Galeno e ancora in uso nel Cinquecento che prevedeva una dissezione orizzontale del cervello in situ. Varolio suggeriva invece di estrarre il cervello e di effettuare la sua dissezione dal basso verso l’alto, in modo da poter osservare dettagliatamente la sua parte inferiore e tutte le terminazioni in essa contenute. Il metodo è dettagliatamente descritto ed elogiato in un manoscritto rinvenuto da Giovanni Martinotti (1926) e nel De neruis opticis... (cc. 11r-13r) e i suoi benefici euristici evidenziati nelle due tavole raffiguranti il cervello da una prospettiva inferiore contenute in questa stessa opera (cc. 17v, 19r). Fu ripreso da numerosi anatomisti successivi tra cui Thomas Willis e Raymond Vieussens. Grazie al ricorso a questa tecnica, Varolio fu in grado di indagare nel dettaglio l’origine e la struttura dei nervi ottici e giunse alla scoperta del prolungamento trasversale del ponte del cervelletto, che prese il suo nome (pons varolii).

Durante l’anno accademico 1574-75, Varolio affiancò Brancalupo nell’insegnamento della chirurgia commentando il De vulneribus capitis di Ippocrate e si fece carico di realizzare le dissezioni anatomiche universitarie (Conte, 1991, pp. 88 s.). Secondo alcuni autori fu anche archiatra pontificio (Mandosio, 1696, pp. 39-41), ma la notizia non è suffragata da prove documentarie. In data non riportata dalle fonti aveva sposato Porzia de Violis.

Morì a Roma nel 1575.

Venne sepolto nella città, nella chiesa di S. Marcello, assieme al padre, deceduto poco tempo prima.

Fonti e Bibl.: P. Mandosio, Theatron in quo maximorum christiani orbis pontificum archiatros [...], Romae 1696; A. Portal, Histoire de l’anatomie et de la chirurgie, II, Paris 1770, pp. 28-38; G.A. Brambilla, Storia delle scoperte fisico-medico-anatomico-chirurgiche fatte dagli uomini illustri italiani, II, Milano 1782, parte I, pp. 200-213; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790, pp. 158-160; M. Medici, Compendio storico della scuola anatomica di Bologna, Bologna 1857, pp. 84-90; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, II, Bologna 1889; G. Martinotti, C. V. e il suo metodo di sezionare l’encefalo, in Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna, IX (1926), pp. 215-223; G. Forni, L’insegnamento della chirurgia nello studio di Bologna dalle origini a tutto il secolo XIX, Bologna 1948, pp. 90 s.; Ch.D. O’Malley, C. V., in Dictionary of scientific biography, XIII, New York 1980, pp. 587 s.; G. Ferrari, Public anatomy lessons and the Carnival: the anatomy theatre of Bologna, in Past & Present, CXVII (1987), pp. 50-106; E. Conte, I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787: i rotuli e altre fonti, I, Roma 1991; E. Clarke - Ch.D. O’Malley, The human brain and spinal cord. A historical study illustrated by writings from antiquity to the twentieth century, San Francisco 1996, pp. 634, 819-823; R.S. Tubbs et al., C. V. (Constantius Varolius 1543-1575) and the pons varolii, in Neurosurgery, LXII (2008), 3, pp. 734-737; S. Zago - M.V. Meraviglia, C. V. (1543-1575), in Journal of neurology, CCLVI ( 2009), 7, pp. 1195 s.; I. Bahşi et al., C. V. (1543-1575), who named the pons, in Child’s nervous system, XXXIV (2018), 4, pp. 585-588.

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